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Piano Concerto - Forum pianoforte

Beethoven al pianoforte: le note di troppo della tradizione e perchè non devi suonarle


Frank
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Considerando carattere e struttura delle sonate, Beethoven da genio e sordo totale quale era, probabilmente aveva già in mente quali caratteristiche e possibilità si sarebbero raggiunte poi col moderno Steinway da concerto... altrimenti, in fondo, non ci saremmo mai arrivati...

 

Dubito che lui vorrebbe ritornare al Broadwood... :D

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Quindi praticamente una persona sorda che non ha potuto neanche seguire gli sviluppi sonori dei pianoforti della sua epoca avrebbe dovuto addirittura immaginare il suono di un pianoforte di 200 anni più avanti. Mi sembra che si ragioni al contrario!

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Quindi praticamente una persona sorda che non ha potuto neanche seguire gli sviluppi sonori dei pianoforti della sua epoca avrebbe dovuto addirittura immaginare il suono di un pianoforte di 200 anni più avanti. Mi sembra che si ragioni al contrario!

 

Esattamente. Ragionare "al contrario" è tipico del genio...

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Stefanus, per me è un complimento... :)

 

Però credo veramente che in testa avesse, non dico l'esatta formulazione, ma l'idea di quello che sarebbe poi stato pianoforte moderno, che non è altro che l'affinamento e la "purificazione" di ciò che si può sentire in quei rudimentali strumenti a lui contemporanei.

 

Senza contare che la sua completa sordità lo teneva lontano dalle impressioni e dalle abitudini del mondo sensoriale.

 

In un modo o nell'altro, era costretto a "sognarseli" i suoni e, tutto sommato, è molto più facile immaginare un suono perfetto, ideale, di uno pieno di compromessi come quello di un fortepiano di quel tempo.

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Il negativo di una foto è sempre la stessa foto "al contrario". Non centra nulla la genialità...semmai centra l'anticonformismo o il voler fare il bastian contrario.

 

Detto questo ho riletto il topic proposto da Frank, in effetti era più facile che Beethoven avesse un pf più vicino a quello moderno che Schumann...non come sonorità ma come meccanica. Sempre se confermato che lui avesse uno dei primi Cristofori

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Però credo veramente che in testa avesse, non dico l'esatta formulazione, ma l'idea di quello che sarebbe poi stato pianoforte moderno, che non è altro che l'affinamento e la "purificazione" di ciò che si può sentire in quei rudimentali strumenti a lui contemporanei.

 

cioè il suono 'ideale' (in senso platonico) del pianoforte?... (se ho ben capito)

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cioè il suono 'ideale' (in senso platonico) del pianoforte?... (se ho ben capito)

 

Esattamente Luca... in fondo il poveretto non sentiva niente e la cosa più naturale per la mente umana è creare un suono perfetto, ideale, non certo pieno di difetti.

 

Chi ce la vede un'hammerklavier suonata su un fragile fortepiano che al primo accordo è già tutto da riaccordare? Anzi, a dire la verità, i "fortepiano" sono tutti decisamente "inaccordabili", visti i loro aspetti progettuali. Ma la fragilità del suono in sé, il carattere...

 

Già l'attacco della Patetica ha poco a che vedere con gli strumenti dell'epoca e al tempo le nobildonne saltavano il primo tempo per passare direttamente all'adagio cantabile...

 

Non possiamo esserne certi, ma credo che Beethoven avrebbe accolto con un sospiro di sollievo, per non dire con meraviglia, uno Steinway nuovo di zecca appena uscito dalla fabbrica... (non quelli taroccati e malaccordati che attualmente girano per i concerti)

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Ma io sono d'accordo completamente... (anche sul fatto che il Cobra sia... esilarante....)

 

Quello su cui non sono d'accordo (e non solo io... tutto il mondo accademico) è questa tendenza a fare della musica una "scienza".

 

Oltre ad essere subdolamente offensivo è oltremodo pericoloso.

Francamente io no so che cosa ci potrebbe essere di così offensivo e pericoloso nel considerare la musica una "scienza"

 

Vorrei ricordarti che nel Medio Evo essa era compresa nel Quadrivium.

 

Il suo rapporto con la matematica e la scienza è stato poi ribadito - fra i tanti altri - da Jean-Philippe Rameau e da Pierre Boulez. E dunque mi domando a quale mondo accademico ti riferisci?

