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Piano Concerto - Forum pianoforte

danielescarpetti

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  1. E' una meraviglia! Sentiamola anche negli altri due movimenti: E andiamo anche a leggere come la grande pianista si rapporta con questa musica: http://www.anastasiahuppmann.com/moonlight-sonata/
  2. Prego! Comunque, molto polemicamente da parte mia, c'è da dire che a Vienna si trova, in particolar modo Mozart - assieme a Sissi - ad ogni piè sospinto. La cosa può essere anche in parte comprensibile: Mozart è austriaco e Beethoven no! Ma tuttavia trovo che la differenza sia indubbiamente eccessiva. Basta valutare dove sta il monumento di Mozart a Vienna, in mezzo ad un meraviglioso giardino a sua volta in un meraviglioso parco praticamente in centro e quello dedicato a Beethoven, che, a dispetto della fotografia, si trova in una piazzetta lontana dove non passa praticamente nessuno.
  3. Ciao! La casa principale a Vienna, fra le innumerevoli in cui visse Beethoven è Casa Pasqualati Alta importante meta è la casa è quella che si trova a Heiligenstadt, allora sobborgo di Vienna ora parte integrante della città, dove si trova la dimora - ora museo - dove nel 1802, il compositore meditò sul suicidio e in cui scrisse il famoso "Testamento" indirizzato ai due fratelli. Importante è andare a visitare la Secession dove è ospitato il famoso "Fregio di Beethoven" ispirato alla Nona ! Infine la tomba del compositore, assieme alle tante altre tombe dei musicisti che hanno calpestato il suolo di Vienna e lì sono morti.
  4. In senso lato e dunque più esteso del termine, musica tonale è tutta quella musica che ha una sudditanza attorno ad un suono prestabilito. In tal senso quasi tutta la musica è "tonale" compresa quella di tutte le culture non occidentali. La musica modale è pure essa stessa basata su una nota preponderante per frequenza di apparizione e durata e dunque è tonale. Il problema di fondo è il grosso malinteso che nella concezione europea - e dunque occidentale - si è fatto confondendo tonale e temperato: quest'ultimo sì, è un sistema mentre quello che è veramente fuorviante è parlare di sistema tonale che in realtà non è mai esistito, proprio per quello che ho detto prima circa il significato reale di musica tonale. Sulla dodecafonia rimando al suo inventore e dunque a Scönberg che, aldilà della storicità che non c'entra nulla in questo discorso, era e rimane la persona più adatta a spiegare cosa essa sia. La serialità! Già nella dodecafonia. penso a Webern naturalmente - ma anche, al di fuori di essa, in Gian Francesco Malipero e Stravinskij e anche prima in Musorskij, si hanno i le prime organizzazioni seriali. Ma è con le avanguardie postweberiane che la serializzazione è stata estesa anche a tutti i parametri sonori ed è infatti questa l'unica musica veramente atonale in quanto non ha più nessun riferimento ad un suono principale ma è basata su una successione rigorosamente preordinata e invariabile di suoni senza che nessuno di essi predomini. Io... almeno la vedo così! Comunque insisto: guardate il video, investite 41 minuti del vostro tempo e poi se ne può parlare più compiutamente e a ragion veduta e non solo di quello. Ad esempio Cavallaro dice che non è possibile pensare che la Polifonia si sia iniziata a sviluppare attorno al IX secolo e sia venuto a compimento nel XIII secolo. La polifonia, secondo il suo punto di vista - e anche qui penso che abbia ragione - è sempre esistita fin dagli albori della musica e, nel 1200, in Europa - e dunque in occidente - si è solamente affermata una certa polifonia .. non la polifonia.
