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Piano Concerto - Forum pianoforte

Insegnamenti E Programma Didattico Dei Corsi Del Nuovo Ordinamento Per La Laurea In Pianoforte


thesimon
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C'è qualche anima pia interna ai conservatori che ha voglia di istruire me e più in generale la community sui corsi di laurea per il conseguimento della laurea in pianoforte ?

Intendo nel dettaglio qualcosa tipo una tabella con: Nome del corso, CFU del corso, numero di ore dedicate all'insegnamento in conservatorio, corso a frequenza obbligatoria si/no, programma degli insegnamenti del corso magari facendo anche riferimento ai capitoli di un testo consigliato, testi consigliati.

 

Pongo questo topic perchè, ho sempre visto la riforma dei conservatori come assolutamente distruttiva per chi insegnava pianoforte privatamente. Da una parte adesso, invece, volendo trovare i lati positivi, essendosi allargato il range delle competenze, anche se a discapito dell'approfondimento, potrebbe essere un'iniziativa per scremare tutti quegli insegnanti improvvisati che ponevano basi, alcune volte anche sbagliate, rovinando completamente i propri allievi.

Pertanto ben venga la spazialità delle competenze...

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C'è da dire che ogni conservatorio ha mantenuto la sua autonomia, la tabelle che richiedi ad esempio è "pubblica" per Milano e la puoi consultare qui:

 

TRIENNIO

http://www.consmilan..._PIANOFORTE.pdf

 

 

 

BIENNIO

Pianoforte A

http://www.consmilan...NOFORTE_-_A.pdf

Pianoforte B

http://www.consmilan...NOFORTE_-_B.pdf

 

Da quello che ho capito, a Milano, la frequenza è obbligatoria o almeno molto, ma molto gradita ;)

 

Se non erro c'è un 20% di tolleranza sulle assenze...qualcuno sarà più preciso.

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Non mi sono spiegato bene forse. Ok, questi sono i corsi e so bene che possono essere visti in qualsiasi conservatorio. Io volevo sapere in particolare i programmi dei singoli corsi. Ad esempio in università:

 

Corso di Programmazione JAVA

 

Programma del corso:

 

Linguaggi di programmazione

Livelli di astrazione

Linguaggi macchina

Linguaggi di alto livello

Linguaggi orientati agli oggetti

Oggetti

Classi

Costruttore

ecc. ecc.

 

Ovvero tutti gli argomenti che via via si vanno a studiare nel particolare corso.

In questo caso....

 

 

Letteratura dello strumento. Ok quale sarebbe il programma ?

Che si studia a questo corso ? Qual'è il testo consigliato ?

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Non mi sembra di aver percepito che l'ottica generarale sia quellla di avere una lista di testi (e programma) concordati in modo da permettere all'allievo di preparare il programma in autonomia e presentarsi all'esame.

 

A Milano la tendenza è spesso "socratico"...se vai a lezione conosci i programmi, se no ti attacchi ;)

 

Chiaro, questo al 90%, c'è qualche docente che mi sembra presenti i corsi elencando una sorta di programma "generale" e alcuni testi di riferimento.

 

Adesso almeno hai la lista delle materie, i crediti e se c'è esame o idoneità ;)

 

Se poi qualche allievo ha esperienza diretta e vuole prodigarsi ok, io posso eventualmente chiedere puntualmente a qualche docente di riferimento che conosco per spillargli, se possibile, qualche informazione.

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Alla luce di quanto riportato, devo rinnovare le mie perplessità verso questo nuovo ordinamento !

Praticamente programmi e corsi variano in base al conservatorio, dunque il laureato in pianoforte al conservatorio di Napoli ha competenze diverse rispetto a quello che si laurea al conservatorio di Latina. Non mi pare ci sia un'uniformità.

Se si è voluto incanalare lo studio del pianoforte verso questa nuova prospettiva senza un programma ben definito che prospettiva si da ?

In tutte le università che si rispettino esistono dei corsi con i rispettivi programmi del corso. Chiunque venisse da me a chiedere cosa si fa nel corso di Analisi Matematica, avrebbe come risposta il programma degli insegnamenti del corso. A partire dalle operazioni tra insiemi fino alle equazioni differenziali. Ciò non cambierebbe se si chiedesse ad un altro studente di altre università.

 

Continuo ad essere sempre più confuso sull'argomento. :blink:

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La struttura dei trienni ha una parte comune fissata dal Ministero e una variabile scelta dai singoli istituti (allego l'immagine della struttura) per cui in realtà il "problema" sta altrove visto che le materie principali sono comuni a tutti:

- livello di ingresso al triennio determinato dal singolo conservatorio (in alcuni siamo a livello di V anno del vecchio ordinamento, in altri di VI-VII)

- programmi di studio e soprattutto di esame determinati dai singoli istituti

- differenza concettuale tra la valutazione in /30 e quella in /10 per cui dal Triennio è molto più semplice uscire con una media alta

- difficoltà di studio dovuta ai numerosi corsi previsti (con relativa frequenza dell'80%).

 

Poi ci andrei cauto con il termine "laureato": entro pochi giorni il Biennio sarà equipollente al Diploma vecchio ordinamento (e quindi a una magistrale universitaria di classe LM-45), mentre il Triennio farà una brutta fine (dovrà essere ancor più ridimensionato a un vecchio VIII pur con un titolo equipollente a una laurea di I livello L 3). I titoli del Conservatorio sono "Diplomi accademici" spendibili solo in determinati settori.

