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Piano Concerto - Forum pianoforte

Per tutti, ma in particolare per gli insegnanti. Voglia di una scuola "altra"


Valchiria
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Concordo in pieno !

Ognuno ha biologicamente la sua inclinazione scritta nel DNA. Lo stretto corridoio scolastico impone delle mete comuni da raggiungere. Con questo approccio si spiega anche come mai persone bocciate diverse volte alle medie ed al liceo si laureano brillantemente ed in poco tempo quando approdano all'università. Quello che fa la differenza tra un soggetto ed un altro è infatti un discorso legato alle attitudini secondo me, ma siamo abituati a giudicare quello che ha voti bassi come un asino ed il secchione di turno come un genio. Spesso è proprio l'opposto. E' necessario seguire il flusso delle proprie inclinazioni quando si parla di istruzione ed è compito dell'insegnante scoprire per quale settore un adolescente è più portato. Il sistema scolastico sotto questo punto di vista dovrebbe assomigliare di più a quello inglese dove una volta arrivati al college si fa moltissima pratica (anche troppa a sfavore della teoria). Forse noi dovremmo cercare di assomigliare più agli inglesi e gli inglesi più a noi, trovare una via di mezzo tra i due metodi di insegnamento. Ricordo che fino a prima della crisi, i laureati italiani andavano a ruba nel Regno Unito, proprio perché la figura teorica mancava all'interno degli ambiti aziendali, mentre da noi ci siamo sempre lamentati del contrario, dal momento che i neolaureati arrivati finalmente nel mondo del lavoro non erano capaci di fare nulla e dovevano essere spesi tempo e soldi per corsi di formazione al lavoro. Questo approccio che viene proposto in questo video segue più la natura e dice... A prescindere da ragioni economiche i ragazzi devono poter interagire, scoprirsi e lavorare sulle proprie inclinazioni. Mi ha fatto riflettere quando nel video si parla che nela scuola non bisogna leggere le soluzioni perché altrimenti si sta imbrogliando. Sono dell'opinione, tanto per portare un esempio, che imparare a memoria non serva a nulla, e spesso nella scuola di oggi è così. Credo sia necessario piuttosto capire quello che si sta facendo, capire il ragionamento alla base di una formula matematica e capirne il contesto in cui questa deve essere utilizzata o può esserci utile. Che male c'è a consultare un libro per ricordarla ? I libri esistono apposta ! Sfido chiunque di voi a ricordare tutte le formule di matematica e fisica con cui abbiamo avuto a che fare nel corso della propria vita. Sono sicuro che neanche i professori universitari che recitano la stessa pappa da anni le ricordino tutte a memoria.

Ecco dunque che bisogna utilizzare l'intelligenza e saper dare delle priorità che nel caso specifico sono quelle destinate al proprio DNA che determina le proprie inclinazioni verso un certo settore specifico. Solo in questo modo si può crescere ed essere utili all'umanità. Anche perché è impensabile essere migliore di tutti in tutto.

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  • 2 weeks later...

non ho visto il video...ma vorrei fare una riflessione sull'intervento di simone.

tutto vero...pienamente d'accordo...il sistema scolastico italiano è più che obsoleto.

lo posso dire con cognizione di causa perché ci sono dentro, faccio parte di questo

sistema scolastico. spesso (ma non sempre, per fortuna) vedo operare alcuni

miei colleghi per inerzia, senza alcun entusiasmo, totalmente passivi e infischiandosene

totalmente dell'efficacia della loro didattica e delle conseguenti implicazioni.

ma poi mi capita di vedere anche colleghi con le "O O" (leggi "p*lle") che amano

così tanto il proprio lavoro e che realmente cercano di essere prof in 23 modi diversi

contemporaneamente....uno per ogni alunno.

purtroppo il lavoro fisico, mentale e manuale necessario è enorme e non adeguatamente

remunerato dallo stato. non sono venale ma realistico.

sono pochi gli insegnanti che investono tutte le proprie energie e le proprie risorse (anche economiche)

rimettendoci (ingiustamente) di tasca propria, sacrificando molta (se non tutta) vita privata.

