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Piano Concerto - Forum pianoforte

Due Maestri Di Composizione La Penseranno Mai Allo Stesso Modo?


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Sembra una domanda retorica, ma secondo voi due maestri di composizione la penseranno mai allo stesso modo?

 

Con la storia dei trienni uno entra in contatto con tanti docenti e spesso alcuni sono anche compositori, cerchi di ricevere pareri ed uno ti dice "A", l'altro ti dice "Z" :(

 

Quando vai da un terzo per fargli fare l'ago della bilancia, ti risponte "H"

 

Che fare?

 

Vi è mai capitato?

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dal punto di vista degli studenti, avere pareri univoci ossia avere docenti che la pensano tutti quanti allo stesso modo, sarebbe comodo e forse alcune volte sarebbe bene che fosse così. ma visto che non si sta parlando di matematica (dove lo spazio per le opinioni personali è quasi inesistente) ma di musica ossia una materia 'magmatica' in continuo mutamento, da un altro punto di vista, forse è bene che sia così:

è ovvio e naturale che pareri diversi (dei docenti) portino inevitabilmente al disorientamento...ma sono abbastanza convinto che in ogni studente motivato e disorientato, ad un certo punto, per reazione e per sopravvivenza, in forma autonoma, cerca in tutti i modi di ritrovare l'orientamento....come? studiando, parlando, discutendo, paragonando i pareri....in giro, nei forum, nei concerti, nelle rimpatriate tra amici. sicchè, ad un certo punto si consolidano i pareri personali che naturalmente riportano all'orientamento.

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assolutamente si e mi stupirei del contrario ... nel senso che trovando più di 2 insegnanti con pareri concordanti inizierei a preoccuparmi ...

pareri diversi fanno bene e se all'inizio disorientano lo studente, vedendo la cosa a lungo termine, poi gli gioveranno quando finiti gli studi dovrà iniziare a comporre e sopratutto a trovare un proprio stile.

e poi come giustamente dice ScalaQuaranta ... continuare a studiare, parlare, discutere magari nei dopo concerti al bar di fronte ad una birra o su un forum o dove capita ... in parole povere : confrontarsi con gli altri, tenendo sempre ben presente quello che si ha studiato, che non è un limite, ma un mezzo.

 

Più o meno quello che facciamo qua.

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Splendida discussione che per altro ho molto a cuore, ma che vorrei allargare all'insegnamento musicale in genere: che sia esso pianoforte, violino, viola, viola da gamba, composizione o quant'altro; o addirittura all'intera gamma dall'istruzione.

La discussione però è talmente vasta che richiede una di quelle tecniche di Brain Storming e riorganizzazione delle idee che la nostra professoressa di letteratura ci faceva utilizzare prima di redigere un tema. Sarò dunque certamente molto prolisso.

 

Il primo passo secondo me dovrebbe tentare di stabilire l'oggettività e la soggettività di alcune scelte da parte degli insegnanti; ovvero capire se il loro pensiero riguardo la soluzione di un problema è dettato da una ragione soggettiva oppure oggettiva. In questo caso mi preme ricordare che una soluzione oggettiva è quella che può essere dedotta in modo logico, la quale logica non può essere non accettata da chi la comprende. Es. Tutti i telefoni hanno i numeri quindi, non esiste un telefono che non abbia i numeri. Questo tipo di logica deve essere per forza di cose giustificata ed accettata da tutti e se si verificasse un solo evento per il quale almeno un telefono non avesse i numeri decadrebbe l'intero teorema e quindi cesserebbe di essere oggettiva. Un po' quello che successe con la bufala dei neutrini che avrebbero viaggiato più veloci della luce (questa dimostrazione avrebbe distrutto tutte le teorie di Einstein che invece sono state dimostrate vere ed oggettive).

Una soluzione di tipo soggettivo invece implica che in una classe di persone ci possa essere una percentuale che condivide quella soluzione ed un'altra percentuale che non la condivide. Nonostante la percentuale di quelli che condividono possa essere molto maggiore di quelli che non la condividono questo non assicura affatto che la soluzione dei più sia quella giusta.

