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Piano Concerto - Forum pianoforte

giovannig

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Tutto postato da giovannig

  1. Tradotto in altri termini anche se per uso amatoriale cercherei qualcosa di più recente, ci sono tanti strumenti di 30 anni in condizioni pari al nuovo e originali dove gli interventi eventuali per rimetterlo in marcia si limitano a poco o nulla
  2. La domanda da porre è: che differenza c'è tra la meccanica di un kawai del 64 e odierna? Non mi risulta che kawai negli anni 60 montasse componenti in plastica, per cui se ci sono come spesso capita di vedere anche su Yamaha "rigenerati" in chissà quale lavoratorio (cinese) devono essere imputati non alla fabbrica ma agli interventi postumi. Detto questo, dagli anni 80 inoltrati e primi anni 90 iniziamo a vedere sulle meccaniche kawai i risultati della sperimentazione dell'integrazione legno/resina. Cioè alcune componenti sono state sostituite con materiali compositi fini ad arrivare all'odierno ABS delle meccaniche millennium, che sono ottime e precise tanto quanto altee meccaniche equivalenti con componenti tutte di legno. Non si tratta di una plastica ma di un materiale studiato per avere buone proprietà di resistenza e bassi coefficienti di attrito. Dove necessario il legno rimane, per esempio nello stiletto dove è richiesta una certa elasticità. In pratica cosa cambia? Secondo me niente a porta di condizioni ambientali, eccetto il fatto che se una forcola di legno si rompe può anche essere riparata e che i ricavi, nel caso di Kawai, vanno chiesti a Furcht (nel caso italiano) e non sempre sono così pronti e reperibili. Ma il tuo caso credo sia diverso ancora, cioè di una meccanica rivisitata con componenti non kawai perché non compatibili con le meccaniche del tempo. Conviene procedere all'acquisto? Bisogna vederlo il piano, e sentirlo.
  3. Si da come lo descrive sembra il rumore di ritorno dello spingitore sotto il rullino, con la corretta regolazione della altezza della leva di ripetizione si può certamente limitare, oltre alla corretta carica della molla...è un compromesso perché molto dipende dalla tipologia di cavalletto e dalle leve, cioè i rumori i si sommano soprattutto dove ci sono leve corte in tutte le parti del pianoforte, anche il pedale per esempio.
  4. Dopo due ore che ci suoni sopra poi ti accorgi...
  5. Bisognerebbe rifare tutto il lavoro. Ma non preoccuparti sono difetti di forma e sostanza che se il pianista è soddisfatto non devono per forza essere corretti. Io probabilmente non avremo mai messo quei martelli e avrei suggerito degli stiletti nuovi, per un lavoro più pulito e funzionale. Si è visto di peggio in giro. Quindi contento tu, va bene così. Dipende anche da quanto si è speso.
  6. Credo che abbiamo optato per una partelliera già forata senza rispettare le misure originali. Dispiace doversi esprimere in questi casi.
  7. Paolo, concordo. Per sostituire una martelliera in questo modo è preferibile lasciare la vecchia tirare avanti. Non è stata nemmeno preparata.
  8. Un mio antico maestro diceva ai suoi clienti: "lo faccia, lo faccia pure ma non dica che glielo ho detto io". Va bene spostare di posizione l'apparato meccanico, ma il martello del primo basso andrebbe rimpiazzato con quello corretto, lasciando nell'attesa del ricambio il tasto numero uno non funzionante. Io questo intendevo, che sia chiaro.
