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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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Tutto postato da pianoexpert

  1. La posizione della mano non centra niente con l'accordatura. Potresti disegnare la tastiera e studiare lo spostamento della mano. A parte la deconcentrazione di cui ben parla Simone, il problema sta nella posizione e nella mancanza di fiducia di "entrare" nella tastiera spostandosi in avanti e alzando leggermente il polso. Il movimento non è uguale per tutti. Dipende dalla conformazione delle dita e della mano. I Maestro sorveglierà il giusto movimento o, meglio, quello che l'allievo NON deve fare ( Non è la stessa cosa suggerire quello che SI DEVE fare o suggerire quello che NON SI DEVE fare!!!)
  2. Giusto, Simone. Vorrei usare una metafora per far capire che in velocità tutto cambia...anche l'immagine sonora, l'amalgama dei suoni e i piani sonori. Qualche cosa viene anche fuori...."non ben definito", cioè di "sfondo" e nella gerarchia delle parti. Si immagini di dipingere un quadro, un paesaggio. Dipingendo separatamente le parti del quadro che rappresentano il primo piano ( ad esempio un carretto) e poi una strada e alberi in fondo e le montagne...dipingendo e riportando tali parti vicino, secondo la composizione reale, otterremo....una schifezza. Eppure abbiamo dipinto con cura tutto quello che abbiamo visto...con cura. Perchè l'unione non funziona? Perché l'isieme di quella schifezza non tiene conto della gerarchia dei piani visivi. Non posso vedere con lo stesso dettaglio il caretto e lo sfondo delle montagne, sarebbe innaturale. Nella musica avviene la stessa cosa. Se ci si ostina a studiare sempre frammentando e pretendendo la massima definizione, lentamente per esempio, saremo sempre più disabituati ad inserire quella parte nel contesto sonoro generale e , anzi, ci rifiuteremo di accettare, nella velocità, ciò che non possiamo più sentire così dettagliatamente. Ci sembrerà di essere imprecici e "pressappochisti" e rifiuteremo sempre l'ultima fase di studio. Invece è l'immagine complessiva che cambia e che contribuisce alla formazione di quel "tutto" che non può essere la somma delle parti.
  3. Il ristabilire la planearità delle corde con questo sistema è di opinione controversa. Non basta l'attrezzo, che può essere anche autocostruito. Serve anche un allineatore per controllare le corde. Direi che è un intervento da esperti. Comunque puoi controllare invece facilmente se i martelli colpiscono simultaneamente le tre corde. basta sollevare con in leggero gancio l'astina del martello fino a contatto con le corde. pizzicare le tre corde e il suono deve risultare per tutte e tre "stoppato"
  4. Anche io ho un FP 7 e mi trovo benissimo
  5. Sarebbe stato entusiasta!!!!!! Mozart precorreva i tempi, come tutti i genii, e credo che che fosso vissuto altri due secoli, avrebbe assimilato tutte le grandi novità e le avrebbe sperimentate. Nel caso dei Beatles, ci troviamo di fronte a 4 Colossi della Musica. Le armonie, le parole, la maniacale raffinatezza dei particolari di esecuzione, gli riservano un posto nella Storia della Musica, come compositori e come esecutori. Ancora oggi, con i moderni mezzi a disposizione, ci stupiamo della loro qualità del suono e della loro inventiva musicale, non credete?. Inoltre non è necessario conoscere tutto di loro, per capire l'altezza della loro Musica!!!!!
  6. Naturalmente è un grandissimo pezzo!!!!! Peccato che nell'ambiente musicale, i superstiziosi dicano portare sfortuna!!!! Ma è solo una credenza popolare!!! Ravel era un grande orchestratore, basti ricordare la sua versione orchestrale che rese celebre "quadri di una esposizione" , scritta dall'Autore per pianoforte, senza immediato successo.
