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Piano Concerto - Forum pianoforte

Laboratorio Fuga 2014


Frank
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@Bianca

Ecco le mie considerazioni, sono come sempre alcune riflessioni che prendono spunto dal tuo lavoro.

 

Indicazione di tempo

Procurati la partitura di Donatoni: Argot. I 2 pezzi per violino (1979) dove il compositore prescrive “Il più veloce possibile”, non indica un metro e presenta una scrittura dove chiaramente questa indicazione ha un senso. (Una critica però gliela faccio, ad un certo punto non ha senso che scriva “presto” tra parentesi; se siamo già nel più “presto possibile”, a cosa serve scrivere “Presto”?)

Ma in effetti tu prescrivi “Il più in fretta possibile”, senza indicazione di tempo secondo me è equivocabile con veloce …. Inoltre, a differenza di quella di Donatoni, nel tuo caso il contesto va ad equivocare; per questo io metterei almeno fra parentesi il metronomo che (poi) hai indicato nei post (quello del playback) alludendo alla frettolosità e non alla fretta. Questo dovrebbe contribuire ad evocare un gesto frettoloso che però va gestito,  nella tua partitura questo concetto è tradito dalle articolazioni. Appunto, dove sono?

 

Articolazioni

A me la partitura appare poco curata, c’è solo una legatura su una parte di soggetto riproposta senza criterio, o meglio, qual è il criterio?

Lo chiedo perché non essendoci una prassi esecutiva eseguirei tutto portato a parte nei 3 o 4 punti dove indichi la legatura anche se quella a 28 mi sembra poco coerente. Siamo sul soggetto, però come in altri punti.

Tornando al frettoloso, io avrei caratterizzato i momenti della fuga almeno con delle articolazioni. L’idea di fare una fuga Funky è ottima, ma a parte le note chiaramente orientate ad un certo scopo, tutto il resto tradisce le aspettative.

Se lo scopo è la frettolosità, inizia con un accelerando scritto e man mano che la velocità aumenta  il legato può cedere il posto al portato, poi allo staccato e al picchettato. Questo contribuirebbe anche  all’eseguibilità della pedaliera.

Bach & C. potevano permettersi partiture senza troppi segni in quanto i brani venivano presentati in un contesto esecutivo dove tutto era implicito, persino la diteggiatura contribuiva a stabilire fraseggi, per cui era scontato non indicarla. Adesso non può essere così.

 

Eseguibilità

La pedaliera è eseguibile se in effetti il portato (seppur da ragionare per quanto prima) è voluto, fra l’altro il soggetto che ha la legatura è eseguibile alla pedaliera, per cui basta qualche pausa negli episodi per dare respiro allo strumentista.

 

Scrittura

Ci sono delle forti incongruenze sulla gestione delle alterazioni, ad esempio a battuta 11 al posto del primo mib sarebbe più opportuno un re#, sei in zona #, hai un mi nel basso. Cosa ci fa un mib li in mezzo?

Idem a battuta 3, sol# e sol bequadro, battuta 15, battuta 27,battuta 32, etc.. Penso sia chiaro il concetto, se sei in zona # usa i diesis, se sei in zona “b”, usa i bemolli e tieni conto della verticalità. Se si può è meglio evitare mib, mi bequadro e magari mi# assieme.

Valuterei l’idea di togliere i 2 diesis in chiave, ad un certo punto si formano delle situazioni tali nelle quali diventano solo una zavorra e già nella prima pagina ci sono ad esempio più fa bequadro che diesis, per cui la scelta mi sembra presto fatta.

 

Situazioni tipo battuta 14 vanno snellite, non si capisce il disegno di orchestrazione. A parte gestire tutto andando in zona # e girando il gambo delle note lunghe, sfruttando le sonorità di 2 tastiere diverse si potevano applicare tante altre soluzioni; in fin dei conti cerchi lo scontro mi re# che si può ottenere con una scrittura molto più immediata e rendere eseguibile il brano anche a strumenti senza la doppia tastiera. Visto che dai commenti si evince che il brano è stato pensato per 2 tastiere, meglio indicare le parti assegnate a prima e seconda tastiera anche se in realtà non ho veramente capito se sfrutti questa possibilità timbrica, visto che non riporti i registri desiderati in partitura.

