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Piano Concerto - Forum pianoforte

francescochopin90

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Tutto postato da francescochopin90

  1. Quello che mi sconcerta è che non stiamo parlando di aspetti molto tecnici o minuziosi, ma di un qualcosa di molto evidente, anche agli occhi di non addetti ai lavori. Faccio un paragone: se compro una macchina nuova, possono raccontami "storielle" se c'è qualcosa di meccanico che non tanto va bene (esempio la frizione), ma non magari su una rigata ben evidente lungo tutta la fiancata, alla quale viene negata l'evidenza. Il dislivello della tastiera è MOLTO evidente!!! Non parliamo di decimi di millimetro!! Come si fa a pretendere di avere ragione su qualcosa di così vistoso? Poi si può parlare di aspetti più tecnici e minuziosi che rendono piacevole l'approccio allo strumento. Personalmente tollero di più il limite dello strumento che quello della messa a punto; preferisco suonare un pianoforte magari non buonissimo ma che esprime il suo 100%, piuttosto che un grande strumento "soffocato". Ti consiglio in ogni caso di far rivedere lo strumento da un tecnico capace, disinteressato e svincolato da dinamiche "commerciali". É bellissimo vedere un tecnico che sfida lo strumento e che si appassiona come un bambino!
  2. È un 180 cm del 1981. Mi piace molto come strumento. Ha questa criticità: martelliera pesante e molla di richiamo alla forcola. Ma rimedieró ?
  3. Sono io Francesco e non sono Musik. Possiedo un Pleyel che di fatto è uno Schimmel (di Pleyel ha solo il nome e vagamente la timbrica). Gli Schimmel a coda montano di fabbrica ancora oggi la molla di richiamo alla forcola che permette di piombare di meno il tasto e di diminuire l'inerzia. Però ha secondo me due criticità: la prima è che viene meno la sensazione del "bilanciere" (si sente che il tasto si sta premendo) e il ritorno (devo dire anche molto vivace) è dovuto alla forza elastica e non alla forza peso; la seconda criticità è che ogni molla è fortemente influenzata dalle forze di attrito e, quando eccessivi, ne viene amplificata la sensazione. Tra l'altro il tasto può pesare per assurdo anche 20 gr all'abbassamento ma, se il martello è pesante, si sente eccome. Ho visto diverse discussioni per cui mi pare di aver visto altrove i cavalletti.
  4. Simone, io, come te, sono quasi maniacale con i miei pianoforti. Sono convinto che non quasi quasi devono essere più prestanti gli strumenti "domestici" perché è proprio su questi che si raffina il tocco; in esecuzione si può anche "compensare" qualche problema (facilmente il cervello si adatta, per esempio, a una nota un po' più squillante delle altre adattando il tocco proprio su quella). Se questi compensi possono essere un pregio per il pianista durante il concerto, possono portare a scompensi se avvengono in casa quotidianamente. Intervenire in modo "aggressivo" su uno strumento trascurato per anni è difficile e revisioni meccaniche importanti possono anche lasciare insoddisfatti il proprietario. Meglio intervenire per gradi. Anche un intervento importante, quale può essere una sostituzione di martelliera, può essere molto "semplificato" se nel complesso la meccanica funziona. In Italia manca la cultura del prendersi cura del proprio pianoforte. Vedo concertisti di un certo calibro con strumenti di pregio ma messi davvero male. Inutile possedere uno Steinwey se non si è in grado di seguirlo, se è pieno di attriti, se non è intonato, se è costantemente accordato. Molto più gratificante suonare sui miei modesti Pleyel/Schimmel mezzacoda o verticalino Kawai, ma in condizioni più che decenti, seguiti costantemente dal sottoscritto, rivisti dal tecnico in media ogni 6 mesi. Sono attrezzato con il teflon e ogni tanto ricontrollo gli attriti. Se posso caricare o scaricare una molla, lo faccio da solo, non si tratta certo di regolare una meccanica, cosa di cui non ho la presunzione di poter/saper fare, affidandomi solo all'alta competenza