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Piano Concerto - Forum pianoforte

giovannig

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  1. Aggiungo che vedendo il colore dei feltri sotto corda (non originale) e la tipologia di caviglia posso azzardare che il pianoforte abbia già subito l'intervento di restauro proprio negli anni in cui suo padre lo ha acquistato. Ciò giustificherebbe anche le gambe squadrate. Pertanto, essendo il somiere di Bluthner di ottima qualità e già a 5 strati incrociati è possibile che la tenuta della accordatura sia ancora buona e che sia solamente necessaria una pulizia generale e revisione della meccanica per rendere il pianoforte ancora suonabile. In questo caso l'intervento potrebbe essere eseguito in parte in laboratorio e in parte in loco senza rimuovere lo strumento dal suo ambiente e con costi relativamente contenuti.
  2. Secondo me lo strumento è dei primi 900, non degli anni 70. Comunque se leggi la matricola che trovi sulla tavola armonica vicina alla decalcomania possiamo datarlo con certezza. Può essere che gli siano state rifatte le gambe per farlo sembrare più moderno. Comunque. non ti ho detto una cifra perché potrà variare a seconde del tecnico e della sua filosofia. Dipenderà da cosa il tecnico deciderà di conservare e cosa sostituire: ovviamente più saranno i ricambi utilizzati maggiore sarà il costo. Un intervento di restauro che renda di nuovo lo strumento suonabile potrà costare quindi 3500 euro come 6000 euro o anche di più. Dovrai richiedere più preventivi, specificando prima le tue esigenze. Il minimo intervento potrebbe consistere nella rimozione del telaio, restauro della tavola armonica e controllo della carica. Sostituzione delle corde, con un occhio di riguardo al ri-calcolo delle sezioni sui bassi. pulizia generale e revisione di tutta la meccanica, tralasciando la verniciatura del mobile e del telaio che potrebbe essere mantenuto così. Facci sapere cosa ti dicono
  3. Sei sicura che sia degli anni 70? la matricola non la hai?
  4. Il mio parere è molto semplice: conviene farlo restaurare se la cifra che si investe è uguale o inferiore a quel che vale il pianoforte finito, o meglio a quel che si potrebbe rivendere. Purtroppo Bluthner non ha il valore commerciale che può avere Steinway&Sons, inoltre trattandosi di esemplare costruito dopo la seconda guerra mondiale la sua qualità è inferiore rispetto ai Bluthner di inizio secolo per assemblaggi e materiali, come del resto tutti i pianoforti della DDR. Le foto sono molto di dettaglio per cui non si vede la situazione generale. Valutare bene lo stato del telaio prima di procedere.
  5. Diciamo che quando si trova il tecnico riparatore che sa fare tutto si risparmiano dei soldi perché quando aumentano i passaggi aumenta il costo... ormai ci sono laboratori al sud che con un camion vengono a caricare il pianoforte anche a Milano e poi lo restituiscono con eseguiti gli interventi richiesti da pagare secondo un listino prestabilito. Non sto a riportare le cifre ma sono modiche rispetto ai prezzi medi al nord italia: infatti molti negozi si servono di questi laboratori per le lavorazioni pesanti (mobile, tavola, cordiera etc.) e rifiniscono presso la loro sede la meccanica, facendo intendere al cliente che il lavoro è stato eseguito tutto in sede. Ovviamente nei preventivi sono inclusi tutti questi passaggi. Comunque un tecnico che ha la visione di insieme del pianoforte o che ha visto come il pianoforte nasce a partire dalla prima tavola ha secondo me una marcia in più. Ci sono poi accordatori negati per loro stessa ammissione a qualsiasi mansione manuale e che vivono solo di accordature e di piccole manutenzioni (la corda rotta, il controllino alla meccanica etc..) e che non saprebbero riparare nemmeno una rotella. In fabbrica invece chi si occupa di piazzare smorzatori fa solamente quello, chi monta le corde fa solamente quello, chi esegue la bilanciatura della tastiera fa solo quello perché solo a furia di ripetere tante volte una operazione si diventa specialisti. Il tecnico generico invece dovrà conoscere tutti i passaggi mediamente bene, ma non sarà mai veloce o abile come chi la stessa operazione la ripete dieci volte al giorno per tutto l'anno.