 

Ti dirò di più, questa situazione (battuta 14), può essere anche interessante …. ma almeno andrebbe ripresa per evitare che arrivi un po’ buttata li, mi sembra fuori contesto.

 

Dal mio punto di vista, presentare una partitura rifinita da maggiore credibilità alle scelte. Ma l’assenza di questo associato alla mancanza di una marcata caratterizzazione e ad elementi piazzati qui e la, secondo me non aiutano ad elevare il brano a quanto meriterebbe.

 

L’idea è buona, l’armonia ha i suoi punti di interesse ma è un lavoro molto grezzo e questa condizione persiste al punto di stufare un po’, devi dosare meglio le tue risorse.

 

Se dovessi dare dei suggerimenti per migliorare questo lavoro direi in prima battuta (le cose  più urgenti):

  • Scrittura in generale, tutto quello che snellisce la lettura. Visto che è possibile senza cambiare i contenuti, viene anche più voglia di suonarla
  • Caratterizzazione: una delle possibilità per mantenere viva l’attenzione e rappresentare al meglio l’unica indicazione presente in partitura (ricordi la frettolosità). Questo centra anche con il dosare il materiale.
  • Orchestrazione: se scegli un organico deve fare la differenza. Hai  2 tastiere, una pedaliera e tanti colori. Procurati la scheda tecnica di un organo che esiste veramente (in web ne è pieno) e poi cerchi di attenerti a quanto lo strumento ti offre veramente. Vedrai che diventerai molto esigente. Se c’è un ottavino e vuoi fare qualcosa di spiritoso con lo stesso, ecco che basta indicare far i registri l’ottavino e la tua idea sarà valorizzata al meglio. Pensa se in un frangente dove tu hai in mente la tromba ti metto un principale, saresti contenta? Sarei messo in grado di rispettare la tua idea? Il tuo disegno orchestrale?

Io dico che c’è solo da perdere. So che scegliere porta ad aumentare la consapevolezza, ma secondo me sei ad un punto nel quale devi mirare a curare meglio i tuoi lavori sotto tanti aspetti diversi, cose che adesso tralasci ma che ti faranno fare sicuramente un salto di qualità.

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Però lo sai che io sono più interessata a cosa non ti piace :P

Comunque in che senso ti piace l'idea?

Non saprei spiegarlo meglio di Frank, penso sia il modo di supportare l'idea di partenza. Non so quanto efficace, tecnicismi a parte il brano ti colpisce nei primissimi frangenti, dopo è quasi "autodichiarato", si aspetta la fine.

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L’idea è buona, l’armonia ha i suoi punti di interesse ma è un lavoro molto grezzo e questa condizione persiste al punto di stufare un po’, devi dosare meglio le tue risorse.

 

 

Frank, vorrei rispondere anche al resto delle osservazioni che hai fatto, ma prima mi piacerebbe capire se a stufare è il fatto che continuo a non curare le partiture o cos'altro....

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Dicevo, a me sembra chiaro a cosa si riferisse.

a me no ovviamente  :mellow:

E' da tempo che discuto con Frank sul modo con cui curo le mie partiture e non mi stupirei che si possa anche essere stufato di farmelo notare, e a me pare voglia dire questo. Però mi è anche venuto il dubbio che si riferisse al pezzo in sé, che magari giudica noioso...

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Leggi nuovamente, non penso avrebbe scritto tutto ciò se non avesse intravisto del potenziale nella fuga. I consigli a volte devono prescindere dall'effetto che produce un lavoro sulla persona che lo analizza.

 

Anch'io subito l'ho intesa così. Poi rileggendo, soprattutto il post di Faria, che dice che "si aspetta la fine" mi è venuto il dubbio. Per cercare di migliorare quello che scrivo, credo che sia importante capire bene dove ci sono margini di miglioramento, e questo io lo cerco di capire anche a costo di diventare pedante. Diciamo, che ci siano delle carenze nella notazione è assodato, non ho dubbi, ma se ci fossero anche dei problemi a livello di "oggetto musicale" (che non sono relative a questioni di gusto), allora la questione sarebbe diversa e la dovrei affrontare in altro modo. Diciamo, per me, sarebbe secondario se non superfuo a quel punto curare la partitura e mi dedicherei in prima istanza ad altri aspetti. E' per questo che mi interessa chiarire la questione :) .

