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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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Tutto postato da pianoexpert

  1. .....dice: "io purtroppo rimango in Sardegna....Embeh'!!!! Capirai...una delle più belle isole del Mondo!!!!!! Buone vacanze a tutti!!!!
  2. ...Le pensano tutte!!!!!!! Dopo la dimostrazione di Gianni Morandi che si mostrò in mutande a Sanremo per far schizzare l'ascolto alle stelle......hanno imparato tutti!!!! Quale sarà la prossima trovata? ....Se ce la avete, non ditela!!!!!! Assolutamente no!!!! Io invece non voglio essere "avaro" e vi dirò che avrei ideuccia di suonare, la prossima volta che mi trovo in Aeroporto ( dove ormai ad ogni Terminal, sempre che non vada a fuoco da solo, è stato collocato un pianoforte a coda, meta di molti che suonano appunto Einaudi, ricevendo fragorosi applausi!)..dicevo avrei in mente di suonare anche io....Bhe fino a qui niente di strano, direte, se non fosse che le mie mani spunteranno da una valigia!!!! ...Adesso non me lo copiate!!!!
  3. AUGURONI o Armando........possibile reincarnazione di Beethoven!!!! Saluti e Auguri ...anche se in rirardo!!!!!!!
  4. Sono d'accordo con gli Autori, anche se non ho letto questo saggio. Io ho sempre, a mio avviso, sostenuto che la Musica possa dettare le soluzioni tecniche...."grazie- disse l'allievo di sci , mentre il maestro gridava di chiudere gli sci- non ti arrabbiare, cribbio, - grazie, tu sai sciare!!!!! Lui voleva gridare : pensa, devi pensare e basta!!! Ma sembra l'uovo di Colombo!!!!E allora? E' vero "il campo dell'interpretazione resta un bel campo minato". Ascoltando molto, cercando di capire il fraseggio, sviluppando la musicalità, arricchendo la familiarità con lo stile di scrittura dell'Autore ecc.. E attraverso la "musica" si possono trovare le soluzioni tecniche. Anche Arrau e qualche altro Grande disse questo in un intervista. Spesso si crede che questi Grandi, affermino questo...proprio perché abbiano superato tutti i problemi...ma come superarli? Noi potremmo stare tutta la vita a suonare tutti i libri di "tecnica" tutto il giorno e tutti i giorni...ma senza risolvere il problema. A volte, io credo, si può tentare di risolvere un difficile passaggio proprio mettendo le nostre "possibilità" al servizio della musica. Potremmo scoprire che modificando un peso, una posizione, o marcando degli accenti e/o trovandoci in anticipo su un accordo, ciò ci fa superare il passaggio. Spesso, ad esempio, suonare con leggerezza ci fa intravedere i "micromovimenti" necessari alla velocità di quel passaggio e anche "abbozzare" la soluzione, ci può aiutare ad "entrare" nella soluzione giusta pian piano. Per quello che riguarda l'esperienza sulla mia pelle, mi sono trovato con passaggi che mi sembravano insuperabili e ho scoperto, allora studente, di ostinarmi a ripetere accanitamente, esigendo ad es. la perfetta definizione delle note. Ricordo uno dei tanti: il finale di Pagodes, la prima delle tre Estampes di Debussy, che potete ascoltare sulla sezione Audio registrata in un mio concerto live. Decisi di abbandonarmi completamente alla leggerezza dell'avambraccio e ricercare la giusta, ma presente sonorità necessaria e sufficiente ad accompagnare a mo' di arabesco il tema , per l'ultima volta e con senso di lontananza, enunciato dalla sinistra. Dapprima, naturalmente proprio i micro movimenti, non essendo giusti, generavano accenti disturbatori, ma dopo un po di studio, l'equilibrio della mano e dell'avambraccio si perfezionarono seguendo l'esigenza della "Musica". A poco a poco tutte le note divennero più uniformi seppur in uno scenario di "sfondo". Anche la scelta dei piani sonori aiutano. Si ascoltino gli accordi finali :per arrivare al pianissimo con tre p fu necessario di scegliere un "piano" di inizio non troppo piano. Scoprii infatti che quello che governava l'effetto non era tanto il "colore" assoluto del "piano" quanto la differenza della successione dei piani sonori. Il piccolo piano a coda Yamaha non mi fu davvero di grande aiuto!!!!Ma chiesi all'allora tecnico preparatore di regolare in modo sensibile la distanza di scappamento e di alleggerire le molle di ripetizione.
  5. Può essere proprio a causa della inattività. Suonalo e se arrivi a toccare il montante di scappamento, praticagli un "massaggio" per scaldare il perno. Alcuni tecnici fanno uscire parzialmente il perno e lo scaldano materialmente con la fiamma. Io sono contrario:infatti il calore riscalda e dilata il perno che momentaneamente. raffreddandosi scorre meglio...ma ciò dilata il foro in legno della parte centrale. parte che deve tenere ben stretto il perno per non farlo fuoriuscire dalla sua sede con il continuo movimento. "massaggiando" su e giù si scalda solo la parte a contatto con i fori guarniti di feltro. Ci sarà un miglioramento, che però potrebbe essere anche temporaneo. Se ripercorra, bisogna cambiare i perno difettosi. Con l'occasione si controllano anche altri a campione.
