Jump to content
Piano Concerto - Forum pianoforte

Quante Ore Al Giorno......


pianoexpert
 Share

Recommended Posts

Ciao Camy, credo sia ovvio per tutti che la critica che muoviamo io e Paolo nei confronti della tecnica pianistica standard sia esule dal giudicare la tecnica pianistica di base... Se non studi le scale, Mozart, tanto per citarne uno tra tanti, puoi anche dimenticarlo. Si associano a questo anche tutti gli esercizi di tecnica pianistica per l'indipendenza delle mani. In sostanza, non stiamo dicendo che la tecnica pianistica non deve esistere, ma giunti ad un certo livello tecnico il "labor limae" dovrebbe essere indirizzato maggiormente ad un livello mentale più che ad un livello fisico. Sono sempre stato dell'opinione che studiare parti di un brano con diverse combinazioni ritmiche non serva a nulla (parlo ovviamente per la mia esperienza). E' chiaro che tali ragionamenti devono essere fatti con una base tecnica alta ! Non si discute quindi che l'hanon non abbia una sua utilità, anzi, ma non deve essere finalizzato solamente a semplice ginnastica per le dita. L'indipendenza della mano ed il livello tecnico alto è un discorso di indipendenza mentale tra i due emisferi del cervello. Potenzialmente, per chi conosce le scale, siamo tutti in grado di suonare una scala eseguendo duine alla mano sinistra e terzine alla destra o viceversa ma chi non ha assunto questa tecnica mentale non riuscirà mai a farlo. Cosa diversa è la velocità nell'esecuzione che richiede invece esercizio oltre che mentale anche fisico. Come gli sportivi che devono correre i 100 mt è impensabile vincere una gara contro quei bestioni se non ci si è mai allenati. Pertanto ogni indirizzo tecnico ha un suo svolgimento ed un suo perché, l'importante è dunque non perdere mai di vista l'obiettivo che ci si prefigge: "Faccio questo tipo di tecnica perché devo arrivare alla velocità", oppure "Suono le scale per moto obliquo perché ho bisogno di indipendenza ritmica tra le due mani". In un caso ci si concentra alla ginnastica delle dita, nell'altro alla ginnastica dell'indipendenza mentale. Ciò che però fa da movente in questo tipo di studio della tecnica pianistica è sempre l'esecuzione del brano. Stiamo studiando "Le Jardins sous le pluie dagli Estampes di Debussy", dobbiamo puntare al tocco ed alla velocità, pertanto il nostro studio tecnico si focalizzerà su questi due obiettivi...

Riguardo al libro che hai letto, puoi certamente citarlo senza problemi, ovviamente non postare link a copie Pirata. Citare un libro che ti ha colpito non è di certo spam, lo spam è soprattutto la pubblicizzazione di altri siti o portali sul nostro sito, o la pubblicizzazione sfacciata di prodotti non attinenti agli standard del sito ad esempio parliamo di musica e consigli l'acquisto di una scatola di pomodori.biggrin.gif

 

A risentirci.

Link to comment
Condividi su altri siti

Il libro si chiama "i fondamenti dello studio del pianoforte" di Chuan C. Chang. Il link è questo. Tratta dello studio del piano, della meccanica del pianoforte, della tecnica spiegando l'attacco ad accordo, gli insiemi paralleli ecc. Io lo consiglio è veramente fatto bene: l'unica pecca è che non ci sono illustrazioni. E' però pieno di riferimenti e dà una bella infarinata di cosa deve essere un pianista.

Concordo in tutto quello che hai detto Simone. Io aggiungerei un' altra cosa: un ausilio può essere l'improvvisazione. Mi rendo conto che magari non tutti sono capaci d'improvvisare a seconda del proprio livello e della propria predisposizione, ma magari ogni tanto uscire dallo spartito e provare ad andare in direzioni diverse può portare a ricercare melodie e/o armonie che magari con lo spartito davanti non avremmo mai immaginato di fare acquisendo tecnica. Un esempio su tutti può essere che su una struttura più o meno complicata di accordi si cambia, con la frequenza di circa uno-due misure, la scala su cui si sta improvvisando provando a dare colori diversi.