di un tecnico. Ho incontrato due categorie di tecnici e due risposte differenti alla mia pignoleria: quelli che cercavano di evitarmi o che mi davano del presuntuoso (mi è stato pure detto di farmi il digitale se voglio lo strumento sempre prestante); il tecnico attuale si DIVERTE (in senso positivo) innanzi alle mie richieste, sincero anche dei limiti a cui lo strumento può arrivare (per esempio disse da subito che il mio è un gran bello strumento, con una bella martelliera, con una bella meccanica, una eccellenta tavola armonica, un bel suono, ma di dover fare i conti con una pesatura buona ma non raffinata come per esempio Yamaha, e con lunghezza e calibro delle corde che sono comunque di un mezzacoda e non di un grancoda). Tutti i pianoforti hanno pregi e limiti (non chiamiamoli difetti), però prendersi cura di loro permette di esaltare i primi facendoci dimenticare quasi dei secondi. La gran parte dei pianisti purtroppo non sa nemmeno come funziona la meccanica del pianoforte. Quando mi approccio allo strumento, la prima cosa è capire dove scatta il martello, con che forza viene parato e con quale rimane sospeso; ma se non si conoscono queste cose.... Dobbiamo solo stare attenti, però, a non diventare ossessivi. Non significa non essere pignoli, ma stare attenti che questa nostra caratteristica non ci faccia perdere di vista la musica o che ci faccia essere - uso un termine medico - ipocondriaci nei confronti dello strumento. O magari, invece di lasciarci travolgere dal suono, ci fossilizziamo su una nota scordata ecc.. Quando si suona, si suona...
  5. Ho fatto varie prove sul mio pianoforte. Sono giunto alla conclusione che è tutta una questione di equilibrio fra attriti e forza della molla. A differenza di altre regolazioni, questa è dinamica, non statica: nessuna casa potrà mai dire una quantità di carica di molla, ma chi comanda è la dinamica del martello che ritorna su dopo la parata, in modo deciso senza troppa "elettricità". Bisogna, alla luce sempre dei miei tentativi, cercare la carica più bassa possibile affinché tutto funzioni. Questo fa i conti col fatto che la carica della molla evidenzia gli attriti; ma attriti maggiori esigono una carica maggiore da cui conseguono attriti più evidenziati e si instaura un circolo vizioso... Gli attriti non sono solo un limite meccanico, ma artistico, perché portano a far essere ogni scelta troppo "pensata". Va bene il jeux perlee, vanno bene tante cose, ma mentre suono non mi devono portare a fisime mentali quali "ora sto suonando sullo scappamento", "ora para" e potrei andare all'infinito. Dovrei pensare a suonare, "divertendomi" con le dinamiche; la meccanica farà il resto. La direzione ideale sarebbe quasi quasi non sentire proprio la meccanica, ma avvertire solo tasto e martello; a volte un minimo di attrito ci dà una sensazione piacevole. In quanto ai pesi (maggiori sono le masse, maggiore dovrebbe essere la carica della molla richiesta), i problemi dovrebbero venire o da una pesatura post produzione errata o da... attriti! Le pesature di fabbrica possono essere più o meno raffinate e per palati fini, ma tutte più o meno rientrano in alti standard di riferimento. Spero di non aver detto inesattezze...
  6. Da curioso che sono ???? Quali sono questi casi? E perché negli altri casi no?
  7. Una mia esecuzione del celebre Adagio Sostenuto dalla sonata op. 27 n. 1 di Beethoven.
  8. E la rifeltratura? Paolo, in un'occasione mi dissi che nel coda moderno non si fa. Ma per quale motivo? Non è un modo per conservare l'originalità dello strumento? L'ho fatta fare sul mio verticale Kawai ed è stupenda!!! Visivamente i martelli sono identici a quando comprai il pianoforte; come suono... meraviglioso!!! Martelli non sagomati... Al mio vecchio pianoforte mi fu montata una martelliera senza sagomare le code!! Non posso dare dell'incompetente a chi fa un lavoro diverso dal mio - al massimo posso non esserne soddisfatto e cambiare - ma credo che in questo caso mi è più che concesso!!!
