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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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Tutto postato da pianoexpert

  1. Con la fermata si può osservare anche la stanchezza. Questa non deve esserci, soprattutto in velocità. Si potrà scoprire che per realizzare il pezzo in velocità si deve chiedere aiuto ai grandi muscoli che metteranno in atto spesso la rotazione. Si scoprirà che i "gesti" suonando lento e i " gesti" suonando veloci sono totalmente differenti. La fermata permette di osservare questi micromovimenti, quasi a cercarli, scoprirli, e interiorizzarli, naturalizzarli. tutti i muscoli devono essere fuori tensione. Eccezionalmente per qualche "guizzo" i muscoli possono essere "più esplosivi", ma subito deve tornare la fase di rilassatezza. Si può suonare forte anche in rilassatezza. La gravitazione, specie all'inizio dello studio, aiuta a sentire il fondo del tasto e come le dita riescano a governarsi, sopportando il peso dell'avambraccio e della spalla. Si deve partire da un "punto zero" come ben descrive Monique Dechausser nel suo libro ( in francese) l'homme e le piano. Il Maestro dovrebbe sorvegliare questo costante, iniziale, sincero "approccio" alla tastiera, corregendo eventuali artifici messi in atto dall'allievo per sfuggire alle regole, all'inizio anche apparentemente scomode, della fase di "impianto"
  2. Bella la risposta di pianothor. Il nostro corpo va ascoltato e rispettato. DIciamo che la "ripetizione" cosciente ci mette di fronte a molti aspetti del brano. Gli aspetti musicali sono quelli che ci fanno scoprire l'intenzione dell'Autore e non finisce di interessarci. La noia può sopraggiungere. E' opportuno lasciare il brano per qualche tempo e cimentarsi in altri di buon livello musicale e tecnico. Progredendo e "tornando indietro" a rileggere quel brano che aveva finito per annoiarci...scopriremo molte altre interessanti cosucce!!!! Provare per credere!
  3. Puoi provare a battere i martelli in testa, ma secondo me non risolvi. La martelliera deve essere sostituita con una adatta a quello strumento. Ricorda che devi farti restiruire i vecchi martelli ancora montati. L'intervento da' ottimi risultati se la martelliera è per quello strumento e se è preparata bene. ( impregnatura ed intonazione). Guarda anche i miei video tutorials sull'intonazione
  4. Non si può dire a distanza. L'intonazione, come più volte ho argomentato, è un intervento delicato e non è un "ammorbidimento" dei martelli. L'intervento consiste nell'intervenire in ben determinate zone, per restituire l'energia ai martelli e ottenere un suono che va dal delicato pianissimo al "rotondo" fortissimo, passando per altre "mezzetinte". Naturalmente lo stato dei martelli e delle corde deve essere buono, come pure la forma degli stessi se hanno subito una rasatura. L'intonazione può, se eseguita in modo incompetente, danneggiare definitivamente la martelliera. Si deve quindi procedere per gradi, al fine di non rendere irreversibile L'errore e/o l'eccesso di intervento. Tutto ciò per grandi linee. L'argomentazione dovrebbe essere molto più articolata. Non so, nel tuo caso, che cosa sia stato fatto. La mancanza di gamma timbrica, come da te ben descritto, non è un buon segno. Bisogna vedere se con una nuova impregnazione e una nuova intonazione si può recuperare, altrimenti non resta che sostituire martelli e stiletti ( mai gettare via la martelliera originale montata!!!!!!!!!!!)( Pretendere la restituzione!!!!!!!!E' Importante!!!!) P.S: Naturalmente la nuova deve essere intonata e seguita la sua intonazione per almeno tre accordature ( Cioè seguire l'intonazione e caso mai rivederla in coincidenza delle prossime tre accordature. )
  5. pianoexpert

    Saluti

    Benvenuto tra noi