  9. Il video su come riparare la noce rotta non esiste.
  10. Ma io lo farei fare al tecnico, no? Magari lui stesso trova il pezzettino mancane, che non può essere scappato via. Video dedicati a tutto quanto non ne esistono, purtroppo. Insomma, sapere come procedere non significa che sempre, sempre e in ogni caso, si possa sostituire l'esperienza di un tecnico che sa dove mettere le mani. Sono cose che almeno una volta bisogna aver visto fare, inoltre serve una certa manualità per fare bene. Abbiamo già fatto male rompendo la noce (chiunque sia stato), vogliamo ammazzarlo due volte? Se hai il tecnico vicino gli porti la noce e i due martelli in laboratorio, restaura la noce e scolla i due martelli quando ha 10 minuti di tempo e poi passa da te a fine serata un giorno per incollarli sul piano e sistemare il tutto. Per smontare il primo martello bisogna però estrarre la meccanica, allentare la vite della frangetta in metallo (dove ti si è rotta la noce) e sganciare la molletta dall'asola. Il video su come si estrae una meccanica, quello credo lo possa trovare in rete altrimenti te lo faccio io, non è quello il problema. Scusa Paolo se rispondo, vedo sul telefono gli interventi e a volte mi viene natirale rispondere, altre volte no perché mi fanno arrabbiare certi interventi spregiudicati degli utenti ehehe.
  11. O meglio di acero o meglio di multistrato. Se incollato bene si tratta di un triangolino che nessuno vedrà mai
  12. Se avessi trovato il pezzettino saltato via sarebbe stato meglio. Bisogna fare molta attenzione quando si maneggia una meccanica, questo genere di danni si verificano quando si esercita una forzatura lateralmente sulla astina o sul martello. Se non trovi una noce identica è meglio scollare il primo martello dei bassi e spostare astina più noce nella posizione centrale, dove si è verificato il danno, incollando il martello giusto (quello che hai in mano). Si può poi restaurare in laboratorio la noce che hai in mano, incollando di taglio un pezzo di legno di faggio nuovo in morsa, nella corretta venatura, limando gli eccessi e ricreando la sede (rimani due giornate senza il primo la, non è un gran danno visto che non si suona mai). In emergenza e in casa del cliente si ragiona così, poi non so, non conosco le abilità del tuo tecnico, ma è una roba che si sistema facilmente mantenendo tutte le parti originali.
  13. Se trovi il pezzo che è saltato via si può incollare di nuovo facendolo combaciare bene e mettendo il pezzo in morsa, deve essere pressato per bene. Oppure si sostituisce la noce, meglio interpellare un tecnico che può trovare un ricambio tra i suoi avanzi evitando di ordinarne uno solo da chissà dove. Non è nulla di grave. Ciao
  14. Direi che in questo caso si possono tenere come riferimento le estremità della tastiera. Bisogna avere una riga lunga quanto tutta la tastiera per procedere con il livellamento aggiungendo la cartina dello spessore necessario: la regola da seguire (o almeno che io seguo per mia scelta personale, ma nessuno vieta di fare diversamente) è quella di mettere sotto alle rosette di kachemire o di mollettone (rispettivamente per il centro e per lo sfondo) il minor numero di cartine possibile, ovvero quando è necessario sollevare il tasto di 2 decimi di mm preferisco mettere una cartina da 2 decimi di mm anziché 4 cartine da 0,5 decimi, per evitare l'effetto sabbie mobili o fisarmonica che si verifica tra le cartine c'è sempre aria, salvo gli n-mila anni di utilizzo e i famosi discorsi di assestamento/maturazione... se si utilizzano due cartine o tre, quella più sottile va messa sopra di tutte. A monte delle cartine andrebbero scelte però delle rosette dello spessore corretto e della giusta densità, per evitare ancora l'effetto sopra dovuto alla compressione e decompressione del feltro e per evitare di creare delle deleterie torri di carta. Talvolta nei pianoforti vecchi può essersi imbarcato il tavolaccio e di conseguenza il telaio della tastiera, che lo segue in maniera solidale. In questo caso bisogna ripristinare il livello dei tasti non con le singole cartine ma sollevando il telaio in centro con degli spessori di cartoncino in corrispondenza delle viti di fissaggio del telaio al tavolaccio (lo chiamo tavolaccio, ma si può chiamare anche porta tastiera e delle volte può essere realizzato con un contro-telaio di profilati di alluminio, a seconda della scarsità del pianoforte, ma il concetto non cambia). Le regole esistono più che altro per determinare l'inclinazione del tasto in relazione al piazzamento della meccanica, quindi lo spessore del mollettone retro tasto, ma sono dei discorsi lunghi che vanno oltre il fai-da-te e che spero si possano trascurare in questo caso (a patto che nessuno ci abbia messo le mani in passato). La livellatura può essere perfettamente orizzontale oppure leggermente convessa verso il centro (fino a 2 mm di dislivello tra il centro e gli estremi). Essendo in questo caso un pianoforte usato, con rosette già assestate e compresse, direi di procedere con la livellatura orizzontale, senza tener conto dei fenomeni di maggiore compressione o flessione al centro dovuti all'utilizzo, che sono per ovvie ragioni già avvenuti. Buon lavoro.