  6. Parliamo dei "respiri". Secondo me e non solo, una Musica senza respiri ....non può vivere. I respiri possono essere più o meno evidenti e non rubano, come ladri silenti, al tempo! Diciamo subito che si possono realizzare respiri senza o sotto pedale. E' differente se si suona dal vivo o su incisione. L'elemento visivo conta e come!!! Per fare un simpatico e quasi comico esempio pensiamo a Celentano....sì sì, proprio lui, il "re degli ignoranti" ( ma che ignorante non è per niente!!! Anzi....molto acuto). Lui, da sempre, gioca comicamente con i lunghi silenzi di attesa, prima di una battuta. E' famoso per questo, oltre che per la sua Musica. E' divertente sentirlo e rivederlo in TV realizzare questo trucco comico. Ma lo ricordo una volta proprio in TV, durante un intervento fatto telefonicamente mettendo in atto questo simpatico "espediente di attesa". Le sue pause sembravano interminabili...tanto che il conduttore si sincerò che lui fosse ancora all'altro capo del filo. Mancava lui, l'elemento visivo e tutti i "tempi" sembravano più lunghi del giusto...In concerto, la presenza e il gesto del musicista giustifica molto più i "respiri" che ascoltando lo stesso in una incisione. Ognuno trovi quindi la giusta proporzione, con gusto musicale. L'importante è non credere che ci sia "un vuoto". Se ci assale questa paura, la frase non sarà mai tranquilla e flessibile. Tutto apparirà rigido e sarà anche difficile comprendere le intenzioni delle frasi stesse. Il fraseggio comporta una successione di respiri e come il sapiente oratore "minimizzerà" il "prendere fiato", così il musicista si abituerà a dialogare naturalmente, senza dare la minima impressione di "perdere il tempo". Tutto ciò è segno di maturità artistica, ma, sempre secondo me, bisogna cominciare a studiare prendendosi i respiri che ci necessitano. Impareremo solo successivamente a minimizzarli e noteremo questo quando, nel pezzo studiato, impareremo ad essere sempre più pronti ad "anticipare" quasi, mentalmente," le posizioni del gesto. So di non avere tutti "alleati", ma questa è la mia opinione ( sempre che sia riuscito a farmi comprendere a parole!)
  7. Sulla laccatura non posso suggerirti niente. Esistono dei Kit... ma difficili da usare e senza perfetti risultati. La lucidatura a poliestere puo' "rompersi" come il vetro, perché ha un considerevole spessore. Riguardo la durezza, tu suggerisci un non ritorno di due tasti che ci dice che ciò possa dipendere proprio dall'eccessivo attrito dei perni di centro. Forse. Accordatura, regolazione e intonazione dei martelli. Poi verificare il peso di abbassamento e il peso di ritorno di ciascun tasto: se il peso di abbassamento è alto (55-60 gr +) e il peso di ritorno molto basso(-20 gr.) allora c'è un impedimento dovuto all'eccessivo attrito dei perni. Diversamente, il peso di abbassamento può essere "altino", ma accompagnato da un buon peso di ritorno. Allora è accettabile. Senza una discreta proporzione tra i due valori ( come rapporto circa gr. 2,5) la scorrevolezza non e la ripetizione non è garantita
  8. Benvenuto. Ti preghiamo di postare le domande sull'apposita sezione. Comunque lo Schulze & Polmann, proprio quelli degli anni '50 sono un po' duetti anche a causa delle molle degli smorzatoi un po' robuste. Non puoi cambiare la pesatura della tastiera. La terza vite, se esiste deve essere rimossa per poter smontare il castelletto della meccanica. La durezza della meccanica potrebbe dipendere anche dall'impigrimento dei perni di centro dei cavalletti, dei montanti di scappamento e delle forcole delle noci dei martelli....nonché di quelli della meccanica degli smorzatoi. Il lavoro è cosa da esperti e non basta seguire i tutorial per eseguirlo. Benvenuto
  9. Bravo! Sono dalla parte di Nancy sul fatto della croma puntata, comunque è vero, tu senti giocare i bambini...Adesso non cancellarla!!!!!!Devi essere soddisfatto. ( mi sembra che tu lo sia!!!!!)Ciao P.S. Mai come in Schumann troverai diversità di interpretazioni ed opinioni!