  6. il nero fumo e una polvere che si usa come fondo per chiudere i pori del legno durante le prime mani di lucidatura. Non è un colorante. il fondo a me hanno insegnato a darlo con l'anilina all'acqua, ma solo perché anticamente si faceva così perché costava meno. I riflessi blu e verdi non so, prima volto che lo sento. Poi c'è la tecnica ad olio e a secco per la rifinitura...dipende da cosa uno preferisce.
  7. Poi Bechstein non ha neppure quella bacchetta di metallo dopo la slitta di legno e feltro che hanno messo prima di far entrare le corde sulle Agraffe. Guarda che collo d'oca che fa la corda, stanno per saltar via anche le agraffe ahhaha. Prima taroccano i pianoforti poi raccontano di problemi in fonderia...lasciamo perdere va, che è meglio. Comunque sono cose che succedono ordinariamente nel mondo del restauro, a volte anche dopo che hanno ri-consegnato il pianoforte al cliente. Dipende da chi ci mette le manine sante....sai quante ne ho viste? Non mi pare neppure un Bechstein (con le viti a testa piatta) metti la foto totali.
  8. Questo pianoforte è stato ri-caricato male secondo me, vedo che è stato manomesso perchè il feltro sotto corda non è assolutamente originale Bechstein. Non è certamente una rottura "naturale"... la rottura se avviene non non capita in quel punto, ma più avanti. il problema di fonderia può esser solo che è rimasta dell'aria in una fusione ma non può essere un difetto di serie. La gommalacca si colora non le aniline. Anilina nera per ottenere il nero. Dico che non ha valore di mercato rispetto a Steinway, anche se il lavoro per restaurarlo e il costo dei materiali è il medesimo. Questo intendevo.
  9. Io non so, dalla Polonia arrivano e arrivavano restaurai di Steinway che erano “sbrillucicanti” ma poi erano un disastro sotto tutti gli aspetti. Cosa me ne faccio di un pianoforte centenario che luccica come nuovo ma che ha perso la sua identità? E non solo... Cerca un artigiano, in modo che tu possa seguire il restauro passo passo e fare anche qualcosa se ti è consentito. i telai si rompevano dei Bechstein? Ma figurati. Erano i Bluthner più probabilmente, ma quelli costruiti nel dopoguerra perché rimasti confinati nella Germania est DDR. Bechstein ha avuto qualche problemino di continuità negli anni del dopo guerra perché la fabbrica era stata chiusa e riconvertita. Dopodiché alla riapertura le maestranze esperte erano scomparse. Io ho un Bechstein degli anni 30 restaurato da me, per il quale ho ordinato anche il feltro sotto corda verde oliva dalla Germania e sfido chiunque a guardarlo e serie che è un pianoforte restaurato con modestia, che differisce solo di qualche numero (matricola) dagli esemplari dei primo dopo guerra. I progetti sono stati sempre i medesimi fino agli anni 80, hanno cambiato il progetto solo di recente ricalcando il modello Steinway. credo che il mio C. Bechstein a cosa sia il miglior esemplare tra tutti gli strumenti su cui ho messo mano...e anche chi li suona rimane parecchio perplesso! Valore commerciale? Poco e nulla!
  10. La risposta è molto semplice, ho frequentato un laboratorio quando ho capito che la materia mi appassionava e ho fatto pratica, facendo anche diversi restauri su pianoforti pregiati - che erano miei, non di altre persone quindi non facevo un danno a terzi se sbagliavo qualcosa - e ho fatto questo nel tempo libero, sotto la guida di un esperto e poi mettendoci del mio, studiando, vedendo anche altri lavori e punti di vista. Non dico che siano cose difficili in assoluto, forse la parte di regolazione meccanica è quella dove è richiesta non solo manualità, non solo un esempio ma anche sensibilità personale per ottenere un ottimo risultato. E da soli, senza aver mai visto altri all'opera...la vedo dura... Ma anche sostituire un perno, se nessuno te lo ha mai mostrato una volta, ha la sua complessità. E' vero che ci sono i video di tutto su youtube oggi, ma non sempre si mostra tutto e non si può toccare con mano il risultato. Poi ci sono anche le questioni più onerose, dove servono le giuste attrezzature e i giusti accorgimenti. Vorrei vedere se disarmando il tuo Bluthner ti accorgi di uno strato scollato sul somiere....cosa fai? Il restauro può andare tutto liscio come tutto storto. Quando si scarica un piano che è sotto tensione da 100 anni, nessuno può mai sapere cosa si trova...si può stabilire la strada da seguire ma poi bisogna anche saper affrontare gli imprevisti.