  6. Se mi è permesso vorrei riportare un poco la discussione su un altro piano. Premetto che non sono un compositore. Sono solo diplomato in pianoforte ( anzi oggi si direbbe laureato, secondo il vecchio ordinamento) e quindi ho sostenuto soltanto l'esame di armonia complementare, come tutti i pianisti. In seguito ho studiato un programma di 4° di armonia principale, che però non ho sostenuto. Sia nel corso complementare che principale è "cosa" abbastanza primitiva saper armonizzare una melodia o un basso, prima per iscritto e poi, magari al pianoforte, sempre osservando le principali, poche e "sane" regole che vanno a far parte del nostro DNA di musicisti( no quinte e ottave parallele, la terza non si omette e non si raddoppia, la quinta si può raddoppiare e si può omettere ecc..)Poi scopriamo che su ogni grado della scala può esserci un accordo e che con questo sufficiente "giochetto" possiamo usare la "scala armonizzata"....poi possiamo valutare e classificare gli accordi di settima, inquadrando tutto in una armonia più ricca ecc..Se sconfiniamo nelle sonorità del '900 ...addirittura tutto si frantuma, cadono le gerarchie armoniche e le Monarchìe....La tonica non è più il Re, la dominante non è più il primo ministro, la terza dell'accordo ( che decide il modo) non è più la regina e.....la sensibile ...non è più l'amante del Sovrano. Addirittura in altre modalità applicative dell'armonia moderna, nel jazz, compaiono none, tredicesime e via dicendo, che insaporiscono il piatto delle melodie datate e rivisitate per l'ennesima volta. Addirittura nel Blues qualche nota della melodia diventa incerta, oscillante, danzante, vibrante, specie nella voce umana e/o negli strumenti ad intonazione non fissa. La Musica, come ben metaforizza Massimo Mila, da ragazza tutte gambe e con poche forme, diviene una interessante donna matura, con grande fascino ed eleganza. Questa mia noiosa premessa per sostenere che siamo in un'era della Musica dove bisogna rinunciare al "banale" e davvero non confonderlo con la "semplicità". I vari Allevi ed Einaudi pensano di imporre una Musica semplice e alla portata di tutti e chi si affaccia ad assaggiare la loro musica finalmente la trova accessibile. Ovviamente si impara presto e si pensa che la banalità e la ripetizione esasperata delle figure musicali apra finalmente nuovi orizzonti. In aeroporto, in stazione, all Musikmesse di Francoforte...si sente provare a suonare spesso "le onde" di Einaudi...direi quasi, osservando il pianista, con un impegno e un "trasporto" simile a quello prodotto da una ballata di Chopin. Fenomeno dilagante e furbescamente commerciale, questo: far credere di dire qualcosa di facile e di interessante diretto principalmente chi si avvicina per la prima volta alla Musica. Io vedo in queste operazioni diversi svantaggi socio-culturali. Innanzitutto un allontanamento dalle vere conoscenze della Musica e dell'Arte. Una confusione seminata nelle nuove generazioni di aspiranti musicisti e nel pubblico. Una rinuncia a comprendere o almeno ad affacciarsi allo studio delle strutture musicali, in qualsiasi modalita esse si presentino, ( classica, pop, rock, jazz ecc..)per abbracciare proprio la " facile banalità" Bisogna considerare la necessità di avere a disposizione i "tools", gli arnesi e avere le conoscenze per usarli. Quindi è difficile o quasi impossibile suggerire ad un semplice "amante della musica" come concludere" una composizione"o come gestirla o come iniziarla ecc. Non basta applicare una ricetta o una sequenza di operazioni, come per pilotare un aereo non basta un pilota vicino a noi che ci dice quali bottoni e leve dobbiamo usare per tirare giù quel "bestione"....senza rischiare di farci male. Auspico invece un sempre maggiore avvicinamento allo studio e ai Maestri che possano trasmettere nozioni e conoscenze (anche non sempre strettamente accademiche) e soprattutto possano infondere e trasmettere, a dispetto del "fai da te", le loro preziose esperienze. Non me ne vogliate per queste mie "consolidate" convinzioni.Grazie di avermi letto così a lungo Buono studio a tutti