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Piccinesco ha centrato il discorso. Bianca, la partitura è lo specchio di quello che si dovrebbe sentire. La cura non è intesa solo in senso strettamente grafico. L'assenza di indicazioni mostra l'assenza di molte cose che contribuiscono a rendere più o meno interessante un passaggio e di riflesso, nell'insieme, tutta la composizione.

Dal mio punto di vista quando dici: "mi dedicherei in prima istanza ad altri aspetti" sei consapevole che sei appunto “in prima istanza”. Ok, l'armonia sta in piedi, hai scelto un assetto formale, l' "itinerario" d'ascolto è pressochè definito, ma nonostante questo, dal mio punto di vista (ci mancherebbe altro), mostri chiaramene che hai delle capacità e poni le premesse per proporre un brano che può diventare molto interessante. Per esperienza capita sempre che quando una sezione di un brano migliora di conseguenza si evidenziano maggiormente le pecche di un'altra sezione che magari sopravvive proprio perché il resto non è ancora al meglio. In questa fase capita che si cambi leggermente l’itinerario d’ascolto, addirittura l’assetto formale, il tutto per un risultato più efficace.

 

Non vorrei ricitarmi ma ti propongo un paio di parallelismi in aggiunta.

 

Leggendo una tua partitura è come se ci si trovasse di fronte ad un orchestra d’archi che per 5’ suona sempre sciolta, senza differenziazione di dinamica, sempre nello stesso registro. Chi non si stuferebbe? Considera che già solo l’arcata può essere la discriminante per differenziare 2 frammenti melodici identici…pensa al fatto che hai un sacco di altre risorse e senza toccare la dinamica.

 

Allarghiamo il campo, così ci avviciniamo anche all’organo, e come se uno si trovasse di fronte ad un’ orchestra e la stessa suonasse con un solo timbro, senza  differenziazione di dinamica, stesso gesto strumentale, sempre nello stesso registro, etc. . Chi non si stuferebbe?

 

Premesso che non toccherei molte note della tua fuga, se non quanto già indicato più qualcosina, farei delle scelte chiare e cercherei di onorarle. In primis sull’organico, sul tempo, sul carattere. Il resto vedrai che sarà una conseguenza, inizierai a mettere in campo gesti strumentali, timbri, a volte basterebbe banalmente trasportare su o già delle note per creare situazioni che renderebbero più interessante l’ascolto e contribuirebbero alla riuscita del brano.

 

Sappiamo che l’organo non è in grado di gestire la dinamica (un vicolo che di per se è già parecchio limitante), ha dalla sua la varietà timbrica. Ignorare questa risorsa al pari del della gestualità strumentale e sufficiente per affievolire una composizione. Secondo me manca veramente poco, ma se vuoi facciamo un esperimento…prendiamo la migliore composizione di Mozart e giochiamo a peggiorarla mantenendo invariate le note. Vedrai che sarà facilissimo pasticciarla e difficilissimo migliorarla (chiaro che in questo caso probabilmente è quasi impossibile cambiarla in meglio, come capita sempre con quelle che sono le migliori composizioni). A volte basta togliere un piano improvviso a Beethoven per togliere efficacia ad un brano. Questa è una riflessione che dovremmo fare tutti, io per primo, ovvio. Anzi, ti ringrazio per darci la possibilità di parlarne liberamente senza risentirti … non hai idea della permalosità dei compositori.

 

Come sempre però ricordo che queste sono solo mie considerazioni, le scrivo solo perché ritengo che possano essere utili a qualcuno. Il fatto che le scriva non include automaticamente che siano “mandatorie”, ci mancherebbe altro.