 

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In teoria da 2 anni, dopo l'anarchia precedente (in alcuni cons media ponderata in /100 + max di 20 punti per la prova finale), si è trovata un'uniformità per il voto finale: media ponderata in /110 più un max di 8 punti per la prova finale. Lode all'unanimità, come sempre.

Così, almeno da me, c'è più gente che ha cominciato a rifiutare i 18-21.

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In tutte le università che si rispettino esistono dei corsi con i rispettivi programmi del corso. Chiunque venisse da me a chiedere cosa si fa nel corso di Analisi Matematica, avrebbe come risposta il programma degli insegnamenti del corso. A partire dalle operazioni tra insiemi fino alle equazioni differenziali. Ciò non cambierebbe se si chiedesse ad un altro studente di altre università.

 

A me risulta che le università hanno tutti programmi diversi, dichiarati (ok) ma diversi...cioè, un laureato in architettura di Torino non è detto che abbia seguito lo stesso corso e tanto meno abbia sostenuto uno stesso esame o meglio, un esame di stessi contenuti di uno di Messina;)

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@Stradivari

 

Architettura non lo so, scienze matematiche fisiche e naturali (matematica, fisica, biologia, informatica), ingegneria, ti assicuro di sì. Magari i corsi si chiamano i modi diversi, è vero, questo succede, ma i programmi dei corsi salvo qualche cretinata sono pressoché identici.

 

Ad esempio... Algebra Lineare -> Geometria Analitica (Il programma è lo stesso)

 

@Zedef

Grazie per i chiarimenti, sempre molto preciso !

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il vero problema nella differenza dei corsi universitari c'è nelle materie non scientifiche... prima della riforma si tendeva a dividere il programma in corso generale e corso monografico. Esempio. Un esame di letteratura italiana 1 avrebbe riguardato nel corso generale tutta la storia della letteratura italiana dalle origini a, non so, il rinascimento, e nel corso monografico un unico argomento specifico da approfondire. Di norma, un corso di laurea in lettere moderne conteneva due esami di lett. italiana (quindi 1 e 2), entrambi con corso generale e monografico, e di norma i professori tenevano lezioni solo sul corso monografico, lasciando l'onere del corso ordinario allo studio privato degli studenti.

Con la riforma le cose sono cambiate. I crediti hanno portato alla riconsiderazione dei programmi e delle lezioni, e ognuno ha fatto quello che ha voluto... oggi i corsi di lett. italiana cambiano da facoltà a facoltà, da professore a professore.

E stiamo ancora parlando di una materia in cui un corso generale è possibile. Pensate a materie specifiche come, non so, storia della poesia per musica. Non esistono libri che trattino l'argomento in modo generale, sarebbe impossibile, dovremmo metterci dentro tutto, dalle liriche greche ai madrigali ai libretti d'opera... ecco, fare una materia del genere a Puzzonia o a Vattelappesca cambia considerevolmente...

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Da quello che ho capito la riforma puntava a creare pochi centri di eccellenza con l'obiettivo di mettere i conservatori in sana "competizione". Nel senso che un offerta didattica variegata e differenziata (attenzione che non dico meglio o peggio, ma differenziata) permette allo studente di scegliere il centro dove formarsi e che meglio aderisce alle proprie aspirazioni.

 

Parlando di composizione, è inutile dire che chi esce da Milano è impostato diversamente da chi esce da Venezia o Roma...e ripeto per evitare inutili fraintendimenti, non dico meglio o peggio...ma diverso.

 

In questo disegno ci sta che i programmi siano appunto differenziati...ma devono essere dichiarati!!! Cosa che non avviene, per cui uno in base a cosa sceglierebbe il centro di eccellenza? E quali sarebbero?...tutti alla fine si sono attrezzati creando un grande dispendio di denari...va beh.

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questa cosa avrebbe senso se ci fosse un progetto alla base.

Cioè. Io sono il direttore del conservatorio di Vaffancuore. Scelgo i miei docenti, faccio capire loro qual è l'impostazione che voglio dare al nostro istituto, elaboro piani didattici e offerte formative adeguate, in modo tale che tutto abbia un senso.

In realtà nessun direttore fa realmente così. Non si possono scegliere i docenti né (a quanto mi risulta) esiste una vera programmazione dei corsi. Non solo, l'offerta formativa è fatta con quello che ti trovi. Intendo dire, se hai un corso di Organologia, il programma sarà generalissimo perché potrà essere seguito da violinisti, flautisti, compositori e quanti altri (al netto della preparazione del docente...). Allo stesso modo, il solo artefice della formazione di un compositore, prendendo l'esempio che hai dato tu, continuerà ad essere il maestro di composizione, di armonia principale. Perché tutti gli altri docenti (e con la riforma ce ne sono molti altri, visto che il modello è quello dell'università, con vari esami) dovranno adattare l'insegnamento a tutti. Per altro, il livello musicale di un compositore alla specialistica è superiore a quello di, non so, un fagottista. Ragion per cui, proprio come nelle grandi facoltà, probabilmente il livello dei corsi sarà adeguato al meno preparato, non al più preparato...

Se si dovesse rendere il corso biennale un vero corso di eccellenza, si dovrebbero aprire bienni solo in poche città, con docenti reclutati con criteri diversi rispetto a quelli attuali, con offerte didattiche adeguate e (udite udite) con contatti certi e diretti col mondo della musica. Perché se ci fossero solo 10 AFAM che fanno bienni in tutta Italia potremmo finalmente collegare le orchestre e i teatri ai conservatori.

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