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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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  1. La cosa migliore credo sia riprendere in mano gli studi fatti. Magari cominciando da un Bach delle suites e da qualche studio di Cramer. Il primo dei 60 è quasi un esercizio. Trovare la rilassatezza anche con un po' di diseguaglianza , senza sfidare la tastiera. Suonare rilassati sul fondo del tasto ed eliminare le tensioni. Pian piano il coordinamento dei piccoli e grandi muscoli si trasformeranno in energia. La velocità e la sicurezza proviene dalla buona gestione dei micromovimenti e dalla collaborazione tra i piccoli e grandi muscoli. Ci vuole un po' di tempo, ma, secondo me, e non solo, questa è la strada. All'inizio non bisogna pretendere molto, credendo che faticosi "addestramenti" portino ad un buon risultato. Inoltre tutto, anche uno studio o un esercizio deve essere accompagnato dall'aspetto musicale che non deve essere mai tralasciato. Buono studio
  2. E' una microregolazione anche per il simultaneo stacco degli smorzatoi per il pedale
  3. Prova solo ad agire lateralmente torcendo poco poco e dolcemente il ferro. La vite posteriore sopra al cucchiaino lasciala stare. Caso mai allenta poco la vite della testa dello smorzatoio e vedrai che lo stesso si in due sensi: intorno al ferro ( così da calibrare la presa simultanea delle corde) ma anche in verticale ( lo fa spostare lateralmente)
  4. Devi agire direttamente sui ferri, ma ci vorrebbe una pinza apposita. Puoi farlo anche a mano. Puoi agire anche sulla vitarella della testa dello smorzatoio se c'è. Quella aiuta lo smorzatoio a centrarsi. Ora si tratta di vedere se lo smorzatoio non prende tutte le corde( regolazione laterale destra-sinistra) oppure non stoppa la corda appoggiandosi bene e simultaneamente in tutta la sua lunghezza. Considera tutti e due i casi, ma non muovere le viti delle aste degli smorzatoi. Non risolveresti. Potrebbe anche darsi che il cucchiaino faccia partire troppo presto lo smorzatoio o addirittura gli impedisca di stoppare la corda. In questo caso arretralo un poco.
  5. I verticali Steinway sono meravigliosi e vale la pena farli funzionare e suonare a perfezione! Complimenti, possiedo un grande strumento! Riguardo all'accordatura è di difficile intervento( bisogna controllare comunque lo stato di tenuta delle caviglie) e le discontinuità timbriche ( già caratteristiche in Steinway nella progressività del suono) dipendono sicuramente dalla mancanza di intonazione o da intonazione finale ( quella generale - detta preintonazione-la fa la Casa)fatta male. Quello che dice kklaus , sulla regolazione, è già giusto, ma devi verificare lo stato di efficienza della meccanica! Come? Smonta un martello e un cavalletto ( magari più di uno a campione in diverse regioni della tastiera) e verifica se i perni delle forcole e del montate di scappamento siano duri. Conta che quando non si abbia lo speciale strumento che misura gli attriti, le forcole del martello e del cavalletto devono cadere dolcemente sotto il peso della propria vite ( 3-5-Gr.) e il montante di scappamento, liberato della molletta, deve cadere da solo sotto il proprio peso (1-2 gr.). Se così non fosse, bisogna sostituire i perni della meccanica. Non vi è altra soluzione! E' probabile che lo strumento sia stato inefficiente per molto tempo e/o in luogo con umidità relativa molto alta. ASSOLUTAMENTE NIENTE PIOMBATURA O LUBRIFICANTI!!!!!!!. Controllare comunque che la tastiera sia scorrevole sulle sue guarnizioni centrali e anteriori e che non sia stata piombata sul retro ( dopo il fulcro) se non solo su gli ultimi due tasti degli acuti. A volte qualcuno pensa di appesantire la tastiera per renderla più "lavorativa" tecnicamente : niente di più contro il buon senso! La sostituzione dei perni su Steinway è cosa delicatissima e va eseguita secondo una procedura particolare, verificando in ultimo con lo strumento speciale. Intanto fai questa verifica e fammi sapere. Per ora NIENTE PIOMBATURA O LUBRIFICANTI ( lubrificanti mai se non un poco di micropolvere di Teflon, che facilita, aiuta il movimento, ma non "risolve" gli impedimenti). Attendo notizie Ciao Paolo
