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Piano Concerto - Forum pianoforte

Indipendenza Delle Mani


camy86
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Cercavo di sottolineare la differenza e, di fatto, l'incompatibilità del confronto tra studiare su libri e appunti e dare un esame all'Università e studiare su libri e poi fare musica.

 

Purtroppo i nuovi ordinamenti non prevedono la materia principale + qualcuna complementare nel corso del tempo com'era nel vecchio ordinamento. Nei corsi accademici è tutto concentrato in 3 anni + 2 .. e le materie, i corsi da frequentare, a votle, son davvero tanti. Molti dei quali sono teorici. E comunque .. anche per ciò chje irguarda l'Accademia delle Belle Arti .. Sempre arte è .. si studia anche sui libri .. ma bisogna fare arte, poi .. e penso che anche lì non ci siano privatisti .. non da ora .. da sempre .. bisogna essere iscritti (potrei dire una fesseria però).

 

Sempre a mio parere cercavo di spiegare che, se guardiamo bene, non esiste una consapevolezza tecnica, esiste una consapevolezza musicale.

 

possiamo stare a discutere giorni .. mi spiace.

Ora non posso linkarle video e/o farle nomi .. ma potrei mostrarle DOCENTI (che insegnano in conservatori piuttosto rinomati) tecnicamente quasi impeccabili ... (una tecnica mostruososa) .. ma musicalmente non esprimono nulla. Freddi come ghiaccio. Bene .. quei soggetti avranno una cosnapevolezza tecnica altissima .. ma musicale zero.

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mi spiace ma non sono assolutamente d'accordo.

 

Hanon, Pischna e quella che lei chiama "compagnia bella" se fatti come andrebbero fatti (peccato però che una buona parte dei pianisti non li fa come si dovrebebro fare) sono proprio la chiave della nostra tecnica pianistica.

 

Se prendiamo hanon e suoniamo le note a 120 .. non serve a nulla. Proprio così! Ma hanon serve a sviluppare:

 

- Indipendenza delle dita

- forza

- perfetta uguaglianza delle dita

- agilità

 

e una volta sviluppate queste 4 carattiristiche .. e messe prima in pratica con della tecnica applicata (czerny, cramer, heller, rossomandi, ecc ..) suonare il repertorio e la letteratura sarà molto meno faticoso .. e la nostra attenzione potrà mirare non alle difficoltà tecnica "di mano" .. ma a ben altro (tocco, espressione, fraseggio, dinamica, intepretazione, suono, filologia).

 

Certo, ripeto, quelle caratteristiche non si sviluppano prendendo hanon e facendolo "a macchinetta".

 

Nelle invenzioni a 2 voci di Bach .. così come nelle sinfonie a 3 voci c'è una lavoro non indifferente da fare sulla polifonia, sul fraseggio delle singole voci, sul tocco barocco .. peccato che la maggior parte si ferma, appunto, a leggere le note. Ed ecco che Bach diventa un ammasso di note ... magari lette anche bene .. ma pur sempre un ammasso di note.

 

E' vero: sono opere didattiche. Lo stesso Bach lo diceva. Le invenzioni a 2 voci, le sinfonie a 3 voci, le suite francesi, le suite inglesi, il clavicembalo ben temperato, ecc .. Ma, per me, è una musica finissima .. davvero difficile da rendere come si dovrebbe! Ho sentito molti esami di V anno di pianoforte .. il più delle volte son rimasto estrememanete deluso dall'esecuzione di Bach. Lettura di note, questo è ciò che spesso ho sentito. Poi dicono che i privatisti vengono bocciati .. che i docenti di conservatorio sono stretti di voti .. beh .. io dico che tutti i torti ..........

poi vabè .. le eccezioni ci sono in questo. Ma è un'altra storia.

 

Saluti.

 

 

Forse mi sono spiegato male ma nel mio post ho scritto che ORE E ORE di Hanon e affini sono inutili, cioè non sono inutili nella loro utilità da "scioglidita" per modo di dire ovviamente, ... perchè, credo, che il lavoro TECNICO VERO E PROPRIO avviene suonando una composizione da cima a fondo! Ho imparato a non sostenere gli estremi, cioè, dire, che fare esercizi di tecnica e basta o fare solo musica e basta, sono utilissime e uniche per raggiungere un fine sia (nei limiti e nelle circostanze e da diversi altri fattori) falso! ... Ovvio che ci vuole sia l'una che l'altra ma con le giuste dosi, anche se poi è molto relativo e soggettivo.

Comunque ognuno è libero di seguire la propria scuola di pensiero nulla di male come ha citato Paolo Volitare, ma siccome non sono una autorità in materia e posso esprimere solo la mia opinione e esperienza personale, le voglio rispondere con questi luminari:

 

"La delicatezza della forma dinamica e agogica ... gioca un ruolo decisivo nella tecnica e perciò quest'ultima dipende sempre dai concetti musicali ... Solamente grandi compositori sono stati capaci di comporre Studi la cui finalità tecnica desse ispirazione ad una concezione che potesse essere perfettamente espressa da una data formula tecnica.

Ma cosa accade se il concetto musicale e la formula non si fondano in un'unità organica, cioè se lo Studio è privo di qualsiasi valido contenuto musicale? Suonare questi studi è pericoloso perchè se la formula tecnica non esprime proprio nulla, li lavoro del pianista può essere solo meccanico, inutile, un mero esercizio muscolare delle dita." - József Gát, in The Techniques of Piano playing 1980 -

 

E ancora sempre lui:

 

"L'insegnamento tecnico deve render capace l'allievo di trovare - partendo dalla musica - la soluzione che corrisponde alla sua sensibilità. La musica non dev'esser forzata nel letto di Procuste da precostituiti modelli di movimento." - József Gát, in The Techniques of Piano playing 1980 -

 

Inoltre:

 

"Nel normale corso degli eventi, non tutti gli aspetti della tecnica pianistica si sviluppano equilbratamente e in progressione; le persone sono diverse e i loro modelli di sviluppo tecnico variano. Inoltre, la tastiera è in sè innaturale, i movimenti che richiede sono relativamente scomodi e le opere musicali che gli studenti di pianoforte di solito si trovano davanti sono solamente in relazione indiretta con un ordinato sviluppo tecnico. Gli esercizi tecnici 'standard' quali scale, accordi, arpeggi e studi, mentre sono molto efficaci per prendere familiarità con la tastiera, con gli stilemi classici, e con la teoria di base, non possono garantire uno sviluppo tecnico ben integrato. La probabilità di un sano sviluppo tecnico nei corsi elementari e medi di studio pianistico è certamente più bassa di quanto potrebbe e dovrebbe essere." - Seymour Fink, in Mastering Piano Tecniques 1992 -

 

 

Un grande pianista scrisse, (e se lo dice lui :blink: ):

 

"Io non ho mai eseguito esercizi tecnici. Sopratutto li considero interamente superflui. Una volta che lo scolaro ha imparato scale, arpeggi e simili elementi fondamentali della tecnica pianistica, egli la possiede! Perchè affaticare e annoiare le dita?" - Walter Gieseking in Metodo rapido di perfezionamento pianistico 1933 -

 

 

"Poichè non crediamo nello studio ripetitivo e meccanico, raccomandiamo anzitutto di eliminare tutti quegli studi che hanno per oggetto la tecnica e non la musica (Hanon, Pischna, Czerny). Tutti gli esercizi e gli studi che utilizzano in modo ripetitivo determinate formule tecniche conducono fatalmente a un tipo di studio meccanico. E' molto più produttivo assimilare una data formula tecnica nella sua forma più semplice ed essenziale, e una volta appresa correttamente applicarla subito al repertorio ... la letteratura pianstica è così vasta (e c'è così tanto da imparare) che è assurdo perdere tempo con la cattiva musica una volta che gli stessi progressi tecnici possono essere ottenuti dedicandoci alla grande musica. ... Chopin e Liszt sono capolavori assoluti che meritano lo studio più attento." - Giorgy Sàndor in Come si suona il Pianoforte 1984 -

 

 

Concludendo, ... il sopra non è vangelo ma ...