  11. Buongiorno, grazie per la fiducia ma io non eseguo interventi da tecnico accordatore o riparatore, se non per gli strumenti della mia collezione o quelli che ho restaurato e poi ceduto ad amici qui nei dintorni. Fosse stato il mio mestiere o avendo avuto il tempo lo avrei aiutato più che volentieri. Sono anche lavori che se si vogliono far bene, non bisogna stare a guardare troppo l'orologio...
  12. Mi pareva di aver già risposto che l'unico riferimento che viene dato dai costruttori è l'altezza del tasto (misurando dallo spigolo inferiore della placchetta di copertura) fino al tavolaccio. Ora, essendo questo uno strumento storico non ci sono misure scritte. Potrebbero essere 63 mm per quel pianoforte. Comunque a parte i millimetri che non sempre risolvono i problemi, devi osservare come lavora il tasto (si controllano 3 campioni, due estremi ed un al centro livellando poi il tutto) osservando i seguenti criteri: 1) deve esserci spazio sufficiente per lo sfondo, tra 9 e 10 mm per il piano che hai davanti, dipende se ti piace un settaggio più o meno moderno 2) si deve poter ottenere lo sfondo corretto con il numero minimo di cartine, altrimenti significa che in centro se stato troppo alto (anche li, evitare la torretta di cartine). 3) se l'inclinazione è corretta il pilota del tasto lavorerà sul tallone senza "scottimenti" ma solo in spinta. Bisogna fare un pò di prove partendo da ciò che c'è ed ottimizzandolo, non esistono le ricette. Se fosse semplice non ci sarebbe bisogno dei tenici esperti. Quando uno è esperto di meccaniche non ha nemmeno bisogno di misurare troppo, osserva la meccanica, no solo a banco ma anche come lavora inserita al suo posto, è fondamentale, e vede cosa non va...e poi sistema con tanta pazienza. Anche se ti dessi in mano uno Steinway nuovo con un bel manuale ufficiale con tutte le misure dichiarate fidati che a livello di regolazione, se non hai fatto la giusta esperienza, non otterresti un buon risultato. Tu continui a chiedere misure perché non hai esperienza, pensi di essere preciso, di avere una buona manualità e vuoi metterci mano. Pensi che i tecnici di zona non capiscano nulla e tanto vale farsi le cose da solo. Ma non bastano la precisione e la buona volontà. Tra due anni sarai ancora li davanti alla tastiera a cercare di capire cosa non va e non te lo godrai per nulla quello strumento. Sarà sempre un cantiere aperto e quando deciderai di chiamare un tecnico dovrà metter mano a lavori fatti male, senza ottenere risultato, perché è più difficile sistemare errori di altri piuttosto che partire da zero. Sai qual è il tecnico migliore secondo la mia esperienza? Quello che parla poco, e che risolve i problemi. Se uno ti si presenta raccontando tutta la teoria della tecnica con parole difficilmente comprensibili probabilmente una volta messo davanti alla meccanica non caverà un ragno dal buco. E ripeto, sono lavori a mio parere da fare sempre con il pianoforte davanti.