  6. Grazie, Stefano, sono commosso! Artigiano è un grande complimento per un musicista. L'artigiano ha a che fare appunto con "l'arte del fare", da cui deriva proprio la parola "tecnica" dal Greco " téchni" . Che poi.....In greco significa proprio Arte! Io insisto sul buon funzionamento dello strumento. Molto spesso, come già detto, cosa che ho riscontrato anche nell'insegnamento, si crea confusione tra il nostro approccio e gli impedimenti che il mal funzionamento crea. Ricordo con piacere una frase detta dal mio compianto e stimato amico Stefan Vertes , allora direttore Import e export di Casa Steinway: " il pianista non deve sfidare lo strumento bensì si deve affidare allo strumento" Grazie ancora e buona salute a tutti Paolo
  7. Mi pare di ricordare che ci sia un solo video di Pianoconcerto in cui parlo proprio dell'intonazione, ma questo intervento non si può apprendere teoricamente. Via via si fanno piccole correzioni ascoltando il risultato. Ogni martelliera e ogni situazione è diversa. Quello che si deve notare proviene da una cultura del suono e anche da un gusto musicale. Cio' è molto soggettivo. Non credo ci siano corsi che insegnano questo difficile intervento. Oggi giorno le martelliere vengono costruite abbastanza pronte e necessitano solo di piccole correzioni. Nel tempo, poi, il suono cambia per il fatto che i martelli si segnano sulle corde. Tutto il suono si fa più brillante e anche qualche discontinuità timbrica viene fuori. Si possono fare, quindi, piccoli interventi abbastanza vicini all'apice, avendo cura di mantenere il punto di battuta molto compatto. Specie gli acuti, devono essere ricompattati, battendoli con un piccolo martello. Consiglio, comunque di non intervenire mai molto a fondo, per non danneggiare le zone che devono reagire in un certo modo all'impatto.
  8. Puoi provare con un normale polish per carrozzeria auto, ma non pasta abrasiva. Questo se l'annerimento è solo superficiale, altrimenti deve essere abrasivata e lucidata di nuovo
  9. Guarda il mio video tutorial, anche se non è sufficiente per apprendere tutti i segreti di questo intervento. E' cosa delicata perché il più delle volte un errore rende irreversibile il processo e la martelliera non suona più! Va affrontato con molta cautela e, soprattutto, non si deve modificare a fondo la caratteristica di base dei martelli . Se ad esempio siamo di fronte ad una martelliera molto compressa e/o impregnata, non ci si deve ostinare a renderla troppo morbida, modificando a fondo il "carattere" di origine. Così pure si deve desistere da ammorbidire, se non in casi estremi, l'apice del martello. Il suggerimento che posso dare è che , all'inizio, di questa difficile esperienza, si possono tentare piccole correzioni. Bisogna lavorare con molta cautela, cercando di capire, su alcuni campioni dei bassi e dei medi, come i martellli reagiscono. Anche il tipo di intonatore è importante e importante è appoggiare bene i martelli per non rovinare i perni di centro delle forcole. Già un buon lavoro consiste nel verificare il simultaneo impatto sulle tre o due code da parte dell'apice del martello e controllare che i martelli non siano stati appiattiti o cambiati di forma da rasature mal eseguite. Inoltre c'è da osservare che martelli