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Piano Concerto - Forum pianoforte

Corsi Cem (centro Educazione Musicale)


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Corsi CEM (Centro Educazione Musicale) a Milano.

 

Conoscete? Alternativa a insegnante privato?

 

 

 

Ho anche scoperto l'Accademia del Suono, conoscete?

www.accademiadelsuono.it

 

secondo voi ha senso rivolgersi a queste scuole? O è meglio andare per la strada classica dell'insegnante privato?

 

Ringrazio in anticipo chiunque si interessi alla questione

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Dipende ;)

 

Datoche non conosco la tua situazione ti posso dire che:

- 45 o 60 minuti la settimana ci fai nulla o pochissimo

- trovare un buon insegnante è difficile o meglio, ce ne sono tanti di bravi ma non è detto che vadano bene per i nostri obiettivi. Esempino, se tu avessi 40 anni non avrebbealcun senso avere lezioni come succede spesso ad un dodicenne. Il più delle volte il bravo insegnante non valuta l'età dell'allievo né, tantomeno, i suoi obiettivi (suonare per diletto ad es). Alla fine, da adulti, o si smette o si diventa autodidatta.

 

Il punto è: a chi serve l'informazione? Apettative?

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Non conosco queste scuole in ogni caso non sono molto d'accordo con quanto scritto da Rotore. Trovare un buon insegnante è cosa molto ardua è vero ma attenzione, non sottovalutiamo mai l'importanza di un maestro che può correggere molti vizi. I vizi sono molto difficili da scovare e sistemare per un'autodidatta ed a rovinarsi non ci vuole nulla. 60 minuti a settimana per qualcuno che vuole imparare possono andare anche bene a patto che a casa ci sia uno studio consapevole e serio. Gli stessi 60 minuti a settimana bastano per evidenziare eventuali vizi ed indicare all'allievo gli esercizi e gli accorgimenti per risolverli. In sostanza ritengo che il Maestro debba dare indicazioni ed assegnare alcuni compiti sui quali lavorare. Ma bisogna lavorare bene e seriamente a casa seguendo le indicazioni del maestro per crescere. Lavorare senza il maestro può essere pericoloso. C'è il rischio di mettersi al pianoforte in modo errato e sviluppare da un piccolo problema numerosi altri problemi più difficili da risolvere (ne ho visti veramente tanti)

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Come ben dice Rotore bisogna sempre valutare gli obiettivi.

 

Io credo comunque che si debba studiare acquisendo una formazione classica. La Musica è una, cambiano le "modalità" di espressione e di esecuzione. Voglio dire che la conoscenza del ritmo e dell'apprezzamento del suono nonché della tecnica di esecuzione sono comuni a tutte le modalità. Un buon gezzista deve essere ben ferrato come un musicista classico e deve "attingere" ad un grande bagaglio di conoscenze musicali.

 

Tutto viene con se. Consiglio di frequentare concerti e qualche "saggio" o concerto di fine corso di Masterclass. La frequentazione dell'ambiente favorirà lo scambio di idee e la conoscienza dei Maestri, tra i quali emergerà il proprio.

 

Il periodo formativo deve essere tranquillo e privo di ansie per il raggiungimento dell'obiettivo finale. Molte piccole prime "tappe" offrono soddisfazione se ben realizzate, con professionalità. Studiare "per diletto" opp. "sul serio" richiede lo stesso tempo. Vale la pena quindi studiare uno strumento in modo professionale. Ben vengano le scuole popolari e/ o collettive di Musica. Buoni e rapidi sono i risultati ottenuti con metodi globali, peraltro vantati anche da qualche grande Scuola. A volte, però, è necessario fare qualche passo indietro e rivedere qualcosa che ci impedisce di progredire. Le composizioni dei Grandi Maestri rimangono una Scuola eccelsa e ci preparano veramente a diventare Musicisti. Certo, poi, tutto deve fare i conti con la capacità e il talento. Addirittura questi due ultimi grandi doni, a volte, non sono sufficienti. Si richiede una grande motivazione e spirito di sacrificio....Insomma...vedete.....non si può suggerire " il meglio"!

