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Piano Concerto - Forum pianoforte

camy86

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Tutto postato da camy86

  1. C***o Simò e Fra! Braviiii! Mi avete rispolverato concetti studiati sulla FFT che mi ero scordato. Purtroppo penso che però non siano argomentazioni capibili da tutti: infatti qualche passaggio mi è sfuggito qua e là. La mia formazione meccanica sulla FFT è sullo studio del segnale delle vibrazioni delle strutture. Cosa consigliereste come libri per approfondimento di questi argomenti? O meglio, voi dove li avete imparati e/o studiati?
  2. Thallo sono d'accordo! E per non parlare dei significati dei loro testi! La terra dei cachi ne è un esempio lampante (solo per citarne una). I video li trovo veramente esilaranti! Tipo Discomusic per me è una figata!
  3. Veramente bella! Uno dei miei gruppi preferiti!
  4. Io sarei favorevole: magari butto giù qualche idea e te la mando.
  5. Chissa che goduria suonarlo! C'è qualcuno che lo ha provato?
  6. Io l'avrei fatto con questo elemento, ma un pochino più forte! http://www.youtube.com/watch?v=_WV_ZPQaoVc Probabilmente anche lui ha fatto così! Però poi penso che abbia chiamato anche l'ANAS per una ripassata col bitume!
  7. Certo hai ragione Claudio. Nel sintetizzare però si lascia sempre qualcosa in un argomento vasto. Ecco allora il mio intervento era implicitamente riferito al jazz (senza volerlo). Riprovo a modificare quello che ho scritto. Il ritmo divisivo è ripetitivo. Questo risulta dalla concezione degli accenti forti e deboli uniformi nel tempo. Un esempio può essere il basso albertino (a me suona con sillabe del tipo Ding din din din Ding din din din). Il ritmo additivo parte da un'unita ritmica per costruire le figure ritmiche e poi distribuisce gli accenti nel tempo. Questo concetto favorisce un'attitudine ritmica associata al parlato dove le sillabe sommate diventano parole. Questo porta al concetto che ogni figura ritmica può essere associata ad un tipo di suono, come nel parlato ogni combinazione di sillabe (parola) ha un suono diverso. La due concezioni s'incontrano nello scorrere del tempo, ma sono due modi totalmente diversi d'intendere il ritmo. La poliritmia è un concetto che mi è venuto involontariamente parlando del jazz, quindi non è detto che ci sia poliritmia usando il ritmo additivo: lì ho detto una cazzata.
  8. Ci provo. Partiamo da due ipotesi: europeo=divisivo, non europeo=additivo. Il ritmo divisivo è ripetitivo. Questo risulta dalla concezione degli accenti forti e deboli uniformi nel tempo. Il ritmo additivo non è ripetitivo. Questo risulta dalla concezione degli accenti NON uniformi nel tempo. Questo concetto favorisce un'attitudine ritmica associata al parlato dove le sillabe sommate diventano parole. Questo porta al concetto che ogni figura ritmica può essere associata ad un tipo di suono. La due concezioni s'incontrano nello scorrere del tempo, ma sono due modi totalmente diversi d'intendere il ritmo.
  9. Quello che voglio dire è sottolineare la differenza tra due approcci di concepire il tempo. Quando si va a solfeggio s'imparano le misure, i tempi, le figure ritmiche come la breve, la semibreve, il quarto, l'ottavo, il sedicesimo e via così come mostrato nell'allegato. Nel concetto non europeo invece non si divide il tempo per ottenere quarti e tutto il resto, ma si parte da una certa unità ritmica e non ci si preoccupa del tactus. Questo approccio generalmente poi associa figure ritmiche al parlato e più che di ritmo si viene a creare un'attitudine ritmica che non è meccanica come quella europea. Carlos, se capisci un po' l'inglese guarda il dvd di Mike Longo. E' molto interessante: lì troverai un discorso riferito a questa concezione.