moto datati, sono induriti e difficilmente possono ben reagire al ripristino di zone espanse che devono fare da "cuscino" all'impatto. Martelli molto datati, anche se non consumati, usati, appiatiti, dovrebbero essere sostituiti. Come vedrai sul tutorial, ogni zona del martello ha una sua funzione, che viene creata e stabilita in sede di costruzione, secondo precise scelte. Parti più espanse su zone più compresse sviluppano una fisionomia e una giusta, ma robusta elasticità che permette alla corda, nel momento dell'impatto, di sviluppare tutti i buoni armonici. Proprio quella piccola frazione di secondo che, ad impatto avvenuto, schiaccia il martello e lo fa allontanare conseguentemente dalla corda , mette in moto nella corda vibrante tutte quelle piccole "pance" degli armonici buoni e consonanti che rinforzano la fondamentale. Importantissimo è il giusto punto di battuta, rispetto al capotasto, specie negli acuti, dove le corde sono più corte e dove un piccolo spostamento determina una ben diversa "porzione" di corda percossa, provocando la nascita di armonici dissonanti. Là il punto di battuta deve essere ben preciso e "pulito". In genere ad un settimo o ad un non della lunghezza, proprio per escludere ( vedi legge di Jung) gli armonici dispari dissonanti.Ogni appiattimento o arrotondamento equivale alla trasformazione del punto di battuta in un "segmento di battuta"compromettendo il "cantabile". Non ultimo, il pianoforte deve essere ben accordato in precedenza e ben regolato! Deve essere tenuta anche ben in considerazione la condizione acustica del luogo di ascolto e la posizione dello strumento rispetto alle pareti. Per il pianoforte verticale si deve privileggiare lo scostamento della parete o addirittura la posizione d'angolo. Per il coda, l'apertura dalla parte più lunga della stanza, evitando confinamenti in angoli o accostamenti della parte acuta a pareti di "rimbalzo" Insomma...un intervento finale che è anche il risultato di molte altre accortezze!!! Buon lavoro
  10. Innanzitutto, mi dispiace per l'accaduto! In quanto alla tastiera bisognerebbe vederla, per vedere se una volta pulita può essere rilucidata. Se la resina ha subito molto calore, potrebbe essersi danneggiata irreversibilmente, ma non è detto. Se così non è ed è solo annerita, macchiata, forse può essere rilucidata. In ultima decisione viene scollata, sostituita e riallineata ( regolazione generale della tastiera.) Forse sarebbe meglio qualche foto in più, anche se, per una risposta definitiva, deve essere esaminata di persona. ( naturalmente a fine "iorestoacasa")
  11. Il tempo metronometrico è sempre relativo. Sappi che Bach nei suo 24 preludi e fughe non ha mai indicato la velocità del tempo. Comunque non è veloce. L'indicazione suggerisce che non devi, in esecuzione, intenderlo in 3 bensì in 1. Differenza? Un solo accento ogni inizio battuta. Quando studi, studia a "rallentatore" e non "lento" cioè : suonando lento si pensa in 3! A rallentatore si pensa, come in esecuzione, in 1, con un accento!!!! Questo renderà le cose più facili e ti farà acquisire un importante principio musicale. In quanto agli staccati, di queste soluzioni ne troverai molte nella letteratura pianistica. Lo staccato si riferisce al gesto della mano e non all'effetto che è sotto pedale. Vai a vedere l'inizio dello Scherzo in si b minore 0p. 31 di Chopin che ho eseguito molte volte: dopo le interrogative terzine c'è una nota staccata e un accordo nella parte opposta della tastiera. Tutto sotto pedale ( scritto da Chopin!).Significa " lascia subito la nota per portarti verso l'accordo" (gesto). Sotto pedale (deve risultare legato). Qui non so, inoltre se il pedale è di Beethoven o di Pozzoli ( che comunque era un grande didatta!)