 

Non si potrebbe forse dire più giustamente che la musica per la sua sostanza intrinseca ed estrinseca è il perfetto ponte che lega le materie di tipo scientifico a quello umanistico?

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Francamente io no so che cosa ci potrebbe essere di così offensivo e pericoloso nel considerare la musica una "scienza"

 

Vorrei ricordarti che nel Medio Evo essa era compresa nel Quadrivium.

 

Il suo rapporto con la matematica e la scienza è stato poi ribadito - fra i tanti altri - da Jean-Philippe Rameau e da Pierre Boulez. E dunque mi domando a quale mondo accademico ti riferisci?

 

Non si potrebbe forse dire più giustamente che la musica per la sua sostanza intrinseca ed estrinseca è il perfetto ponte che lega le materie di tipo scientifico a quello umanistico?

 

Bravissimo Daniele.

 

Purtroppo l'idea di "Scienza" che era stata presa in causa in quel momento, non consentiva d'intraprendere questa argomentazione.

 

Inoltre ci si stava lanciando in una crociata contro la filosofia, come se le "materie umanistiche" fossero arbitrarie.

 

Fermo restando che "filosofia della scienza" non è certo questione umanistica...

 

Purtroppo in Italia abbiamo pasticciato un pò troppo con le cose serie...

 

P.s.

 

Fermo restando che è mio parere che l'Arte al suo culmine trascenda mere categorie come "scientifico" e "umanistico".

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Fermo restando che è mio parere che l'Arte al suo culmine trascenda mere categorie come "scientifico" e "umanistico".

 

«O tu ch ' onori ogni scienza ed arte,

Questi chi son ch ' hanno cotanta onranza

Che dal modo degli altri gli diparte?» . . . [come al solito stiamo andando lontano, vabbè :) ]

 

Mah.. Daniele,

su cosa ci sia di offensivo e pericoloso nel considerare la musica una scienza, direi che di 'offensivo' non c'è nulla. Di pericoloso invece c'è il fatto che in questo modo la si vede sotto un'ottica per cui a una tale azione corrisponde - scientificamente e certamente! - una sicura e determinata reazione.

 

Banale esempio compositivo:

Azione > utilizzo di una figurazione cromatica discendente.

Reazione> sentimento doloroso.

Banale esempio esecutivo:

Azione> rispetto assoluto per i metronomi originale.

 

Però, ti dico, questo pericolo nel vedere la musica, sia a livello compositivo sia interpretativo, come una 'scienza', io lo sento quando si intende il termine 'scienza' e 'scientifico' a livello di linguaggio comune (da cui espressioni come «questo è scientificamente provato..» e simili).

Non certo nel considerare gli aspetti scientifici della musica (vedi i link da te proposti) e nel considerare il termine 'scienza' nella sua accezione più nobile, cioè quello della ricerca del Vero senza la presunzione di avere LA verità già in tasca.

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scusate. Ci tengo a correggere (e integrare dimenticanze) nel mio post qui sopra

 


Banale esempio compositivo:

Azione > utilizzo di una figurazione cromatica discendente.

Conseguenza> sentimento doloroso nell'ascoltatore.

 

Banale esempio esecutivo:

Azione> rispetto assoluto per i metronomi originale.

Conseguenza> certezza di aver prodotto, già solo così, una buona interpretazione

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Anch'io condivido il pensiero di Celibidache di come si possa indulgere ancora nel perdere tempo in argomenti sterili di per se ma utili per ampliare il discorso. Discorso OT? Allora diventa puramente statistico .Chi ha vinto il mi o senza mi. Penso che poco importi. Il concetto di filologia musicale si è evoluto nel tempo da sola notazione ad interpretazione ed a comprendere il documento sonoro. Ora partendo dall'incotestabilità che abbiamo notevoli quantità di materiale sonoro di compositori del 900 è altrettanto incontestabile che raramente le opere vengono eseguite come registrate dal compositore e penso ma non ne ho priva che gli stessi compositori abbiano registrato una loro composizione in modo differente alla loro stessa notazione. In merito al fatto che l'arte si discosta dal pensiero filologico abbiamo innumerevoli artisti che ci hanno lasciato audaci interpretazioni veramente geniali. E quindi di quel mi o del pedale non interessa ma ci inonda di immensa gratificazione un esecuzione che ci colpisce nel profondo dell'animo. Forse questo avrebbe voluto l'autore. Uno per tutti Glenn Gould fantasia in re di Mozart.

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