  10. Bellissime! La batteria manca perché è un pezzo per tastiera. Però non riesco a capire perché Carlos dice che non conosca il ritmo divisivo: in fondo è quello che si studia a solfeggio. Forse ha solo un nome diverso. Per chiarire quello che intendo ripeto sinteticamente: il ritmo divisivo (concetto tipicamente associato alla musica europea) a cui mi riferisco è di prendere la misura e dividerla secondo unità matematiche (4/4 es). Poi ogni figura ritmica avrà multipli e sottomultipli. Il ritmo additivo (concetto tipicamente associato alla musica non europea) invece prende un' unità ritmica e la prende come riferimento per creare gruppi di note dando gli accenti. I due sono legati evidentemente dallo scorrere del tempo, ma non sono la stessa cosa per quello che ho capito. Ci sono tracce di un trattato o di libri scritti a riguardo anche nella letteratura europea? Mi potete dire se ci sono riferimenti a questo concetto da qualche parte?
  11. Non lo conoscevo. Ma non riesco a capirci un beneamato.
  12. M'è venuto in mente un altra cosa: Dizzy Gillespie si riferiva al "perfect offbeat". Significa dare gli accenti alla figura divisa nella più piccola unità di tempo che compare. Un esempio mi è venuto in mente ascoltando i Black Sabbath. http://www.youtube.com/watch?v=5zWDa9NT88E Da 1:14 c'è la scansione la prima misura: 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 4 la seconda misura: 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 1 2 (l'ultimo accento avviene un po' prima,anche se la scansione base è quella, perché è dovuto all'acciaccatura suonata col bending tra fa e sol) Poi a 1:27 parte la batteria scandendo bene gli ottavi creando la poliritmia. Successivamente il riff della chitarra e del basso variano un po' (sono uno all'ottava sopra e uno all'ottava sotto), ma la scansione degli accenti è quella per la maggior parte della canzone, a parte l'intro e l'intermezzo veloce.
  13. Concordo con te Simone! Le basi purtroppo hanno messo tutti in grado di "far soldi". Poi, quando sento ogni tanto la gente dire: "Viene a suonare il DJ pinco palla... " Ma il DJ è uno che mette su dischi, non suonaa!!! Per il fatto della "i" potresti ovviare facendo un po' d'esercizio ad occhi chiusi: stai un po' di tempo (5 secondi o più, dipende da te) a immaginare di cantare una nota con la "o" ad esempio, che è una vocale aperta. Visualizza il mandarla giù che si gonfia come nella o, appena l'hai fatto apri gli occhi e canta immediatamente pronunciando la "i" di getto. Forse ho detto una cosa ovvia, ma con me funziona nelle linee melodiche che non mi vengono al piano improvvisando.
  14. Io segnalo questa che mi piace molto.
  15. Che bufale? Grillo con tutti i suoi limiti, però ha denunciato a suo tempo i bond argentini, il caso Parmalat, Cirio di Cragnotti. Se leggi il suo blog o vedi qualche suo video e ti documenti scopri tante, ma tante cosine interessanti. Non che ci volesse Grillo per scoprirle, ma è stato uno sempre scomodo e per anni è stato bandito dalla tv. Preferirei vedere uno spettacolo di Grillo che il teatrino di vari politici che parlano politichese.
  16. Non è che non si batta sull'uno e sul tre! Anzi! Battere il piede sull'uno e sul tre aiuta a suonare meglio secondo me! Vediamo se riesco a spiegarmi con un esempio musicale. In questo blues di 12 misure si avverte di battere le mani sul 2 e sul 4. Ma perché avviene questo? Se applicassi la concezione del ritmo tradizionale (ovvero accenti forti e accenti deboli regolari nel tempo) non si riuscirebbe a spiegare: anzi da quel punto di vista sarebbe il contrario. Questo avviene perché la concezione del ritmo è diversa e infatti tutti i musicisti classici che provano a suonare gli standard jazz li suonano con una pronuncia ritmica sbagliata e non swingano. Carlos, spero di non sembrare "saccente". Voglio solo condividere una cosa che credo possa tornare utile ad altri. Ti consiglio di vedere, se ti interessa approfondire questo concetto il dvd di Mike Longo. Mi son stupito di vedere e constatare certe cose che suonavo a orecchio ma non capivo.