a me non sembra giusto...anche se si tratta di una giusta causa (istruire ed educare le generazioni future).

il lavoro è un conto.....la vita da vivere è un altro conto.

si lavora per vivere....non il contrario!

e chi lo fa, molto probabilmente non ha una vita da vivere.

so di essere brutale dicendo questo, ma ti assicuro a volte è così.

e visto che lo stato italiano non intende più valorizzare il lavoro dell'insegnante,

non intende più investire nell'istruzione, non intende difendere l'immagine

dell'insegnante dall'opinione pubblica, non intende nemmeno più valorizzare

l'anzianità di servizio (avendo bloccato gli scatti su quel misero stipendio)...

allora penso che tutti quei prof "inerti e inermi" fanno bene ad essere così.

ogni popolo ha l'istruzione che si merita!

e mi rammarico quando si additano gli insegnanti dietro all'accusa delle "sole 18ore settimanali".

sfatiamolo questo "mito": le 18ore sono la permanenza in classe, l'attività didattica.

poi c'è tutto il resto: programmazione e tanta, tanta, troppa burocrazia.

d'altro canto i dirigenti scolastici sono costretti a fare i burocrati per pararsi il "c*lo" e di conseguenza

sono costretti a costringere anche gli insegnanti ad essere tali.

l'intero sistema italiano dell'istruzione sembra essere stato modificato per NON ISTRUIRE PIU'.

quando mi capita di lavorare come tu auspichi, simone (non sono sarcastico, eh?! è quello che

auspico anch'io), altro che 18ore....e chissà perché, quando, per amore degli alunni,

molti insegnanti lavorano GRATIS, nessuno ne parla, nessuno gliene rende merito.

secondo me, la scuola spesso diventa il capro espiatorio delle famiglie nel momento in cui

queste falliscono con i figli. è più facile dare la colpa alla scuola e dare dell'incompetente

ad un insegnante piuttosto che assumersi le proprie responsabilità di genitore.

ci sarebbe tanto da discutere...

e poi forse, all'estero, gli insegnanti godono di più considerazione, la loro immagine

è difesa dal sistema e dallo stato e, soprattutto, godono di una maggiore gratificazione

economica.

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Ma infatti io non volevo assolutamente dire che i colpevoli sono gli insegnanti ma alla luce di quello che sto per dire capirai perché gli attribuisco comunque gran parte delle colpe. Ovvio che quando faccio un ragionamento non lo faccio per la serie "di tutta l'erba un fascio". Mi rendo conto però che ognuno nel suo piccolo dovrebbe sviluppare un certo senso di responsabilità. I politici dovrebbero avere la responsabilità di riconoscere il fondamentale ruolo dell'insegnante nello sviluppo intellettuale e culturale dei giovani, gli insegnanti dovrebbero avere la responsabilità di appassionarsi al proprio lavoro facendo quello che dici, ovvero insegnando in 23 modi diversi, uno per alunno, proprio perché ogni persona è un caso a sé. Ognuno ha la propria sensibilità, i suoi tempi e metodi di apprendimento. I genitori devono avere la responsabilità di dare uno scappellotto al figlio che prende 4 al compito di matematica invece di andare a scuola a prendersela con il professore perché secondo loro il figlio è "un bravo ragazzo che studia" e per ultimo anche gli studenti dovrebbero avere la responsabilità ed il senso morale di capire che studiare è qualcosa che servirà per il loro avvenire. Tutto questo è il caso ideale. Purtroppo non è così e, dal momento che questo video parlava di sistema di istruzione mi sono fermato a parlare di quello ma possiamo analizzare caso per caso.

 

Politici...

 

Qui c'è poco da dire. Le problematiche le conosciamo tutti e la mia idea è quella che volutamente abbiano fatto tagli assurdi alla cultura ed alla ricerca perché un popolo di capre è più facile da amministrare. Il sistema politico nazionale dovrebbe completamente cambiare e non cambierà mai se non ci saranno segni molto profondi che siano in grado di modificare gli stati delle cose, ma non è questa la sede dove discuterne e non voglio passare un sabato ad avvelenarmi il sangue, quindi sorvoliamo.

 

Insegnanti...