 

"A proposito della tecnica. Quanto più chiaramente appare l'obbiettivo (contenuto, musica, perfezione dell'esecuzione) tanto più il mezzo di raggiungerlo si impone da sè. Il 'che' determina il 'come', benchè il 'come' condizioni il 'che'. Si tratta di una legge dialettica." - Heinrich Neuhaus, in L'Arte del Pianoforte 1971 -

 

 

anche se sono della sua stessa idea .... Ma le sembra che una laurea in Medicina possa essere presa preparandosi a casa e andando a dar gli esami in università ? Idem una laurea in Ingegneria ? Pur magari andando da docenti privati estremamente in gamba. Il conservatorio, con i nuovi ordinamenti, si è uniformato in tutti gli aspetti all'università.

 

Mi scusi ma mi permetta, ... lei paragona la Medicina alla pari della Musica? Cioè nel campo dello scibile umano non credo che la Medicina si possa reputare come Arte, sono due campi uno opposto dell'altro rispetto alla Musica!

 

 

"A rischio di sembrar vanitoso, dirò che la misura di un talento è inversamente proporzionale alla necessità di studiare". - Walter Gieseking -

 

Ma poi mi domando: di chi è proprietà la Musica?

 

Cordiali saluti. ;)

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Forse mi sono spiegato male ma nel mio post ho scritto che ORE E ORE di Hanon e affini sono inutili, cioè non sono inutili nella loro utilità da "scioglidita" per modo di dire ovviamente, ... perchè, credo, che il lavoro TECNICO VERO E PROPRIO avviene suonando una composizione da cima a fondo! Ho imparato a non sostenere gli estremi, cioè, dire, che fare esercizi di tecnica e basta o fare solo musica e basta, sono utilissime e uniche per raggiungere un fine sia (nei limiti e nelle circostanze e da diversi altri fattori) falso! ... Ovvio che ci vuole sia l'una che l'altra ma con le giuste dosi, anche se poi è molto relativo e soggettivo.

Comunque ognuno è libero di seguire la propria scuola di pensiero nulla di male come ha citato Paolo Volitare, ma siccome non sono una autorità in materia e posso esprimere solo la mia opinione e esperienza personale, le voglio rispondere con questi luminari:

 

"La delicatezza della forma dinamica e agogica ... gioca un ruolo decisivo nella tecnica e perciò quest'ultima dipende sempre dai concetti musicali ... Solamente grandi compositori sono stati capaci di comporre Studi la cui finalità tecnica desse ispirazione ad una concezione che potesse essere perfettamente espressa da una data formula tecnica.

Ma cosa accade se il concetto musicale e la formula non si fondano in un'unità organica, cioè se lo Studio è privo di qualsiasi valido contenuto musicale? Suonare questi studi è pericoloso perchè se la formula tecnica non esprime proprio nulla, li lavoro del pianista può essere solo meccanico, inutile, un mero esercizio muscolare delle dita." - József Gát, in The Techniques of Piano playing 1980 -

 

E ancora sempre lui:

 

"L'insegnamento tecnico deve render capace l'allievo di trovare - partendo dalla musica - la soluzione che corrisponde alla sua sensibilità. La musica non dev'esser forzata nel letto di Procuste da precostituiti modelli di movimento." - József Gát, in The Techniques of Piano playing 1980 -

 

Inoltre:

 

"Nel normale corso degli eventi, non tutti gli aspetti della tecnica pianistica si sviluppano equilbratamente e in progressione; le persone sono diverse e i loro modelli di sviluppo tecnico variano. Inoltre, la tastiera è in sè innaturale, i movimenti che richiede sono relativamente scomodi e le opere musicali che gli studenti di pianoforte di solito si trovano davanti sono solamente in relazione indiretta con un ordinato sviluppo tecnico. Gli esercizi tecnici 'standard' quali scale, accordi, arpeggi e studi, mentre sono molto efficaci per prendere familiarità con la tastiera, con gli stilemi classici, e con la teoria di base, non possono garantire uno sviluppo tecnico ben integrato. La probabilità di un sano sviluppo tecnico nei corsi elementari e medi di studio pianistico è certamente più bassa di quanto potrebbe e dovrebbe essere." - Seymour Fink, in Mastering Piano Tecniques 1992 -

 

 

Un grande pianista scrisse, (e se lo dice lui :blink: ):

 

"Io non ho mai eseguito esercizi tecnici. Sopratutto li considero interamente superflui. Una volta che lo scolaro ha imparato scale, arpeggi e simili elementi fondamentali della tecnica pianistica, egli la possiede! Perchè affaticare e annoiare le dita?" - Walter Gieseking in Metodo rapido di perfezionamento pianistico 1933 -

 

 

"Poichè non crediamo nello studio ripetitivo e meccanico, raccomandiamo anzitutto di eliminare tutti quegli studi che hanno per oggetto la tecnica e non la musica (Hanon, Pischna, Czerny). Tutti gli esercizi e gli studi che utilizzano in modo ripetitivo determinate formule tecniche conducono fatalmente a un tipo di studio meccanico. E' molto più produttivo assimilare una data formula tecnica nella sua forma più semplice ed essenziale, e una volta appresa correttamente applicarla subito al repertorio ... la letteratura pianstica è così vasta (e c'è così tanto da imparare) che è assurdo perdere tempo con la cattiva musica una volta che gli stessi progressi tecnici possono essere ottenuti dedicandoci alla grande musica. ... Chopin e Liszt sono capolavori assoluti che meritano lo studio più attento." - Giorgy Sàndor in Come si suona il Pianoforte 1984 -

 

 

Concludendo, ... il sopra non è vangelo ma ...

 

"A proposito della tecnica. Quanto più chiaramente appare l'obbiettivo (contenuto, musica, perfezione dell'esecuzione) tanto più il mezzo di raggiungerlo si impone da sè. Il 'che' determina il 'come', benchè il 'come' condizioni il 'che'. Si tratta di una legge dialettica." - Heinrich Neuhaus, in L'Arte del Pianoforte 1971 -

 

 

 

 

Mi scusi ma mi permetta, ... lei paragona la Medicina alla pari della Musica? Cioè nel campo dello scibile umano non credo che la Medicina si possa reputare come Arte, sono due campi uno opposto dell'altro rispetto alla Musica!

 

 

"A rischio di sembrar vanitoso, dirò che la misura di un talento è inversamente proporzionale alla necessità di studiare". - Walter Gieseking -

 

Ma poi mi domando: di chi è proprietà la Musica?

 

Cordiali saluti. ;)

:P

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Ovviamente ognuno può dire ciò che vuole. Non cambio idea da citazioni prese qua e là. Anche il famoso trattato di contrappunto tonale e fuga del Dubuois segna degli errori di parallelismo, delle false relazioni in alcune opere di Palestrina, Orlando di Lasso, de Victoria (autori rinascimentali).. peccato che Dubuois .. vissuto nel 900 dove c'era un determinato modo di pensare .. una determinata mentalità .. ingorava parecchie cose .. tanto che .. questi presunti ed apparenti errori .. in realtà non lo sono!