Link to comment
Condividi su altri siti

Caro Camy 86,

 

Non è facile comunicare con poche parole quali opinioni e convinzioni io abbia sullo studio della tecnica pianistica. Ti anticipo che usciranno in Autunno alcuni Tutorials sull'argomento e in particolare sul nostro" approccio corporeo" allo strumento. Ti anticipo che sono contrario ad ogni forma di "culturismo" che tenda, come si dice, a sviluppare "L'indipendenza delle dita"o "irrobustustimento degli arti e/o dei muscoli". Tutto ciò che si ostina a rendere le dita "indipendenti" e "apparentemente forti" ,mollto spesso sacrifica "l'interdipendenza". La partecipazione del polso, dell'avambraccio, del braccio, della spalla seno essenziali allo sviluppo di tutta, dico tutta, la tecnica pianistica. La "fissità" di uno di queste nosre parti corporee e la non partecipazione interdipendente, non permette mai di raggiungere obiettivi definitivi e soprattutto "chiari" nella nostra mente. Anche l'uguaglianza e l'indipendenza, parte di questi obiettivi, non si possono raggiungere senza comprendere che le dita sono solo la parte terminale dei muscoli dell'avambraccio. A volte ci ostiniamo, e molte scuole pianistiche lo impongono, ad "addestrare" e ad "esercitare" con fatica e costrizione i piccoli muscoli, senza ricorrere ai grandi. Il risparmio dell'energia e la coordinazione sono a noi necessarie. Nessuno sviluppo di "forza" deve essere perseguito. il "far muscoli" non è necessario, anzi, potrebbe "uccidere" la sensibilità propriocettiva delle nostre dita, ultime parti "terminali" dei nostri impulsi nervosi, vigili e sensibili "guardiane" del suono, attente e istantanee "messaggere" del cervello, nostro "quartier generale"delle sensazioni. Scopriremo che la grande energia proviene dal mettere "fuori tensione" alcuni nostri muscoli....all'inizio della "comprensione" anche eccessivamente, per poi recuperare la partecipazione di quelli che ci fano comodo e che non ci affaticano assolutamente.

Quandi vediamo suonare un pianista con grande energia e ci sembra che non faccio nessuno sforzo, allora quell'artista ha sicuramente una buona comprensione dei come utilizzare le parti del proprio corpo.( Non uso la parola "Tecnica"...che penso sia un termine molto più ampio e "musicale")

 

Sembra un discorso strano e lontano da libri di tecnica come Hanon o Rossomandi e lontanissimo dall'impostazione di alcune "eminenti" Scuole pianistiche. Ma penso sia così . Meno male che non sia solo io a pensarlo. Ho constatato negli anni che si sono formate Scuole di pensiero alquanto contraddittorie in merito allo sviluppo della tecnica pianistica. Bisogna scegliere e bisogna, però, verificare gli effetti dei principi enunciati.

 

Cercherò a breve di rendere con alcuni video più esplicite queste mie convinzioni.

 

Intanto ,se posso proporre un invito: analizzare sempre il testo, anche poche battute e da lì ricavare le formule "tecniche" necessarie alla realizzazione. Questo presuppone la conoscenza di alcune "strutture" di cui parleremo, prima di esemplificare questo percorso.

 

Grazie e un caro saluto

 

Paolo

Link to comment
Condividi su altri siti

Paolo sono d'accordo con te al 100%. Nei primi venti anni della mia vita il rilassamento non mi è stato mai insegnato: quando poi ho capito cosa deve essere "la tecnica" mi sono sbalordito di cosa potevo fare (seppur nei miei limiti). Purtroppo ho dovuto impararlo da solo e da adolescente non avrei mai pensato che suonare rilassati coinvolgendo tutto il corpo fosse il modo per suonare musicalmente.

A risentirci.

P. S. Non per fare il lecca-sedere ma il forum è veramente fatto bene: dalla grafica, alla competenza di chi scrive. Complimenti!

Link to comment
Condividi su altri siti

Si in effetti...i brani musicali sono percorsi alla fin fine ed essendo percorsi differenti andranno affrontati anche in modo differente no? Per salire su una scala alzerò prima una gamba e poi un'altra e la gamba più alta sarà sempre quella più avanti " in ricordo di Dante Alighieri" ma non farò lo stesso per camminare in salita. Questa alla fin fine è la tecnica. Specializzarsi in un procedere per muoversi all'interno di quel contesto.