Ci sono categorie di insegnanti che come dicevo vanno in aula solo per arrivare alla fine del mese. In questo caso io non mi sento di giudicare pesantemente queste persone che magari sono anche partite con il piede giusto ma si sono trovati davanti una classe di vandali. Pertanto alcuni sono giunti a questa estrema decisione (il fancazzismo) perché portati dalla maleducazione di una classe di 20 persone, altri perché proprio non credono in quello che fanno, in ambo i casi comunque non vedo giustificazioni. C'è poi la terza classe, quella che ricordavi tu, che a prescindere da tutte le problematiche continua a fare il proprio lavoro e cerca di farlo nel migliore dei modi. Anche io ho insegnato per due anni all'università di Tor Vergata in qualità di Esercitatore associato di un Professore. Sarò senz'altro l'ultima ruota del carro perché 2 anni di insegnamento non possono mettermi in condizione di giudicare l'operato di professori che esercitano la professione da anni. Che dire ? Sarà l'ambito universitario che è sicuramente diverso dalla scuola dell'obbligo, ma credo che l'approccio che il professore instaura con gli alunni sia una cosa molto importante. Soprattutto negli anni dell'adolescenza gli studenti si sentono più portati a studiare se il professore gli va a genio ma soprattutto se gli va a genio il metodo di insegnamento che questo utilizza. Sempre parlando della mia piccola esperienza, ne parlo con molta umiltà, avevo instaurato un bel rapporto con tutti gli studenti che venivano molto volentieri alle mie lezioni (classe sempre piena, mentre erano in pochi a seguire il professore di ruolo), la lezione era molto soft nonostante venivano trattati una marea di argomenti ogni volta (tempi ristretti e programma molto vasto), gli studenti si divertivano perché non avevo messo i paletti professore - alunno pur cercando di mantenere una certa distanza che deve esserci e tutti, per due anni consecutivi hanno superato brillantemente l'esame. Non ho percepito praticamente nulla per queste lezioni ma la più grande soddisfazione per me è stata quando a fine esame tutti mi hanno ringraziato per il lavoro che avevo svolto e si rammaricavano che quella fosse l'unica materia che insegnavo. Non voglio fare il super uomo, ma forse per far risuonare bene la cassa bisogna solo toccare le giuste corde, al di là poi del fatto che anche per l'insegnamento uno deve essere portato ed io, senza falsa modestia, in questo ruolo mi riconosco delle doti. Personalmente, da studente, ho imparato molto di più da professori "umani" disponibili al dialogo, che sentivo umanamente più vicini a noi studenti, rispetto a quelli che venivano in classe con la classica aria da professore scostante che arriva, fa la sua lezione, interroga e tratta con molto distacco tutti gli studenti.

