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Piano Concerto - Forum pianoforte

Interpretazione


camy86
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Ordunque. Come interpretate un brano? O meglio: l'interpretazione per voi avviene prima, dopo o durante l'apprendimento del brano? Riguardo al messaggio che volete dare con lo stesso: studiate qualcos'altro oltre allo spartito (tipo leggete libri riguardanti quel periodo storico che sono collegati con il brano) ?

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Domanda grande come l'Oceano Pacifico!!!!

 

Personalmente non credo all'apprendimento fatto a "fasi", come non credo che si debba parlare di interpretazione dopo un certo periodo degli studi. Anche un pezzettino di Beyer può essere oggetto di studio dell'interpretazione (ricerca di significati)

 

Personalmente non credo ai "separati" significati dei termini: "Tecnica", " Interpretazione" "Lettura della Partitura e/o dello spartito".

 

Sono un sostenitore della Teoria della Gelstalt, nella parte in cui si enuncia: "Il tutto non è la somma delle parti". Infatti il "tutto" è qualcosa di più. E' il tutto. Penso che nell'Arte, e non solo nella Musica bisogna non perdere di vista il "tutto" e fare attenzione a tutte quelle pratiche che ci allontanano troppo da questo e/o ci impediscono di raggiungerlo e di comprenderlo.

 

Personalmente penso che fare "prima" tecnica, poi "lettura delle note" poi "interpretazione" ci faccia raggiungere a fatica, difficilmente e a volte affatto l'obiettivo.

 

Tutto è già dentro il brano e noi dobbiamo raggiungere, il più possibile, il "tutto". Non è detto che possiamo raggiungerlo mettendo in fila diligentemente tutti gli aspetti del tutto...ma separatamente.

 

Anni fa ero di diversa opinione: avrei pensato a ciò come un "pressappochismo spicciolo".

 

Ora penso che vermente la Musica ci suggerisce le soluzioni tecniche, cioè del "come fare" e non perdere di vista le "idee" dell'Autore sia di grandissimo aiuto.

 

E' chiaro che per poco tempo possiamo "allontanarci" per sperimentare e comprendere nel dettaglio e fuori dal contesto del brano cose che ci rimangono più "ostiche"...ma non per molto. Nel lungo periodo sarebbe come intravedere il sentiero senza poter vedere mai il luogo da raggiungere

 

Penso che dobbiamo rammentare che stiamo facendo Musica e che la Musica contiene tutto.

 

Sono personalmente contrario a rimanere per lungo tempo in un mondo lontano fatto di "tempi lenti di studio" e di formule ritmiche in contrasto che snaturano l'accentuazione richiesta e da assimilare. Credo che questo percorso non faccia altro che prepararci a quello che "non dobbiamo eseguire" e che non funzioni affatto da antitodo o antibiotico contro i "vizi" o gli "errori" commessi.

 

Conviene quindi, anche prima di studiare il brano, documentarsi, ascoltare, capire...anche provare qualche passaggio più facile per entrare nel "carattere" del pezzo.

 

Ora, sì, va bene una lettura lenta, frammentata, "attenta", ma sempre tenendo in considerazione la velocità finale del tempo, come pure la qualità del suono, il tocco, la fisionomia delle frasi ecc.

 

Ho visto studenti, e non solo, studiare due pagine di una sonata di Beethoven, nota per nota, lentamente, per due anni. Forse con l'aspirazione di eseguirla, e solo così, alla perfezione al tempo giusto.

 

Il fatto è che, spesso, al giusto tempo, con "l'interpretazione"..che poi verrà..tutto cambia. I gesti e la partecipazione corporea sono diversi e potrebberao esigere, ad esempio, una diteggiatura diversa, che invece funzionava benissimo, o quasi, lentamente!Cioè ....avvicinandoci al "tutto" potremmo accorgerci che l'estenuante e lunghissimo studio delle singole parti in un mondo lontanissimo dall'esecuzione, forse è servito a poco o, almeno, ha tolto grande economia di tempo al nostro studio.

 

Vorrei fermarmi per ora qui, lasciando ad altri di sviluppare il tema.