 

Per dire .. ognuno avvalora le proprie tesi. Nel caso della composizione è un po' diverso .. perchè non sono idee .. ma sono dati di fatto .. dato che se l'armonia, il contrappunto, ecc .. non sono un'opnione .. e le trattatistiche sono chiare ...

 

Sempre il trattato di Armonia del Dubuois .. non permette nel modo più assoluto le quinte e le ottave parallele x moto contrario .. Il trattato di Armonia di Walter Piston non si esprime, non prende posizione su questo fatto .. idem per molte trattaistiche della scuola napoletana.

 

Se il basso accenna una modulazione e si usa un accordo di settima di prima specie per modulare, sia il Farina (trattato d'armonia) sia il De Ninno permettono la falsa relazione ... anche se è un caso di tonicizzazione più che modulazione .. Fosse per il Dubuois non l'ammetterebbe .. neanche il Piston.

 

Il Piston parla di "accordi di sesta eccedente in posizione di rivolto". In realtà mollte altre trattatistiche non prevedono alcun rivolto di tale tipologie di accordi .. bensì vengono classificati in altro modo (accordi sul IV alterato, 5° diminuite, ecc).

 

Nel "corso completo di fuga" di Duprè è prevista una risposta "plagale" al soggetto .. una sorta di "risposta reale alla sottodominante" qualora il soggetto modulasse subito al tono della dominante. Un fatto estremamente importante .. anche se raro .. (Fuga BWV 565 di bach dalla toccata e fuga in re minore) che molti trattati di fuga non prendono per nulla in considerazione.

 

Ancora del trattato di contrappunto e fuga del Dubois "è previsto eccezionalmente l'uso della sincope nel contrappunto a 2 parti di 2° specie" a cavallo tra terz'ultima e penultima battuta per "non rednere uguali tutte le finali", In realtà non specifica (come altri trattati fanno) che la sincope dev'essere discendente sulla sensibile che deve salire alla tonica nell'ultima battuta.

 

e potrei continuare fino all'infinito. Tutto ciò per dire: ognuno può scrivere ciò che vuole. L'esperienza e la conoscenza di molte "scuole di pensiero" ne fa acquisire una propria.

 

Saluti.

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Non capisco a cosa sia dovuto quello smile :/

 

Forse perché è andato un po' fuori dal tema della discussione: bastavano due esempi, il concetto era chiaro.

Pianoscholar ne ha fatti più di due, ma inerenti al tema ognuno con una sfaccettatura diversa sulla tecnica pianistica e quindi sull'indipendenza, coerenti col tema in questione: lei no, anche se ha dato nozioni che magari possono comunque tornare utili.

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Quoto alto l'intervento di tgdigit. Qui non si tratta di distribuire importanza, come leggo nell'intervento ulimo di Compositor, tra lettura, tecnica, interpretazione, tocco, fraseggio analisi. Si deve farlo contemporaneamente.

 

Ho già altre volte richamato l'attenzione su una teoria che mi sta a cuore. La teoria della Gestalt.

 

La Gestalt è una scoperta non una invenzione. Della vasta teoria mi colpisce e mi accompagna il concetto : " Il tutto non è la somma delle parti".Il tutto è il tutto. E' più della somma delle parti pur non contenendo una quantità maggiore della somma delle parti.

 

Credo che nella Musica, nel Teatro, nella Pittura ecc.... questa osservazione "disciplinare" sia di grande e fondamentale aiuto. Raggiungere il tutto significa compiere.

A volte siamo molto attenti alla somma delle parti, talmente che non riusciamo più a raggiungere il tutto. Quasi non ci autorizziamo più ad accettare il tutto in una "gerarchia" delle parti.

 

Nella musica (e non solo) e nello studio pianistico può esserci questo pericolo. Alcuni insegnamenti tendono talmente al particolare ( come se questo ci rendesse migliori in assoluto!) che disabituano completamente e definitivamente lo studente all'insieme. Naturalmente ora qualcuno starà dicendo: "Ma noooooo!!!"...Ma attenzione, il processo è occulto. La formazione e il processo mentale del perfezionismo tende a far giudicare errate le "amalgame" del suono e non solo, ricercando, a volte, soltanto e maniacalmente la distinzione e la definizione della precisione delle parti. ( questo può valere dal punto di vista sonoriale e dal punto di vista ritmico)

 

Io vedo una prospettiva diversa. Prima di tutto, l'obiettivo, il tutto, va presto conosciuto, poi sì, scendiamo nei particolari di studio, non perdendo di vista il tutto. Anche nella Musica, come nella Pittura ci sono parti di primo piano e di sfondo, non che non si debbano sentire o vedere....ma di sfondo. La cosa più difficile è creare questi piani di lettura e di ascolto, specialmente nella Musica Romantica, ma anche nella "dizione" della musica polifonica Bachiana.

 

Ecco che separare uno studio preparatorio dallo studio sul pezzo toglie tempo a volte, alla comprensione a alla crescita artistica. Se si dovesse scegliere come utilizzare un'ora di studio, questa , direi, di distribuirla con cinque minuti di orientamento ( eseguire alcuni passaggi separati sul pezzo, scalette, qualche arpeggio, ecc. e 55 minuti su un frammento, magari un frammento da "comprendere". Mettere su il pezzo musicalmente, secondo me, deve essere al primo posto, per poi tornare a volte ad esaminare più da vicino i passaggi che ci preoccupano. Questo si può fare anche sul Beyer o su uno studietto dei primi anni. Trovo ad esempio che gli studi di Heller( per il ritmo e l'espressione)siano fondamentali per un primo sviluppo musicale.

 

Ribadisco: per me nessun Hanon ci prepara a diventare piccoli o grandi Musicisti. Auspico l'utilizzo del tempo a disposizione in modo più "musicale"

 

Le due prospettive sono opposte: provarle tutte e due e sottoporre il risultato ad una terza persona...Attenzione ...ad una terza persona....che non sia coinvolta in una delle due prospettive. Infatti, come già detto, colui che maniacalmente si trova a seguire un dei due metodi, subisce anche una forte formazione circa la propria forma di giudizio. Ad esempio, potrebbe sentire sempre le parti di sfondo come confuse e "non ben lavorate" o potrebbe diventare troppo superficiale circa il ritmo e/o l'espressione. Potrebbe, al limite, non essere mai soddisfatto, se non da un suo "modello esecutivo virtuale" che non può fare i conti con la musica fatta dagli Uomini e nei luoghi costruiti dagli Uomini. Augurio: saper leggere e raggiungere il tutto,...anche se non perfettamente.

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anche se sono della sua stessa idea .... Ma le sembra che una laurea in Medicina possa essere presa preparandosi a casa e andando a dar gli esami in università ? Idem una laurea in Ingegneria ? Pur magari andando da docenti privati estremamente in gamba. Il conservatorio, con i nuovi ordinamenti, si è uniformato in tutti gli aspetti all'università.

 

 

Eh vabè. Anche io rispetto gli altri modi di pensare, le altre scuole di pensiero. La mia tecnica proviene da una scuola di un'insegnante del glorioso S.Cecilia. (ormai è in pensione). Tuttavia conosco molti ottimi docenti e cocnertisti che utilizzano un altro tipo di tecnica: va bene lo stesso! Ciò che sento, alla fine, è quello che conta. Poi ognuno è libero di seguire la scuola di pensiero che più ritiene adatta. Purchè non si dica "questo non serve a nulla", "questo non mi piace non lo faccio".

