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Piano Concerto - Forum pianoforte

... Il Solfeggio Serve?


Giove
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io la parola migliore che conosco per la quintina è "psicopatico", perchè regge anche se la pensi solo con l'accento sulla prima ...

comunque, io adoravo il solfeggio :) l'ho sempre vissuto come un cruciverba, mi portavo sempre i metodi in bagno...

l'ho iniziato a studiare nella banda musicale del mio paese, quindi con lo scopo preciso di suonare. Ho iniziato a suonare a 13-14 anni e ho fatto l'esame di solfeggio a 17, preparandolo in 3 mesi. Tutto tardi rispetto alla media di un pianista, probabilmente

Non ti è uscita molto bene, non vorrei che qualcuno pensi che li portavi per stimolare l'atto cacatorio :D

 

Scherzi a parte, anche io avevo questo vizio (di andare in bagno con il passatempo eheheh) e incastrare i gruppi irregolari era come risolvere un sudoku...ma che scuola state facendo?

 

Ahahah non ci crederete ma anche io mi portavo sempre il Ciriaco al bagno... Erano proprio dei solfeggi di... :D

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io la parola migliore che conosco per la quintina è "psicopatico", perchè regge anche se la pensi solo con l'accento sulla prima...

 

Abbiamo parole di 5 sillabe con accento sulla penultima, ovvero piane (quasi tutte, ad es. torrefaziòne), poche, magari qualche nome proprio, con l'accento sulla terzultima, ovvero sdrucciole (come ad es. psicopàtico). La quintina, nella sua forma originaria, è caratterizzata dall'assenza di accentuazione interna al gruppo irregolare (salvo, logicamente, diversa indicazione del compositore in un particolare momento musicale, ma è un altro paio di maniche), ergo non c'è nessuna parola che possa essere utilizzata per imparare la quintina: è un errore, perché perpetua l'insana abitudine di pronunciare la quintina come se fosse, in realtà, terzina più duina (Ce-li-bi/dà-che) o duina più terzina (psi-co/pà-ti-co). La realtà è che per imparare a dire la quintina nel modo corretto si dovrebbero utilizzare, semmai, due parole di tre sillabe ciascuna, ma una tronca e l'altra piana (di modo che la terza sillaba della prima e la prima sillaba della seconda siano ugualmente brevi e la metà delle altre), e collocate, come dev'essere, una nel movimento in battere, l'altra nel movimento in levare: la difficoltà della quintina è proprio quella: suddividerla in modo che il levare "cada" esattamente a metà del terzo suono. Ad es. verità - balèna: pronunciandole nel modo corretto si compone una quintina dove il terzo suono è perfettamente suddiviso (VE - RI - Tà/Ba - LE - NA) e, una volta che si sia imparato a pronunciare così, si può eliminare la prima sillaba della seconda parola e si saprà dire una quintina perfettamente collocata in un movimento suddiviso (VE - RI - Tà/[...] - LE - NA).

Scusa Thallo ;) non ce l'ho con te (e nemmeno con gli psicopatici), ma vedo troppa gente che non sa pronunciare né a voce né con lo strumento un ritmo pulito che sia uno: per me è una questione talmente importante che non perdo occasione per portare avanti la mia «crociata». :)

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Perchè dici che la quintina non ha accenti? Uno ce lo dovrebbe avere, l'accento sulla prima nota

 

Ti perdono perché hai la febbre ;) io ho scritto che la quintina, nella sua forma originaria, è caratterizzata dall'assenza di accentuazione interna al gruppo irregolare, ovvero che nessuno dei suoni (a parte il primo, come in qualsiasi altro gruppo di note, dalla duina in avanti) deve essere accentuato, pertanto nessuna parola (almeno della nostra lingua) si può usare per esemplificarla. :)

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ok :-) l'aggettivo "interno" può essere frainteso... non è che la prima nota sia "esterna" ;-) sulle parole italiane sono d'accordo, infatti parlando di "psicopatico" ho detto che mi sembra una parola che "regge" un'immaginaria accentuazione solo sulla prima sillaba (che poi è il discorso che hai spiegato meglio tu)

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  • 2 weeks later...

Che bella discussione! Arrivo in ritardo.

Quoto il concetto che si deve tenere sempre presente il raccordo con la realtà. Un insegnante di teoria e solfeggio deve proporre esempi ed ascolti per stimolare l'allievo a capire l'importanza del ritmo. Meglio fare qualcosa in meno, rispetto ai programmi, piuttosto che annoiare l'allievo, che potrebbe addirittura allontanarsi dalla Musica! A me, da ragazzo, è successo. Un giorno mio padre mi regalò un 45 giri di Rubinstein che suonava due polacche di Chopin. Io già suonavo "ad orecchio" il vecchio pianoforte di famiglia. Riuscii a riprodurre a modo mio la polaccha "militare", quella in la maggiore. Mia madre decise di farmi ascoltare da una pianista concertista che viveva nel nostro quartiere. Io avevo appena "decodificato" ad orecchio il secondo notturno dell'op. 9 e lo suonai. Il fatto è che il nostro pianoforte era mezzo tono sotto e io suonai il notturno tutto mezzo tono sopra. La pianista si stupì di questo mio trasporto di "lettura", ma quando scoprì che di "lettura" non si parlava affatto, cambiò colore. Disse che era impossible.

L'episodio non si fermò là. Decisero di mettermi sotto col SOLFEGGIO. Io passai dalla gioia della Musica alla "prigione" del noioso studio. Smisi di toccare lo strumento per un lungo periodo. Ero annoiato e deluso di scoprire che nella Musica c'era solo arida teoria....ma quello era ciò che l'insegnante mi faceva vedere. Fu un trauma. Solo più tardi capii e incontrai persone che mi fecro riavvicinare al pianoforte.

 

La musica è una gioia e una immensa esperienza. E' evidente che esiste una visione "in abisso" degli approfondimenti e....non si finisce mai di imparare e di scoprire. L'importante è che questo approfondimento, dal più elementare al più avanzato, avvenga al momento giusto e nel modo giusto. Un buon insegnante può condurre piano piano il proprio allievo a spasso per mano "sull'Imalaya". La gioia e il "naturale impegno" non devono mancare. Quindi invoco l'esempio e l'ascolto parallelamente allo studio della Teoria e Solfeggio e condivido un metodo che si preoccupi di fissare bene "in mente", anche con esempi figurati, gli argomenti fondamentali come tonalità, tempi semplici e composti, accentuazioni ecc. Buon Solfeggio!!!

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