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A questo proposito vorrei aggiungere che nella fuga che ho scritto io, contrariamente al mio solito, non ho indicato nulla, ma ho precisato che sta all'esecutore scegliere dinamiche, legati,staccati ecc. ... e quindi mi aspetto che chi esegue abbia questa sensibilità. Ma è necessario precisarlo.

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Dal mio punto di vista RStrauss è un alibi, abbiamo tutti dato un occhiata al brano di Schumann (  http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/3543-analisi-armonica-e-melodica/ ). E' inifinitesimale in quello che si deve fare e parliamo di un linguaggio che oggi appare praticamente autodescritto.  E' nonostante all'epoca ci fosse una parassi, lui ti indica il pedale battuta per battuta, legature, agogica, etc.

Nonostante tutto resta un canovaccio, se togliamo anche queste indicazioni cosa resta?

 

Stiamo dicendo che Beethoven dovrebbe lasciare libero l'interprete di scegliere la dinamica (e l'agogica) per cui io la quinta sinfonia la posso eseguire come voglio? Potrebbe addirittura non risultare più Beethoven, lo sappiamo tutti vero? E' come suonare Bach con il rubato di Chopin. Quindi siamo bravissimi quando si tratta di opere altrui, ma con le nostre chiunque può fare qualsiasi cosa. Mi sa che non regge troppo come discorso.

 

Posso solo riconoscere che scegliendo di scrivere in un contesto musicale "comune" alcune esigenze si affievoliscono (comunque le opere tonali sono sotto i nostri occhi, possiamo osservare cosa indicano o hanno indicato i compositori in partitura), ma cosa? I tratti cadenzali? Da che mondo è mondo il compositore è un piccolo "tiranno" dove demanda il meno possibile a suffragio della propria causa, della propria idea musicale (ovvio, se uno ce l'ha). Tanto meno dopo Debussy e Ravel, dubito che qualcuno appaia credibile senza indicare nulla in partitura.

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Discorso impegnato e interessante, a seguito delle vostre sollecitaizoni mi sono guardato una fuga ottocentesca, quella di Franck

 

In effetti è molto curata

 

http://petrucci.mus.auth.gr/imglnks/usimg/0/00/IMSLP174523-SIBLEY1802.18610.8534-39087012760643score.pdf

 

Mi sa che il nostro Frank a messo il dito nella piaga, per me è anche colpa dell'insegnamento che si ferma all'armonia. Corsi di composizione che sembrano corsi di armonia complementare.

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È stato colto l'aspetto tecnico, ma c'è (per alcuni penso, per me è anche così) l'aspetto del non totale controllo (un pò come penso, almeno in parte, ha fatto RStrauss): molti anni fa, quando iniziai a scrivere qualcosa, ponevo molta cura soprattutto nella divisione metrica, anche e spesso sbagliando, ma non indicavo i segni di espressione tantomeno l'agogica; ultimamente ci sono stati momenti in cui ho curato un pò di più tutto, ma in altri non l'ho fatto, ed il motivo principale è che spesso un passaggio non lo immagino in modo definitivo, poi oltre a questo vorrei lasciare libertà all'esecutore di cogliere il carattere del pezzo (poi magari ho dei ripensamenti e vorrei precisare tutto), vivere nella quasi totale insicurezza comporta anche questo. Una cosa del genere l'ho comunque provata con un pezzo per piano, che Simone ha suonato praticamente come lo avrei suonato io.

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Certo Piccinesco, esistono i toni di grigio. Da un lato non si può essere pedanti come Ferneyhough (anche se so che sto usando un iperbole e la sua scrittura è parte della sua estetica) ma dall'altro non si può indicare niente.

 

Il fatto è che se un brano si basa fondamentalmente sulla caratterizzazione e la stessa non è descritta e contestualizzata, francamente resta un idea che non è concretizzata.

 

Certo che se mi scrivi una romanza ottocentesca, alcune cose (come scrivevo) sono implicite. E in effetti sono passati anche 2 secoli, ma togli tutti i segni da una partitura di Filidei, o torniamo un po' indietro, da una di Messiaen? Come faresti a capire cosa è opportuno fare? Che strumenti avrebbe l'interprete?