  7. ...Io non ti potrò aiutare su Logic Pro, ma su altre argomentazioni spero di sì. Benvenuto
  8. HOB XVI:35.....semplicissima e meravigliosa
  9. Sono d'accordo con Diapasuono. Niente contro Rattalino, che è un grande studioso. A volte ha delle idee particolari e rimane un po' "sulla trattazione" senza offrire soluzioni definitive. Non conosco il testo, ma ho parecchi suoi libri. Mi documenterò
  10. Il paramartello serve proprio per parare il colpo medio e forte. Per un piano e un pianissimo, il martello potrebbe solo cadere. Dipende appunto dalla forza della molla, che non deve provocare sotto il dito quel piccolo contraccolpo. Questo "contraccolpo" dipende anche da una "pre-regolazione" del montante di scappamento rispetto al livello della leva di ripetizione. Né troppa né poca deve essere la differenza di livello tra le due parti!!!!!!Questo è anche correlato, ancora, alla forza della molla, ma la forza della molla è correlata al coef. di attrito ecc.....
  11. caro Gnazzjazz, Ok. Belle foto e bella iniziativa. La chiave potrebbe essere n:2 o 3. Ma.....Non vorrei spegnere l'entusiasmo. Lo strumento era..dico era...doveva essere un buono strumento.Ma nelle condizioni attuali, solo una persona esperta può prendere le decisioni giuste. Prima di tutto bisogna vedere lo stato delle corde e vedere come reagiscono le caviglie sotto la chiave. Poi pulizia generale. Poi revisione della meccanica che comporta molti ricambi e la capacità di montarli. E' un lavoro molto complesso e deve essere affrontato da una persona specializzata. Le cordicelle al posto delle bretelline fanno tenerezza!!!! Così pure i due smorzatoi conservati "dietro alle corde" . Non si può sempre evitare di intervenire. Il Fai da te può essere valido per piccole cose. Capisco la lontananza dai grandi Centri e il poco interesse che tu, fantasticamente, sei riuscito a risvegliare, ma non basta. Al punto in cui è lo strumento si rischia la rottura di parecchie corde e poi? Insomma, anche se nei miei video spiego le tecniche e molte cose che per studio, ricerca e approfondimento ho aquisito negli anni, ritengo che si debba sempre consultare un Tecnico esperto, prima di "toccare" in modo totale uno strumento del genere. Io richiederei un intervento mirato e graduale da parte di uno specialista. Fammi sapere
  12. Anche io non dimenticherò quei giorni. L'evento ci ha fatto conoscere. Sei una ragazza intelligente e dotata di grande musicalità...ricordo anche il tuo magnifico Martucci del tuo diploma. Bellissima esecuzione. Sei anche molto carina e hai due genitori deliziosi,che ho avuto la fortuna di conoscere e che saluto. I tuoi genitori, valenti musicisti, ti seguono e ti incoraggiano.....e fanno benissimo.Continua sempre nei tuoi studi, con grande entusiasmo!!! Complmenti e saluti affettuosi a tutti. Paolo
  13. Giustissimo. Arthur Rubinstein, che spesso si trovava a Venezia, ascoltò in un concerto il grande Oscar Peterson e affermo di non poter essere capace di fare quello che quel pianista faceva. I linguaggi sono completamente diversi e chi è di "madre lingua" ...si sente. Certo, il musicista cresce respirando l'aria della propria musica. I più grandi Jazzisti sono nati e cresciuti suonando. Altri, per esempio Goodmann, venivano da un profondo studio classico. Sentire Gulda suonare in uno stesso concerto i due stili è stato per me emozionante in passato. Ricordo un primo tempo dedicato a Debussy!!!! Nel secondo i ritmi e le sonorita più aggressive uscivano dalle sue dita....con il suo trio Jazz. Grande e perfetto sdoppiamento. Come qualcuno che parli perfettamente l'inglese, ma si trovi ad integrarsi con la lingua Maori, senza destare sospetti di "straniero". Io non mi sono mai dedicato al Jazz e non lo ritengo a me congeniale. Lo sento, lo percepisco, seguo il linguaggio, ma riconosco la mia lontananza da questa magnificenza. Non riesco, tuttavia, a disconoscere la formazione classica, che permette di acquisire un bagaglio importante