  12. Grazie per la pubblicità!!?. A parte gli scherzi, una meccanica deve essere sempre "pronta", cioè sempre rispondente alle sollecitazioni del gesto pianistico. Il pianista, a volte usa delle parole non sempre tecniche, ma che rendono l'idea della "sensazione" negativa che prova quando si approccia al suo strumento. "Questa tastiera è come impastata", "riesco con difficoltà a ribattere", "sento troppo lo scalino dello scappamento" " non riesco a realizzare il piano e il forte", " La tastiera è dura" ," lo sento frenato"ecc. Non esiste un "ferro della prontezza" bensì una serie di valutazioni e messe a punto che riportano lo strumento alla sua efficienza originaria, pur con tutti i suoi limiti di progetto. Il mio video sulle regolazioni personalizzate già presuppongono che non vi siano problemi e/o impedimenti sull'ottimale funzionamento della meccanica. Una buona e precisa regolazione, standard o personalizzata, può essere presa in considerazione solo dopo l'analisi dello stato di efficienza della meccanica e tastiera. Infatti ogni regolazione forzata che tende a correggere degli impedimenti di movimento è errata e finisce per complicare le cose. Faccio un esempio: La carica delle molle dei cavalletti devono essere regolate con la giusta carica per far si che i martelli salgano decisi, ma senza saltare, una volta che lasciano i paramartelli (pianoforte a coda). Se però i perni delle forcole dei martelli sono duri ovvero hanno un attrito eccessivo, allora sarà necessario caricare di più le molle, con conseguente aumento delle "durezze". Tutto sarà alterato e si avrà la sensazione di un pianoforte poco sensibile, anzi, alcune "mezze tinte" e soprattutto il piano e il pianissimo potrebbero essere non realizzabili. Quindi, sia quando il pianoforte esce dal negozio ( possibile giacenza passata in magazzino) sia dopo qualche anno di utilizzo, andrebbe controllato e mantenuto efficiente. Lo strumento, che abbiamo acquistato e pagato, deve offrire la sua piena efficienza e ogni limite o impedimento protratto nel tempo costringe il pianista a mettere in atto false soluzioni tecniche. Infatti, Lui si abitua via via a questo mal funzionamento e si ostina, a volte, a volerlo vincere a tutti i costi. Lo scopo di questo sito, mi si da' l'occasione di ripeterlo, è quello di far capire al pianista quando e quanto questi impedimenti dipendano da Lui e/o quando e/o quanto dal suo strumento. Ciò forma una consapevolezza che aiuta a suonare anche su strumenti meno efficienti. Ho sentito dire da qualcuno: "suona su di uno strumento un po più duro o meno efficiente, cosicché quando troverai il pianoforte in sala. ti sembrerà tutto più facile." Secondo me è proprio il contrario: Acquisire consapevolezza significa valutare in qualsiasi momento quello che gli strumenti possono dare e quello che noi possiamo dare nei limiti dello strumento. Quindi "niente muscoli" , ma acquisizione di un giusto modello mentale di funzionamento.
  13. Spesso fate domande molto ampie, alle quali è difficile dare una risposta se non si vede e si ascolta. Provero' a rispondere secondo la mia opinione. Mi dici che suoni brani difficili con successo e anche , per esempio, successioni di ottave, ottave spezzate ecc..Bene! Io, personalmente, credo che la posizione delle dita e della mano dovrebbe assumere una configurazione naturale, senza costringersi ad osservare regole costrittive o ad osservare altre mani che hanno altre configurazioni. Rubinstein aveva un 5° dito robusto e lungo , beato lui, e non aveva affatto bisogno di pensare di aiutarlo mentalmente. E' infatti opinione dei grandi insegnanti, non solo mia, che quando raggiungiamo una certa padronanza, specie nella uguaglianza e nella robustezza delle dita, in realtà abbiamo