 

 

Ciao a tutti, mi chiamo Andrè e sono un appassionato di pianoforte che ha studiato da privatista arrivando fino al 5° Anno. Vorrei sottolineare che la passione che nutro per questo strumento e il livello di tecnica e maturità musicale che son riuscito ad ottenere fin qui lo devo ad anni di duro lavoro e sacrificio. Studianto da ''PRIVATISTA' ho preso lezioni dal mio carissimo maestro Fabio, sin da ragazzo, fino all'ottenimento della laurea triennale in ingegneria informatica, dopo di che ho dovuto abbandonare gli studi di pianoforte, con grande amarezza, per proseguire con la laurea specialistica sperando un giorno di poter riprendere il percorso ed arrivare al Diploma (chissà se sarà mai possibile). Ovviamente senza la possibilità di prendere lezioni private non avrei mai avuto l'onore di entrare in questo fantastico mondo.

 

Innanzi tutto permettetemi di dire che non esiste un solo metodo, iter o chiamatelo come vi pare, di raggiungere un certo livello di preparazione, sia esso musicale o scientifico. Voglio sottolineare il termine livello di preparazione che è il solo parametro (dato da una miriade di fattori) che una sede d'esame, quale il conservatorio, dovrebbe valutare ai fini del superamento o meno di uno specifico esame. A questo livello ci si può arrivare in infiniti modi che in nessun caso dovrebbero interessare il soggetto esaminatore, in linea ideale questo è come dovrebbero andare le cose. Anche perchè a volte ci si trova davanti a studenti geniali, allora che facciamo ti capita un Mozart e lo bocci perchè non ha seguito il conservatorio? è ridicolo pensare che certi obiettivi li puoi raggiungere solamente frequentando il conservatorio o l'università. basta vedere i grandi della storia, Bill Gates non è mica laureato eppure che obbiettivi ha ottenuto, e non definirlo genio dell'informatica sarebbe cosa davvero ridicola.

 

Chiaramente alcune discipline richiedono una condivisione dell'informazione che in un contesto universitario/conservatorio mediamente possono ottenere risultati migliori (non è detto, molti di voi probabilmente avranno seguito dei corsi universitari in un aula da 400 persone, in piedi con il quaderno degli appunti in mano).

 

In conclusione non tiriamo conclusioni improvvisate, il mondo, l'universo, è vario, probabilmente infinito, e con esso i modi di imparare, discutiamo invece di cose concrete, tecniche, teorie e metodi, l'ambiente e il contesto in cui esse verranno poi applicate dipende dal caso specifico di ognuno di noi: c'è chi frequenta il conservatorio e chi suona la notte ma tutti meritiamo lo stesso rispetto e soprattutto tutti condividiamo la grande passione per la musica.

 

A presto

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Ciao a tutti, mi chiamo Andrè e sono un appassionato di pianoforte che ha studiato da privatista arrivando fino al 5° Anno. Vorrei sottolineare che la passione che nutro per questo strumento e il livello di tecnica e maturità musicale che son riuscito ad ottenere fin qui lo devo ad anni di duro lavoro e sacrificio. Studianto da ''PRIVATISTA' ho preso lezioni dal mio carissimo maestro Fabio, sin da ragazzo, fino all'ottenimento della laurea triennale in ingegneria informatica, dopo di che ho dovuto abbandonare gli studi di pianoforte, con grande amarezza, per proseguire con la laurea specialistica sperando un giorno di poter riprendere il percorso ed arrivare al Diploma (chissà se sarà mai possibile). Ovviamente senza la possibilità di prendere lezioni private non avrei mai avuto l'onore di entrare in questo fantastico mondo.

 

Innanzi tutto permettetemi di dire che non esiste un solo metodo, iter o chiamatelo come vi pare, di raggiungere un certo livello di preparazione, sia esso musicale o scientifico. Voglio sottolineare il termine livello di preparazione che è il solo parametro (dato da una miriade di fattori) che una sede d'esame, quale il conservatorio, dovrebbe valutare ai fini del superamento o meno di uno specifico esame. A questo livello ci si può arrivare in infiniti modi che in nessun caso dovrebbero interessare il soggetto esaminatore, in linea ideale questo è come dovrebbero andare le cose. Anche perchè a volte ci si trova davanti a studenti geniali, allora che facciamo ti capita un Mozart e lo bocci perchè non ha seguito il conservatorio? è ridicolo pensare che certi obiettivi li puoi raggiungere solamente frequentando il conservatorio o l'università. basta vedere i grandi della storia, Bill Gates non è mica laureato eppure che obbiettivi ha ottenuto, e non definirlo genio dell'informatica sarebbe cosa davvero ridicola.

 

Chiaramente alcune discipline richiedono una condivisione dell'informazione che in un contesto universitario/conservatorio mediamente possono ottenere risultati migliori (non è detto, molti di voi probabilmente avranno seguito dei corsi universitari in un aula da 400 persone, in piedi con il quaderno degli appunti in mano).

 

In conclusione non tiriamo conclusioni improvvisate, il mondo, l'universo, è vario, probabilmente infinito, e con esso i modi di imparare, discutiamo invece di cose concrete, tecniche, teorie e metodi, l'ambiente e il contesto in cui esse verranno poi applicate dipende dal caso specifico di ognuno di noi: c'è chi frequenta il conservatorio e chi suona la notte ma tutti meritiamo lo stesso rispetto e soprattutto tutti condividiamo la grande passione per la musica.

 

A presto

 

Da Andrea ad Andrè: sono d'accordo al 100%!

Dirò di più: qualche volta è meglio saltare quelle lezioni! Si rischia di prendere gli appunti male e capire fischi per fiaschi! (Provato sulla mia pelle)

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Quoto alto l'intervento di tgdigit. Qui non si tratta di distribuire importanza, come leggo nell'intervento ulimo di Compositor, tra lettura, tecnica, interpretazione, tocco, fraseggio analisi. Si deve farlo contemporaneamente.

 

Ho già altre volte richamato l'attenzione su una teoria che mi sta a cuore. La teoria della Gestalt.

 

La Gestalt è una scoperta non una invenzione. Della vasta teoria mi colpisce e mi accompagna il concetto : " Il tutto non è la somma delle parti".Il tutto è il tutto. E' più della somma delle parti pur non contenendo una quantità maggiore della somma delle parti.

 

Credo che nella Musica, nel Teatro, nella Pittura ecc.... questa osservazione "disciplinare" sia di grande e fondamentale aiuto. Raggiungere il tutto significa compiere.

A volte siamo molto attenti alla somma delle parti, talmente che non riusciamo più a raggiungere il tutto. Quasi non ci autorizziamo più ad accettare il tutto in una "gerarchia" delle parti.

 

Nella musica (e non solo) e nello studio pianistico può esserci questo pericolo. Alcuni insegnamenti tendono talmente al particolare ( come se questo ci rendesse migliori in assoluto!) che disabituano completamente e definitivamente lo studente all'insieme. Naturalmente ora qualcuno starà dicendo: "Ma noooooo!!!"...Ma attenzione, il processo è occulto. La formazione e il processo mentale del perfezionismo tende a far giudicare errate le "amalgame" del suono e non solo, ricercando, a volte, soltanto e maniacalmente la distinzione e la definizione della precisione delle parti. ( questo può valere dal punto di vista sonoriale e dal punto di vista ritmico)

 

Io vedo una prospettiva diversa. Prima di tutto, l'obiettivo, il tutto, va presto conosciuto, poi sì, scendiamo nei particolari di studio, non perdendo di vista il tutto. Anche nella Musica, come nella Pittura ci sono parti di primo piano e di sfondo, non che non si debbano sentire o vedere....ma di sfondo. La cosa più difficile è creare questi piani di lettura e di ascolto, specialmente nella Musica Romantica, ma anche nella "dizione" della musica polifonica Bachiana.