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Il punto è: a chi serve l'informazione? Apettative?

 

Se la risposta fosse rivolta ad un autodidatta, posso dire che il guaio è che non saprà realmente a che punto è, sia nel bene che nel male.

 

Può perseverare per anni in errori che bastano poche settimane a correggere per il semplice fatto che non si accorge che sono errori.

 

Al tempo stesso può essere molto bravo, istintivamente bravo, sotto certi aspetti, ma non sapendo tematizzare questa "bravura" non saprà applicarla come e quanto potrebbe in contesti in cui non è possibile andare solo d'istinto.

 

Al di là delle questioni tecniche, misurarsi con un maestro (privato o di scuola importa fino a un certo punto, se si è a un livello basic), è un'occasione di sviluppo della propria capacità autocritica, della conoscenza dei propri limiti e anche dei propri punti forti, il che in ultima analisi rende più efficace lo studio propriamente detto.

 

Studio che, anche se ti segue per un'ora, due ore alla settimana Pollini o Pincopalla, per il resto della settimana è sempre "da autodidatta", nel senso che allo strumento ci sei solo tu.

 

Naturalmente se uno pensa di limitare lo studio unicamente alle ore di lezione, senza esercitarsi da solo, è meglio cambi hobby.

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Al di là delle questioni tecniche, misurarsi con un maestro (privato o di scuola importa fino a un certo punto, se si è a un livello basic), è un'occasione di sviluppo della propria capacità autocritica, della conoscenza dei propri limiti e anche dei propri punti forti, il che in ultima analisi rende più efficace lo studio propriamente detto.

 

Studio che, anche se ti segue per un'ora, due ore alla settimana Pollini o Pincopalla, per il resto della settimana è sempre "da autodidatta", nel senso che allo strumento ci sei solo tu.

 

Naturalmente se uno pensa di limitare lo studio unicamente alle ore di lezione, senza esercitarsi da solo, è meglio cambi hobby.

 

Studio da autodidatta significa aprire un libro di musica e leggere senza avere nessuna cognizione di ciò che viene chiamato "Metodo di studio" ma, cosa ben più grave, senza alcuna direttiva. Anche dopo il diploma si pensa di fare qualcosa fatto bene poi arriva l'insegnante con più esperienza ti guarda e ti dice: "Ma non faresti meglio a fare così ?". E ti accorgi di non averci pensato... Passare un'ora con un Maestro significa ricevere delle linee guida sulle quali lavorare. Quello che viene detto in un'ora da un maestro potrebbe anche richiedere mesi per essere acquisito da parte dell'allievo ecco perché lo STUDIO (non lo strimpellare motivetti) a casa non sarà mai lavoro da autodidatta. In fin dei conti anche Mozart ebbe il suo maestro anzi, ne ebbe più di uno... Ed era Mozart ! Le doti aiutano ed anche la buona volontà ma per studiare qualsiasi branca della cultura non si può partire da soli dall'inizio e riscoprire da soli quello che hanno dimostrato altri perché si impiega una vita per fare un lavoro che diversamente potremmo svolgere in qualche mese, bisogna anche conoscere e fidarsi dei consigli dei maestri, sta poi all'intelligenza dell'allievo capire se il metodo propinato dal maestro ha effetti positivi oppure no; in questo secondo caso, forse non abbiamo avuto la fortuna di trovare un buon maestro ed è il caso di cambiare.

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Questa è davvero una bellissima idea. La problematica è che se il giudizio venisse espresso tramite votazione sono sicuro che ci sarebbero molti maestri che passerebbero giorni ad autovotarsi o fare in modo di ricevere molti voti solo per pubblicità e la classifica sarebbe veramente poco seria. Ritengo che alla fine il giudizio sia una cosa che nelle realtà paesane e cittadine faccia il passa parola senza il bisogno di stilare un classifica su internet.