  15. Insomma prima dici che è un pó sordo, soprattutto nei bassi. Ora dici che si tratta solo dei bassi e che suona bene, Peró c'erano gli a cappamenti troppo vicini che tartagliavano, l'intonazione che non si capisce se va fatta e quando va fatta ... se va bene perché tanti dubbi? Comunque l'impregnante è l'ultima ratio. Un pó come cercare di rianimare il paziente agonizzante.
  16. No io non sono d'accordo, infatti volevo evitare anche di rispondere. Soprattutto se si tratta di una martelliera che è stata sostituita. La scelta della tipologia di feltro e di martello adatta allo strumento che si ha sotto mano è in carico al tecnico che non va per tentativi né in questa fase (scelta) né nelle procedure di pre intonazione e intonazione. La maturazione, il solco (addirittura, forse intendeva l'imporonta), lo spirito santo... no, sono discorsi che nel 2017 non tollero più personalmente. Tecnica costruttiva del martello, lane, misure, compressione del feltro. Tutte cose note, comprese le procedure a seguire per restituire al cliente un pianoforte in ordine.
  17. Sottoscrivo quanto sopra, in pieno. Ritengo inoltre che il perfezionamento dello strumento non si possa ottenere con una accordatura e punzecchiatura eseguite una volta ogni due anni o più...occorrono una manutenzione costante, degli interventi graduali (soprattutto sulla martelliera) che non siano invasivi e che non comportino lo snaturaramento dello strumento. Interventi che devono accompagnare lo stesso alla sua naturale stabilizzazione e conservazione, evitandone la precoce usura. Vale per la regolazione, per l'accordatura e per l'intonazione. Abituarsi allo strumento "sbagliato" implica di non riuscire più a riconoscere quello "giusto". Per quanto mi riguarda non ho mai conosciuto pianisti appassionati e attenti scontenti di spendere per la cura del proprio strumento a fronte dell'ottenimento del risultato sperato.
  18. Diluente alla nitro o sintetico, a seconda dei casi...meglio il secondo che non spande il colore del sotto feltro... Ma non capisco quali esperimenti si possano fare sulle teste dei martelli europei attuali, che è raro, se non sconsigliabile, dover impregnare in quanto sono martelli che nascono già parecchio compressi e tesi. Quello che si ottiene impregnando questa tipologia di martelli, in dosi molto diluite perché altrimenti la sostanza impregnante nemmeno può penetrare, altro non è che una decompressione del feltro, dovuta al fatto che il diluente da liquido agisce gonfiando il feltro, per poi evaporare... La sostanza che rimane, che sia la vernice trasparente alla nitro (o zaponlack) o il collodio (nitrocellulosa) contribuisce a generare un attacco più brillante perché "incolla" le fibre tra loro più di quanto non lo siano già, ma non a costruire il tono in quanto la martelliera nasce già compressa, appunto, ed è la decompressione che la porta a suonare, che sia questa ottenuta con punture (e successiva rasatura) o con la nitro. Diverso è il caso di una martelliera molto morbida, in feltro naturale, dove l'imoregnante puó penetrare a fondo anche in dose poco diluita, e in più applicazioni successive via via più diluite per costruire corpo e attacco...come nel caso del martello per Steinway americano.... Poi c'è chi usa impregnante molto diluito distribuito uniformemente sul feltro, chi più denso ma solo sulle spalle con lo scopo di tendere maggiormente il feltro... Secondo me oggi bisogna partire da una giusta preintonazione del martello, tralasciando le tecniche (superate) di impregnazione, limitandole ai soli cunei acuti se necessario.
  19. Oppure prova prima di tutti a ricompattare il feltro premendo con una stecca di legno duro e perfettamente piano i lati e l'apice, perché comunque rasare è una via di non ritorno anch'essa, la perdita di feltro comporta poi altri problemi...