 

Ecco che separare uno studio preparatorio dallo studio sul pezzo toglie tempo a volte, alla comprensione a alla crescita artistica. Se si dovesse scegliere come utilizzare un'ora di studio, questa , direi, di distribuirla con cinque minuti di orientamento ( eseguire alcuni passaggi separati sul pezzo, scalette, qualche arpeggio, ecc. e 55 minuti su un frammento, magari un frammento da "comprendere". Mettere su il pezzo musicalmente, secondo me, deve essere al primo posto, per poi tornare a volte ad esaminare più da vicino i passaggi che ci preoccupano. Questo si può fare anche sul Beyer o su uno studietto dei primi anni. Trovo ad esempio che gli studi di Heller( per il ritmo e l'espressione)siano fondamentali per un primo sviluppo musicale.

 

Ribadisco: per me nessun Hanon ci prepara a diventare piccoli o grandi Musicisti. Auspico l'utilizzo del tempo a disposizione in modo più "musicale"

 

Le due prospettive sono opposte: provarle tutte e due e sottoporre il risultato ad una terza persona...Attenzione ...ad una terza persona....che non sia coinvolta in una delle due prospettive. Infatti, come già detto, colui che maniacalmente si trova a seguire un dei due metodi, subisce anche una forte formazione circa la propria forma di giudizio. Ad esempio, potrebbe sentire sempre le parti di sfondo come confuse e "non ben lavorate" o potrebbe diventare troppo superficiale circa il ritmo e/o l'espressione. Potrebbe, al limite, non essere mai soddisfatto, se non da un suo "modello esecutivo virtuale" che non può fare i conti con la musica fatta dagli Uomini e nei luoghi costruiti dagli Uomini. Augurio: saper leggere e raggiungere il tutto,...anche se non perfettamente.

 

Bellissimo!!! Condivido e rilancio, magari azzardando per chi "se la sente" con le sonatine in bianco e nero di Vinciguerra: ci sono spunti riguardanti l'indipendenza delle mani dovuta alle strutture usate nel jazz e nel blues dovute alla poliritmia. Secondo me, sono molto belle e contemporaneamente offrono spunti tecnici che magari si trovano un po' meno frequentemente nella musica classica.

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Guest Gennarino

Accipicchia, che mi ero perso!!!

La prima grande litigata del Forum!!!

 

Signor Compositor, La prego non me ne voglia, non sono nè un interno, nè un esterno, ma solo un appassionato di musica che non conosce che approssimatamente i vostri riti, e quindi non parlerò nè di quarte, nè di ottave, nè di armonia, nè di tutte le altre cose che ho viste tirate qua e là in giro.

 

Signor PianoExpert, Signor TheSimon, Signor FrancescodiParigi, ........, Vi Prego non me ne vogliate, non sono un Maestro diplomato, ma solo uno scrivano della Fisica, che si è interessato nel tempo di processi intricati come un Notturno, quali, ad esempio, la formazione dell'Universo, la nascita di forme viventi o la elaborazione di idee e poi di sistemi elaborativi e decisionali complessi.

 

Nel fare il mestiere che ho fatto, la tecnica che si utilizza è quella di ridurre i problemi a sottoproblemi più semplici e così via, in maniera da poterli controllare meglio. In questo processo è come andare dalla radice alle foglie e poi ai vasi e poi alle molecole....... Ma, vi prego di credermi, anche se il sistema è sempre più piccolo, non è affatto vero che sia più semplice! E, inoltre, se guardate la massa delle molecole oscillanti, incredibile!!!!!, non si vede più l'albero, che si confonde con tutte le altre molecole dell'aria circostante e ..... ma Cristo Santo, dov'è finito il contorno?

E' stato così che ho scoperto che la Fisica era un'altra cosa da quella che stavo studiando!

 

Inoltre, per carattere io sono abituato a seguire la mia strada e amo che ognuno segua la propria, il che mi rende allergico alle battaglie ideologiche.

Forse perché amo la mia libertà e questa non può esistere senza la Vostra.

Il che implica che ciascuno di noi ha il "dovere morale" di raccontare agli altri le proprie esperienze, in modo che se ne possa tenere conto affinché la conoscenza si ampli, ma ha anche il "dovere sociale" di non imporre le proprie idee agli altri.

 

Infine, credo che le parabole (anche laiche) possano più di molte discussione e, quindi, intervengo per aforismi.

 

_________________________________________________________________________________________

 

Conosco un tipo - Schumacher mi pare si chiami - che prende delle curve da paura riuscendo a non volare fuori strada.

Diceva una volta che l'importante non è sapere premere acceleratore, freno e frizione bene, ma riuscire a sapere quando e quanto premerli, rispetto agli obiettivi contrastanti di non finire ammazzato e di arrivare davanti agli altri.

Si è laureato campione del mondo anche prima di avere conosciuto la scuola privata di guida veloce di Vallelunga.

Pare comunque non abbia nemmeno frequentato quella statale del Nurburgring (in effetti suo grande maestro è stato il padre, nemmeno Lui iscritto, nè privatista, ma solo appassionato).

Ha insegnato inoltre a molte persone, ma nessuno ha raggiunto le sue vette. Chissà perché?

Adesso abbiamo poi incontrato un certo signor Vettel che non ha avuto alcun insegnante di rilievo. Farà scuola?

Dal che evinco che:

- Tecnica di guida e sensibilità di pilota sono due cose diverse.

- Chi manifesta la seconda possiede sempre anche la prima, ma non è vero il viceversa.

- Chi manifesta la seconda o anche solo la prima non è detto sia un buon insegnante.

- La scuola aiuta, ma non "fa".

- Il privato e il pubblico non garantiscono, di per sè, nulla.

 

Non confondiamo le tassonomie (fatto statistico/economico) con dati di fatto: ricordiamoci che Bach, Beethoven, etc. non sono un fatto statistico (prodotto della quantità), ma un fatto artistico (prodotto della qualità).

 

Come Vi ho detto, non sono privatista, non sono iscritto al Conservatorio (quando ho iniziato pianoforte a 57 anni e ho chiesto, mi hanno detto un gentile, ma fermo : "No!!!"). Perciò sono rimasto e voglio rimanere un dilettante.

Ricerco qualcosa di utile nel mare delle affermazioni, ma, mi convinco sempre di più che non esistono formule magiche (e meno male, pensate a che casini hanno fatto tutti quei pazzi che hanno affermato nel tempo di possedere la verità!).

Ho insegnato all'Università abbastanza per vedere come la Scienza, intesa come Conoscenza, venisse immolata sull'altare della difesa del ruolo acquisito; quindi, dubito che il giudizio di bravura espresso da chi presidia una istituzione debbaa essere considerato come verità acquisita o come verità storica.

Diciamo piuttosto che, nel mondo organizzato, abbiamo deciso di servirci di meccanismi di selezione per rendere più efficiente il processo di sviluppo (produzione della forza lavoro), ma non confondiamo questo approccio pragmatico (che serve allo sviluppo economico) con la comprensione, che è ben altra cosa. La scuola aiuta, non fa!

Il processo scolastico adottato produce più facilmente di altri un consistente numero di "buoni" (Architetti, Fisici, Medici, Pianisti, etc.), ma non è affatto la scuola che può vantare prodotti come Leon Battista Alberti, Albert Einstein, Gregor Mendel, Felix Mendelsshon, etc.