  13. Dipende dalla finitura, se poliuretanica puoi farci poco. Se invece è lacca per tavole si può passare sopra velocemente con un tampone di solo alcool (ma non farlo tu perché vista la domanda non sei in grado) e il graffio sparisce. Ciao
  14. 1) lo smorzatore lo replicherei con multistrato da 8 mm, ben sagomato e levigato per raggiungere la misura corretta. Uguale come ricambio non lo troverai mai. Dopodiché lo si lucida in testa, si applica il filo e il fiocchetto (adattandone uno da commercio) e si piazza in posizione, con le dovute pieghe. Sono più stretti e più corti degli smorzatori moderni, a prescindere dal brevetto Aliquot o meno. Quindi anche sui modelli ordinari. 2) Per guarnire i fori passa smorzo bisogna rimuovere tutti gli smorzatori. vanno svitate dalla tavola e leviti sono accessibili tra le corde, senza necessità di dover disarmare il pianoforte. 3) Io lo sostituirei con una striscia moderna di adeguata larghezza, ma dello spessore corretto. 4.5 mm considerando il tempo trascorso possono ritenersi 5 mm. davanti vedo che hanno aggiunto degli spessori sotto i tasti per compensare la compressione del retro tastiera. 4) semplice, vedi risposta al punto 3. 5) si possono sostituire se gli originali sono solcati. si rimuovono i tasti e si dispongono tutti aderenti, per ciascuna campata o sezione, e si incolla una striscia di feltro unica.. una volta asciutto l'incollaggio si procede ad affettare il feltro con una lama molto affilata lungo gli spazi tra i tasti. la regolazione della alzata dello smorzo di esegue invece con le cartine incollate sotto il posta smorzo, in modo da compensare la mancanza di spessore. se invece lo smorzo parte troppo in anticipo è sufficiente levigare il feltro che si è applicato. Questo dopo aver posizionato alla corretta altezza gli smorzi, cioè dopo aver regolato il "tutti" 6) Quelli sono corretti, servono ad attutire la caduta del martello, ma il martello a riposo non li deve toccare. 7) Io non li ho visti tutti, ma opterei per la rifeltratura, forse anche solo parziale delle ultime due sezioni se le altre sono recuperabili. Sostituendo tutto non saresti più in grado di ritrovare quella scioltezza meccanica che tanto ti piace... Comunque questa è assistenza al restauro gratuita, credo che non sia nemmeno corretta nei confronti dei professionisti che lavorano. Spero che tu voglia utilizzare tutto ciò per chiedere un intervento ad un tecnico. Perché non basta sapere come si fa o come procedere, per un ottimo risultato occorrono una ottima manualità (cioè averlo fatto altre volte lo stesso lavoro) e una buona sensibilità per ottenere il giusto assetto finale della meccanica... Per sostituire le corde il materiale primario non supera i 700 800 euro...il resto è manodopera. Ovviamente se non sei un tecnico non hai a disposizione le bobine di acciaio e le devi acquistare tutte per consumarne solo una minima parte...le corde dei bassi non potresti evidentemente fabbricarle tu e dovresti rivolgerti ad una ditta (costano dai 350 ai 500 euro più l'acciaio per le corde non avvolte (1,5 kg - 150 euro) più le caviglie (100 euro) Ciao
  15. Bisogna ripartire da zero e far le cose per bene. gli smorzi non hanno il cucchiaino per la regolaIone, per cui hanno aggiunto gli strati di feltro dietro al tasto per anticiparne il sollevamento. Meglio usare delle cartine di compensazione, però incollate sotto il porta smorzo. Nulla di strano che l’ultimo smorzo non ci sia mai stato. Per scelta. Se sotto c’è ancora il porta smorzo vuoto significa che lo hanno tolto davvero. Se non c’è neppure il porta smorzo è nato così. il panno blu sopra i feltri di riposo dei martelli (suL cavalletto) è corretto. Devi decidere su come vuoi procedere e cosa vuoi fare prima di iniziare un discorso di rivoluzione, altrimenti è tutto inutile.
  16. Ciao, leggevo il tuo intervento e mi sono dovuto fermare a metà perché ho letto un passaggio che descrive qualcosa che non è mai esistita nei 150 anni di storia del pianoforte acustico moderno. 1) quel feltro in italiano si chiama mollettone retro-tastiera 2) non è mai in due strati, se lo è qualcuno ci ha messo lo zampino 3) non è incollato avanti e dietro perché farebbe rumore e si si gonfiasse per via di una variazione di umidità non avendo dove espandersi (essendo vincolato ai due lati dalla colla) succederebbe un disastro nella (precisissima) messa a punto di un qualsiasi pianoforte. Tutti i feltri da riposo, o da barra, come regola sono sempre incollati solo su un lato. In questo caso il lato dove non poggia il tasto. 