C'è ovviamente anche un limite di intervento del professore. Secondo me essere alla scuola dell'obbligo non significa nulla, se un alunno disturba ed interrompe ripetutamente la lezione, dapprima credo sia il caso di procedere con un approccio umano, la guerra è sempre sbagliata. Io attenderei la fine delle lezioni e gli chiederei di aspettare per farmici una bella chiacchierata ma non per bacchettarlo: per fargli capire che nella figura del professore non c'è la figura del rompi balle ma quella di un amico che vuole trasmettere le sue conoscenze agli altri. Spesso bullismo e atteggiamenti vandalici nascono da un profondo disagio interiore, o da grande insicurezza, ecco perché manifestarsi come un amico e infondere sicurezza in un alunno che soffre di questi comportamenti potrebbe fare la differenza. Il problema è che a volte molti professori non hanno questa sensibilità nel capire le necessità di un alunno e si pongono in un atteggiamento sbagliato (quello del polso duro) che in questi casi non serve a nulla: rispondere alla "violenza" con altra "violenza" serve solo ad avere più "violenza". Molti altri ricorrono al colloquio con i genitori che io ritengo fondamentalmente sbagliato o comunque l'ultima delle armi che deve essere saputa usare con grande cognizione di causa e senso di responsabilità. Personalmente non mi sognerei mai di chiamare un genitore per dirgli: "suo figlio è un vandalo fannullone" o comunque spalargli tonnellate di letame addosso, proprio perché a volte certe componenti comportamentali provengono proprio da problemi in famiglia. Di norma i genitori bacchettano ulteriormente i figli che quando tornano in classe si sentono feriti e traditi dal proprio professore e lì la situazione diventa pressoché irrecuperabile. Il colloquio con i genitori credo dovrebbe avvenire parlando del meglio di questo ragazzo e parlando delle sue doti più che delle sue mancanze: "Vostro figlio è una persona intelligente, potrebbe dare veramente tanto ma purtroppo ha dei problemi con la classe/con la materia/con sé stesso, cerchiamo di risolverli insieme ! Ne va della sua integrità di persona e del suo avvenire in cui io credo". Io ne parlerei con il ragazzo presente perché deve capire che nessuno ce l'ha con lui, nessuno lo sta tradendo e deve percepire che l'immagine del professore non è quella dello spietato omicida ma dell'amico che si prodiga in tutti i modi per aiutarlo perché ci tiene. Il dato di fatto è che molte volte questo non accade e ci troviamo nuovamente di fronte a due linee. La prima è quella dei genitori attenti che cercano di risolvere i problemi del figlio senza la figura del professore che una volta raccontati i problemi lascia la patata bollente a loro ma perde di stima e di credibilità nei confronti dello studente, la seconda è quella dei genitori che per impegni o per negligenza sfumano completamente i consigli del professore e lasciano le cose come stanno. Ecco perché ritengo questo secondo approccio di colloquio completamente errato. Bisogna infondere negli alunni fiducia nei confronti del professore, è un argomento che per me è di vitale importanza !

 

Genitori....

 

I primi responsabili del rendimento di un alunno a scuola sono proprio i genitori... Questa frase è in parte errata. Molti genitori hanno vite talmente tanto frenetiche, dettate anche dai tempi e dalla società in cui viviamo, che: o per negligenza, o per impossibilità, sono profondamente convinti di conoscere un figlio quando in realtà non sanno neanche di che pasta è fatto. Proprio recentemente mi è capitato di vedere in televisione una puntata di lucignolo (se non sbaglio) dove una madre era perfettamente convinta di conoscere suo figlio e lo descriveva con parole piene di stima e rispetto dipingendolo come un'icona. Nel frattempo, grande lavoro dei montatori, ad ogni commento positivo della madre veniva mostrato l'esatto contrario dipinto dal video del figlio in una sua serata tipo... Es. Mio figlio non fuma -> Video del figlio mentre si faceva una canna d'erba. Mio figlio non beve -> Video del figlio al 5° Cocktail, mio figlio ha una fidanzata bellissima che tratta con molto rispetto -> Video del figlio che mandava a fare in culo la fidanzata, Mio figlio è una persona estremamente seria -> Video del figlio completamente ubriaco al centro della pista di una discoteca mentre si dimenava come un matto urlando. Alla fine dell'intervista, il giornalista chiede alla madre: "Quanto pensa di conoscere suo figlio da 1 a 10?", risposta: "Sicuramente 10".

 

Questa è la dimostrazione che nonostante le attenzioni di un genitore, la sfera privata di un figlio è difficile da conoscere proprio perché spesso i figli camuffano sapientemente i propri comportamenti. Non dobbiamo dimenticare che l'età adolescenziale è quella in cui la maggior parte degli individui si sente "forte ed indistruttibile" quando questa scorza o parvenza, chiamatela come volete, serve solo a difendersi da un profondo stato di disagio e di senso di inferiorità proprio perché ancora non si ha la maturità e la capacità di scegliere la propria strada: un adolescente non ha ancora scelto come prendersi la propria vita e chi essere.

 

Ritengo però che questa dualità comportamentale sia difficile da indentificare in qualità di genitore ma non lo è altrettanto in qualità di professore che vive giornalmente la vita degli studenti nel loro contesto sociale e che quindi può facilmente identificare gli atteggiamenti dello studente con i suoi coetanei.

 

Non prendo il discorso dello studente in quanto è stato oggetto centrale del discorso finora.