imparato ad aiutare, a "compensare" anche con l'aiuto dei grandi muscoli, le dita fisionomicamente più deboli. Questo anche assumendo posizioni naturalmente particolari. Sandor, nel suo libro, suggerisce di assecondare per es. un quinto dito corto ruotando di poco la mano per renderlo parallelo alla tastiera. Tutte osservazioni e constatazioni più o meno teoriche, che, però, non devono diventare assolutamente una "paranoia", come tu dici. La mia insegnante, allieva di Carlo Zecchi , di Alfredo Casella e prima ancora del grande Francesco Bajardi, sosteneva, con molta convinzione che bisogna ascoltare il suono, specie nel cantabile, anche, come sosteneva Rubinstein con esempi fisici, gravitando con grande peso sulle dita e "cavare" un bel suono "pieno e sincero". Se ascoltiamo ed osserviamo questo grande pianista, ci accorgiamo che anche il suo "piano" è corposo e quasi forte, almeno solo con la destra. Casella stesso nel suo libro "il pianoforte" afferma che non si può suonare "legato" se non con una certa forza. Tutto ciò vorrebbe affermare che deve sempre esistere sulla tastiera, nota dopo nota, un giusto rapporto tra intensità e durata del suono. E' la cosa più difficile che dobbiamo ottenere sul nostro strumento: il "legato cantabile". Ascoltando e cercando il giusto suono, la mano assumerà una certa posizione ( non certo fuori da una corretta impostazione di "impianto") che sarà quella giusta. Lo so che sembra un percorso a rovescio, ma, altra frase appartenuta al Bajardi, la mano ( intesa in senso lato, come apparato muscolare complesso) deve essere un mezzo e non un fine. Quindi dopo queste troppe parole, mi permetto di esortarti ed incoraggiarti ad abbandonare questi infondati timori, che potrebbero proprio focalizzare la tua attenzione, anche durante l'esecuzione, sulla posizione "corretta" o "scorretta" della tua mano ed invertire il percorso. Abbiamo altro a cui pensare, mentre suoniamo. Quindi : non "mano corretta posizione=giusto suono" MA "giusto suono=mano corretta posizione". In ultimo, osserva La Grande Marta Argerich come tratta la sua mano, con quale naturalezza..e lo faceva anche da giovane già virtuosissima pianista! Osserva anche , in un ultimo video delle ballate di Brahms, il grande Michelangeli. Buona Musica
  14. Va bene . Quando tutto finirà, fatti sentire, può darsi che io possa venire da te, se vuoi.
  15. I libri di tecnica fanno conoscere tutte le difficoltà tecniche "estrapolate" dal repertorio delle composizioni pianistiche. E propongono degli esercizi che abituano al giusto complesso movimento, che chiamo "gesto di base", gesto che ci fa capire come superare la difficoltà. Cioè ci suggerisce il tipo di "abilità". Tali libri vengono, a volte, fraintesi e vengono ripetuti all'infinito, credendo che il progredire della tecnica pianistica dipenda da un "addestramento" muscolare. Al di là del fatto che via via il principiante diventi sempre più abile , anche sviluppando un certo coordinamento muscolare, la crescita della tecnica è soprattutto è un processo di comprensione di come si deve superare la difficoltà. Oltre che un fatto "cinetico", è un fatto mentale. Alcuni insigni Autori ( Sandor, Casella) sostengono appunto che, per esempio, l'uguaglianza delle dita non viene raggiunta sviluppando la forza uniforme delle dita stesse bensì acquisendo la capacità cerebrale, mentale, di supportare di più le dita più deboli rispetto a quelle più robuste. E così per tante altri obiettivi tecnici. Quindi il libro di tecnica, non è un libro di ginnastica, ma un "formulario" che propone tipo di difficoltà( che naturalmente viene ripetuta ed esercitata fino al superamento della formula proposta). Gli studi, scritti da compositori didatti, propongono per tutta la durata