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Piano Concerto - Forum pianoforte

Festival BeeThOven


Azzurro
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Rispondo a Luca quotandomi, così rinfresco la mia memoria ed evito gaffe

 

Non voglio banalizzare e non voglio sembrare accusatorio, ma dietro l'angolo incombe la figura di Gigi D'Alessio ... che crea molta risonanza emotiva :-) è complesso da fare, ma si dovrebbe trovare quel limite, quella sfumatura argomentativa che ci permette di dire che Beethoven piace a tutti ma in un modo diverso da come Gigi D'Alessio piace a tutti.

 

questo lo avevi commentato da subito anche tu. Io di mio patisco una specie di vergogna sentimentale verso un certo tipo di musica. Cioè, ci sono pezzi che mi colpiscono al cuore ma è raro che io ne parli in modo chiaro. La musica fa parte del mio intimo e lì mi piace farla rimanere. Facendo un po' di autoanalisi, potrei dire che la mia passione per la musicologia nasce anche per dare ordine ai miei sentimenti, che altrimenti non sarei riuscito fino in fondo ad esprimere. Del resto sono scorpione.

Perciò mi piace sempre tracciare linee tra profondità espressiva e patetismo, o gigioneria. Per quello che conosco la musica, credo che ci siano autori più "patetici" di Beethoven, che comunque si difende benissimo. M anche se Beethoven fosse il più sentimentale, bisognerebbe centrarla questa sentimentalità. Non so, l'ultimo messaggio di Daniele, per quanto sia lontanissimo dal mio mondo interiore, cerca di descrivere questa sentimentalità. E' un uomo che parla agli uomini, o quello che è. Gigi D'Alessio parla alle donne, quindi ne abbiamo esorcizzato il fantasma.

 

Secondo me il successo di Beethoven non è solo emotivo, è un brand culturale che ci fa sentire più intelligenti, pur senza avventurarci nell'ignoto. Lo chic che non impegna.

 

Questa mia idea parte da quella che io penso sia l'organizzazione musicale, come ... disciplina o come filosofia. Bisogna capire l'oggetto "musica classica", da un punto di vista di "placement", di vendibilità, o di utilità sociale, e di produzione. Non penso ci siano personalità specifiche che operano in tutto e per tutto una "scelta", ci sono strutture a cui siamo soggetti e a cui non possiamo ribellarci. Ma, riassumendo moltissimo, penso che le ragioni del successo di Beethoven, fino al concerto di Torino, siano queste:

1) è stato mitizzato come personaggio, da cui un successo "mitografico" di cui abbiamo parlato anche altrove, in un periodo in cui il mito contava più della storia; oggi il mito di Beethoven è assodato, tanto che conosciamo tutti la sua faccia (quanti conoscono quella di Monteverdi?), il suo nome è stato dato ai cani e perfino lo zecchino d'oro ha fatto una canzone sulla sua "nonna".

2) costituisce una parte considerevole del repertorio di due dei "repertori" più di successo al mondo, ovvero la musica per orchestra e la musica per pianoforte; l'industria musicale ha avvantaggiato per decenni i compositori di questi due repertori, per ragioni facilmente arguibili, ma che, se serve, espliciterò;

3) probabilmente oggi non è il più suonato nei teatri, ma visto che la musica classica sta diventando musica popolare, sta uscendo dai luoghi di culto, essendo lui "il" classico è normale che venga proposto più spesso; perché rassicura, è un nome conosciuto, ti permette di dire "io amo la musica classica" senza costringerti ad ascoltare sinfonie lunghissime, organici strani, armonie inconsuete, e permettendoti (sì) di non approfondire nulla. Perché la musica sinfonica E' una musica vaga, per chi non la coltiva. E non penso che chi ascolta Beethoven sia automaticamente una persona profonda o un appassionato di musica "colta". Chi ascolta i quartetti lo è, chi ascolta la quinta no (non necessariamente). E' il problema di essere "mainstream", attiri molto pubblico ma quel pubblico è meno interessato alla sostanza e più al fattore sociale (ovvero, ascolto Beethoven per qualificarmi agli occhi della gente come persona colta).