  7. Se mi è permesso vorrei riportare un poco la discussione su un altro piano. Premetto che non sono un compositore. Sono solo diplomato in pianoforte ( anzi oggi si direbbe laureato, secondo il vecchio ordinamento) e quindi ho sostenuto soltanto l'esame di armonia complementare, come tutti i pianisti. In seguito ho studiato un programma di 4° di armonia principale, che però non ho sostenuto. Sia nel corso complementare che principale è "cosa" abbastanza primitiva saper armonizzare una melodia o un basso, prima per iscritto e poi, magari al pianoforte, sempre osservando le principali, poche e "sane" regole che vanno a far parte del nostro DNA di musicisti( no quinte e ottave parallele, la terza non si omette e non si raddoppia, la quinta si può raddoppiare e si può omettere ecc..)Poi scopriamo che su ogni grado della scala può esserci un accordo e che con questo sufficiente "giochetto" possiamo usare la "scala armonizzata"....poi possiamo valutare e classificare gli accordi di settima, inquadrando tutto in una armonia più ricca ecc..Se sconfiniamo nelle sonorità del '900 ...addirittura tutto si frantuma, cadono le gerarchie armoniche e le Monarchìe....La tonica non è più il Re, la dominante non è più il primo ministro, la terza dell'accordo ( che decide il modo) non è più la regina e.....la sensibile ...non è più l'amante del Sovrano. Addirittura in altre modalità applicative dell'armonia moderna, nel jazz, compaiono none, tredicesime e via dicendo, che insaporiscono il piatto delle melodie datate e rivisitate per l'ennesima volta. Addirittura nel Blues qualche nota della melodia diventa incerta, oscillante, danzante, vibrante, specie nella voce umana e/o negli strumenti ad intonazione non fissa. La Musica, come ben metaforizza Massimo Mila, da ragazza tutte gambe e con poche forme, diviene una interessante donna matura, con grande fascino ed eleganza. Questa mia noiosa premessa per sostenere che siamo in un'era della Musica dove bisogna rinunciare al "banale" e davvero non confonderlo con la "semplicità". I vari Allevi ed Einaudi pensano di imporre una Musica semplice e alla portata di tutti e chi si affaccia ad assaggiare la loro musica finalmente la trova accessibile. Ovviamente si impara presto e si pensa che la banalità e la ripetizione esasperata delle figure musicali apra finalmente nuovi orizzonti. In aeroporto, in stazione, all Musikmesse di Francoforte...si sente provare a suonare spesso "le onde" di Einaudi...direi quasi, osservando il pianista, con un impegno e un "trasporto" simile a quello prodotto da una ballata di Chopin. Fenomeno dilagante e furbescamente commerciale, questo: far credere di dire qualcosa di facile e di interessante diretto principalmente chi si avvicina per la prima volta alla Musica. Io vedo in queste operazioni diversi svantaggi socio-culturali. Innanzitutto un allontanamento dalle vere conoscenze della Musica e dell'Arte. Una confusione seminata nelle nuove generazioni di aspiranti musicisti e nel pubblico. Una rinuncia a comprendere o almeno ad affacciarsi allo studio delle strutture musicali, in qualsiasi modalita esse si presentino, ( classica, pop, rock, jazz ecc..)per abbracciare proprio la " facile banalità" Bisogna considerare la necessità di avere a disposizione i "tools", gli arnesi e avere le conoscenze per usarli. Quindi è difficile o quasi impossibile suggerire ad un semplice "amante della musica" come concludere" una composizione"o come gestirla o come iniziarla ecc. Non basta applicare una ricetta o una sequenza di operazioni, come per pilotare un aereo non basta un pilota vicino a noi che ci dice quali bottoni e leve dobbiamo usare per tirare giù quel "bestione"....senza rischiare di farci male. Auspico invece un sempre maggiore avvicinamento allo studio e ai Maestri che possano trasmettere nozioni e conoscenze (anche non sempre strettamente accademiche) e soprattutto possano infondere e trasmettere, a dispetto del "fai da te", le loro preziose esperienze. Non me ne vogliate per queste mie "consolidate" convinzioni.Grazie di avermi letto così a lungo Buono studio a tutti
  8. Ok. Bisogna sapere che c'è una nomenclatura europea riconosciuta da Europiano e si dice montante di scappamento. Ma questi sono particolari poco importanti. Basta intendersi. E questo vuol dire Giovanni, con cui sono d'accordo. Si tratta semplicemente di saper regolare un semplice pianoforte verticale e farlo suonare bene! tutto qui. Quindi devi andare in cerca di un buon Tecnico! P.S.Il concetto di regolazione statica e dinamica è giusta ed interessante. Non sempre le perfette misure statiche della geometria della meccanica corrispondono ad un perfetto funzionamento dinamico
  9. il fatto di intonare anche i bassi per ridare sonorità! un procedimento, comunque, non sempre necessario.