4) Nelle foto vedo che hai anche delle rosette di mollettone sotto tasto doppie, alcune sono anche di diverso tipo, segno ancora che qualcuno ci ha messo lo zampino (in 100 anni sai quante cose possono succedere) non vado avanti. Io manterrei buono il consiglio di Paolo di affidarti ad un buon tecnico, attenzione anche ai porta smorzi perché in genere quelli dei Bluthner d'epoca non hanno la forcola ma la carta pecora incollata alla barra alza smorzi, che è difficile(issima) da sostituire se si rompe o se è logora. Non ti preoccupare per il somiere, è in genere ottimo e già a 5 strati incrociati. Per quanto riguarda i martelli io procederei con rifeltratura in Germania per non modificare i pesi, tenendo le astine originali (quei nasetti che ci sono al posto dei rullini di cuoio non si consumano mai, nel Bluthner) cambiando però forcole e perni, lo può fare anche chi esegue la rifeltratura... poi però serve un tecnico che allinei di nuovo il tutto, che prepari i martelli, che sistemi la guarnitura delle boccole dei tasti e che sostituisca con perizia tutti i feltri per poi procedere alla regolazione finale. Così è come procederei io. Poi valuterei se il pianoforte può andare avanti ancora con una accordatura, le caviglie possono essere sostituite anche solo quelle più tenere senza per forza dover cambiare le corde. Intanto la meccanica si assesta, ci suoni su e poi decidi se fare il restauro totale. Comunque se hai studiato il Bluthner saprai tutte queste cose e anche di più
  17. E' un lavoro che a mio parere ha senso fare solo se si decide di rinnovare gran parte della meccanica, altrimenti è inutile perché non porta a dei reali benefici, ma solo apparenti perché il pianoforte ti sembrerà diverso nei primi giorni (e non è detto che migliori). Per esempio vedo che i martelli sono al legno, darei priorità a loro. Per quanto riguarda le rosette di mollettone queste lavorano a compressione, per cui non si consumano ma si comprimono; questo non è un male, nel senso che in questa condizione risultano anche stabilizzate e le misure si possono compensare con la regolare manutenzione. E le guarnizioni (in cuoio, se originali) delle guide del tasto come sono messe? Vedo le punte molto sporche e non vorrei che qualcuno avesse applicato dei lubrificanti non secchi e che con gli anni si sia impastata anche la polvere, rendendo poco naturale e scorrevole la discesa del tasto. E' inutile modificare un parametro senza rivederli tutti. Non serve e si rischia di peggiorare la situazione. "Finché va quel tanto che basta lascia stare che se no si guasta" Come si ricava l'altezza del tasto. Non lo scrivono nei manuali perché non c'è un metodo univoco o scientifico, ma empirico; Si parte dal mollettone retro tastiera, di riposo, che si cambia solo se è stato intaccato dalle tarme mantenendo la stessa misura dell'originale (non si consuma perché è duro). Dopodiché si livella il centro, sempre mantenendo la stessa misura delle rosette esistenti, salvo che non siano state sostituite (se misuri 1.2 mm ora difficile che possano essere da 2 mm, mantieni la stessa misura) e poi adegui lo sfondo con i nuovi mollettoni... l'importante è non arrivare a certe situazioni che si vedono anche nei pianoforti nuovi e orientali dove c'è una torretta di cartine sotto il tasto, perché avresti un effetto "fisarmonica" o "sabbie mobili" dico io, quando suoni, e la tastiera risulterebbe faticosa, lo stesso principio si applica quando si consiglia di scegliere rosette per lo sfondo (quelle verdi) di media/alta densità (dure nel senso che non devono deformarsi mentre si suona, non quando ci passa un carrarmato. Non esageratamente dure quindi, altrimenti tanto vale metterci il legno). Alcuni costruttori forniscono l'altezza del tasto rispetto al pianale, ma alla fine sono tutte cose relative soprattutto nei pianoforti storici dove non c'era una grande ripetibilità nell'assemblaggio della meccanica...con delle prove su 3 o 4 campioni si riesce facilmente a risalire alla condizione ottimale osservando come lavora la meccanica..se non lo si sa fare il riferimento più attendibile è ciò che già c'è, tenendo presente quel che ho scritto sopra. Più le leve sono corte più il tasto sarà inclinato. La mia domanda invece è: che cosa vorresti ottenere con questa sostituzione? Sei sicuro che porti a dei benefici tenendo tutto il resto così? Bluthner 190 (probabilmente) con molla Hertz (quindi non meccanica a spillo) ma.... Aliquot oppure no? io preferisco il secondo esemplare, l'ultimo su cui ho lavorato è un 212 del 1895, 88 note, con meccanica doppio scappamento come la tua e 3 corde per coro (quindi NON aliquot)... bellissimo strumento, si scorda di scordarsi... Pensa che lo stesso Bluthner confidò che la quarta corda (di risonanza, non direttamente percossa) fu un brevetto inutile che però gli fece fare tanti soldi...