 

Dato che la maggior parte delle scelte, parlo del mio caso, in ambito di interpretazione pianistica non può essere riconducibile ad una soluzione di tipo oggettivo dal momento che non ci sono pervenute testimonianze audio di come gli autori del 1800 suonassero le loro composizioni, ci dobbiamo rifare a ciò che gli autori scrivevano nelle loro partiture, il più delle volte erano infatti molto precisi nelle loro segnalazioni e solo un'attenta lettura della partitura può rivelare il pensiero nascosto dietro alla miriade di interpretazioni che si possono ascoltare in giro per internet.

 

Il buon senso dunque, ci suggerisce di fare molta attenzione ai grandi, alle loro interpretazioni così da poter ricondurre il nostro pensiero a qualcosa che ci da' l'illusione di un qualcosa di valore oggettivo.

Ascoltandone più di qualcuno infatti si capisce subito come le scelte possano subire stravolgimenti da una all'altra interpretazione.

 

La scelta di cosa prendere e cosa non prendere come modello o comunque la decisione da seguire in una determinata frase musicale è dunque dettata dal nostro gusto personale, ovvero da quella forma "Platonica" nel mondo delle idee che già esiste dentro di noi ma che deve essere ritrovata attraverso lo studio e la comprensione.

 

Schumann nelle sue "Regole di Vita del musicista" ci ricorda che se riusciamo ad interpretare una frase emozionandoci, allora riusciremo ad emozionare anche chi ci ascolta. Frase intelligente che secondo me dovrebbe comunque tener conto del grado di sensibilità di un individuo.

C'è chi si emoziona guardando un tramonto, chi invece è come un sasso e non si emoziona davanti a nulla. In musica dunque anche il grado di sensibilità svolge un ruolo importantissimo nella ricerca di una via di studio da seguire.

 

Alla luce di quanto appena detto possiamo dunque dire che ognuno di noi guarda alla stessa cosa con occhi diversi e con intenzioni diverse, generando dunque opinioni diverse. Nessuno riesce a guardare lo stesso giallo con gli stessi occhi. In questi casi non possiamo però parlare di oggettività o soggettività, ma sarebbe più giusto discutere di "inoggettività". Tutti ci accorgiamo che quel colore è giallo ma ognuno di noi lo riconosce con una sfumatura diversa.

Ecco, anche nella musica dovremmo arrivare a questo. Dovremmo lavorare per restare nel pensiero dell'autore pur non rinunciando al nostro gusto.

 

Pertanto va bene ascoltare le opinioni altrui, dei maestri che ci consigliano, va bene ascoltare i grandi purché consistano le motivazioni dei nostri perché e soprattutto rispecchino il nostro personale gusto musicale.

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A questo punto non convine "rinunciare" a mantenere un maestro?

 

... potrebbe dipendere da "quale" maestro

 

;) anche da Dufay....!

Continuando la "saga" ... io trovo che i contenudi del liber usualis siano un grande esempio di maestria ed estetica.

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Schumann nelle sue "Regole di Vita del musicista" ci ricorda che se riusciamo ad interpretare una frase emozionandoci, allora riusciremo ad emozionare anche chi ci ascolta. Frase intelligente che secondo me dovrebbe comunque tener conto del grado di sensibilità di un individuo.

c'è solo un piccolo appunto che mi sento di fare a questa frase : l'esecutore deve emozionarsi, ma non troppo sopratutto se si suona in duo, trio ecc. ... se ti lasci prendere dalla musica, perdi la lucidità e l'esecuzione diventa teatrale o peggio ancora troppo istintiva.

Ecco un maestro dovrebbe insegnare anche questo.

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c'è solo un piccolo appunto che mi sento di fare a questa frase : l'esecutore deve emozionarsi, ma non troppo sopratutto se si suona in duo, trio ecc. ... se ti lasci prendere dalla musica, perdi la lucidità e l'esecuzione diventa teatrale o peggio ancora troppo istintiva.

Ecco un maestro dovrebbe insegnare anche questo.

 

Pensa che volevo scrivere anche io questa cosa del controllo sulla musica e poi mi sono dimenticato...

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