  5. Molto timidamente, io ti consiglierei di andare oltre ai 5 minuti e vedrai che la risposta alla tua domanda Cavallaro te la dà! Sicuramente il suo modo di proporsi risulta, soprattutto in certi punti, molto supponente e, un tantino volgare e offensivo ma ... quello che dice è interessante e, per quello che io posso riuscire a comprendere è sostanzialmente condivisibile. La confusione di fondo parte da questo presupposto che quasi tutta la musica di ogni cultura e di ogni tempo è tonale - compresa quella modale - e che non esiste un sistema tonale in quanto tale perché quello che noi così definiamo è il sistema temperato che è un'altra cosa e che, come tale nacque nel 700. Per confondere ancora di più le acque riporto qui questo pensiero di Scönberg: « Atonale potrebbe significare soltanto: qualcosa che non corrisponde affatto all'essenza del suono. Già la parola tonale viene usata in modo non giusto, se la s'intende in un senso esclusivo e non inclusivo. Solo questo può essere valido: tutto ciò che risulta da una serie di suoni, sia attraverso il mezzo di riferimento diretto ad un solo suono fondamentale oppure mediante connessioni più complicate, forma la tonalità. Dovrebbe essere chiaro che da questa definizione, la sola giusta, non si può dedurre nessun sensato concetto opposto che corrisponda al termine atonalità. Un pezzo di musica sarà sempre tonale almeno nella misura in cui tra suono e suono deve sussistere una relazione in virtù della quale i suoni, giustapposti e sovrapposti, danno una successione riconoscibile come tale. La tonalità può essere allora forse non avvertibile o non dimostrabile, questi nessi possono risultare oscuri, difficilmente comprensibili o persino incomprensibili. Ma chiamare talune specie di rapporti atonali, è altrettanto inammissibile quanto lo sarebbe chiamare a-spettrali o a-complementari dei rapporti tra colori. Una simile antinomia non esiste. Per di più non abbiamo ancora esaminato la questione se il modo in cui le nuove sonorità si connettono non costituisca precisamente la tonalità di una serie di dodici suoni. Anzi, probabilmente è così e noi ci troviamo in una situazione simile a quella determinatasi al tempo in cui si usavano le tonalità ecclesiastiche. A questo proposito osservo che si sentiva, allora, l'effetto di una nota fondamentale, ma non si sapeva quale fosse e si provava con tutte. Qui non la si sente, ma ciò non di meno è probabile che esista. Se proprio si cercano appellativi, si potrebbe ricorrere politonale o pantonale. Ma ad ogni modo bisognerebbe stabilire se non si tratti ancora semplicemente di tonalità. »
  6. Ci sarebbe molto da discutere e da disquisire su quello che Valentina afferma circa il fatto che noi non siamo programmati biologicamente ai suoni della contemporaneità. In realtà, l'Opus 133 di Beethoven - in particolare - e sostanzialmente a quasi tutta la musica del cosiddetto "terzo stile" beethoveniano è un unicum che potrebbe dimostrare questa tesi rispetto ai suoi contemporanei, tanto è vero che qualcuno afferma che Beethoven, nella sua ultima stagione, in un certo senso, rappresenta la "prima avanguardia" musicale ante-litteram. Poi perché questo problema si ripresentasse si è dovuto attendere le prime avanguardie novecentesche che, via via, hanno scavato un abisso sempre più ampio e sostanzialmente insanabile rispetto al pubblico che ascolta la musica d'arte. Non mi convince per altro neanche la risposta di Battistelli: la musica dell'avanguardia del Novecento e quella oggi contemporanea non è un altro da sé rispetto alla nostra cultura ma è nata ed è intrinseca alla nostra cultura e, in quanto tale, è il frutto di un'evoluzione - qualcuno direbbe un'involuzione - tutta nostra e dunque, se fosse questo il motivo che tiene lontano la maggior parte delle persone che ascoltano musica d'arte da essa, il suo discorso non regge. La realtà, secondo me è un'altra. Come Beethoven - ma solo lui - due secoli or sono, fece musica che era incomprensibile per i suoi contemporanei perché il suo percorso era andato ben oltre alle loro possibilità d'ascolto, così è accaduto dal Novecento in avanti: quella musica che è uscita completamente dalla tonalità è andata ben oltre alla possibilità d'ascolto dei contemporanei e questo ha creato quel vistoso abisso che esiste fra molti dei compositori di musica d'arte dell'ultimo secolo e di oggi e i fruitori di quel prodotto che preferiscono continuare ad ascoltare sempre la musica del passato perché consona alle loro orecchie e rifiutano la musica atonale perché per loro rimane assolutamente ostica se non cacofonica.