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io spero sempre che un giorno qualcuno faccia una specie di mappa geografica dell'Italia con nomi e cognomi dei maestri che lavorano nelle varie città. Nomi, cognomi e giudizi, ovvio...

 

...il fisco quello aspetta :) però conoscere almeno i maestri di una città che insegnano sarebbe una grande cosa.

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mettiamola così, invece di giudizi secchi, giudizi argomentati. Tipo "il tal maestro usa questi metodi, umanamente è così e colà e per sapere qualcosa di più, contattatemi in privato". Per i maestri di canto sarebbe stupendo, già solo capire quali tecnica insegna tizio e caio sarebbe un grande aiuto per gli studenti vaganti.

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I giudizi, credo, non servano. Un Maestro può essere giusto per qualcuno, ma anche non perfettamente per un altro. L'importante è saper risolvere i problemi. Saper trasmettere molte conoscenze e soprattutto non più delle proprie esperienze. Un buon insegnante, credo, debba sviluppare una grande osservazione e saper suggerire il modo di correggere i vizii e gli errori. Questo, naturalmente, non solo. Deve parlare di Musica! Infondere la Gioia della Musica. Saper indicare lo stile dell'Autore e come "trattarlo". Esempi, ascolti, citazioni. Insomma deve essere di grande ricchezza per l'Allievo. L'Allievo sentirà lui stesso se il Maestro va bene per lui. Desidererà di andare a lezione e uscirà con l'impressione di aver appreso molto.....anche se durante qualche lezione avrà suonato poco. La "gestazione" di una conoscenza non si realizza provando e riprovando, ma riflettendo e "sperimentando" . Credo questo.

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beh, diciamo che il tuo discorso, pianoexpert, è condivisibile in linea di massima ma rispecchia un'impostazione umanistica della musica e dell'insegnamento :) una cosa tipo "da tutti c'è da imparare e soprattutto da se stessi" :) in realtà nelle mie esperienze ho trovato, e trovo, sia negli allievi che negli insegnanti un'idea ben diversa: la tecnica prima di tutto e in modo ortodosso. Immagino sia un sentire comune anche tra i pianisti, alcuni che conosco ne parlano in questi stessi termini, ma ovviamente ho un'esperienza maggiore sul canto e i cantanti. Ed in questo campo la musicalità di un docente, i suoi insegnamenti in senso lato, l'umanità o anche solo la scelta del repertorio da usare, sono del tutto sprezzati, ignorati. Un maestro si sceglie per la tecnica, per quanto in alto o in basso ti fa andare. E da un certo punto in poi del proprio percorso didattico, i maestri si scelgono e si cambiano secondo assurde convinzioni e affiliazioni tecniche. Chi studia con l'affondo vuole solo docenti che insegnino l'affondo, chi studia belcanto vuole solo belcantisti, chi studia voicecraft vuole solo voicecraft e così via.

Io provo sempre imbarazzo nei discorsi di tecnica vocale, perchè tra cantanti vengono vissuti davvero come guerre di religione. Ma ad onta della mia nota iconoclastia (ahaha) penso che ci sia qualcosa di giusto nel cercare la tecnica prima della "musica". La mia maestra diceva spesso che il problema dei cantanti è di dover costruire uno strumento prima di usarlo e spesso, invece, ci si illude di averlo già pronto e di poter fare subito quello che la testa e il cuore ci dicono. E' un feticcio difficile da distruggere, immagino che sia lo stesso tra pianisti.

Vabbè, alla fine del discorso, non so :) io ho avuto buoni e cattivi docenti, ho preso quello che ho potuto ed in effetti non so se, sapendo prima a cosa andavo incontro, avrei cambiato strada o insegnante.