 

Alla fine del mio ragionamento dunque, credo che il professore rivesta un ruolo di fondamentale e di primaria importanza nella crescita mentale soprattutto, oltre che culturale di un giovane ed è in gran parte sua responsabilità essere attento e svolgere il suo lavoro con grande professionalità e passione.

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io penso che la scuola italiana sia solo un piccolo ingranaggio di un meccanismo più grande...che è completamente arrugginito.

potremmo passare ore su ore a questionare sulla scuola italiana....e forse saremmo in grado di escogitare una serie di soluzioni relative....alla scuola....ma non al meccanismo totale (quindi non assolute). il fatto è che se anche riuscissimo a rendere funzionante

l'ingranaggio "scuola" poi ci sono gli altri ingranaggi che inceppano il sistema. e gli altri ingranaggi si chiamano "famiglia", "lavoro", "crisi", "politica", "psicologia", "sociologia", "sovrappopolazione", "disoccupazione"....e via dicendo.

avere un solo ingranaggio funzionante con tutti gli altri arrugginiti non cambia la situazione....il meccanismo risulterà comunque non funzionante.

il famoso cane che si morde la coda...c'è poco da fare e da discutere.

e quando un meccanismo è ormai decrepito è inutile stare lì a perdere tempo per rattopparlo, per tirare a campare il più possibile

si fa prima a cambiarlo...e per avere un meccanismo nuovo....lo sappiamo bene tutti cosa si dovrebbe (purtroppo) fare.

ma sappiamo bene tutti che il popolo italiano è composto da tante brave persone, industriose, fantasiose....a livello di singolarità....

ma a livello di pluralità, il popolo italiano è un'entità ridicola, passiva, menefreghista, forse masochista e incapace di stare al passo con i tempi. io la vedo così, può darsi che mi sbagli...anzi....spero di sbagliarmi.

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Quello che dici è giusto ma lo condivido finché parli di un'analisi della situazione non se è una tua personale rassegnazione. Se ci si rassegna qui le cose non cambieranno mai ed invece nel nostro piccolo dobbiamo, ognuno di noi, dare un contributo credendo in quello che facciamo e facendolo con la massima passione possibile. Il fatto che la scuola sia parte di uno dei tanti ingranaggi arrugginiti non mi sembra affatto una giustificazione. Sembrerà assurdo ma è anche il singolo che cambia le cose, perché il singolo può essere fonte di ispirazione per altri singoli ed è così che si creano i gruppi di persone con un credo comune.

Mi viene da fare questo discorso perché sempre più spesso anche su Facebook leggo post di persone indignate dalla situazione politica, dalla crisi, dall'immigrazione e tutte le altre cose che hai giustamente elencato, ma quando si tratta di scendere in piazza, queste persone stanno sempre belle comode sul divano. Allora stessero zitti e non rompessero le palle ! (Perdona il francesismo). Io è un po' che manco dalla piazza per colpa della mia vita frenetica e dei miei impegni; l'ultima volta risale al decreto Gelmini dove siamo stati gonfiati come zampogne per colpa di un gruppo di idioti patentati che hanno dato degli scossoni ad una camionetta dei carabinieri. Non voglio giustificare l'atto di quei ragazzi che ho infatti classificato come idioti ma la reazione della polizia non mi sembra affatto commisurata all'azione, considerando che era comunque una manifestazione pacifica di studenti.

Dobbiamo darci da fare se vogliamo che la situazione cambi ed essere positivi, bisogna credere in un obiettivo per poterlo raggiungere e le facoltà umane sono inimmaginabili se veramente ci si impegna con sacrificio ed abnegazione per una causa in cui crediamo...

Quindi non perdiamoci d'animo, come diceva Brandon Lee ne "Il Corvo": - Non può piovere per sempre ! -.

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@TheSimon

Però non me la sento di biasima chi ormai ha ceduto il passo alla rassegnazione, alla fine lottare contro i mulini al vento stanca...probabilmente servirebbe una reazione di massa...anche per condividere il carico di lavoro.

 

Io i fancazzisti li metterei tutti alla porta e largo ai giovani!!!!

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@ TheSimon e ScalaQuaranta

 

quanti amari 'like' ho messo alle vostra riflessioni!...