del pezzo una certa difficoltà, offrendo però un pezzo musicale vero e proprio( ad es. studio sull'arpeggio, studio sulle note ribattute ecc.). Per esempio i mirabili 50 studi di Czerny op. 740( mi sembra) sono dei bellissimi pezzi, anche da eseguire con soddisfazione. Per arrivare poi agli studi di Chopin o di Listz, che costituiscono veri pezzi da concerto di grande effetto. E' difficile suggerire da lontano un percorso da seguire. Potrei dirti di iniziare con piccoli studi di Duvernoy e Pozzoli per poi proseguire con Czerny. Circa al terzo anno si propongono i preludi ed esercizi di Clementi. Dello stesso Autore sono bellissime le sei sonatine. Studi di Heller "per il ritmo l'espressione". Di Bach, prima il libro di Maddalena Bach e poi i 23 pezzi facili ( che facili non sono per niente!). Di studi esistono raccolte : La "Czernyana" è una raccolta di studi scelti che partono dal primo volume fino, credo al quarto o sesto. Di Bartok consiglio almeno i primi tre volumi di Microkosmos. Però, in seguito tieni in considerazione una guida di un Maestro. E' fondamentale. Buono studio
  16. Quella levetta che tu tocchi,appunto, è il montante di scappamento o leva di scappamento ( ma non vogliono che si chiami così, perché tutto deve essere uniformato alla nomenclatura europea)..quindi il "montante di scappamento" non ritorna. La molletta serve solo per un piccolo aiuto, ma è il perno che è bloccato. Il fenomeno potrebbe essere presente su tutti i perni della meccanica, e ti potrebbe far avvertire una "durezza "di tutta la tastiera...come una sensazione di movimento "impastato". I casi limite, poi, "bloccano" proprio il pezzo e allora ciò fa da campanello di allarme se, caso mai, il pianista non avvertiva o si era abituato, rassegnato, a questo mal funzionamento. Per usare una metafora, è è come guidare un auto con il freno tirato! I pezzi, chiamati "forcole" sono le "articolazioni", gli"snodi" della meccanica. sono tre: Il perno del montante di scappamento, appunto; il perno della forcola del martello, e il perno della forcola del cavalletto, che viene smontato dal retro della meccanica. Devono avere un attrito da 3 a 6 gr.. Ne più ne meno. Se più, come in questo caso, il pezzo si blocca o risulta troppo "duro" al movimento. Se meno , il pezzo potrebbe "ballare", essere troppo lasco e creare una sensazione di troppa " con lentezza " con eccessiva vibrazione nel momento di impatto del martello. Il giusto tiene ben salde le forcole, offrendo, però, il giusto attrito. Unitamente a questi eccessivi eventuali attriti, bisogna anche controllare le guarnizioni centrali e anteriori della tastiera che potrebbero creare altri impedimenti durante la discesa e la risalita del tasto. L'eliminazione degli eccessivi attriti di tutta la meccanica ridona una "nuova vita" allo strumento. Questi problemi possono essere causati o da una eccessiva escursione di umidità dell'ambiente( anche del magazzino del venditore di pianoforti nuovi!) e/o da una non buona stagionatura dei legni della meccanica o, anche, ad una scarsa qualità delle guarnizioni di cachemire che ospitano il movimento dei perni. Saluti Paolo P.S. Quindi la molletta non si deve toccare!
  17. Puoi provare a sganciare la cinghietta, smontare da dietro il cavalletto e fare un "massaggetto" al montante di scappamento( cioè farlo muovere sue giù energicamente) che sarebbe quella"levetta" che spinge il martello verso la corda. Non credo risolverai. Il montante, liberato dalla molla ad aspirale che lo aiuta, dovrebbe cadere sotto il suo peso. Se è bloccato, non resta altro che cambiare il perno. Purtroppo la situazione attuale non ci permette di vederci, ma in seguito, augurandoci che tutto finisca presto, ne possiamo riparlare. E' cosa delicata.