  20. Si può provare a rasare un pochino...oppure pestarci sopra e aspettare...però dipende, dipende da quanto profonda è stata questa intonazione. Dipende da quanto feltro c'è....dipende dalla tipologia di feltro. Ovviamente è un controsenso, sono interventi che a mio parere vanno fatti per gradi, soprattutto quando si percepisce (da tecnici) che il pianista veramente non ha ancora ben chiaro cosa vuole ottenere, perché non ha una precisa idea di suono e Il suono che ha in testa è quello delle incisioni della Deutsche grammophon ai tempi di Michelangeli...anche lo strumento è la sua natura sono un presupposto fondamentale.
  21. Come utilizziamo le vernici a spirito sui mobili d'epoca, o nella ri-lucidatura delle tavole armoniche storiche....soprattutto perchè rimuovere la vernice originale da uno strumento è un delitto...è da criminali.... ma sul nuovo si usano le poliuretaniche, a spruzzo anche per le tavole.... quindi? L'importante è non fare in ogni caso i crostoni di vernice come capita spesso di osservare su strumenti riparati male....perchè sono errori che si ripercuotono sulla resa sonora...
  22. http://www.ciresafiemme.it/images/testate/tavolaarmonica/tavolaarmonica4.jpg Si osservi questa foto, si vede benissimo che il collante utilizzato per le catene è di tipo vinilico, vinilforte o similare...la foto è della Ciresa. Ma posso affermarlo anche per esperienza personale dopo aver utilizzato le loro tavole e le loro colle nei restauri quando è necessario sostituire la tavola armonica...capita... Sono d'accordo che nel restauro di pianoforti storici debba essere usata la colla a caldo dello stesso tipo di quella usata in origine, possibilmente, e lo facciamo se una catena è scollata a ridosso della crepa, se salta dell'impiallacciatura o in generale quando non è possibile grattare via perfettamente la vecchia colla, questo perché è compatibile con quella usata in passato e la fa rinvenire con il calore, riattivandola.... ma chiudersi senza ragione rispetto alla tecnologia e all'evoluzione mi pare assurdo, poi affermare che "personalmente non si userebbe la vinilica per la tavola" equivale a dire che una azienda leader nel settore (che fornisce le tavole a Fazioli, a C. Bechstein etc. ) sbaglia.... dai, per favore...mi pare eccessivo... comunque vorrei che fosse chiara una cosa: qualsiasi colla, se utilizzata male, è inefficace... se tra 100 anni ci ritroveremo a re-incollare una catena di Ciresa, io non ci sarò più ma dubito che accadrà, dovremo usare la vinilica....
  23. A mio parere sul legno nuovo, o comunque non precedentemente trattato con colle a caldo si può utilizzare benissimo anche la colla vinilica. Diverso è il caso in cui si debba reincollare una implallacciatura saltata o scollata...allora la scelta è obbligata. Ma la affermazione che la colla a caldo "sia quella che si usa da sempre sulle parti che suonano degli strumenti" è forse una tua considerazione, non una verità assoluta visto che i tempi e le tecniche si evolvono, e visto che per esempio Ciresa (per citare un importante costruttore di tavole armoniche) utilizza proprio una colla di tipo vinilico per gli incollaggi tra le tavole, che esegue a coda di rondine, ed la stessa cosa che consiglia di utilizzare per l'incollaggio della tavola armonica sul porta tavola....per citare un costruttore che non sia "uno a caso"....una colla vinilica formidabile, ma pur sempre vinilica e non a caldo...ovviamente deve essere utilizzata nel modo corretto, nello specifico va applicata sulle due parti da incollare e pressata per bene... Lo stesso discorso vale se la si utilizza per l'incollaggio dei martelli, come molte importanti fabbriche hanno fatto dagli anni 70 in poi...C. Bechstein per esempio. Poi ci sono anche altri tipi di colle che si utilizzano, per le coperture dei tasti che variano a seconda che si tratti di avorio o di plastica...di certo non si potrebbe usare la colla del falegname per applicare l'avorio, visto che è semitrasparente....e nemmeno la vinilica che diventa scura nel seccare... Non è sempre tutto così scontato e così semplice...
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