  14. Bravo Francesco. Buono e buono il commento di Simone ( Tra poco, per me ci sarà poco da fare qui!!!!!! Troppo bravi), analisi buona. Però è ora che tu ti cimenti in qualcosa di diverso. Affronterei la sonata in do magg. di Haydn, quella delle terzine. Prova, ti darà soddisfazione e ti insegnerà qualcosa di nuovo. Non trascurare Bach. Avanti con i 23 pezzi facili...che facili non sono. Un pezzo che amo molto è la Sarabanda dalla prima suite francese. Leggila. Buono studio
  15. Bene, Francesco!!!!! Se il montante di scappamento è ancora pigro, puoi fargli un "massaggetto" prendendolo con due dita e facendolo forzatamente basculare. Questo scalda il perno di centro e il pezzo funziona meglio. L'ideale sarebbe estrarre in parte il perno e scaldarlo. Oppure scaldarlo contattandolo con un ferro caldo, senza estrarlo. Saluti
  16. Si arriva delicatamente al punto di scappamento e si regola l'apposita vite affinché il martello "scappi". Il martello, secondo le specifiche della Casa deve allontanarsi dalla corda di 1-2-3-mm. La caduta ( parliamo del coda) è di 1-2 mm. Una eccessiva caduta comporta la fatica del montante di scappamento a riposizionarsi sotto il rullino e crea confusione con la distanza di parata. Una scarsa caduta, in presenza di un caricamento giusto della molla, può far saltare il martello e annullare sotto al dito la percezione dello "scappamento". Far scappare il martello ad una distanza 2,5 e caduta ulteriore, per esempio, non favolrisce il pianissimo e invita il pianista a suonare una tastiera "da lavoro" con meno sensibilità. Il "jeu perleè" che ci insegnano i Francesi è impossibile con queste distanze. In questo caso: scappamento ad un millimetro e altrettanto di caduta. Naturalmente le molle piuttosto deboli. Così si potrà suonare "sur l'escappement", cioè con la tranquilla caduta delle dita senza arrivare al "fondo" del tasto. Insomma si possono ottenere anche regolazioni personalizzate. Bisogna essere precisi e sensibli e notare come il pianista suona.Entrano anche in gioco gli attriti. Con un coefficiente di attrito alto si deve caricare maggiormente le molle e tutto si fa più "robusto". Con perni di centro molto lenti, al contrario, vedremo il martello saltare e non avvertiremo sotto il dito una precisa caduta e parata. Insomma attriti giusti e regolazione precisa, magari fatta con strumento di precisione con meccanica estratta
  17. Non è il caso di fare polemiche. Infatti, nei laboratori si usano convincentemente diversi metodi tramandati da artigiani del passato. Ricordo da ragazzo di aver visto in diversi laboratori dei pianoforti americani che arivavano via mare e venivano restaurati. La meccanica SEMBRAVA NUOVA. Io ero affascinato dal pianoforte e dai lavori su di lui praticati. Chiesi al vecchio artigiano e lui mi disse che venivano sabbiate!!!!! Poi vidi, in un altro laboratorio delle code perfettamente riverniciate e chiesi come venissero trattate ( poiché avevo un vecchio Bechstein e mi sarebbe piaciuto possederlo lucido!! ). Mi risposero che veniva fatto da un carroziere che metteva il pianoforte al forno!!!!. In un altro laboratorio vidi cambiare le corde ad una coda. Fantastico era la prima volta che vedevo quel magico lavoro. Avevo sentito dire che i diversi "pacchetti" di filo d'acciaio contenevano ognuno filo d'acciaio di diverso diametro. Vedendo il tecnico che usava a caso i pacchetti chiesi se fosse a conoscenza dei diametri delle vecchie corde già tolte. Mi ricordo che alzò le spalle e mi rispose : " ..e che fa? Intanto...." Ho saputo anche che usavano acqua ossigenata per sbiancare l'avorio e andai a vedere il lavoro, fingendo di far credere che avrei commissionato quell'intervento sul mio pianoforte. Corrosione, carta vetrata e un po' di pasta abrasiva da carrozziere. Dell'avorio ne era rimasto un "velo di cipolla" e la superficie era tutt'altro che lucida ( ..che poi...lucida...se troppo lucida le dita attaccano..se troppo satinata ....le dita sporcano........importante è non renderlo "morto" e poroso) Adesso non me ne volere per questo racconto, ti prego. Non è il caso dei laboratori che hai frequentato tu. ....però le storielle che ho raccontato sono vere!
  18. lettura molto interessante, anche se in qualcosa ricalca idee superate dai moderni studi
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