  10. Non si può dire! Perché dipende da come la martelliera è stata impregnata e/o costruita! Ogni costruttore abbraccia una filosofia! Quindi bisogna vedere quale procedimento è stato seguito per produrre la martelliera. Una martelliera molto impregnata e7o molto compressa necessiterà di più intonazione! Non sono d'accordo nel non intonare nella parte bassa dei martelli. Addirittura questo è un procedimento che si chiama Battery, cioè ridare carica, e si usa specialmente in qualche basso estremo. Tutto va testato su un campione per ogni zona e quindi, poi, si può procedere cautamente iniziando comunque dai bassi e medio bassi, dove l'eventuale "danno" può essere evitato o limitato. Non va mai sacrificato il forte! Il fatto di partire dal basso del martello, porta energia all'apice del martello. Ma ciò è tutto teorico. Ci sono martelliere che necessitano di numerose "punzecchiature" e altre che sono a posto con pochissime. Il costruttore può, su specifica richiesta, differenziare la compressione del feltro a seconda dei registri ( bassi, medi, acuti...). Ancora diverso può essere il metodo per una martelliera buona, ma datata. Ci sono alcune martelliere Steinway, per esempio, anni '60, che a volte vanno reimpregnate e reintonate. Ancora diverso è il metodo per le martelliere rasate, ammesso che sia stata conservata la forma originale voluta dalla casa ( ad esempio "a diamante" per Steinway)( ma comunque mai tondeggiante negli acuti e superacuti!!!!) bisogna in questo caso considerare che l'apice è più vicino all'anima in legno e tutto il martello è più piccolo. ( personalmente sono contrario ad una precoce rasatura dei martelli, sia per la ragione suddetta sia perchè ciò provoca anche una modifica della geometria del movimento della meccanica) Fa parte di un buon procedimento di intonazione il controllo del punto di battuta e la planearità dei martelli rispetto ai cori. Correggere qualche livello delle corde o dare un colpo di lima all'apice...può migliorare molto. Un martello che colpisce le tre corde non contemporaneamente produce una falsata timbrica e può portare fuori strada il tecnico-intonatore. Buon lavoro
  11. Ma no! Può essere normale! E' tutto da vedere! In genere molti pianoforti in negozio o destinati all'esposizione sono scarsi di affondo..per rendere apparentemente la tastiera più facile al primo approccio. Basta un piccolo rigonfiamento delle cartine o dei mollettoni che lo strumento può andare fuori regolazione. Deve essere ben esaminato e SOLTANTO regolato ed accordato. Per il controllo degli attriti si deve incaricare un esperto. Così pure per l'intonazione dei martelli. Questi ultimi due interventi possono, se mal eseguiti, portare nocumento allo strumento.