  10. Bhe martelli, corde e giusto carico della tavola di risonanza. La nuova martelliera deve essere ben preparata anche come " intonazione"
  11. benvenuta e buono studio
  12. Bene, sei sulla giusta strada!
  13. Quello che dice giovanni è giusto. non c'è una regola precisa. Diciamo che la formula ci suggerisce, in base alla lunghezza, un possibile diametro: Dico possibile perché alcuni passaggi si possono ricalcolare uniformando le tensioni o almeno non creare sbalzi repentini. Bisogna pero' osservare che ricalcolando si puo' andare incontro ad una maggiore disarmonicità. E' vero anche il fatto della diminuzione del diametro vicino all'incrocio. Queste cose strane sono compensazioni fatte dalle Case in via sperimentale. Infatti sulle ultime corde di acciaio prima del rame la situazione è abbastanza critica, sia per la diasarmonicità, sia per la timbrica. Si incontrano anche molte difficoltà di intonazione dei martelli. Bisogna notare che avviene un cambiamento di materiale, di ponticello, di posizione del ponticello rispetto alla tavola di risonanza. In genere si cerca di "maggiorare" le ultime corde di acciaio prima del rame...quasi a rendere più dolce il passaggio di "dimensione"...ma non sempre funziona . La situazione è molto, molto complessa. Provare a ricalcolate non è male. Guardare all'obiettivo dell'uniformità di trazione senza aumentare troppo la disarmonicità. Sicuramente ne scoprirai delle belle! Devi rilevare esattamente la lunghezza delle corde, che, insieme alla frequenza, sono due valori non modificabili. Confronta la tabella ricavata con le vecchie corde e prendi delle decisioni di uniformità. Naturalmente ne guadagnerà la tenuta dell'accordatura e la precisione di alcuni passaggi, specialmente sulle ottave. Lo strumento acquisterà anche potenza. Naturalmente assicurati che il telaio sia intatto e ben robusto e che non ci siano cedimenti sui ponticelli e fenditure sulla tavola. P.S.Per misurare la carica dei ponticelli sarebbe necessario il comparatore centesimale. Comunque tieni conto che sui vecchi strumenti bisogna alleggerire piuttosto che caricare:i bassi devono avere una minima carica e gli acuti un poco più. L'importante anche qui è non trovare delle forti discontinuità dovuti a cedimenti della tavola, scollamento dei ponticelli e/o delle catene. Giovanni, sei d'accordo? Aggiungi pure le tue opinioni!!!!! Ciao a tutti Paolo
  14. Ciao Aspro, benvenuto!!!!
  15. Silvia , benvenuta, la decisione di ricominciare a studiare è "saggia"!!!!! Complimenti e auguri
  16. mi sembra buono....anche se ho qualche dubbio sella biscroma dell'inizio della Patetica di Beethoven, ma me la vado a riguardare! Bravo
  17. E' naturalmente una satira al "simbolismo" orientale . Non siamo abituati a leggere "dietro le righe". Chi conosce il libro dei King sa che le risposte strane che vengono dalle domande che il soggetto formula, vengono comprese solo da lui e da nessun altro e questo avviene per mezzo di frasi e immagini simboliche. Quella che chiamiamo "saggezza orientale" è anche rappresentata da questi aforismi un po' ermetici del tipo "metti la cera e leva la cera" opp. "mille parole sono poche per chi legge i tuoi pensieri" opp. "parla poco, ascolta molto e a lungo si sentirà il profumo delle tue virtù" ecc.... Comunque divertente!!!!
  18. Purtroppo esistono "scuole" ossessionate dal metronomo!!!!! Sembra che debbano inconsciamente insegnare agli allievi la "paura " di essere "beccati" fuori tempo!!!! Così, a volte il pianista, il musicista, cresce credendo che tutto deve essere rigorosamente "a metronomo" anzi non riesce a staccarsi dal conforto del metronomo come fosse un "ciuccio"!!! Così non si impara a gestire personalmente il tempo e a rendere, all'uopo, flessibile "il tempo base". Nessun Autore e nessuno spartito è esente da variazioni di tempo, naturalmente tutto costruito su una solida e consapevole scelta di un "metronomo di base". Tutto deve essere governato dal gusto e dalla giusta misura.Ad esempio si crede che il tempo "rubato" appartenga solo a Chopin. Ma non è così. Per ciò che riguarda Mozart , dalle sue stesse lettere si evince come lui suonasse con grande espressione. Lo sottolinea quando parla di Clementi e della "gara" musicale fatta con lui. Lo accusa esplicitamente di suonare "senza sentimento " , "sentimento" che implica l'uso di tempo flessibile . Per quanto riguarda i "respiri", penso che siano indispensabili nella Musica e che debbano, certamente, essere realizzati sapientemente, senza creare vere e proprie "cesure" del discorso musicale. Vengono sicuramente accettato maggiormente dal vivo, in concerto, perché aiuta l'elemento visivo. In incisione un po' meno. Dobbiamo tener conto che il movimento corporeo del pianista giustifica e accorcia i respiri che, ricordo, possono essere realizzati senza o sotto pedalizzazione ( a seconda dell'uso di pedale in battere o in levare, ordinario).
  19. Sinceramente non ci ho mai pensato. ma credo che la cosa sia ininfluente
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