Ma tanto l'idea dell'elencone geografico è irrealizzabile :)

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Per mia esperienza il grosso dei maestri si divide in due tipi:

1-la ragazzina appena uscita dal conservatorio che insegna in qualche scuola di musica a 30 euro l'ora e fa lezioni di mezzora la settimana

2-i vecchi rimasti ai metodi paleocristiani

Questo e' lo stato dell'arte. Poi ci sono quelli descritti da pianoexpert e per andare da loro bisogna accendere un mutuo. Nessuno fa piu niente per passione men che meno i "maestri".

Ora e' giusto che un professionista sia pagato ma quando sento parlare di passione, infondere gioia et similia o quando delle masterclass costano 1000 euro, forse e' piu' giusto parlare di business

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Quello che dici è vero, ma consideriamo la cosa anche dal punto di vista di un maestro. In qualche modo devono anche mangiare. Le 1000 euro per le masterclass le sto spendendo io adesso. Sono delle lezioni interessantissime con concertisti di fama che ti insegnano i loro trucchi e ti garantisco che scoprire cose che loro hanno scoperto solo con anni di esperienza ed una serie enormi di concerti, scoprirli così sul piatto di argento senza fatica è una cosa impagabile. Le masterclass non sono come le classiche lezioni di pianoforte, il lavoro è di tutt'altro tipo, per lo meno per le masterclass che ho fatto fino ad oggi.

Il discorso del piacere per il proprio lavoro, infondere gioia et similia ecc. è una cosa che, a mio avviso, può essere fatta con un allievo modello e per allievo modello intendo, un bambino/ragazzo che svolge il proprio lavoro alla lettera e passa non meno di 3 ore al giorno a studiare per arrivare ad un'obiettivo e che in un momento di difficoltà economico si troverebbe ad interrompere i propri studi. Ecco, a questo tipo di persona, se io fossi il suo maestro direi, di non preoccuparsi e di continuare a venire a lezione. Il problema è che purtroppo la maggior parte degli allievi dei maestri privati hanno poco a che fare con questo stereotipo di studente e quindi in questi casi anche la lezione da parte del maestro è pesante. Pensate al maestro che tutte le settimane si trova a sentire gli stessi errori perché l'allievo non ha studiato, non si procede con gli studi, si resta sempre allo stesso punto ed ogni lezione è la stessa pappa... Come è possibile infondere gioia in quello che si fa se dall'altra parte non c'è alcuna propensione verso lo studio del pianoforte ?

Secondo la mia irrisoria esperienza da insegnante (Quei pochi allievi che ho avuto). Tutti partono con le migliori intenzioni credendo che già dalla prima lezione si possa iniziare a suonare. Purtroppo non è affatto così. I primi tempi come tutti saprete richiedono l'insegnamento delle note sul pentagramma, delle durate e della collocazione di tali note sulla tastiera. Si incominciano i primi esercizi tecnici per sciogliere le dita e si comincia con il solfeggio. Le idee speranzose dei bambini che si trovano a lezione convinti di tornare a casa dopo la prima e cominciare a suonare decadono in breve termine e nonostante gli sforzi del maestro nel ricercare repertorio pianistico preparatorio che non sia troppo noioso per l'allievo, se gli allievi sono della generazione Playstation 3, XBox 360, PSP e compagnia bella, non hanno semplicemente mai imparato lo spirito di sacrificio e si trovano presto presto ad abbandonare lo studio e lo strumento. Di mosche bianche, nate con la dedizione per il pianoforte ne capitano una ogni mille e che finiscano gli studi forse una ogni centomila. Tornando al discorso business, questi maestri dovranno pure mangiare, già sono sottopagati se non insegnano in conservatorio, poi con questa legge Civello hanno ricevuto la mazzata finale...

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Purtroppo ho il difetto di sintetizzare troppo le mie idee e a volte sono frainteso.