Come dice Paolo, la visione "olistica" consente le vere vette dell'uomo. (Non dimenticate che la scuola moderna utilizza logiche additive, mentre quelle olistiche sembrano essere state un privilegio di quella antica).

Concludo, per fare un esempio, ricordando che sono sempre esistiti inventori di due tipi:

Il tipo 1 prende un oggetto esistente, lo guarda e si chiede "come posso migliorarlo" e utilizza, in modo quasi meccanico, le proprie conoscenze per ottenere lo stesso oggetto di prima ma più duro, piùeconomico, più leggero, ......, insomma più. Ebbene, questa è Tecnica.

Il tipo 2 prende un oggetto esistente che risolve un problema e si chiede: ma, e se risolvessi il problema in modo diverso, come piace a me? Ebbene, questa è Musica.

 

Io, quando vado ai concerti, chiudo gli occhi e preferisco guardare al mio cuore, non alle dita dell'esecutore.

E Voi?

 

Un saluto

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Ma infatti neanche io ho litigato con nessuno, ma mi è sembrato giusto difendere una categoria di persone. Come appunto personale, dopo il quale per me il discorso è definitivamente chiuso anche perché non ho più voglia e tempo di continuare, mi sembra comunque ancora giusto ricordare che quando si afferma un concetto che si riconosce essere sbagliato

no, per carità .. qui ho sbagliato!
sarebbe elegante ed intelligente chiedere scusa per essersi espressi male ed in questi casi non si esce da perdente ma da vincitore: tutti possono sbagliare, ma pochi hanno la forza di scusarsi. Sarebbe terminato tutto lì dopo un post. Puoi continuare ad affermare di non aver offeso nessuno ma diversi commenti privati che ho ricevuto di cui, per ovvi motivi, non posso citare le fonti dimostrano l'esatto contrario. Alla luce di queste affermazioni non intendo continuare a questionare su questa vicenda ed anche se non c'è stata nessuna scusa non fa niente, ognuno si farà una sua idea su questa vicenda che probabilmente è già stata dimenticata. Come ha detto Paolo, questi discorsi sono stati fatti e rifatti e quando si apre l'argomento sui privatisti c'è sempre il nervo scoperto. Spero dunque che si possa continuare a questionare di argomenti interessanti ed intelligenti anziché perdere tempo e soprattutto parole e pensieri su argomenti di così bassa statura... Ti faccio comunque notare che le mie risposte non hanno mai contestato le tue teorie sulla tecnica pianistica (che non condivido ma che comunque rispetto, tanto per dimostrare che non sono il dittatore della situazione che decide ciò che si può dire da ciò che non si può dire), pertanto la mia moderazione al tuo post era finalizzata SOLO ed ESCLUSIVAMENTE a quella frase infelice.

 

Saluti,

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Bill Gates non è mica laureato eppure che obbiettivi ha ottenuto, e non definirlo genio dell'informatica sarebbe cosa davvero ridicola.

 

Ciao André... Visto che si è presentato, lo introduco come si deve dal momento che fino al suo lascito per motivi universitari, abbiamo studiato insieme con il caro M° Fabio Salustri, ci siamo conosciuti e successivamente siamo diventati grandi amici grazie alla passione che entrambi maturavamo per la musica. Trovo molto interessante il parallelo che hai fatto di Bill Gates. Nel mondo le cose giuste in modo "oggettivo" si riconoscono solo nella scienza e solo quando la stessa, tramite il metodo euristico/teorico (neanche tanto se non dimostrato sperimentalmente)/empirico le dimostra... Una massa cade da una certa quota a terra grazie alla forza di Gravità e questo credo che sia una verità innegabile. Per quanto riguarda l'arte ma, più in generale, lo studio nel nostro caso del pianoforte, e faccio questa precisazione dal momento che qualcuno ha scisso la musica dalla tecnica, dove ciò che comanda il giudizio è il gusto; è difficile distinguere (entro certi limiti) ciò che sia innegabilmente giusto da ciò che non lo è. Possiamo quindi assumere che la strada giusta è quella che porta a dei risultati concreti, ed è più giusta quella strada che porta a quei risultati nel minor tempo. Ognuno ha la sua convinzione e la sua strada ma Paolo nel suo ultimo post ha detto una cosa molto interessante quanto amletica...

colui che maniacalmente si trova a seguire uno dei due metodi, subisce anche una forte formazione circa la propria forma di giudizio. Ad esempio, potrebbe sentire sempre le parti di sfondo come confuse e "non ben lavorate" o potrebbe diventare troppo superficiale circa il ritmo e/o l'espressione. Potrebbe, al limite, non essere mai soddisfatto, se non da un suo "modello esecutivo virtuale" che non può fare i conti con la musica fatta dagli Uomini e nei luoghi costruiti dagli Uomini. Augurio: saper leggere e raggiungere il tutto,...anche se non perfettamente.

 

Ho volutamente evidenziato la parte che mi interessa anche avendo riportato ciò che veniva prima per completezza di concetto. Effettivamente non è molto chiaro secondo me quello che ha voluto comunicare nella parte in grassetto, ed oggi che ci siamo visti ho chiesto una spiegazione. Per modello esecutivo virtuale lui intende ad esempio, quella registrazione di un famoso pianista oppure una costruzione mentale intrinseca di suono e di esecuzione, la quale ci distoglie dal tutto della musica. Mi è venuto subito in mente un aneddoto di qualche anno fà quando fissandomi con alcuni brani di Liszt tra cui la Rapsodia Ungherese n.2 ed il Sogno d'Amore passavo molto tempo a sentire sempre le stesse registrazioni. A forza di ascoltare sempre la stessa pappa tutto ciò che ascoltavo al di fuori di quella registrazione non mi piaceva. Avevo creato dunque nella mia testa il "modello esecutivo virtuale", come lo definisce Paolo, che mi distoglieva dal riconoscere cosa fosse realmente giusto da ciò che non lo era. La domanda può essere posta anche in un altro modo: "possibile che tra 20 interpretazioni di grandi pianisti l'unica giusta sia solo la prima che ho ascoltato ?" Ad oggi la questione è anche peggiorata ed infatti anche Paolo riprende questi concetti quando parla della musica fatta dagli Uomini e nei luoghi costruiti dagli uomini. Perché è peggiorata ? Perché oggi acquistiamo solo dischi non umani. Non ci sono note steccate, non ci sono errori di tempo, non ci sono esitazioni, non ci sono errori di interpretazione (relativa a ciò che aveva in mente il pianista ma che in fase di registrazione non è riuscito ad esternare). I dischi che ci vengono propinati sono infatti troppo perfetti anche a livello sonoro, proprio perché le registrazioni vengono spesso fatte in studi attrezzati. Per questo scopo ne consegue: massima pulizia del suono, estrema chiarezza delle parti, estremo bilanciamento delle voci nella mano destra e sinistra. Il rischio qual'è ? Il rischio è che se si ascoltano solo dischi e ci si crea un'immagine del suono e dell'interpretazione nella testa, non solo l'interpretazione di un pianista ad un concerto dal vivo, ma anche il suono ci risulteranno scadenti. Sono sempre alla ricerca di vecchie registrazioni, dove i brani vengono suonati dall'inizio alla fine senza artifici tecnici, con le loro imperfezioni... Quello è il modo giusto ! E questo vizio si perde quando si capisce che anche ascoltando 20 registrazioni una diversa dall'altra magari tutte sono comunque giuste. Si finisce per capire queste cose dopo anni che si abbandonano i brani. Passato questo tempo si è abbandonato e dimenticato questo modello e alla luce di quanto scoperto, non più drogati dal modello della memoria, siamo nuovamente in grado di giudicare in modo lucido ciò che per noi è giusto da ciò che non lo è. Inoltre avrete notato di quanto i brani migliorino, a livello di interpretazione, quando è qualche tempo che non si suonano più. La motivazione secondo me è che in questo modo c'è una riscoperta del brano, come se durante la sua assenza avessimo avuto il modo di "digerire" le sue parti per poi goderne di più i frutti. Avrete provato almeno una volta nella vita a ripetere continuamente sempre la stessa parola ! Si arriva ad un punto in cui quella parola perde di significato. Digerendo il brano si gode di una maggiore scioltezza, una migliore tranquillità di esecuzione, sembra che tutte le note passino sotto le dita con estrema leggerezza quasi come se l'attenzione si spostasse di più verso la bellezza del brano e quindi siamo più protesi a godere della musica, piuttosto che concentrarci su quali voci o quali parti mettere in rilievo, in sostanza il tutto (quel valore che è maggiore della somma delle parti) sembra svilupparsi da solo come per magia sotto le nostre dita.