4) Potrei pure parlare di denaro. Credo che Beethoven sia apprezzato da chi non paga :-) siamo sinceri, da una parte c'è un CD con l'ennesima settima di Beethoven, dall'altra un CD con, non so, il Prometeo di Skrjabin fatto da un pianista norvegese. Io compro il secondo, perché magari non conosco l'opera o non conosco il pianista. La settima la so a memoria... questo chiarisce le diverse modalità di approccio al "nuovo" nel mondo della musica. Se non sei un appassionato, preferisci ascoltare quello di cui sai già qualcosa o che hai già ascoltato, se sei un appassionato preferisci la novità (anche se moderatamente nuova, a volte).

5) Beethoven, però, sta in bella compagnia. Continuo a dire che, secondo me, il numero di none suonate in giro (che sono tante) è simile al numero di requiem di Mozart. Ed è, però, inferiore al numero di "galà verdiani".

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E' la seconda volta che in una discussione mi nomini Vivaldi e, come l'altra volta, ti rispondo come rispose Stravinsky a chi glielo nominò: "Chi Vivaldi? Quel compositore che per 500 volte ha composto lo stesso concerto?"

 

Evidentemente è la seconda volta che perdi l'occasione di dare una tua risposta sull'argomento. Potrebbe essere che tu non ce l'abbia per cui si potrà affrontare la questione quando avrai raggiunto più maturità.

 

Dato che lasci delle chiacchiere di un grande compositore io ti lascio i fatti di un altro grande compositore

 

J S Bach 4 Harpsichords Concerto BWV 1065 after A Vivaldi

http://www.youtube.com/watch?v=ACY9eYH4rqM

 

Bach era una persona intelligente, sapeva dove andare a guardare...il primo VERO orchestratore della storia della musica. Neanche Bach sapeva fare tanto...tant'è che lui neanche orchestrava.

 

La noia è una delle cose più soggettive del mondo, ti pare che il valore di una composizione e di un compositore debba essere stabilito dalle tue preferenze o da una frase decontestualzizata di Stravinsky. Facciamo le persone semi-serie :). La storia ha già dato le sue ragioni a Vivaldi.

 

..ah, quando Vivaldi ha presentato a Dresda i 4 legni a 2...gli altri (sappiamo chi? Erano anche loro molto intelligenti) capirono subito cosa c'era da fare.

 

Vivaldi - Concerto per molti strumenti RV 569 - Allegro

http://www.youtube.com/watch?v=bGZUrc07MU0

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Claudio, il tuo giochino è molto divertente ma so che tu sai che non è vero quello che ne risulta. Mozart e Verdi, compositori estremamente diversi fra loro ed estremamente diversi da Beethoven, danno altre emozioni. Non farmele dire a me perché tu le sai già!

 

 

...sento tanti scricchiolii...

 

Attenzione, gli specchi quando si rompono, dicono che portano sette anni di sfortuna e dopo...hai voglia di ascoltare Wagner! e poi papà Wotan potrebbe arrabbiarsi ancora di più con te!

 

Evidentemente è la seconda volta che perdi l'occasione di dare una tua risposta sull'argomento. Potrebbe essere che tu non ce l'abbia per cui si potrà affrontare la questione quando avrai raggiunto più maturità.

 

Tralascio il tuo rapporto professore e allievo...im%20Not%20Worthy.gif

 

 

La noia è una delle cose più soggettive del mondo, ti pare che il valore di una composizione e di un compositore debba essere stabilito dalle tue preferenze o da una frase decontestualzizata di Stravinsky. Facciamo le persone semi-serie :). La storia ha già dato le sue ragioni a Vivaldi.

 

...ma è strano che sia lecito annoiarsi con Beethoven mentre se lo si fa con Vivaldi, tuoni e fulmini. Mica tanto giusto questo!