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Dal mio punto di vista RStrauss è un alibi, abbiamo tutti dato un occhiata al brano di Schumann (  http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/3543-analisi-armonica-e-melodica/ ). E' inifinitesimale in quello che si deve fare e parliamo di un linguaggio che oggi appare praticamente autodescritto.  E' nonostante all'epoca ci fosse una parassi, lui ti indica il pedale battuta per battuta, legature, agogica, etc.

Notare il crescendo/diminuendo su un accordo da un ottavo a battuta 3. Uno li avrebbe potuto seguire un diminuendo sino all'ultimo accordo sotto la legatura, invece praticamente Schumann richiede un accento sul tempo "debolissimo" nel penultimo accordo...

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Grazie ancora Frank per le precisazioni.

Devo dire, anche in relazione al discorso di Piccinesco, che in realtà dei miei pezzi in genere non ci sono molti aspetti che sono intenzionata a lasciare alla libera interpretazione di chi dovrà eseguire. Il motivo, come sai, è molto semplice: non mi aspetto che qualcuno eseguirà mai un mio pezzo. Questo presupposto credo che abbia condizionato un po’ tutta la mia musica finora, nel bene e nel male. Nel male perché ovviamente i miei scritti non sono quasi mai curati. Ho un mucchio di musica che è quasi indecifrabile persino per me e l’unico che ci capisce qualcosa purtroppo è … il benedetto sequencer :huh: . Nel bene perché in realtà, come dicevo, io cerco di immaginarmi il risultato fin nei minimi particolari e questo perché, di solito, faccio sempre eseguire il brano ad uno strumento virtuale. Solo che i segni non sono quelli che poi interessano ad un occhio umano, ma quelli che interessano allo specifico strumento virtuale utilizzato. Per esempio, non so se ricordi, ma tempo fa pubblicai  uno spartito su cui mi erano sfuggiti degli strani simboletti che qualcuno mi chiese cosa indicassero e io risposi che si trattava dell’agogica del sequencer. O ancora, ieri ho ripreso delle partiture per fiati e l'ho trovate piene di indicazioni che a distanza di un anno non so più neppure io interpretare per il semplice fatto che quando l’avevo indicate me le ero dovute inventare lì per lì, non conoscendo la prassi comune (che so, se volevo un up-bend di una tromba mi andavo ad associare la relativa articolazione ad una certa nota fuori dal range della tromba; poi, visto che ci sono decine di articolazioni a distanza di tempo e facile perdersi…). Meno male per me che esistono (non sempre purtroppo) i playback che mi ricordano che cosa intendevo fare in un certo punto. Purtroppo, ovviamente, uno strumento virtuale non riesce mai a realizzare quello che mi immagino, ma almeno ci si avvicina (da un po’ uso la funzione di finale che mi dovrebbe interpretare le dinamiche che scrivo, ma il più delle volte è una tortura e non fa mai quello che mi aspetto, non so se per mia o sua mancanza).
Venendo alla fuga in questione, quello che hai sottolineato è tutto corretto. Per esempio, le alterazioni bizzarre, io non le avevo nemmeno notate e se ti dico del motivo per cui sono lì ti metti a ridere. Però intanto ho scoperto una cosa nuova, ossia che in finale devo e posso impostare i criteri di spelling delle note. Per il resto, devo dire che era la prima volta che scrivevo per organo, per cui - cosa ho fatto?-  mi sono andata a visionare un po’ di partiture e, col poco tempo a disposizione, mi sono fatta una certa idea, probabilmente non adeguata. I timbri li avevo anche scelti e sono pure indicati nello spartito, peròsu un rigo aggiuntivo sotto forma di note (keyswitches) che poi in fase di stampa ho eliminato. I timbri scelti, ovviamente sono quelli che ho desunto dallo strumento che avevo a disposizione in quel momento. Che però purtroppo non sono riuscita a far suonare senza uno strano swing che introduce di testa sua, così alla fine ho poi dirottato tutto su quello proposto da Croma. Per curiosità, se ti interessa ho messo su youtube le due versioni dove il video mostra i cambi dei registri.
A proposito i registri desiderati sarebbero:
principale,
+flauto da battuta 6 su manuale alto
+viola gamba da battuta 8 su manuale basso
+ottavino battuta 14 su manuale alto
+bombarda battuta 14 su manuale basso
principale da battuta 15
+flauto da battuta 20 su manuale alto
plenum da battuta 31
+ottavino battuta 14 su manuale basso