  18. Mikrocosmos è un ottima raccolta. Là puoi applicare tutti i principi di tecnica, solfeggio ecc. senza sopprimere l'aspetto ludico di cui parli. Già i primi tre volumi offrono al pianista ampio materiale. Un Maestro che ti segue è importante, almeno per riprendere le fila del discorso di studio. Secondo me nessun esercizio o studio che sia dovrebbe essere "avulso" dall'aspetto musicale. Fare Musica è l'obiettivo finale e tutto ciò che viene inaridito dal solo ed inutile "addestramento non fa parte del "gioco" . Maria Callas diceva ai cantanti: "anche quando fai un semplice vocalizzo, pensa ad una frase d'Amore". Bellissimo! E' ovvio che alcune ripetitive formule di uno studietto ci allontanano dall'aspetto musicale e che dobbiamo prediligere Autori che hanno saputo scrivere Musica, seppur insegnando qualcosa o molto.Bartok è uno di questi. Ne è esempio la mirabile raccolta "Le cinq doit" ( le cinque dita), nientemeno di Igor Stawinsky! Semplicissimi pezzi che si possono suonare anche al primo anno, senza conoscere il passaggio del pollice ( unico difetto: Mano destra e mano sinistra in chiave di violino!! RImanda l'allievo alla acquisizione della lettura della chiave di basso!)
  19. Il si che non suona, probabilmente , potrebbe dipendere proprio dal perno del montante di scappamento bloccato e che non ritorna sotto la noce del martello per spingerlo verso la corda
  20. E' probabile che dipenda dai perni della meccanica. E' cosa delicata e , se devono essere sostituiti, deve intervenire un tecnico. Purtroppo devi pazientare. Non è cosa da "fai da te". Ricorda che non devono essere impiegati lubrificanti di alcun genere se non micropolvere di teflon. Ma ciò non credo possa risolvere il problema. Quando i pianoforti restano fermi a lungo e, forse, in ambiente dove l'umidità relativa aumenta e diminuisce sensibilmente, in diversi periodi dell'anno, le guarnizioni dei fori, che ospitano i perni, si gonfiano...il foro stesso di legno si stringe intorno alla guarnizione e quindi al perno e il pezzo ( martello e/o cavalletto e/o montante di scappamento ) si blocca, impedendone il movimento di "andata e ritorno". Il tecnico dovrà comunque verificare ed eventualmente sostituire i perni in questione con perni maggiorati ( ad es. da mm1.30 a mm.1,325) , avendo cura di alesare leggermente ( con alesatore dritto e non conico) la sede el perno sulla guarnizione di cachemire( senza intervenire sul foro in legno dell'altro pezzo. Tutto ciò va rimosso e rimontato con speciale estrattore. Se la "pigrizia generale della meccanica aumenta ( magari, appunto, provocando in alcuni pezzi addirittura il blocco) bisogna prendere in considerazione di spostare lo strumento in luogo più asciutto. Altra ipotesi è che questo processo sia stato già presente al momento dell'acquisto, magari solo con sintomi di "tastiera dura" e che poi sia minimamente, quanto basta, aumentato con l'inattività. Se così, bisogna ripristinare l'efficienza della meccanica, che tornerà a nuova vita, in un ambiente che, magari, è già correttamente adatto ad ospitare lo strumento. L'accordatura va controllata almeno annualmente, anche se non viene suonato. Dopo diversi anni senza essere accordato, col solo cambiamento delle stagioni, il pianoforte potrebbe allontanarsi dal diapason, cioè dal livello generale del la 440Hz. Ciò comporterebbe un particolare lavoro di recupero del livello generale per poi procedere ad una o due accordature di assestamento. Tutti i pianoforte sono stati costruiti per essere accordati a 440Hz. Allontanandosi da questo livello, la voce dello strumento cambia e, nel tempo, è sempre più rischioso riportarlo stabilmente al suo "livello" generale e "universale" proprio di tutti gli altri strumenti( suonando ad esempio con una base orchestrale non ci si ritroverebbe!). Quindi deve essere preteso ciò ( garanzia del livello Hz. 440) per ovvi motivi sia commerciali che di corretto e soddisfacente utilizzo.
  21. Mi correggo: la nota piccola è solo una opzione a lasciare legata la nota precedente.Cioè re legato e sol legato. E' un modo di scrivere, un fatto di grafia.
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