  17. Forse allora ho sbagliato il titolo del thread: meglio parlare di ritmo additivo vs ritmo divisivo. L'ho scritto perché in generale, il ritmo divisivo è nato in Europa, mentre quello additivo è nato nel resto del mondo. O mi sbaglio? Il termine "boppistico" l'ho usato perché se si prende quel ritmo che ho registrato e si applica l'equivalenza ritmica tipica del jazz (duina=terzina) si ottiene un ritmo "galoppante". Facendo ciò si spiega anche perché si trova naturale battere le mani sul secondo e sul quarto battere.
  18. Forse ho io un po' di confusione. Ma provate a sentire questo e poi ditemi cosa ne pensate. Allego una registrazione fatta col microfono del mio portatile molto alla buona. Ho fatto 2 misure di 4/4 con gli accenti tutti nel battere e 2 misure di 4/4 con gli accenti spostati (in concezione "boppistica"), ovvero "non europea". Ho concluso poi con una misura di 4/4 europea e una misura di 4/4 "non europea". Spero si capisca quello che intendo. Ritmo.mp3
  19. Provo a dare la mia opinione da non professionista e premetto anche che il genere non è musica che mi piace. Hai veramente una bella voce e sei molto intonato e vai a tempo. Forse troppo a tempo. Mi spiego meglio: assomiglia che tu stia facendo quasi un solfeggio cantato con le parole. Quindi, quando ho sentito le due canzoni ho avvertito una sorta di "meccanicità". Prendi con le pinze quello che dico! Canti benissimo! Magari avessi il tuo timbro! Posso chiederti una cosa? Quando canti una nota la canti, ma come la pensi? Nel senso che quando canto il cervello tende a far uscire le note un po' calanti e per ovviare a questo la nota canto più "alta" e viene intonata. Capita anche a te?
  20. Questa è la concezione "classica" del ritmo: io ho parlato di ritmo sincopato, ovvero di spostamento degli accenti rispetto alla posizione convenzionale. E' un errore se visto con la concezione accento debole, accento forte di sicuro. E' chiaro che se suono una composizione concepita con tal struttura di accenti, sbaglio la concezione ritmica. La concezione del ritmo nel jazz e nelle musiche poliritmiche in genere se si applica il concetto di avere accenti deboli e forti uniformi nello scorrere del tempo si sbaglia totalmente approccio e le si suona in maniera scorretta. Spero di essermi spiegato. Allego una registrazione fatta col microfono del mio portatile molto alla buona. Ho fatto 2 misure di 4/4 con gli accenti tutti nel battere e 2 misure di 4/4 con gli accenti spostati (in concezione "boppistica"), ovvero "non europea". Ho concluso poi con una misura di 4/4 europea e una misura di 4/4 "non europea". Spero si capisca quello che intendo. Non riesco a mettere in upload il file perché ci sono dei filtri che non lo permettono.
  21. Io ho un roland rd 150 e funziona perfettamente: anzi adesso che ci penso devo aprirlo per pulirlo dalla polvere perchè c'è un tasto che suona e non suona. In generale, secondo me, gli yamaha rispetto ai roland hanno una meccanica pesante e poco agile. Non riesco a capire perché yamaha li faccia così... Possiedo un vertilcale Yamaha U3 e la meccanica è agile e leggera mentre nei digitali sono tutto all'opposto. Posso capire che una pesatura più accentuata aiuti a controllare le dinamiche, ma così mi par troppo (ho provato anche un Yamaha CP300) Roland lo consiglio vivamente.
  22. Tengo a precisare che non faccio la campagna elettorale per nessuno.Ho solo espresso un opinione. Riguardo a Grillo e il suo movimento ho anche io dei dubbi, ma sono gli unici in cui vedo una possibilità di cambiamento. Questo topic è solo volto alla condivisione di un pensiero che ho.
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