Ok, facciamo le persone serie. Il mio rapporto con Vivaldi è in realtà abbastanza buono. Trovo meravigliosi alcuni suoi concerti e noiosi e ripetitivi altri. Mi interessa di più il Vivaldi sacro e soprattutto operistico! Ma dubito che alla massaia di Voghera interessi quest'ultimo Vivaldi che, per altro lo stesso Stravinsky ignorava, visto che a quel tempo non lo si conosceva. Spero di aver rimediato ad ottobre!

 

 

 

..ah, quando Vivaldi ha presentato a Dresda i 4 legni a 2...gli altri (sappiamo chi? Erano anche loro molto intelligenti) capirono subito cosa c'era da fare.

 

Vivaldi - Concerto per molti strumenti RV 569 - Allegro

 

Sì, questo è uno dei più belli di Vivaldi! :wub: :wub: :wub: :wub:

http://www.youtube.com/watch?v=bGZUrc07MU0

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Abbiamo capito quali sono i gusti di Daniele, mi compiaccio. Come del resto posso chiarire i miei ;)

 

Meno male che a qualcosa sono servito ;)

 

Beh, del resto ognuno sfoggia il proprio repertorio...magari si può leggere anche altro :)

 

Se proprio vuoi farti del male vai nel mio blog verso cui si accede dal mio profilo e....auguri! ;)

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Rispondo a Luca quotandomi, così rinfresco la mia memoria ed evito gaffe

 

 

 

4) Potrei pure parlare di denaro. Credo che Beethoven sia apprezzato da chi non paga :-) siamo sinceri, da una parte c'è un CD con l'ennesima settima di Beethoven, dall'altra un CD con, non so, il Prometeo di Skrjabin fatto da un pianista norvegese. Io compro il secondo, perché magari non conosco l'opera o non conosco il pianista. La settima la so a memoria... questo chiarisce le diverse modalità di approccio al "nuovo" nel mondo della musica. Se non sei un appassionato, preferisci ascoltare quello di cui sai già qualcosa o che hai già ascoltato, se sei un appassionato preferisci la novità (anche se moderatamente nuova, a volte).

5) Beethoven, però, sta in bella compagnia. Continuo a dire che, secondo me, il numero di none suonate in giro (che sono tante) è simile al numero di requiem di Mozart. Ed è, però, inferiore al numero di "galà verdiani".

 

Sai, Claudio, questo tuo post, almeno nello spirito e nelle finalità, assomiglia a quello mio con cui ho aperto il topic "Il primato nella musica". Quello che tu definisti... aspetta un attimo... Ah sì "Assolutamente delirante"! :)

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vogliamo quotare le tue piccate risposte a quel messaggio??

Detto questo, le emozioni di Mozart, Verdi e Beethoven non hanno a che fare col mio discorso, sono state esorcizzate assieme a D'Alessio. Io parlavo di vendibilità e riconoscibilità sociale del prodotto "musica classica".

Sull'altro messaggio, non so. Pensi che l'appassionato di musica classica compri pezzi super famosi?

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  • 2 weeks later...

Ma, riassumendo moltissimo, penso che le ragioni del successo di Beethoven, fino al concerto di Torino, siano queste:

1) è stato mitizzato come personaggio, da cui un successo "mitografico" di cui abbiamo parlato anche altrove, in un periodo in cui il mito contava più della storia; oggi il mito di Beethoven è assodato

 

Caro Thallo,

è passato un bel po' di tempo da quel tuo post di cui cito solo ciò che più mi preme. è vero che ne avevamo parlato anche altrove: Mitologie romantiche su Beethoven. Senza citare testualmente gli interventi, io avevo buttato lì tre cose che avevano contribuito a costruire il 'mito-beethoven' (sordità, afferrare il destino per la gola, vivere solo per l'Arte), e poi tu e Daniele avete continuato la discussione facendo notare come di recente la storiografia 'seria' vada in ben altre direzioni... Tutto molto vero.