  9. L'ho visto e lo conosco a memoria!!! ?? Infatti, parlando di jeux perlee, parli di "due livelli" della tastiera. Si traduce con quanto detto da me, che in leggierezza (con la i) il dito sente l'ostacolo dello scappamento come se fosse quello l'affondo del tasto? E poi con una leggera pressione in più è possibile suonare forte e fare il cantabile? È proprio così evidente come cosa? Ovviamente parlo di piccole sensazioni, non esagerate che farebbero presagire bobling o altro.
  10. Parlando di pianoforte a coda, sappiamo che la corsa del tasto percorre vari momenti: la corsa del martello, il momento in cui il montante scappa, la caduta e poi un momento importante in cui non accade nulla (aftertouch). Mi voglio soffermare in particolare su ciò che avviene dallo scappamento in poi. Sappiamo che il destino del martello è duplice: può cadere sospeso dal rullino oppure può essere parato. Dopo questa superficiale introduzione (senz'altro inutile per i tecnici) passo al quesito. Nel coda è abbastanza normale sentire lo "scattino" nel momento in cui avviene lo scappamento, solo che la consistenza di questa ho notato può essere molto differente da pianoforte a pianoforte, influendo molto sul tocco. Su certi pianoforti (anche nuovi e anche in concerto!) è molto presente, lasciando al pianista una sensazione di "doppia tastiera" o doppia corsa: se si approccia con leggerezza, il dito farà scendere il tasto fino allo scappamento, le corde vibrano, il martello cade senza parata, ma occorre un'ulteriore energia per arrivare al fondo tasto. In altri casi si sente di meno, la tastiera è più "facile", ma personalmente non riesco a tirare molto. Qual è la sensazione corretta e da quali regolazioni dipendono? Ovviamente ad esclusione di attriti ecc. Azzardo due ipotesi: la prima riguarda la carica della molla (se nulla, si annulla il "doppio scappamento", se eccessiva il martello rimbalza, si ha bobling e la resistenza è davvero eccessiva). L'altra ipotesi riguarda il maggiore o minore after touch. Mi è capitato di constatare una resistenza quasi nulla nei pianoforti giapponesi, specie nei negozi (per far apparire la tastiera "facile"?). Ovviamente sto dando per scontato i vari attriti che, se eccessivi, verrebbero "evidenziati" da una molla più carica. Perché questa domanda? Perché si trovano varie regolazioni, vari pianoforti; oggi siamo abituati a suonare anche i digitale dove lo scappamento... non c'è! Quindi è sacrosanto prendere consapevolezza di ciò che dovrebbe essere il pianoforte, dove magari siamo portati a confondere ciò che è giusto da ciò che è errato.
  11. Aggiungo una mia considerazione sul pedale sinistro. Esplica la sua vera azione sul coda, spostando lateralmente la meccanica e colpendo le corde (tutte o escludendo una, in base ai gusti e a come si regola un'apposita vite sul blocchetto di destra) su una parte del martello intonata diversamente, più morbida. Nella maggior parte dei pianoforti verticali tale pedale accorcia la distanza martello-corda e, siccome lascia inalterato l'affondo, personalmente non lo uso: preferisco un'intonazione più accurata sul pp e "giocare di dita" a questo punto. Magari accorciando la distanza martello-corda diventa più semplice, ma io avverto un inganno al cervello.