Per Thallo: Carissimo, per tutta la mia vita ho sentito dire"prima la tecnica poi...." Ci ho anche creduto. I migliori risultati li ho raccolti più tardi, quando ho abbandonato questa idea. Vengo dalla Scuola di Carlo Zecchi e Casella, di Bajardi. Scuole non ....sarebbero state d'accordo con questa frase. E' mia ferma convinzione che la Tecnica e la Musica non siano cose distinte. La Musica è nella Tecnica e viceversa. lo so che è un discorso difficile da accettare, ma sono pronto a provarlo. Gratuitamente. Certo, bisogna lavorarci sopra e con dedizione. sarebbe interessante se qualcuno volesse sottopormi una audizione. Sono nei pressi di Roma ( Castelli Romani) suono su Steinway e sono disponibile , in nome delle iniziative che abbiamo lanciato su questo Sito.

Non sono cantante, ma ho lavorato molto con i cantanti. Conosco, anzi "riconosco" la giusta impostazione tecnica...ma non la vedo anche qui svilupparsi solo a ridosso di estenuanti vocalizzi. E' pur vero che la voce, come la mano, vanno "formate". Nelle tecniche esistono aspetti di abilità mentale e aspetti di abilità corporea. Questo è giusto e scontato, ma ho ascoltato troppe volte 50 minuti di vocalizzi e 5 minuti di canto. Così sul pianoforte, conosco Docenti che costringono un allievo a stare due anni su una pagina dell'Appassionata di Beethoven o gli negano la possibilità di portare a termine un pezzo per una esibizione. E' vero , la mia prospettiva può sembrare bonaria e "umanitaria". In realtà è solo un percorso diverso. Non certo negherei all'allievo di eseguire le scale maggiori e minori ( magari parlando di "come" devono essere eseguite e ricordate a memoria) né sconsiglierei qualche "studio" geniale di Czerny, Clementi, Chopin, Listz.

 

Ora è anche vero che l'insegnamento stia diventando settoriale. Ho sentito di recente un cantante dire: "io non insegno Musica..insegno tecnica vocale" ....non riesco a capire. Credo che chiunque possieda "il modo di fare", e si trovi ad insegnare, debba essere soprattutto un Musicista. Moltissime volte mi sono trovato a suggerire soluzioni musicali, soluzioni che rendono chiaro e intellegibile il discorso musicale e ho ottenuto contemporaneamente la comprensione , da parte dell'Allievo, di come dovesse realizzare quella soluzione. ....Chissà se sono riuscito a spiegarmi.Insomma non voglio assolutamento disconoscere l'utilità dell'acquisizione del "meccanismo" ( non Tecnica), nel caso del pianoforte, come della formazione dell'organo vocale ( nel caso del Canto), ma credo non debbano prevalere sul "Musicale"od essere sterilmente relegati al "propedeutico"...prima di.....

 

Per Riccardo M: non credo che nessuno faccia più niente per passione. Questo sito e questo forum ne è un piccolissimo esempio.Saremmo alla rovina. La Musica non deve essere "speculativa". I soldi vengono ugualmente. Del resto, però, come dice giustamente Simone "tutti devono mangiare".A proposito dei Masterclass...benvengano, ma molto spesso il tempo a disposizione è poco e non viene detto molto. Chiunque di noi ne ha collezionati sul proprio curriculum, sono utili,ma credo che l'insegnamento più proficuo venga dalla frequentazione di quelli che tu chiami "maestri" cioè coloro che hanno fatta loro "con maestria" una esperienza e possono trasmettercela con tranquillità nel tempo. Da ognuno di loro possiamo prendere qualcosa...non tutto.....tantomeno quello che non hanno potuto o voluto sperimentare sulla propria "pelle".

Va bene ...sono stato fin troppo provocatorio e assertivo.

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Forse non stiamo parlando della stessa cosa. Se un "musicista" deve dare lezioni "per vivere" vuol dire che non ha abbastanza talento per essere un vero musicista. E' come chi si e' laureato in astrofisica e insegna alle media matematica e fisica, non credo che nessuno qui lo chiamerebbe astrofisico...