 

Ma se Beethoven è, sinfonicamente, il più eseguito come dice Daniele (in Italia si farà anche di più Verdi, e così sia), se è quello che 'tira' di più nelle piazze, alla fin fine è vero che ciò dipende dal fatto che è il più mitizzato. E qui il discorso sembra avvitasi su cose già dette.

Ma non credi - io sì - che il 'mito' abbia una sua serietà e necessità?

Senza nulla togliere alla serietà di una musicologia più 'reale', non credi che il mito-beethoven serva a molti (per lo più neofiti) ad aprirsi alla musica?

è dall'alba dei tempi che l'uomo produce miti (Odisseo, Prometeo...) più o meno consapevolmente: miti che si prestano alle più varie interpretazioni e rivisitazioni attraversando a volte anche i millenni.

perchè il 'mito'?... io penso al mito come ad uno spaccato affascinante che 'apre' un apetto del mondo (nel caso di Beethoven la Musica), un 'oggetto seducente' da cui poi - adulti - bisogna emanciparsi (e questa 'emancipazione' è ciò che io avverto nel tono adulto degli intervanti tuo e di Daniele che sono seguiti in quella discussione).

 

Ma il mito serve. Non ti pare?... Non ti pare che ancor oggi serva?

ciao :)

a te e a tutti

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in realtà, Luca, io lo credo fortemente. Penso che ogni punto di accesso alla musica sia utile, e penso che il mito beethoveniano sia un punto di accesso molto diffuso.

Detto questo, sarei felice che ce ne fossero altri, e sono convinto che ce ne siano. Se mai verrà scritto un libro tipo "Il Codice da Vinci" su qualche grande compositore, che non sia Beethoven, sarò moooolto contento. Tempo fa mi dissero che in "Cinquanta sfumature di grigio" c'era una playlist di musica classica e che in concomitanza col successo editoriale del romanzo, anche quei pezzi citati ebbero un boom di acquisti online. E io sono contento.

Non voglio dire che mi spiace che Beethoven venga suonato molto in giro. Ma di certo mi piacerebbe che ci fossero meno gradini in questa scala gerarchica dei compositori. Non è possibile che tutte le volte si facciano discorsi in cui prima ci sono Beethoven, Mozart e Bach, distribuiti in vario modo, e poi tutti gli altri... e non è possibile PROPRIO perché noi facciamo un discorso fuori dal mercato, o consapevoli del peso del mercato. Ovvero, dobbiamo essere consapevoli che i punti di accesso alla musica di Beethoven non li ha creati solo Beethoven, li hanno creati i suoi ascoltatori, i suoi studiosi, i suoi fans. E sarebbe carino se noi provassimo a creare punti di accesso anche per altri compositori. Io parlo sempre male dei miti romantici, ma lo faccio perché mi scoccia vedere che non siamo riusciti a dare alternative.

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è passato un bel po' di tempo da quel tuo post di cui cito solo ciò che più mi preme. è vero che ne avevamo parlato anche altrove: Mitologie romantiche su Beethoven. Senza citare testualmente gli interventi, io avevo buttato lì tre cose che avevano contribuito a costruire il 'mito-beethoven' (sordità, afferrare il destino per la gola, vivere solo per l'Arte), e poi tu e Daniele avete continuato la discussione facendo notare come di recente la storiografia 'seria' vada in ben altre direzioni... Tutto molto vero.

Ma se Beethoven è, sinfonicamente, il più eseguito come dice Daniele (in Italia si farà anche di più Verdi, e così sia), se è quello che 'tira' di più nelle piazze, alla fin fine è vero che ciò dipende dal fatto che è il più mitizzato. E qui il discorso sembra avvitasi su cose già dette.

Ma non credi - io sì - che il 'mito' abbia una sua serietà e necessità?

(...)

Ma il mito serve. Non ti pare?... Non ti pare che ancor oggi serva? (Luca)

 

Luca, ciao caro! Il mito serve oggi come è servito ieri e come servirà domani perché è anche di miti che si vive o si sopravvive.