  12. Del verticale, come anticipato da Paolo, è possibile toccare la corda, anzi, addirittura il suono stesso prodotto. Su questo il coda ha un suo "limite": è fatto per essere ascoltato dal pubblico e spesso chi sente di meno è proprio il pianista. Possiedo un mezzacoda Pleyel/Schimmel che mi ha colpito per la sua limpidezza; caratteristica apprezzata da tutti tranne... da chi in quel momento lo sta suonando!!! In un ambiente domestico poi si mettono di mezzo anche problematiche acustiche. Ma stesse sensazioni anche in teatro con i migliori pianoforti da concerto: suoni che vanno "qua e là", quasi che vuoi rincorrerli (queste sono le mie sensazioni!). Questo per un artista è molto frustante. È vero che un buon verticale è migliore di un pessimo coda. Però è da considerare la principale differenza, che non è nel "doppio scappamento" il quale è stato ideato successivamente per migliorare le prestazione all'aumentare delle masse necessarie a produrre potenza sonora. La vera differenza sta proprio nel fatto che tutto si muove nella stessa direzione della forza peso ed è proprio nella gestione di quest'ultimo che si creano le varie sfumature. Nel verticale c'è sempre il limite di dover vincere delle forze che non seguono la stessa direzione del dito, la direzione della gravità. La gravità si vince col peso, le altre forze di attrito si vincono con forze aggiuntive alla forza peso. E poi un'altra constatazione: il tocco si gioca nel punto di scappamento, la corsa del tasto serve a gestire l'energia, quindi la dinamica; ma tutto si gioca sullo scappamento, punto cruciale! Nel verticale mi sembra di "perdere" il martello proprio nel momento più importante, quasi se tutto si giocasse nella parte di discesa del tasto fra la posizione di riposo e lo scappamento e poi niente di più! In conclusione il verticale è uno strumento "intimo" (da non fraintendere con la potenza sonora), che permette al pianista di essere in contatto col suono; il coda permette di esprimersi, ma è più estroverso, è un donarsi artisticamente a chi ti ascolta, spesso lasciandoti non pienamente conscio di ciò che accade; il suono lo pruduce il pianista, ma lo "tocca" l'ascoltatore. Ci tengo a precisare che le mie non sono considerazioni tecniche, ma dettate da sensazioni mie personali.
  13. Sfido a suonare BENE Debussy su una tastiera pesante!!!
  14. In una foto postata, lo Schimmel 208 aveva un piombo nell'anima del primo martello originale (in carpino). Gli altri sono in mogano. I cavalletti del mio hanno la molla di richiamo alla forcola, che, a quanto ho capito, è stata eliminata dallo Schimmel 208 (dopo aver montato una martelliera più leggera?).
  15. Per esperienza personale, consiglio la ginnastica posturale a tutti i pianisti!!!!
  16. Possiedo uno Schimmel (marchiato Pleyel, ma sempre di Schimmel si tratta), quindi lo conosco bene. Penso che i cavalletti siano stati sostituiti. Lo Schimmel usa una vita molto comoda per la regolazione della carica delle molle. Paolo, hai notato che il martello originale è in carpino (non capisco perché mettere il piombo se è già pesante di suo!) mentre gli altri sono in mogano? Secondo me si è tentato di superare un limite del pianoforte. Tutte le marche hanno dei limiti, anche Steinwey. Per quanto lo Schimmel sia magnifico, il suo limite è proprio nella pesatura e nelle masse. Penso che la pesatura ideale sia della Yamaha (e credo di più nei modelli più piccoli).
  17. Mi piacerebbe sapere l'influenza che vi dà la psicoacustica sulla percezione delle maggiore o minore facilità di una tastiera o addirittura sulla percezione dell'accordatura.
  18. Per ora sembra che ho risolto con delle vaschette di acqua sui caloriferi. Vedremo di estate, quando ho notato il tasso di umidità più basso.
  19. Dimenticavo: con tutti i limiti di un verticale, ora ha addirittura duplicato la sua potenza. Quindi non è vero che Abel non suona, bisogna saperla far suonare!!! Il mio non è un voler paragonare la martelliere, bensì sottolineare come esse siano diverse ma tutte stupende. Anche un martello Renner grezzo non suona. Steinway chiede, se non erro, 2500€ per la stessa martelliera Renner preparata da loro. Al tecnico la stessa martelliera "grezza" costa molto di meno.