 

Ritorno a ricordare ciò che è stato lanciato sul tappeto:.."ma insomma bisogna interpretare subito, domani, dopodomani o fra due anni??" Bho!!!!!! :lol:

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Ciao, secondo me bisogna interpretare quando si capisce ciò che l'autore ci ha lasciato. Mi spiego meglio... Se nella pittura osservo un quadro e comprendo il significato nascosto dietro le pennellate, nella musica devo capire il significato di ciò che l'autore ha scritto e riproporlo secondo la mia lettura, purché sia nello stile dell'autore a prescindere dalla difficoltà del brano. Valentina Lisitsa dopo aver suonato un concerto di Rachmaninov per pianoforte ed orchestra (da uscirne matti) ha eseguito come bis una splendida "Per Elisa" di Beethoven che ha tenuto benissimo l'altezza della situazione. Non è dunque il virtuosismo e la quantità di note di un brano ciò che determina la bravura di un'artista, ma la sua lettura della parte e dunque la sua interpretazione. Come si interpreta ? Si deve innanzitutto conoscere la vita dell'autore, il periodo e la corrente di appartenenza; una cosa che aiuta molto è conoscere delle vicende legate alla vita quotidiana dell'artista perché ci aiutano ad immedesimarci nella sua ottica, nel suo periodo. A volte una parola può fare la differenza. Personalmente sono stato illuminato quando durante un'audizione della partita n. 1 di Bach, Paolo mi ha detto: "Bach quando scrive musica, celebra la gloria di Dio", cosa che ho chiesto di spiegarmi alla mia fidanzata che insegna religione e mi disse: "Celebrare la gloria di Dio per Bach è come rendere merito a lui per il dono ricevuto, quando si deve parlare di Dio ai bambini li si porta fuori e gli si fa osservare la natura; quando suoni Bach pensa alla bellezza della natura". Sono frasi molto profonde, su cui si deve ragionare ed è spesso dietro a queste osservazioni che si nascone la strada del tempo, quel viottolo che ti riporta indietro ai tempi di Bach, di Beethoven, di Mozart, di Chopin, ecc. Per questo motivo non si può parlare di prima durante o dopo. L'interpretazione è un'idea che non smette mai di maturare, perché spesso dentro alla partitura si scoprono cose nuove anche dopo anni. L'interpretazione è spesso legata anche all'età. Ho suonato cose qualche anno fa che adesso non suonerei più così. Perchè sono cresciuto sono maturato, ho letto, studiato, scoperto nuove cose nascoste nella partitura e di certo tra qualche anno le suonerò ancora diversamente. Insomma l'interpretazione è qualcosa che inizia da prima di comprare la partitura di un brano e che cresce dentro di noi mentre studiamo, mentre pensiamo e mentre invecchiamo. E' ciò che di più difficile c'è per un musicista, perché quando abbiamo imparato le note, come diceva qualche famoso esecutore, abbiamo fatto solo un decimo del lavoro.

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bell'intervento!!!!

 

Proprio così. Non si finisce mai di capire il significato e quindi l'interpretazione è un territorio molto vasto.

 

Bachaus ha inciso l'integrale delle sonate di Beethoven tre volte nella sua vita e devo dire che sono tutte e tre diverse. Famoso esempio le Variazioni Goldberg di Bach nelle due "diferentissime" incisioni di Glen Gould. La famosa Polacca op. 53 di Chopin risulta diversa sotto le mani di un Rubinstein giovane e quello ultrasessantenne.

 

L'interpretazione musicale e non solo fa i conti anche con la preparazione culturale complessiva. C'è qualcosa che si arricchisce dentro di noi e ci dona sempre nuovi e raffinati strumenti di lettura.

 

"Con la Musica si gonfia il mare del nostro cuore come il flutto sotto la luna" (Autore a me sconosciuto)

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  • 8 months later...

L'interpretazione è un'idea che non smette mai di maturare, perché spesso dentro alla partitura si scoprono cose nuove anche dopo anni. L'interpretazione è spesso legata anche all'età. Ho suonato cose qualche anno fa che adesso non suonerei più così. Perchè sono cresciuto sono maturato, ho letto, studiato, scoperto nuove cose nascoste nella partitura e di certo tra qualche anno le suonerò ancora diversamente. Insomma l'interpretazione è qualcosa che inizia da prima di comprare la partitura di un brano e che cresce dentro di noi mentre studiamo, mentre pensiamo e mentre invecchiamo. E' ciò che di più difficile c'è per un musicista, perché quando abbiamo imparato le note, come diceva qualche famoso esecutore, abbiamo fatto solo un decimo del lavoro.

Bello!

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