Detto ciò per creare un mito – un mito serio e duraturo – non è certamente sufficiente essere sordi, afferrare il destino alla gola e vivere solo per l'Arte. Se dietro a queste imposizioni e scelte non c'è soprattutto un personaggio di grandissimo spessore intellettivo e caratteriale e che, nell'ambito della sua opera non abbia saputo dare capolavori che travalicano e si innalzano oltre determinati confini, il mito non si crea. In altre parole tutto questo è potuto essere solo perché dietro c'era uno come Beethoven e non un altro Pinco Pallino qualsiasi. A me pare del tutto evidente tutto ciò e dunque...

 

sarei felice che ce ne fossero altri, e sono convinto che ce ne siano.

Non voglio dire che mi spiace che Beethoven venga suonato molto in giro. Ma di certo mi piacerebbe che ci fossero meno gradini in questa scala gerarchica dei compositori. Non è possibile che tutte le volte si facciano discorsi in cui prima ci sono Beethoven, Mozart e Bach, distribuiti in vario modo, e poi tutti gli altri... (Claudio)

 

Claudio, ciao caro! ... e dunque i miti, romantici – ma loro erano certamente molto più bravi a crearne di noi – o meno, non si creano a tavolino in 2 e 2, 4. I miti hanno una loro forza, un loro motivo di essere e un loro fine se sono sorretti da grandi personaggi. Nel 900 ne conosco almeno tre che meritano questo trattamento, ma se ciò non è avvenuto – o solo parzialmente è avvenuto – sta probabilmente nella nostra incapacità a renderli tali.

Quanto alla scala gerarchica e ai suoi troppi gradini, fermo restando che ognuno giustamente ha la sua, io pavento qui, in questo forum, il rischio esattamente contrario e cioè, una volontà – e non solo da parte tua ma proprio in generale – di cercare di appiattire tutti e tutto, il più possibile verso il basso, e questo non va bene, almeno quanto, se non di più, la volontà di innalzare certi compositori.

Se Bach, Mozart e Beethoven hanno conquistato un loro posto nell'Olimpo i motivi ci saranno. Giusti, sbagliati...e tutte le varie sfumature del grigio se vuoi, ma ci sono! Vogliamo parlarne? Parliamone pure ma non possiamo che prendere atto di ciò.

 

Detto questo, le emozioni di Mozart, Verdi e Beethoven non hanno a che fare col mio discorso, sono state esorcizzate assieme a D'Alessio. Io parlavo di vendibilità e riconoscibilità sociale del prodotto "musica classica". (Claudio)

 

Quando tu hai messo al posto di Beethoven, Verdi o Mozart in riferimento alla forza e alla speranza che la musica del primo trasmette a chi l'ascolta – e dunque parlavamo di sentimenti – non posso non credere che tu non eri (sei) consapevole che le musiche e i canovacci verdiani – aldilà del significato risorgimentale che ora non importa più a nessuno – non trasmettono alcuna speranza: opere dove la fine è sempre tragica e che, nella sua ultima termina dicendo che nel mondo è tutta burla e tutti siamo gabbati, che speranza vuoi che diano?

Mozart? L'importanza di Mozart si è fatta largo proprio in antitesi alla pesantezza beethoveniana. In un tempo sempre più bisognoso di leggerezza, Mozart non poteva che esserne la quintessenza. Leggerezza, non speranza che nasce e si afferma nonostante la grande pesantezza della vita, questo è la musica di Mozart.

 

Sull'altro messaggio, non so. Pensi che l'appassionato di musica classica compri pezzi super famosi?

 

Se per appassionato di musica classica intendiamo, l'appassionato medio di musica classica – di cui io faccio parte – penso che, non tanto di pezzi super famosi si circondi, ma della musica e del genere che più gli piace.

Sarebbe bello poter ascoltare tutta la musica e, per ascoltare, non intendo certo mettere il cd una volta nello stereo. Per fare propria una musica complessa ed esprimere un giudizio non superficiale ci vuol tempo ma la vita è breve: ars longa, vita brevis.