 

Saluti,

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Guest Gennarino

@TheSimon

Innanzitutto, Buona Epifania.

Sono daccordo con Te quando dici che un accenno di scuse sarebbe stato opportuno, ma è anche vero che l'irruenza con cui le chiedevi ha reso possibile non onorare l'impegno dovuto senza tante difficoltà.

 

Circa il secondo aspetto che sollevavi, Ti chiedo cortesemente di riguardare la mia descrizione degli inventori (Tipo1 e Tipo2), perché, e non a caso, è lì una delle chiavi per capire quello che dice Paolo. Ma Paolo dice anche qualcosa d'altro, che anch'io sostengo: l'uomo, anzichè creare/inventare in continuazione, per ragioni di cosiddetta efficienza, adotta e formalizza degli schemi che si rivelano, per certi aspetti, più produttivi di altri. E, fin qui, nulla di male e nulla di strano. Il cacchio di casino lo fanno quando, senza fare una analisi critica (e questo passi pure!), estendono lo schema al di fuori dei suoi limiti di validità e, dopo l'applicazione, non fanno nemmeno una revisione critica (e questo non può proprio passare!).

 

@Compositor

Sono lieto per Lei che non abbia litigato con nessuno e sono certo, avendo Lei persona indubitabilmente dimostrato di essere persona amabile, che non vi saranno altre occasioni in cui qualcuno La coinvolga in un "non-litigio".

 

Ah, dimenticavo, Buona Epifania a Tutti

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Bene. Sono troppo gratificato che si disquisisca sulle mie citazioni. Non merito tanto.

 

Vorrei aggiungere: a voce con Simone, poiché ho il difetto di accavallare i concetti, non sono stato troppo chiaro fino in fondo, forse farei una precisazione ulteriore sul "modello esecutivo virtuale". Intendo quello che si forma nel nostro cervello, non necessariamente dopo aver assimilato una interpretazione di riferimento alla quale ci siamo affezionati.

Il modello esecutivo virtuale, quello pericoloso, si può formare prima ancora che l'esecuzione o l'ascolto avvenga e ..a volte evitare proprio che l'esecuzione avvenga. Studiare maniacalmente le parti separate e cercando la massima definizione delle stesse nella chiarezza, nella uguaglianza, nella perfetta durata, ecc..può formarci un modello che è ancora lontano dall'idea dell'esecuzione reale e può impedirci di raggiungere quest'ultima. Lo studio si focalizza sul "successo" di raggiungere singoli modelli perfezionati ...che forse non possono stare insieme, nello stesso modo, con la realtà. Il nostro giudizio potrebbe diventare "virtuale", condannando ogni "giusto e piacevole compromesso" della gerarchia delle parti. Ci sembrerà, ad esempio, "confuso" un piano sonoro che deve essere in secondo piano e daremo cattivi voti alle performances nostre e degli altri. Siamo "bloccati"

 

Leggermente diverso è "il modello esecutivo reale" quello che ci formiamo ascoltando 500 volte la polacca di Chopin suonata da Rubinstein. Impariamo tutto perfettamente e minuziosamente, anche se l'ascolto avviene mentre si sta stirando o disegnando o avvitando. Diveniamo talmente esperti e affezionati a quella esecuzione, che la elegiamo giusta in assoluto. Condanniamo o poniamo giù dal podio tutte le altre esecuzioni, anche se insigni. Non riusciamo più a muoverci da quel modello, per noi giusto ed immortale.

 

E' la ragione per la quale si consiglia di ascoltare, sì, quando si studia un pezzo, qualche esecuzione, qualche, ma senza scegliere il modello assoluto. Solo attaverso la nostra comprensione e approfondimento ( anche con l'aiuto di un buon Maestro) arriveremo finalmente al "nostro" di modello. Ci troveremo poi a confrontare le nostre scelte con altre di grandi esecutori, ma più serenamente e proficuamente.

 

Grazie

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Vi racconto una storia: p vera .. am per ovvi motivi lo farò a mò di storiella.

 

C'era un'allieva che iniziava lo studio del pianoforte. Quanti anni poteva avere .. non + piccola di 12 anni .. non + grande di 14. Aveva un carattere molto particolare: introversa, timida, molto debole .. si scoraggiava con nulla, ansiosa. Studia pianoforte con un docente, solfeggio con un altro docente. Lasciando perdere il solfeggio ed il suo docente.. comunque mise più di 3 anni per prendersi la licenza .. fu rimandata e bocciata diverse volte. Era mediocre .. poteva anche farcela .. ma l'emozione la distruggeva.

Il docente di pianoforte insiste molto sulla tecnica, sull'articolazione .. molte ore di lezione venivano passate anche a studiare insieme. Passa 1 anno .. ancora non le aveva fatto metter mani sul repertorio. Niente sonatine di clementi, niente primi pezzi facili di Bach, niente primi canoni di pozzoli o Kunz, ecc .. questo perchè il docente voleva che l'impostazione basilare della mano sia almeno definita .. e che l'allieva abbia una certa consapevolezza tecnica.

La madre di questa allieva va dal docente a lamentarsi "è passato un anno .. come da programma avrebeb dovuto fare questo, questo e quell'altro .. non ha fatto niente di tutto ciò .. sol otecncia ed esercizi di articolazione." Il docente dà la dovute spiegazioni .. tuttavia l'allieva decide di cambiare docente.

L'ex docente e l'allieva si sarebbero rivisti presto .. se avesse continuato e quindi se avesse dato il V anno. Intanto il nuovo docente la faceva suonare, le faceva da subito mettere le mani sul repertorio .. aveva un approccio diverso.

Arriva il V anno. L'ex docente non è in commissione (magari non insegnava + pianoforte) comunque decide di seguire il suo esame. la madre nel frattempo .. parlando con l'ex docente (senza rancori) .. "no, guarda .. si è trovata benissimo. Ha subito suonato .. ha avuto proprio un altro approccio col pianoforte".

E' la sessione estiva (giugno). L'allieva prende 7 alla prova sulla lettura a prima vista, 6 sullo studio di tecnica, 4 in tutto il resto. Viene rimandata a Settembre. Lei molto sconfortata, uscì dall'aula piangendo. L'ex docente alla madre "si è visto che bell'approccio". Non era stata emozione .. Aveva suonato (nel frattempo era cresciuta .. faceva il V anno di Liceo) .. ma come aveva suonato!

Settembre .. sessione autunnale .. ritenta l'esame. Prende 5 alla Sonata di Mozart (3° prova). 6 stentato e tirato a tutto il resto. Quel 5 fa media col 7 che aveva preso alla prima vista. QUindi supera il V anno di pianoforte con 6. Decide, arrivata a quel punto, di interrompere il suo percorso di studi.