 

P.S. Una mia osservazione che però risulta utilissima. Studiando Chopin (i preludi) feci uno studio sul piano e veloce e non riuscendo ad ottenere il risultato voluto mi angosciavo abbastanza......un bel giorno di sole vidi una lucertola correre rapidissima di fronte a me e......vi assicuro che tutto mi si chiarì in testa. Questi piccoli rettili per correre rapidissimi sollevano la pancia da terra stando leggerissimi senza aappoggiare tutto il loro peso verso il suolo. La cosa mi fece capire benissimo che per eseguire i passaggi rapidi di scale etc. la mano doveva essere sostenuta dall'avambraccio per poter sfiorare i tasti e non essere bloccata dal suo peso. Tra l'altro è un bellissimo esercizio da fare sulla tastiera quello di andare dal grave all'acuto con la mano senza premere nessun tasto (accarezzando i tasti) per sentire bene la sensazione del peso della mano e di come sarà poi la sua condizione nell'esecuzione del piano e veloce. Che dire infine. Grazie lucertola! Ciao a tutti e grazie mille di tutti i preziosi consigli.

Link to comment
Condividi su altri siti

Ottima similitudine quella della lucertola ! In effetti in velocità se sei sul piano devi dimenticarti di mettere peso. Sulle scale o sugli arpeggi veloci nel piano è molto utile usare la caduta delle dita che mi figura sempre nella mente un effetto pioggerella. Nell'op. 110 di Beethoven che sto preparando per il diploma nel primo tempo ci sono degli arpeggi divisi tra le due mani. Utilizzando questa tecnica la resa è molto bella. Per legare leggermente è utile anche utilizzare il pedale di risonanza ma non alzando completamente gli smorzatori, ma quel tanto che basta a produrre un timido legato che accompagna in modo sfuggente, oserei dire quasi effimero l'armonia di quegli arpeggi. Vi posto l'op. 110 di Beethoven interpretata da Arrau, veramente notevole !

 

Beethoven - Sonata Op. 110 - 1° Movimento

http://www.youtube.com/watch?v=KvzhwzbRvpw

 

 

 

Beethoven - Sonata Op. 110 - 2° Movimento

http://www.youtube.com/watch?v=XFjKa1l78Dc&feature=related

 

 

 

Beethoven - Sonata Op. 110 - 3° Movimento

http://www.youtube.com/watch?v=2FjUIzp-Qqw&feature=related

 

 

 

Beethoven - Sonata Op. 110 - 4° Movimento

http://www.youtube.com/watch?v=JjoumEDNrPE&feature=related

Link to comment
Condividi su altri siti

Grazie Simone! Arrau poi......è senza ombra di dubbio il pianista a me più vicino, si fa per dire. E le sue interpretazioni mozartiane? Veramente uniche. Proprio ieri ascoltavo la 331 e......non so proprio come definire tanta profondità.

Al tempo in cui studiavo feci un master con Rattalino in cui parlò molto di questa sonata e bacchettò un ragazzo....comunque lo stesso Rattalino su alcuni passi di altre sonate Beethoveniane aveva idee tutte sue su esecuzione di accordi e legati ed io non mi trovavo molto daccordo. Bella scelta comunque! E buon lavoro.

 

P.S. Anche quella della pioggerillina non è mica male è? Grazie.

Link to comment
Condividi su altri siti

Sono d'accordo con voi!!!! Queste ricerche e similitudini pertano in alto. Complimenti. Ne parleremo più dettagliatamente. E' proprio giusto l'esempio di Simone del passaggio del primo tempo della 110!!!! La mano, là, deve essere" senza peso"e le dita........come disse Cortot...."come le ali di un uccello".

Link to comment
Condividi su altri siti

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Rispondi a questa discussione...

×   Incollato come rich text.   Incolla come testo normale invece

  È permesso solo un massimo di 75 emoticon.

×   Il tuo link è stato incorporato automaticamente.   Visualizza come collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Cancella editor

×   Non è possibile incollare direttamente le immagini. Carica o inserisci immagini dall'URL.

Loading...
 Share

×
×
  • Crea nuovo...