Alla fine ognuno di noi si concentra nella “sua” musica, perché lo scopo della musica è innanzi tutto quello di trasmettere piacere.

Dunque, io che ho una discoteca di non so quante migliaia di cd che vanno dai canti gregoriani a Berio, alla fine ascolto spesso la stessa musica. Anzi io ascolto soprattutto le radio di musica classica, dove c'è quasi sempre la stessa musica.

Però se il maestro Chailly, decide di registrare una nuova integrale – dopo averci studiato per trent'anni sopra – delle sinfonie beethoveniane che ha come fattore straordinario e peculiare, innanzi tutto, il fatto di rispettare i tempi metronomici dettati da Beethoven, io, prima da beethoveniano e poi da appassionato medio di musica classica, non posso che comprarla e accostarla alle altre integrali beethoveniane che considero imprescindibili.

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Ciao Daniele,

 

anche per me è ovvio che il mito-beethoven non sta in piedi solo su quelle cose ‘eroiche’ (diciamo così) che ho elencato io: sotto ci vuole un grande artista… Più che vero. Però senza quelle cose ‘eroiche’ – se vuoi, sotto altri punti di vista, anche ‘patetiche’ o ‘pop’ – il processo di mitizzazione non mi pare che si inneschi. Prendi Bach!... Non è forse anch’egli un grande artista? Eppure non mi pare che vi sia una sua figura mitica del peso di quella beethoveniana. Personalmente vedo solo una cosa (‘patetica’, ‘extramusicale’) che similmente al modo di quelle che ho detto per Beethoven avrebbe potuto innescare un processo di mitizzazione: il fatto di non aver mai fatto grandi viaggi a scopo formativo e aver tuttavia assimilato stili diversi vicini e lontani passati e presenti.

Avrebbe potuto innescare. Però non è successo. Nulla di male e nulla di perso per chi ama Bach e la sua musica.

 

ii punti di accesso alla musica di Beethoven non li ha creati solo Beethoven, li hanno creati i suoi ascoltatori, i suoi studiosi, i suoi fans. E sarebbe carino se noi provassimo a creare punti di accesso anche per altri compositori

 

Sono d’accordo Thallo.

Però non credo che questo sia stato fatto in modo consapevole, intenzionale (dagli ascoltatori, dagli studiosi, dai fans). Un mito, non solo quello beethoveniano è qualcosa che si crea “da sé”: qualcosa a cui molti fattori (epocali, culturali, critici) contribuiscono senza che ci si renda conto di ciò a cui si sta “collaborando”. È un processo di ‘cristallizzazione’ o di ‘sedimentazione’: a un certo punto ti trovi ad osservare una figura mitica, e non è cosa da poco ricostruire chi cosa come e quando ha fatto in modo che divenisse tale. Probabilmente ci sono anche “miti” creati intenzionalmente a tavolino da qualcuno per determinati scopi (che siano questi ‘miti artificiali’ quelli che intende Frank quando dice che ce ne sono troppi?).

[Non so… a tal proposito, come falso mito, mi viene in mente la retorica romano-imperiale messa in piedi dal fascismo].

Quindi buona cosa sforzarsi di cercare creare trovare nuovi punti di apertura alla musica tout court che non abbiano a che fare con Beethoven. È una cosa doverosa. Ma un mito – un vero mito – è un’altra cosa. Non è una cosa che si può ‘decidere’ di costruire. È qualcosa che sorge da sé col contributo inconsapevole di molti, e che, a differenza di un falso mito, costituisce un tesoro di riflessione a cui tornare – rivedendolo e modificandolo – anche in epoche molto distanti dal suo emergere in origine.

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Però se il maestro Chailly, decide di registrare una nuova integrale – dopo averci studiato per trent'anni sopra – delle sinfonie beethoveniane che ha come fattore straordinario e peculiare, innanzi tutto, il fatto di rispettare i tempi metronomici dettati da Beethoven, io, prima da beethoveniano e poi da appassionato medio di musica classica, non posso che comprarla e accostarla alle altre integrali beethoveniane che considero imprescindibili.