  18. Ti consiglio di affidare il controllo e regolazione della meccanica ad un tecnico capace, a partire dal controllo dei perni e degli attriti per passare poi alla regolazione, che sia quella più adatta alla tua mano. certamente uno scatto difficoltoso può essere la causa della tua sensazione, ma non solo. Da qui, senza vedere di persona il problema, non si può dire di più.
  19. Se poi ci aggiungi gli smorzatori quando suoni senza pedale, diventi un culturista. Se una meccanica è sana e se è registrata correttamente lo scatto deve essere naturale, il secondo scappamento deve agevolare lo scatto (l'uscita dello spingitore) e non ostacolarlo. Regolazioni estreme e guidate soltanto dai millimetri, senza sentire cosa succede con la sensibilità delle proprie dita, sono spesso deleterie.
  20. Sè ci sono delle macchie isolate sulle corde non comporta nulla. piccole screpolature superficiali della tavola possono rimanere lì anni e non creare problemi. Sono difetti talvolta estetici che si ripristinano in sede di eventuale restauro, ma bisogna disarmare lo strumento. Comunque se hai delle foto si può dire di più. non è nulla, qualcuno ci appoggiava le dita. Puoi pulirle tu come ti hanno suggerito. Fallo poco prima di eseguire l’accordatira.
  21. Sè ci sono delle macchie isolate sulle corde non comporta nulla. piccole screpolature superficiali della tavola possono rimanere lì anni e non creare problemi. Sono difetti talvolta estetici che si ripristinano in sede di eventuale restauro, ma bisogna disarmare lo strumento. Comunque se hai delle foto si può dire di più.
  22. Ciao, è giusto il consiglio di pulire le corde con la paglietta di acciaio, però almeno che tu non trovi un tecnico che se la senta di farlo lascerei le cose come stanno. Pensa che a volte si trovano pianoforti a cui è stata sostituita tutta la cordiera con macchie nere, di ruggine appunto, più o meno negli stessi punti come racconti tu ed è a causa del tecnico che nel montarle le ha toccate a mani nude, ossidandole con il sudore. Sulle corde dei bassi poi si rischia solo di peggiorare le situazione: si dovrebbero pulire nel verso dell'avvolgimento ma se qualche filo della paglietta rimane incastrato tra le spirali di rame potresti anche impazzire nel sentire strane risonanze. Quindi il mio consiglio è: lascia stare. Se vuoi mostrare qualche foto si può capire meglio la situazione e anche la causa.
  23. Al supermercato, un gomitolo di spago da cucina un cotone (quello grigio spesso) ciao
  24. In genere l'avvolgimento finale è quello che "chiude" la corda.... quindi se l'obiettivo é quello di stringere il rame per evitare che "scappi" provocando ronzii, mi pare scontata la risposta: bisogna stringere l'avvolgimento che tiene chiusa la corda, ovvero quello finale.
  25. é corretto che le tavole più anziane debbano essere caricate meno, a volte è sufficiente un dislivello di un millimetro. Il termine carica è spesso usato in modo improprio, e dovrebbe riferirsi alla “forza residua” sulle catene, alla loro curvatura ovvero alla convessità del piano armonico. Una tavola nuova viene prodotta con curvatura dagli 8 ai 12 mm, e non è nemmeno matematico prevedere che non ritorni del tutto o in parte una volta estratta dalla morsa. Qualche costruttore ha provato anche ad usare le catene già sagomate, ad arco. Comunque oltre al dislivello anche la curvatura si può ripristinare, negli anni 70 ci fu un master presso la Burger Jacobi dove mostrarono un metodo interessante mediante il quale si interveniva sul ponticello conferendo allo stesso la curvatura necessaria. dal punto di vista pratico se il pianoforte suona bene prima del disarmo è sconsigliabile e poco utile intervenire a questi livelli. Io ho un Bechstein degli anni 20 che suonava benissimo prima del disarmo, alla misurazione la “carica” residua era ancora sufficiente e non ho alterato questo parametro. Mentre mi è capitato di dover abbassare il telaio con diversi Stainway d’epoca: un mio antico maestro diceva che tanto, per quanto sfondata, una tavola non può di certo profondare sotto il livello del piano orizzontale delle corde. Non c’è una ricetta precisa. Ho chiesto l’eta perchè se avesse 60 anni l’intervento potrebbe avere senso, per pianoforti più giovani risulterebbe strano....
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