Dal punto di vista strutturale si tratta di un lavoro che non si inventa nulla di nuovo ed era proprio nel gesto ironico e un po’ scanzonato che intendevo incentrare l’intero messaggio, tanto più conoscendo il tema d’origine. La mia intenzione era quella di mostrare come anche in una fuga formalmente standard, si potesse trovare con poco un carattere che di solito pezzi del genere non mostrano. Da cui il titolo, che di per sé è tutto il contesto. La battuta 14, va vista come una sorta di campanella di allarme, ma deve, nel mio disegno stare soltanto lì, perché quella è la sua funzione. Se avesse raggiunto il suo scopo, sarebbe stato un lavoro che avrebbe potuto dire qualcosa a proposito della musica, ma purtroppo ha fallito, e questo mi fa capire l’importanza di quello che dici.
Tutto questo lo dico non per giustificarmi, ma solo per far capire che non è che scrivo così solo per fare qualche dispetto a qualcuno, o magari per una sorta di snobismo (questo in effetti era quello che mi era venuto da pensare quando dicevi che la cosa incomincia a stufare), ma semplicemente per la condizione in cui mi trovo e per mia mancanza.

E tanto più non vorrei che, detto ciò, allora nessuno mi facesse più notare dove manco: anzi, a maggior ragione mi farà piacere, perché per me siete un aiuto importantissimo anche in questo.
 

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Ho letto tutto, mi soffermo sui cambi di registro: non ho la partitura a vista adesso, ma ho dei dubbi riguardo al fatto che gli stessi possano essere cambiati così velocemente, soprattutto se si fa riferimento alla velocità del pezzo. Se stai eseguendo una parte (su tutte e due i manuali, anche senza l'ulteriore difficoltà del pedale) veloce, per me non è possibile cambiare registro in modo repentino, ho la "sensazione" che sia necessaria una minima preparazione, in questo caso intendo fisicamente un ragionevole tempo lasso di tempo.

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Ho letto tutto, mi soffermo sui cambi di registro: non ho la partitura a vista adesso, ma ho dei dubbi riguardo al fatto che gli stessi possano essere cambiati così velocemente, soprattutto se si fa riferimento alla velocità del pezzo. Se stai eseguendo una parte (su tutte e due i manuali, anche senza l'ulteriore difficoltà del pedale) veloce, per me non è possibile cambiare registro in modo repentino, ho la "sensazione" che sia necessaria una minima preparazione, in questo caso intendo fisicamente un ragionevole tempo lasso di tempo.

uno che cambia i registri, potrebbe aiutare?

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esistono i cambia registri come i gira pagine : due dei lavori più infami nell'ambito della musica. Sulla mancanza di segni sono in parte d'accordo con Frank e in parte no. Fosse stata la romanza o il preludio per pianoforte potrei anche essere d'accordo sul fatto dell'alibi, ma qui parliamo di una fuga per organo. Il presupposto dal quale sono partito è che questa fuga possa essere eseguita sulla maggior parte degli organi presenti il che vuol dire pensare dall'organo settecentesco, senza pedali di espressione e con pochi registri, all'organo moderno (dove di solito suono io) con molti registri, pedali di espressione, crescendo ecc. Se avessi pensato la fuga esclusivamente per un organo moderno moderno allora le dinamiche segni ci sarebbero state eccome e ci sarebbero stati anche cambi di registro in vari punti, ma solo per questa volta ho voluto lasciare in bianco. Scopo della cosa : mi piacerebbe farla suonare a due o tre organisti e vedere cosa salta fuori ... mi è successo l'anno scorso con un brano per pf e flauto dove la parte centrale da me segnata "Più lento" è stata eseguita invece molto più veloce travisando totalmente il carattere del brano. Non me l'aspettavo e non mi è piaciuto per nulla ... ma in questo caso lo so in partenza e l'esperimento potrebbe essere utile per capire cosa pensa chi legge lo spartito.