Ecco, questo mi sembra l'ennesimo trionfo del marketing (col massimo rispetto per Chailly!).

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Ecco, questo mi sembra l'ennesimo trionfo del marketing (col massimo rispetto per Chailly!).

 

Marketing? Francamente non mi sembra che c'entri molto il marketing, considerando poi che ne sono state fatte copie a tiratura limitata.

Io francamente non capisco queste vostre, non so se definire prese di posizioni o pregiudizi e soprattutto questa aria un po' snob che accompagna i vostri argomentare. Ho la netta sensazione che molto di quel clima degli anni 20 del secolo scorso nei confronti di Beethoven non si sia ancora ben assopito e abbia trovato il suo giusto esaurimento.

Ancora una volta è un dato di fatto: tanti direttori d'orchestra si sono avvicinati alle sinfonie beethoveniane dopo anni di studio e, dunque, quando non erano più molto giovani. Si sono accostati con massima umiltà, un po' perché dovevano confrontarsi con direttori che li avevano preceduti di altissimo valore e un po' anche perché, accostarsi alle sinfonie beethoveniane non è una passeggiata così semplice.

Chailly, molto sinceramente per registrare la sua prima - e forse anche ultima - integrale beethoveniana non ha avuto remore ha confessare che ci ha studiato per trent'anni e, per la prima volta nella storia, ha deciso di inciderle con i tempi metronomici dettati dal compositore.

Guardate che questa cosa, nella storia dell'interpretazione beethoveniana è un evento storico. Solo Karajan si è avvicinato e a volte, ha superato quei tempi. Sono poche le orchestre al mondo che potrebbero sostenere tempi simili senza fare grossi strafalcioni. Molti davano la colpa della scelta di quei tempi da parte di Beethoven al fatto che era sordo o che coi numeri era veramente una frana. E tutti, a cominciare da Wagner e poi Mahler, nella loro qualità di direttori d'orchestra a correggerli.

Oggi, grazie all'operazione di Chailly, sappiamo che i tempi dati da Beethoven non erano affatto folli e che, ancora una volta, il tutto si inquadrava in una sua visione avveniristica della musica.

Non so chi di voi - a parte Luca - le abbia ascoltate ma se lo avete fatto o lo farete....ne riparliamo!

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anche per me è ovvio che il mito-beethoven non sta in piedi solo su quelle cose ‘eroiche’ (diciamo così) che ho elencato io: sotto ci vuole un grande artista… Più che vero. Però senza quelle cose ‘eroiche’ – se vuoi, sotto altri punti di vista, anche ‘patetiche’ o ‘pop’ – il processo di mitizzazione non mi pare che si inneschi. Prendi Bach!... Non è forse anch’egli un grande artista? Eppure non mi pare che vi sia una sua figura mitica del peso di quella beethoveniana. Personalmente vedo solo una cosa (‘patetica’, ‘extramusicale’) che similmente al modo di quelle che ho detto per Beethoven avrebbe potuto innescare un processo di mitizzazione: il fatto di non aver mai fatto grandi viaggi a scopo formativo e aver tuttavia assimilato stili diversi vicini e lontani passati e presenti.

Avrebbe potuto innescare. Però non è successo. Nulla di male e nulla di perso per chi ama Bach e la sua musica.

 

Certo Luca, infatti ho detto che per creare un mito sono necessarie diverse cose. Nel caso di un compositore oltre al genio, le caratteristiche caratteriali, le sorprese del "destino" e il momento storico - non mi stancherò mai di battere su quest'ultimo tasto - In Beethoven per una sorte di "congiunzione astrale" assolutamente unica, tutte queste cose si sono avverate, cosa che con Bach non è avvenuta e, in maniera assai diversa è avvenuta per Mozart. Il mito, in sé per sé, non toglie o aggiunge nulla al valore di un musicista - o di un artista - però aiuta a renderlo ancor più famoso: anche questo è un dato di fatto.