  20. Rispondo dopo tempo riportando la mia visione di pianista e non di tecnico. Ho avuto sotto le mani martelliere diverse trattate in modo diverso. Vi assicuro che non cambia la qualità, ma, come dice Paolo, la filosofia alla base. Possiedo un pianoforte con la martelliera Renner e ha un suono stupendo. Vi parlo di due esperienze di sostituzione con Abel da cui ho ben capito, a mie spese, quanto importante sia una intonazione COMPETENTE. Sul mio vecchio Yamaha (mezzacoda) la Abel mi è stata montata e suonava al 50% (abbastanza soddisfatto a dire il vero, ma non al 100%). Mi è stata intonata e la percentuale si è abbassata. La sensazione era davvero di avere un verticale sotto le mani. Ma sentivo che non era il suo suono! Poi per vari motivi ho sostituito il pianoforte. Secondo esempio: Kawai verticale. Per mia scelta, l'ho fatta rifeltrare da Abel. Chiesi al tecnico una compressione maggiore o magari l'impregnante. Lui ha preferito un approccio più "cauto", facendo mettere un feltro della stessa compressione voluta dalla casa. A detta sua, l'intonazione dipendeva poi da me; teoricamente poteva anche non farla, o farla leggermente. Mi ha portato lo strumento a casa eliminando solo le lanositá (ha chiesto una piccolissima quantità di feltro in più) e ha intonato in laboratorio solo le discontinuità. Il risultato era bello, ma sempre al 50%. "Aspetta" - mi disse il tecnico - "Ora dobbiamo capire cosa vuoi". Cercavo potenza, cristallinitá, senza sacrificare la dolcezza che "emanava" quella martelliera. Smontò la meccanica e applicó l'impregnante. Poi ha iniziato a intonare con l'apposito strumento; prima ha tolto la componente aspra del suono e poi con me ha plasmato ogni singola nota. Finalmente ha suonato al 100% e quel pianoforte non ha mai suonato in modo simile in vita mia. È vero anche che il suono migliora col tempo, ma non non deve essere la scusante per rimandare certi accorgimenti.
  21. Provo a dire la mia. Bisogna vedere la regolazione del pedale. Ma influisce molto anche l'intonazione (e lo stato della martelliera) e l'accordatura.
  22. Ma se è troppo secco? Il deumidificatore non rischia di asciugare troppo l'aria? Spesso l'umidità è sotto il 30%. Più raramente sopra il 60% (in questo caso mi basta arieggiare). Non conviene un umidificatore? Non so nemmeno se esistono apparecchiature che facciano l'una e l'altra funzione (sempre sull'ambiente, non parlo di quelli per pianoforte).
  23. Ciao a tutti e auguri di buone feste. Vi espongo il problema. Attraverso l'igrometro ho notato delle escursioni repentine di umidità (dal 30 al 70 % anche nella stessa giornata). Potete immaginare lo stress a cui è sottoposto il pianoforte (un Pleyel prodotto dalla Schimmel). Il verticale (Kawai BL31) sembra risentire di meno di variazioni di intonazione (abbiamo sostituito la martelliera con una Abel e fatta impregnare), ma non di attriti e accordatura. Come posso risolvere? Ho paura anche si rovinino gli strumenti.
  24. Lo farà il falegname. In ogni caso... Non sarà toccato quello originale. Quindi nella peggiore delle ipotesi, non roviniamo nulla del pianoforte e del leggio originale!!! Ma è una mia sensibilità quella sul leggio? Sento un cambiamento radicale nel suono. Quando posso, lo tolgo proprio! È così bello quando si vedono muoversi i martelli. Per esempio riesco a constatare le note messe in evidenza parate dal paramartello e, tutte le altre, in caduta sul rullino; stessa cosa con un accordo: solitamente, se non è troppo forte, vengono parate le note più grave e più acute e in sospeso quelle intermedie. Ho un riscontro non solo uditivo, ma anche visivo. Poi amo il mio pianoforte, non voglio barriere fra me e lui!!! Ok, sono diventato pazzo ?
  25. Sono stato in un negozio di falegnameria. Mi ha consigliato il poliuretano nero lucido. Abbiamo deciso di crearne uno da 0 e conservare integro quello già in possesso.
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