  7. Per quanto riguarda la tenerezza, bisogna considerare che siamo ai primi tempi e anni del matrimonio e, solitamente, in quel periodo è tutto fiori e rose! Comunque sono convintissimo anch'io che Clara Wiek in Schumann fosse una grande e - mi si permetta di aggiungere - bella donna, dopo tutto se ne era bene accorto anche Brahms! In tema di tenerezza propongo questo pezzo datato 10 ottobre 1840, quasi un mese dopo il loro matrimonio Il sabato giunge sempre come un giorno a me particolarmente caro! Mi fa pensare che è trascorsa un'altra settimana di felicità coniugale.. Per me non c'è settimana che sia trascorsa così velocemente come queste ultime quattro. Bisogna che le cose non vadano avanti così altrimenti finiremo per trovarci invecchiati e grigi senza sapere come! Chiacchiero di cose stupide vero mio caro Robert? - Ma se, secondo i patti, scrivo tutto ciò che mi passa per la mente al momento, allora non posso evitare le sciocchezze, questo lo comprenderai e non sarai severo nel giudicare tua moglie. (...) Visto che non posso disturbarti ora nel tuo studio, permettimi, mio caro marito, di concludere questa settimana dandoti, almeno con il pensiero, un tenero bacio. L'essere tua mi fa ogni giorno più felice e se accade che talvolta io appaia insoddisfatta, si tratta solo di scrupoli che mi assalgono - e il più delle volte sono scontenta di me. Vorrei essere degna di stare al tuo fianco - e di questo non me ne vorrai. Per quanto riguarda invece il grande Bach ecco cosa pensava Clara e lo scrisse il 21 gennaio 1841: (...) sono iniziati i concerti "storici" dedicati a Bach e Händel. Non c'è nulla da dire tranne che c'erano troppe cose belle. Fantasia cromatica e fuga di Bach e nella seconda parte le Variazioni di Händel che sono di una bellezza unica, mentre la Fantasia mi resta decisamente estranea. E' un caos di passaggi che non mi danno alcun piacere musicale. La Ciaccona (che significa propriamente Ciaccona?) mi è piaciuta moltissimo (...). Ma a detta di Robert i momenti migliori della serata sono stati il Crucifixus, Resurrexit e Sanctus della Messa in si minore che anche a me sono piaciuti molto. Händel non sarà andato tanto a genio dopo Bach - Bach è troppo grande, davvero irraggiungibile.(...)
  8. E' un bellissimo libro, commovente ed emozionante. La loro datazione è compresa fra il 13 settembre 1841 e il 31 maggio 1844. Inizialmente i due coniugi si alternavano nello scrivere facendo una settimana a testa. Poi, via via, Robert si defila sempre di più fino a smettere di scrivere. Il mio pezzo preferito è questo ed è scritto da Clara a pagina 139, la data è il 24 novembre 1842: Il 24 concerto in abbonamento. Si nota che alla direzione c'è Mendelssohn. Ora ascoltiamo anche della buona musica vocale. Finali, terzetti, ecc: oggi era la volta del Finale di "Così fan tutte", che mi ha incantata - il caro Mozart ! Deve aver avuto davvero delle buone intenzioni con il mondo, fa così tanto bene al cuore e non ho mai ascoltato nulla di lui che non abbia elevato il mio spirito, questo accade a tutti coloro che lo comprendono. L'Eroica di Beethoven concludeva il concerto. Oggi la Marcia mi è parsa la parte più bella, solenne, grande, come sempre tutto Beethoven mi fa quest'impressione. Provo un sentimento del tutto personale per entrambi questi grandi maestri, Beethoven e Mozart. Mozart lo amo in modo particolare, Beethoven però lo venero come un Dio, ma un Dio inaccessibile, che non diventa mai parte di noi. Ora Robert penserà: «Ho per moglie un'oca che gioca a fare il poeta, però rimane piuttosto stupida». Hai ragione amore mio! Se solo il cielo mi avesse dato tanto intelletto e spirito, quanto mi ha invece dato la capacità di comprendere ciò che è bello e nobile, allora sarebbe meglio.
  9. Attraverso la sua lotta personale, Beethoven divenne uno degli eroi dell’umanità e grazie al suo trionfo, egli fu – ed è – uno dei suoi profeti. Ecco perché gli studiosi cercano lavori non finiti, possibili di completamento. I musicologi ed i compositori che, attraverso i loro sforzi, hanno gettato sguardi nuovi sul genio di Beethoven, sono eroi musicali dell’era moderna. E' un piccolo estratto dalla pagina dedicata all'Unv. 16, ed è la risposta al perché mai altro compositore - compresi Bach e Mozart - abbia saputo attirare su di sé così tanto interesse da parte della musicologia e dei musicisti. Tutto ciò che riguarda Beethoven, anche le cose più insignificanti e a volte non vere, hanno i loro testi di riferimento e, l'unica lacuna che lo riguardava - gli innumerevoli schizzi, abbozzi, esercizi - sta restringendosi anche se tanta strada deve essere ancora fatta. Da Gustav Nottebohm - l'apripista - ai siti internet, quali l'unheardbbethoven.org e, soprattutto il nostro, lvbbetthoven. it, passando attraverso a tanti musicologi e studiosi beethoveniani che dopo Willy Hess e Giovanni Biamonti, a partire dagli anni 70 del secolo scorso, hanno iniziato a squarciare il cielo su questo immenso capitale musicale beethoveniano. Ben venga tutto ciò perché questo dimostra che la fame di Beethoven è ancora tanta e, oggi più che mai, abbiamo bisogno di questo enorme genio della musica eroico, certamente ma, ancora più importante, assolutamente visionario. E questo per continuare a sperare e a credere che anche l'utopia è possibile, nonostante tutto.