Io sto parlando non del maestro come scrivete voi con la altisonante M maiuscola ma del maestro medio, quello che dopo il lavoro raccimola soldi extra in nero. tutto un altro mondo

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Io credo che essere un musicista non significhi riscuotere il successo del pubblico. Il successo del pubblico nell'era della televisione non lo decide il musicista, lo decidono i media e di esempi a testimonianza di questa tesi ne posso citare quanti ne vuoi, anche se a me non piace parlar male delle altre persone e lascio che sia l'indice di gradimento del pubblicoi tramite canali alternativi (ad esempio youtube) e non certo la tv drogata l'ultima a parlare. Essere un musicista, significa comprendere fino in fondo il significato della musica e saper trasmettere questa comprensione ad altre persone tramite l'interpretazione della stessa. Non tutti coloro che hanno finito gli studi sono in grado di fare questo ecco perché non tutti sono musicisti. C'è chi non riesce ad arrivare a questi risultati per mancanza di studio, chi per mancanza di talento ed io credo che ci sia chi non ci arrivi anche per mancanza di carattere. In ogni caso fare il musicista (per come lo intendi tu: il concertista) di professione richiede prima del talento tantissimo coraggio. Conosco tantissimi musicisti che hanno girato il mondo tra svariate orchestre; america, cina... Alla fine hanno ripiegato sull'università per darsi un'alternativa.

C'è anche un'approccio statistico a questo problema ed io ragiono come segue:

Nel mondo siamo quasi 7 miliardi di persone.

Di questi 7 miliardi concedimi di pensare che almeno 1 su 300 suona uno strumento (non ci interessa il livello, capirai perché successivamente e ti assicuro che la statistica è molto bassa considerando che in Cina, che è il paese con maggiore popolazione e densità demografica, 1 su 12 suona uno strumento musicale).

Possiamo dunque affermare che 23 milioni di persone nel mondo suonano uno strumento.

Possiamo stimare, sempre per tenerci mooooolto bassi che di questi 1 su 100 suona il pianoforte, quindi nel mondo ci sono circa 230.000 pianisti.

Di questi vogliamo dire che almeno 1 su 100 hanno del talento ?

 

Bene, dovremmo avere 2.300 pianisti che a rotazione vanno in tv e sono famosi.

 

Da qui seguono due problematiche a mio avviso:

- La prima, quella che rimane sempre lì nella mia mente: "Perché mai se dovrebbero esserci 2300 pianisti talentuosi lì fuori, in TV vedo quasi sempre immondizia (mi riferisco a quei 6 - 10 pianisti che non solo non dovrebbero essere chiamati musicisti ma neanche pianisti).

- La seconda: "Se dovessero dare notorietà a 2300 pianisti che meritano il titolo di Musicista gli stipendi chi glieli paga ? Sappiamo tutti come è ridotto il mondo della musica.

 

Ecco che chi tenta la strada del concertista e si trova le porte chiuse deve ripiegare sull'università se è ancora abbastanza giovane da sopportare altre montagne di libri, altrimenti deve mettersi ad insegnare ai restanti 227.700 pianisti ai quali piace il pianoforte.

 

Chi si vede costretto ad insegnare poi deve misurarsi con un altro importante problema.

 

Scegliere se entrare ad insegnare in conservatorio oppure insegnare da privatista.

 

La prima strada è un terno al lotto nel senso che non sanno neanche i conservatori come si fa a reclutare nuovi insegnanti. I neolaureati che vogliono proseguire e far carriera all'interno del conservatorio vengono presi con contratti a tempo determinato di un anno per i così detti "corsi preaccademici" ma non esce un bando di concorso per l'accesso all'insegnamento in conservatorio da anni e anni. Per non parlare delle raccomandazioni anche in questo mondo... Va bé, bocca mia taci.