è un problema che mi sta molto a cuore. io cerco di aggrapparmi (per non scoraggiarmi) al discorso di Simone sull'impegno del singolo.

Per me la gioia sarebbe già aver suscitato la passione per la musica anche in una sola persona... chiunque sia.

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@Crazypiano

 

Io invece li biasimo perché facendo un discorso di rassegnazione gli eventi favorevoli sono sempre una bassa percentuale e non si raggiungerà mai un picco sufficientemente alto. Questo discorso potrebbe essere facilmente portato in ambito statistico con un semplice esempio. Immaginiamo che la popolazione italiana sia di 10000 persone per una mera convenienza cognitiva. Diciamo che ogni individuo è rappresentabile da un led posizionato su una matrice 100 x 100. Ogni led può essere acceso o spento, se un led acceso si spegne non può più essere acceso (questo evento rappresenta la rassegnazione mentre il led acceso corrisponde alla voglia di cambiare le cose). Ovviamente non tutti i led si accendono insieme e di norma è più il tempo che restano spenti che quello che restano accesi. Perché dico che il singolo è importantissimo ? Perché se un led si accende e tiene duro, un altro led si accende e tiene duro, alla fine gran parte dei led saranno accesi e le cose sono destinate a cambiare. Se si continua su questo passo, si osserveranno sempre led accendersi e poi spegnersi in modo ramdomico e la matrice sarà destinata a rimanere spenta.

 

@LucaCavaliere

 

Anche io dico sempre... Ho fatto spesso concerti GRATUITI al mio vecchio liceo scientifico sul periodo romantico, spiegando la storia e suonando alcuni brani di Chopin e Schumann, sempre per un motivo... Fare la breccia su qualcuno.

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Emblematica questa

 

Fateci caso: ogni volta che un disco viene presentato alla stampa, il giornalista di turno gli chiede sempre: "di che parla questa canzone?" Ma (come diceva Shoenberg) la musica esprime quello che a parole non si può dire. Da ciò si evince che in Italia una canzone è fatto all' sessanta percento dalle parole, al venti dal look dell' artista (solo nel caso sia già affermato potrà vestirsi come gli pare), da un quindici di marketing. Agli arrangiamenti, alle note suonate spetta si e no un cinque percento da condividere con la fonica.

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Oggi come oggi mi sembra che 4 accordi messi in fila bastino per fare una canzone, poi a farla diventare il disco più venduto del secolo ci pensano i media e le etichette discografiche. Questa è la perfetta immagine e dimostrazione di come oggi non si capisca più un ca..o di musica !

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...e aggiungiamo carne al fuoco, ad esempio in Finlandia è normale che una cittadina di 8.000 abitanti abbia una sala da concerti arricchita da un pianoforte Steinway gran coda.

 

C'è da dire che in Finlandia è normale ma da noi sarebbe "uno spreco"...forse è normale che un musicista italiano spesso si chieda se sia nato nel paese sbagliato...

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  • 1 month later...
  • 3 weeks later...

Mentre pensavo ai nostri insegnanti...mi è cascato l'occhio su questo articolo

 

http://www.corriered...nzioni-in-cina/

 

Persino uno che fa le pugnette guadagna...ma dai...

 

 

Sembra semplice, ma è considerato un lavoro a rischio 4, per l’eccessiva sollecitazione dei tendini a causa della ripetitività dei movimenti.

 

 

... allora che dire dei pianisti? Stiamo veramente rasentanto il ridicolo...

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Ho scovato questo articolo di Accardo alle figlie: "Con la musica si cresce"

http://espresso.repu...musica-1.148049

 

Concludo la mia lettera, care gemelline, con un invito alla speranza. Non dovete farvi condizionare dal momento buio che stiamo attraversando. Se non chiudiamo gli occhi, se rimaniamo svegli e ci diamo da fare ognuno con le armi che ha a disposizione, sono sicuro che ci lasceremo questa notte alle spalle. Dovremo fare in modo che si creino le condizioni per una rinascita culturale. Noi insegnanti e artisti ce la mettiamo tutta e secondo me bisogna lavorare proprio sui più giovani, per fare in modo che apprendano. Che cambino questo percorso di crisi solo all’apparenza ineluttabile.

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