  10. Mi spiace ma la domenica pomeriggio e la domenica sera per me è impossibile! Sarà per la prossima volta! ... a Dio piacendo!
  11. Simone, non voglio essere paternalista e non vorrei che tu mi interpretassi in questo modo, ma i 24 anni che ci separano mi costringono a ricordarti che io, in realtà, ho vissuto, in una scuola che è venuta molto prima di quella che hai vissuto tu, Io non sono stato dalle suore all'elementari. Io sono stato alle comunali dove la mia maestra, il terzo giorno di scuola, dovendo scegliere due bambini di 6 anni - solo 6 anni - per mandarli via in un'altra classe, ha scelto, strattonandoli e facendo sentire cacche: uno che era figlio di una donna, di padre sconosciuto che sostanzialmente faceva marchette per riuscire a sopravvivere, un'altro che venendo da una famiglia che non sapeva cosa voleva dire amare i propri figli, lo picchiava spesso - il padre in particola modo - e lui, per questo era molto scatenato e ribelle. Da grande è diventato un drogato, poi è entrato in una comunità e di lui ho perso notizie da tanto. Il primo giorno di scuola alle Medie - o forse il terzo probabilmente - eravamo appena stati a messa. Ero in mezzo ad un gruppo di miei compagni di classe, facevano un po' di casino, io in realtà non facevo nulla. Improvvisamente e senza preavviso, dal cielo una botta enorme è calata sulla mia testa. La ricordo ancora come se fosse in questo momento, era terribile e ho visto veramente le stelle. Cosa era successo? Un professore di applicazioni tecniche, vedendo il casino, di corsa era venuto versi di noi e, con tutta la sua forza ... pam, un forte pacca a casaccio sul gruppo! Noi eravamo terrorizzati perché avevamo un preside che se ti beccava fuori dalla porta perché un (o una) professore ti aveva punito, ti cacciava uno sberlone forte nella testa. La prima volta - e anche unica - che sono stato messo fuori dalla porta, ho pianto, non solo perché ero stato tradito dal mio migliore amico che aveva fatto la spia, ma perché ero terrorizzato dall'opportunità che il preside mi vedesse. Son sempre stato dentro al bagno, ricordo. Tutto questo non evitava però che all'interno della mia classe ci fossero elementi che erano come li descrivi tu e, quegli elementi erano, guarda caso, sempre figli di situazioni famigliari dove spesso si usava il ceffone, se non peggio. Io li ho visti i ragazzi vittima del bullismo - e anch'io se pur in maniera minore vittima lo sono stato - ma la differenza fra ieri e oggi è che di quei ragazzi non gliene fregava niente a nessuno, a cominciare proprio dai professori. Questa è realtà Simone! Il mio parlare non è moralismo ma dettato dal mio vissuto quello di ieri; il bambino e l'adolescente a cavallo fra gli anni 60 e 70 e quello di oggi: il genitore degli anni 10 del 2000 con due figli maschi, uno di 17 anni e uno di 15 e che vede, subisce, soffre, sbaglia, sulla propria pelle e sulla loro, tutte le problematiche del mondo moderno.
