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Piano Concerto - Forum pianoforte

Analizzare musica in forma sonata


Dante
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Padroneggiare nel senso di saper scrivere o saper analizzare?

In ogni caso, c'è Le forme sonata di Rosen che è un classico... L'articolo di Cook mi sembra rivolto a chi è già un po' scafato.

In realtà, la cosa migliore è prendere i primi movimenti delle 32 Sonate per pianoforte di Beethoven e analizzarli. Poi analizzare i Trii. E i Quartetti. E le Sinfonie...

All'inizio concentrarsi sugli aspetti principali. Dov'è il secondo tema? Dov'è la ripresa?

Poi si può andare più a fondo. Non si finisce mai di imparare.

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Padroneggiare nel senso di saper scrivere o saper analizzare?

Bella doamnda, un po' tutte e due le cose, nel senso che forse una cosa alimenta l'altra. Dal mio punto di vista, non sarebbe male usare forme un po' più ampie di una tripartita...per questo stavo iniziando a documentarmi al meglio.

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Padroneggiare nel senso di saper scrivere o saper analizzare?

In ogni caso, c'è Le forme sonata di Rosen che è un classico... L'articolo di Cook mi sembra rivolto a chi è già un po' scafato.

In realtà, la cosa migliore è prendere i primi movimenti delle 32 Sonate per pianoforte di Beethoven e analizzarli. Poi analizzare i Trii. E i Quartetti. E le Sinfonie...

All'inizio concentrarsi sugli aspetti principali. Dov'è il secondo tema? Dov'è la ripresa?

Poi si può andare più a fondo. Non si finisce mai di imparare.

 

Certo Red, poi ci sono dei libri che possono fare da guida all'analisi, ad esempio "Elementi di Composizione" di Schoenberg, molto utile per capire determinati aspetti strutturali. Io però anziché iniziare con Beethoven partirei con la forma sonata in Haydn, Mozart e Clementi....

Dato che Beethoven si può considerare la sintesi dei tre citati sopra, meglio capire come funziona la forma nel Classicismo.... analizzare Beethoven dopo che hai visto la forma-sonata in Haydn è molto più semplice (e la complessità delle forme Haydniane è notevole).

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Ricordate però che il modello della forma sonata è stato studiato e descritto dai teorici (Reicha, Marx) proprio a partire da Beethoven. Ovviamente (e fate bene a puntualizzare!) non ha senso iniziare l'analisi dall'op. 111 o dall'op. 135. Si prenderanno invece le prime Sonate, i Quartetti dell'op. 18...

Cominciare da Haydn mi sembra molto più complesso, come ha notato Feldman, anche perché capita di frequente di trovare forme monotematiche, la cui analisi è senz'altro meno intuitiva delle forme bitematiche della sonata beethoveniana.

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Ricordate però che il modello della forma sonata è stato studiato e descritto dai teorici (Reicha, Marx) proprio a partire da Beethoven. Ovviamente (e fate bene a puntualizzare!) non ha senso iniziare l'analisi dall'op. 111 o dall'op. 135. Si prenderanno invece le prime Sonate, i Quartetti dell'op. 18...

Cominciare da Haydn mi sembra molto più complesso, come ha notato Feldman, anche perché capita di frequente di trovare forme monotematiche, la cui analisi è senz'altro meno intuitiva delle forme bitematiche della sonata beethoveniana.

 

Giustamente, come dici tu, il modello formale Beethoveniano è stato poi codificato dai teorici; il problema è proprio questo. La forma sonata non è uno stampino basato sulle scelte di Beethoven, è un semplicissimo schema di partenza che ogni compositore (compreso Beethoven, naturalmente) gestiva a livello narrativo e formale in modo sempre diverso. Il monotematismo di Haydn è solo una caratteristica, è più interessante capire le relazioni tematiche profonde in Haydn, le gemmazioni e le strutture fondamentali che gli permettevano di gestire in superficie il materiale in modo organico. Le stesse tecniche sono state poi sviluppate da Beethoven, ma è difficile partire con lui... ecco perché penso sia meglio iniziare con quello che ha "iniziato" Beethoven a determinati procedimenti compositivi, certo non immediatamente visibili in partitura e rilevabili solo ed esclusivamente con l'analisi approfondita. Le relazioni fortissime tra Beethoven, il contrappunto (barocco e classico) e certe figure tecniche del virtuosismo pianistico di fine '700 inducono poi ad approfondire la figura di Clementi e il suo metodo compositivo.

 

ps. con strutture profonde non intendo "analisi schenkeriana", che personalmente reputo molto limitante. O meglio, Schenker ci sta ma piuttosto strettino :) come sempre, si trattava di un musicologo e non di un compositore, anche se ciò che ha lasciato è indubbiamente utile se ben utilizzato.

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ps. con strutture profonde non intendo "analisi schenkeriana", che personalmente reputo molto limitante. O meglio, Schenker ci sta ma piuttosto strettino :) come sempre, si trattava di un musicologo e non di un compositore, anche se ciò che ha lasciato è indubbiamente utile se ben utilizzato.

 

Secondo me partire da un brano finito e ricostruire il percorso contrario per arrivare alle fondamenta è utile anche ad un compositore. Certo, è utile FARE l'analisi con questa metodologia e non leggerne una già fatta. Che può dire poco e niente.

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