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In effetti Rstrauss può essere uno stratagemma per cercare idee :D

 

Diciamo che per definire i dettagli di una composizione, salvo esperienza, è buona prassi fasarsi con gli strumentisti per provare le proprie idee e capire se effettivamente funzionano non solo sulla carta.

 

Solo un dettaglio, l'organo può avere tutti i registri del mondo, ma se non c'è il tempo di cambiarli il rischio è che l'interprete non li cambi. Nella tua Fuga RStrauss ci sono delle corone e comunque dei punti dove questo può avvenire, in quella di Bianca non ne ho scorte nei punti da lei indicati. Il concetto è che se un tasto è giù, non c'è cambio registri che tenga...può essere un effetto aggiugnere un registro mentre si suona, ma allora mi aspetto che diventi caratterizzante per la composizione.

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in realtà dei miei pezzi in genere non ci sono molti aspetti che sono intenzionata a lasciare alla libera interpretazione di chi dovrà eseguire. Il motivo, come sai, è molto semplice: non mi aspetto che qualcuno eseguirà mai un mio pezzo. Questo presupposto credo che abbia condizionato un po’ tutta la mia musica finora, nel bene e nel male. 

Questa frase mi colpisce abbastanza. Quindi la composizione per te è un passatempo? Immagino quindi che il sequencer sia un supporto indispensabile. Per fare un paragone, potrei pensare a qualche dilettante dell'Ottocento che componeva per passione, ma non si sognava di pubblicare i propri lavori, e se li suonava a casa al pianoforte... regge come analogia?

Premesso che mi sembra un hobby molto bello e intelligente, io vedo il sequencer come una grande risorsa, ma anche come una notevole limitazione. Personalmente, posso dirti che alcune delle lezioni migliori che ho avuto sono state quelle dei musicisti che suonavano i miei brani: soprattutto quando le cose non funzionavano! Quindi, anche a livello di passatempo, ti suggerirei di non rinunciare al confronto. Secondo me si tratta di un problema di facile risoluzione: senza andare tanto lontano, sono sicuro che se scrivi un pezzo per pianoforte, in questo forum si troverà qualcuno che lo suona. Probabilmente non avresti neanche grosse difficoltà a trovare un organista per la tua Fuga. Non sto parlando di far suonare il brano in concerto, ovviamente, ma di avere un riscontro pratico. Se parti dalla prospettiva di presentare un pezzo a qualcuno che te lo dovrà suonare, probabilmente comincerai a riflettere su tanti aspetti sui quali finora avevi sorvolato.

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Questo è vero, ma non dimentichiamoci (parlo in base ad esperienze avute) che spesso (e appunto dipende da con chi si ha a che fare) molte persone che provengono "dall'ambiente", non vedono di buon occhio chi presenta loro un pezzo, a volte neanche lo guardano (quindi il pregiudizio a volte proviene da alcune tra le persone che hanno svolto studi regolari). A me è capitato sia Simone, che senza neanche conoscermi mi ha registrato un pezzo, che una clavicembalista che ha prima voluto sapere cosa ne volessi fare della registrazione, per declinare poi la richiesta perchè dice di non aver capito (per me è una scusa visto come sono andate le cose) i pezzi, ma in realtà non vuole rischiare di "rivinare" la sua immagine suonando pezzi non coerenti a livello stilistico. Però per me Bianca non è che abbia detto questo perchè "lo fa tanto per farlo", c'è differenza tra farlo in questo modo e pensare che non possano essere suonati da qualcuno. Ovvio che il sequencer è sia di aiuto ma soprattutto un mezzo che al contrario, non aiuta a comprendere e a interiorizzare la comprensione di alcuni processi compositivi, delegando al "riproduttore" il risultato che si immaginiamo, ma in questo modo è piu incline alla modalità random. È altrettanto vero che sapere che una propria composizione potrebbe essere suonata da qualcuno, in parte stimolerebbe maggiormente chi compone ad essere più vigile e consapevole circa il suo operato. Ho fatto solo degli esempi

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