Nel 900 nel campo musicale c'è stato quello di John Lennon che ha avuto una rilevanza grandissima: un grandissimo cantautore, degli ideali molto importanti, scelte di vita di un certo tipo e, purtroppo, una morte assai tragica.

Ma ce ne sarebbe un altro - o altri - che andrebbero più compresi, studiati e valorizzati. Penso fra tutti alla figura di Sostakovic, a quella sua quasi tragica ambiguità, nei confronti di quello che fu uno dei regimi più atroci della storia, il suo rapporto con Stalin e, la musica che da tutto ciò - musica assolutamente geniale - ne scaturì. Quanto si potrebbe e si dovrebbe studiare e scavare se solo non ci si perdesse in miti - vedi sopra - che più che miti sono degli is-miti! Ma si sa no? Ogni epoca ha ciò che si merita!

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Giusto per chiarire: Chailly ha fatto benissimo a incidere Beethoven.

Quello che mi stupisce - e un poco mi affligge - è la necessità di acquistare l'ennesima integrale delle Sinfonie, quando a casa ne abbiamo magari già tre o quattro, o dieci. Mi sembra in fondo una forma di feticismo. Intendiamoci, ci sono passato anch'io: per un po' di tempo, ho comperato tutte le incisioni dell'Arte della fuga che trovavo in giro. Ma arrivato a ventitre anni mi sono reso conto che alla fin fine preferivo suonarla al pianoforte (per quanto male!), oppure studiare lo spartito... Lo stesso vale per Beethoven (anzi adesso mi sa proprio che vado a suonare per l'ennesima volta l'op. 31 n. 3!).

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Caro Red...

non stupirti e non affliggerti, visto che, in fondo, ci sei passato anche tu sull'Arte della fuga ;) e hai fatto bene.

E adesso che dici che vai a rivangare l'op. 31 n. 3... che dire?... Per me fai bene. La vita è breve e ci affezioniamo a "qualcuno" più che a "qualcun'altro"... :rolleyes: è così.

 

Riguardo a Chailly, al trionfo del marketing... che posso dire?

Fino a pochi anni fa Chailly era qui a Milano a dirigere l'Orch. Verdi, e io ero contento. Ora è a Lipsia, e buon per lui. il "suo" Beethoven ascoltato dal vivo mi piaceva molto, ma consutando la sua discografia mi spiaceva che non avesse inciso niente di Beethoven. Quando sono uscite le Sinfonie per me è stato bello.

Anch'io avevo già le mie integrali del passato (tre)... e non è che in tutte le sinfonie dell'integrale da poco incisa Chilly mi entusiasmi... Ma questo è un altro discorso.

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a mio avviso si può vedere solo dopo almeno venti o trenta anni. Quindi, nella mia ottica, non è possibile rispondere.

 

Vasco è in giro da un bel po'... :)

 

Penso che Rotore abbia centrato un po' il problema, non si parla dei miti Romantici ... ma di miti più moderni ma probabilmente effimeri allo stesso modo.

 

Secondo voi cos'è un mito?

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é vero Frank:

Vasco è in giro da un bel po' (ci ho pensato dopo) ed effettivamente un mito lo è diventato.

Sfilate via Vasco dalla mia domanda a Rotore.

 

Cos'è un mito?... Bella domanda.

Secondo me è un prodotto di 'cristallizzazione' che avviene attorno a una figura storica o un perido storico (a volte anche una terra) per cui ciò che è reale diviene emblematico di qualcosa di ideale, di grande... qualcosa che si presta alle più varie interpretazioni e rivisitazioni attraversando a volte anche i millenni.

E questo avviene con il contributo di molti, per lo più inconsapevolmente.

Per me il mito è come una feritoia affascinante che si apre su un apetto del mondo (quello che personalmente più mi attrae è il mito di Odisseo)... è un'mmagine seducente da cui poi - adulti - ci si potrà anche emancipare. Ma il mito resta un cosa seria: terribilmente seria e... seducente.

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