 

Per chi sceglie la strada dell'insegnamento privato oggi come oggi peggio che mai dal momento che il caro Dott. Bruno Civello ha dato la mazzata finale agli insegnanti privatisti. Il vero problema non è dato poi dalla legge Civello secondo me che equipara i conservatori alle università (anzi da una parte toccherebbe dire finalmente) quanto dalla completa disinformazione su questa riforma. Non tutti sanno infatti che un allievo può continuare ad avere un insegnante privato e dare esami purché sia iscritto al conservatorio. Come in università dunque è possibile studiare con un insegnante privato e dare esami purché si sia iscritti a quel corso di laurea.

 

Insomma spero che il panorama ti sia più chiaro e spero che tu capisca perché un Musicista o un Maestro con la M maiuscola non sia nominato tale dalla carriera che ha fatto o non, in quanto dipende da fattori il più delle volte incontrollabili e relativi a semplice speculazione da parte di enti, case discografiche e solo per ultimo di audience.

 

Credo che moltissimi musicisti non ci penserebbero un attimo a scegliere il proprio futuro se questa società decaduta desse loro le speranze giuste per poter affrontare Quella scelta !

 

Scusate se sono stato prolisso ma questo argomento ce l'ho molto a cuore.

 

Saluti,

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il tuo discorso e' giusto. Io pero' sto parlando del grosso degli insegnanti privati quelli cioe' che insegnano in qualche scuola yamaha o simile e per ritornare agli esempi nella scuola italiana...non ditemi che il numero di insegnanti motivati/motivanti preparati supera il 20 per cento, e perche' mai questa percentuale dovrebbe essere diversa per i "M"aestri di pianoforte?

Thallo aveva proposto la lista, questa non sara' mai fatta non per motivi legati alla evasione ma per colpa del restante 80 per cento che vedrebbe sfumare il suo reddito extra regalato. La solita mentalita' italiota del consociativismo che schiaccia verso il basso il valore

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Quoto l'intervento di SImone. E' così. Quella del Musicista è una vita difficilissima.E...non molti di quelli che sanno..arrivano. E' pur vero, anche che dobbiamo rendere onore a giovani musicisti emergenti, che si danno un gran da fare, cercano di comparire i televisione, in spettacoli di piazza, a fianco di un fantasista...insomma cercano di far imparare alla gente il loro nome a memoria. E' totalmente cambiato il sistema di informazione, di diffusione e il modo di rendersi "visibili". Sono d'accordo sulla latitanza del nostro Stato che non crede nella Cultura. Continua a tagliare i fondi e pensa che fare Musica sia un passatempo. L'analisi di Simone è stata dettagliata e non voglio ripetermi. Spero solo che non si perdano gli entusiasmi e che chi si accorge di valere si batta comunque per far sentire la propria voce. Una volta mi trovavo in un "salotto" dove si esibirono diversi pianisti. Alcuni erano mediocri, altri veramente, ma veramente bravi. La loro modesta insegnante era molto riservata e solo dopo il caffé scoprimmo che era colei che aveva "seguito" quei bravi giovani pianisti. Scattò subito una specie di "intervista": " ma Lei conosce Caio? Ma lei conosce Tizio? Con chi ha studiato?" Era allieva del Grande Guido Agosti e aveva studiato con Casella e con altri grandi nomi. Alla domanda finale: "...ma scusi, Lei dove insegna?..." Rispose "A casa mia". Quella sera non suonò; non sappiamo se fosse stata una concertista e non sappiamo la storia della sua vita. Il fatto è che sapeva molto ben insegnare e i risultati nonché le cose che diceva ne erano testimoni. Forse non era una professionista ( cioè non viveva solo di insegnamento e non lo faceva tutti i giorni) , ma era molto professionale ( sapeva fare). Dobbiamo accettare che non tutti possono e/ o riescono ad arrivare e non è detto che chi "arrivi" sia "al suo posto". ....Va bene ...sarà scontato quello che dico...ma vorrei con queste parole infondere coraggio a chi sente di avere talento. ( E' chiaro che la mia storiella riguarda solo l'insegnamento e non il concertismo)

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