  12. SI' . La striscia di carta sotto la barra centrale è un metodo sbrigativo e uniforme di variare l'affondo, ma devi chiamare un tecnico che conosca nel modo giusto la regolazione e allora lui troverà le giuste proporzioni. Devi anche verificare gli attriti dei perni. Può darsi che questa durezza del montante di scappamento ( da te chiamato simpaticamente "dito") dipenda propio dall'eccessivo attrito, attrito che potrebbe darti problemi nell'esecuzione di note ribattute e/o durante la realizzazione del "pianissimo"
  13. Ricordo di aver provato diversi anni fa degli ATLAS presso la ditta CIAMPI di Roma e di essere rimasto molto soddisfatto...naturalmente relativamente al rapporto con il prezzo. Ora bisogna vedere nel tempo... L'altra Marca non la conosco. Gli amici ti hanno già ben consigliato. E' evidente che nei verticali c'è un salto di qualità nelle marche citate da Andry, dipende dalla cifra stanziata. Anche un noleggio per iniziare va bene, in attesa di capire quale tipo di strumento può essere adatto alle tue esigenze. Guarda anche il mio video tutorial sull'acquisto di un pianoforte usato. Buono studio
  14. Tu tocchi un argomento vastissimo. Bisogna avere la capacità di valutare lo stato dei martelli. Non sempre l'intonazione può intervenire con successo su di una martelliera magari molto datata, magari rasata e magari molto"secca", irrigidita dal tempo. Se si tratta di martelliera abbastanza nuova bisogna vedere come è stata pressata e come è stata intonata . 60 punture per parte mi sembrano eccessive! Credo, da quello che mi dici che qualcosa non va. Ma non si può dire di che si tratta a distanza.Certo è che un martello ben pressato e consistente, anche impregnato, si presenta bene al tecnico intonatore che, dovrà faticare di più, ma che potrà tirar fuori un buon risultato, ottenendo un ottimo fortissimo e un dolce pianissimo. Questo no solo con "ammorbidimenti", ma intervenendo su precise zone e in modo molto cauto. L'intonazione può provocare un danno irreversibile alla martelliera, specie quando si cerca freneticamente di abbassare il tono. Nella zona medio bassa si deve cominciare con un massimo di 10- 15 punzecchiature per parte . Portare l'energia alle spalle all'apice del martello non è facile. Si devono valutare molti interventi diffrenziati in zone diverse di cui non ti sento parlare. Attenzione a non esagerare! Se la martelliera è costruita male o è stata danneggiata da una intonazione mal eseguita, può non essere recuperabile e si finisce per "assordarla" definitivamente. Il suono può rimanere squillante....ma potrebbe scomparire l'escursione dinamica. Naturalmente sto teorizzando. Bisogna esaminare il caso concreto. Buon lavoro
  15. Esatto Gia! Sicuramente l'affondo è insufficiente rispetto alla distanza martello-corda. Errata regolazione.
  16. certamente, ma deve essere rispettato il colore. Quindi deve essere testato il colore con un apposito kit che l'odontotecnico dovrebbe avere. Non credo però che l'intervento possa essere invisibile. bisogna vedere fino a che profondità arriva la spaccatura. un'altra possibilità è quella di sostituire la paletta con una degli estremi acuti o degli estremi bassi
  17. Io sarei più propenso per Mozart. O la K330 opp. una delle due in fa maggiore. Non si credano più facili quelle di Clementi.....
  18. Non cambia assolutamente nulla. E' solo il diapason più alto. Ciò che rende brillante l'accordatura di un pianoforte dipende dai rapporti e dal modo di spartire l'ottava nonché dal modo di riportare le ottave e gli altri intervalli nella zona grave e in quella acuta. Un buon accordatore sa rendere il pianoforte brillante e cantabile. Tutte deve essere completato da una competente intonazione che non deve assolutamente e semplicemente "ammorbidire" i martelli bensì individuare le zone del martello da rendere più o meno elastiche o rinforzate, al fine di ottenere il più dolce pianissimo e il più potente fortissimo, favorendo la progressività del suono in tutte le sue qualità timbriche. L'intonazione è intervento molto delicato e a volte irreversibile. Va affrontato con molta cautela e competenza. SI rischia, se mal praticato, di "uccidere" e rendere inservibili i martelli
  19. Direi che la brillantezza dell'accordatura dipenda principalmente da come viene eseguita. Il pianoforte è uno strumento costruito per suonare a 440Hz. L'intonazione dei martelli influisce sulla timbrica. Un pianoforte accordato ed intonato bene può guadagnare in "brillantezza".
  20. Mi dispiace non so risponderti. Non credo sia determinante. Magari sono stati costruiti dipo aver avuto qualche riconoscimento, ma credo che il progetto sia lo stesso.
  21. Non è proprio il sistema più ortodosso. Comunque si puo' fare minimamente.
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