 

Non commento circa l'esecuzione della giga della suite inglese in la minore di Bach .. sembrava uno studio di czerny. No commento nient'altro .. sta di fatto che .. il così bell'approccio del 2° docente l'avrà portata ad eccellenti risultati .. come si è potuto constatare obbiettivamente! e così come + o - si vede su non pochi allievi di questo secondo docente. Che potrà pure essere un famoso concertista .. un indubbio concertista. Magari molto in gamba su determinati repertori ma .. la sua didattica si è rivelata non tanto "didattica".

 

magari a differenza del primo docente .. i quali allievi hanno sempre superato gli esami con votazioni accettabili!

 

Saluti.

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Un pianista è bravo quando ha: in primis talento, tanta dedizione ed un buon insegnante che lo segue e che capisca le necessità, le doti e la psicologia dell'allievo.

 

Notare l'ordine di importanza non casuale.

Posso studiare con il miglior docente dell'universo -> Se non ho talento non sarò mai un buon pianista

Posso studiare con il miglior docente dell'universo -> Se non mi impegnerò e non avrò dedizione verso lo strumento anche avendo grande talento non sarò mai un buon pianista.

 

Perché il talento per primo ?

Perché se sento che l'insegnante non mi aiuta a migliorare posso decidere di cambiarlo.

Perché se non mi sono mai impegnato posso scegliere di farlo.

Il talento non si cambia e non si sceglie, ci si nasce, o si ha o non si ha.

 

Perché la dedizione per seconda ?

Per conseguenza logica, se posso cambiare insegnante con uno migliore ma non mi impegno non otterrò comunque dei risultati soddisfacenti anche avendo grande talento.

 

Perché l'insegnante per terzo ?

Non ci sono più posti liberi. (Notare che con questo non voglio sottointendere che l'insegnante non sia importante, sto parlano di tre concetti importanti ai fini dell'apprendimento ma che per logica possono essere comunque disposti gerarchicamente).

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Salve a tutti,

volevo parlarvi di un mio problema che mi accompagna da quando ho cominciato a suonare pianoforte.

Io ho avuto due maestri, il primo nn mi ha spiegato quasi niente di tecnica e dopo un po' che studiavo, mi sono comparsi i primi fastidi al braccio destro, precisamente al tricipite.

Quando parlai del mio problema al maestro, lui mi disse che era da attribuire ad una mia debolezza e dal fatto che nn ero "allenato" O.o ....le sue parole nn mi convinsero e cambiai maestro.

Il nuovo docente mi spiego subito che la mia nulla impostazione era la causa del mio male e che cn un opportuna tecnica i dolori sarebbero spariti.

La tecnica del peso era affascinante ma difficile da applicare, perchè nn riuscivo a rilassarmi, il braccio continuava a farmi male.

Dopo un pò ebbi i risultati, riuscivo a suonare senza sentire tensioni nel braccio. (anche se mi venivano sempre ogni tanto).

Per questo motivo 8 anni fa lascia gli studi del pianoforte, perchè la cosa che amavo era diventata un tormento...nn mi emozionavo + :blink:..

Oggi vorrei risolvere il mio problema e chiedo a voi un parere.

 

Il braccio mi fa male per una mancata acquisizione della tecnica o per una mia anomali??

 

è un fatto stranissimo al sinistro nn avverto niente!!!!

Quando suono e nn riesco a stare rilassato, questa tensione mi rimane nel braccio e anche a riposo nn riesco a rilassare

solo con un grande sforzo di concentrazione riesco a rilassarlo.

Ciao ;)

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Io credo che queste problematiche dovrebbero essere analizzate osservando dal vivo la tua impostazione. Impossibile rispondere in modo dettagliato e specifico su un forum basandosi solo su alcune impressioni che hai riportato. Sarebbe il caso di sapere se il tuo dolore al tricipite del braccio destro è qualcosa che comunque ti compare al minimo sforzo anche in altri ambiti della vita quotidiana;t anto per riuscire ad orientare la nostra attenzione per capire se il problema può essere relativo ad un effettivo difetto fisico piuttosto che ad un problema di postura o atteggiamento di tensione quando si suona il pianoforte. Mi sembra di capire però che riconosci da solo di essere teso quando suoni e la tensione prolungata provoca ovviamente dei dolori muscolari a prescindere dal grado di "allenamento", che brutta parola... In questo caso più che parlare di tecnica sarebbe il caso di parlare di postura ed atteggiamento verso lo strumento. Puoi sviluppare la muscolatura quanto vuoi (in ogni caso non credo sia così importante ai fini dello studio del pianoforte, ho visto scriccioli con grande energia nelle dita) ma se c'è tensione il dolore esce sempre fuori. Pensa ad esempio a tenere sollevato un peso dietro alla schiena sfruttando il tricipite, un atleta probabilmente sarà in grado di restare in una posizione di tensione più a lungo di te ma non certo per un periodo superiore a qualche minuto ! Con questo esempio voglio solo dimostrare che l'allenamento nel pianoforte non deve essere una palestra, ma al contrario deve premere verso una consapevolezza dei movimenti di base in modo di eseguirli con estrema rilassatezza e scioltezza pur conservando grande energia che non deve provenire però unicamente dai muscoli e, peggio ancora, da un solo muscolo, ma dalla elegante compartecipazione dei grandi muscoli a supporto dei più deboli (ti invito a vedere il secondo video delle discussioni sulla tecnica pianistica dove si parla proprio di anatomia; trovi il link in home page), dallo sfruttamento della forza peso ma soprattutto dalla coordinazione dei muscoli nell'esecuzione. Il raggiungimento di questo obiettivo è tutt'altro che scontato e richiede, all'inizio, un grande impegno da parte dell'allievo ed una grande competenza da parte del maestro che ti segue, il quale dovrà accorgersi e correggere le tue problematiche sul nascere.

 

solo con un grande sforzo di concentrazione riesco a rilassarlo.

 

Potresti essere in preda ad un vizio, che è difficile da rimuovere. Senza ombra di dubbio hai la necessità di essere seguito da un maestro competente che ti insegni come approcciarti allo strumento in modo rilassato. La cosa bella dei vizi è che con un po' di impegno si possono perdere e potrai tornare a suonare con estrema tranquillità, godendoti la musica che ti arricchirà. Il mio augurio è quindi quello che tu riesca a trovare un insegnante capace di capire il tuo problema e risolverlo con serenità.

 

Saluti,

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Racconto interessante.

 

Anche a mio parere non andava bene né il primo, né il secondo insegnante.

 

Non dò però nessuna responsabilità ai due sul loro metodo.

 

Credo, con le dovute cautele, che non sarebbe andato bene neanche un terzo insegnante.

 

A mio parere l'allieva doveva principalmente superare difficoltà non specifiche allo studio del pianoforte:

 

... Aveva un carattere molto particolare: introversa, timida, molto debole .. si scoraggiava con nulla, ansiosa. ... fu rimandata e bocciata diverse volte. Era mediocre .. poteva anche farcela .. ma l'emozione la distruggeva.

... Non era stata emozione .. Aveva suonato (nel frattempo era cresciuta .. faceva il V anno di Liceo) .. ma come aveva suonato!

...

 

Problemi forse legati allo sviluppo del bambino e alla sua relazione con il mondo, con gli altri, problemi di psicomotricità (anche se una qualche crescita si può notare).

 

Sarebbe stato il caso di consigliare la madre verso altre professionalità, al di fuori della musica o, meglio, parallelamente alla musica.

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