  12. Non è questione di storia di allora o storia di oggi e la tecnologia, come qualsiasi altra conquista umana, fa comunque parte della Storia! Quando affermo che la Storia mi (ci) insegna, intendo dire che qualsiasi fenomeno sociale, positivo o negativo, si inquadra sempre in un periodo storico determinato e che le cause del progresso o del regresso, vanno ricercate in motivazioni legate a quel che avviene in quel periodo storico. La Storia, è bene ricordarlo, non è un'entità astratta e tanto meno non è un evento che piove dal cielo, ma è la conseguenza di fenomeni sociali, culturali e politici fatti dagli umani. Perché è sempre bene ricordare che la Storia la fanno solo ed esclusivamente gli umani e, questo, sempre nel bene e nel male. Se noi riusciamo a sgombrare il campo da un fatto, direi indiscutibile e cioè, che ogni periodo storico, ogni generazione, ha avuto, ha e avrà, i suoi meriti e i suoi demeriti, i suoi buoni e i suoi cattivi e soprattutto tanti che non erano né troppo buoni né troppo cattivi, senza troppo idolatrare o demonizzare il tempo che fu, noi potremo cercare di cominciare ad affrontare i problemi reali di questa nuova generazione che si sta affacciando al mondo e che fra qualche anno sarà la protagonista di questo mondo. Se però nel farlo non sapremo, o non vorremo, comprendere gli errori dei genitori - che sono tanti e gravi - ancora una volta non saremo capaci di analizzare un fenomeno sociale che, nella sua gravità, o viene sottovalutato o ancor peggio compiaciuto con aggettivi del tipo "sono tutte ragazzate" e questo, spesso perché, affrontarlo, vorrebbe dire mettere in discussione come sono stati i nostri genitori e come siamo noi, come genitori. Ritornare al professore che dà le botte, non solo è inaccettabile e deleterio ma è una barbarie che un mondo evoluto civilmente non può assolutamente accettare e ancor peggio è dare calci nelle palle a qualcuno. Attento Simone perché se tu dai dei calci nelle palle a qualcuno non se poi molto diverso da chi canta " e tu di a tuo padre di non rompermi il C***o perché se no altrimenti io l'ammazzo", sei sullo stesso piano di violenza, almeno verbale. E comunque vale sempre il motto - a proposito di valori - che la violenza crea solo violenza. Se noi non saremo capaci di comprendere, analizzare il malessere di queste nuove generazioni, allora sì, è probabile, che ritorneremo a quel medio evo di cui dice Nancy. Ma per comprendere ed analizzare questo malessere, figlio di questo tempo e dunque della nostra Storia attuale, dobbiamo innanzi tutto con umiltà comprendere, se siamo genitori, dove abbiamo e stiamo sbagliando e dunque saperci mettere fortemente in discussione. Se, non siamo genitori ma potremmo diventarlo, la domanda che ci dobbiamo porre è dove hanno sbagliato i nostri genitori, come siamo noi e infine, come cercare di rimediare per far sì che le cose vadano diversamente e soprattutto vadano meglio. Quanto ai professori, senza voler fare di tutta un'erba un fascio e dunque senza voler generalizzare, spesso sono proprio loro che, perché molto frustrati a loro volta, non riescono a trasmettere, ai loro alunni positività in quello che fanno e in quello che sarà il loro futuro. E, anche questo, è un dato di fatto. Ora, senza pretendere con questo di rispondere in maniera esaustiva ad un problema assolutamente assai complesso, io insito: questi giovani, ancor più dei giovani che li hanno preceduti hanno di fronte a loro l'inesistenza di prospettive. Prospettive di lavoro, innanzi tutto, di avere una vita che, quanto meno, sia di livello pari a quelle, - e mi riferisco per i nati dopo la seconda guerra mondiale ovviamente - generazioni che li hanno preceduti. Prospettive di qualità di vita, sia rispetto all'inquinamento e alle risorse del nostro pianeta, ai cambiamenti climatici. La tristissima realtà è che questa generazione si trova a non poter pensare al futuro in termini positivi, cosa che non è mai accaduta, a nessuna generazione precedente. Sia ben chiaro non voglio scusare e accusare nessuno, ma vorrei fare aprire gli occhi in maniera seria su problemi che riguardano tutti noi e soprattutto i nostri figli e quelli che verranno. Perché se non saremo capaci di farlo e ci accontenteremo o nasconderemo dietro soliti frasi ad effetto fatte o a spot auto-assolutori sarà veramente una catastrofe per tutti.
  13. No, no Nancy... purtroppo sono seri, se si può parlare di seri in un caso così abominevole. E purtroppo non è un incubo ma è una grossa realtà, un enorme problema che, dal mio punto di vista è sottovalutato - o in parte sconosciuto, non so! - dai genitori che non si rendono conto di chi siano veramente i loro figli. Io sono molto ...ma molto preoccupato e per di più, mi sento anche molto impotente verso la deriva cui stiamo andando! La necessità di lavorare è imprescindibile e non si può neanche pensare di chiedere a un genitore - che poi solitamente sarebbe la mamma - di rinunciare al lavoro. La noia sicuramente è un problema ... ma c'è qualcosa che va più nel profondo in questa generazione di adolescenti ed è la prospettiva di non avere prospettive. Tutto quello che accade, è accaduto e accadrà, la Storia mi insegna, ha una sua motivazione in quello che è il clima sociale, culturale e politico del tempo in cui avviene. E anche questo è un segno dei tempi senza se e senza ma! Un segno del nostro tempo!
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