Dave Postato Novembre 21, 2011 Report Share Postato Novembre 21, 2011 Ciao! Apro questo thread perchè volevo condividere un metodo di studio che in questo periodo sto adottando studiando Pianoforte. Leggnedo vari libri, tipo quello di Sandor e quello di Chang, ho notato che il mio metodo di studio si basava molto sulla memoria di mano, a causa della mia lettura a prima vista molto superficiale, le note in chiave di FA e SOL le conosco ma il solfeggio è molto acerbo e quindi sto cercando di rimediare studiando le composizioni nota per nota, cioè anche a livello armonico, cercando di capire cosa sto suonando e perchè lo sto suonando e devo dire che ho notato un leggero miglioramento quando eseguo un accordo o una nota sul piano non è più il solo premere a memoria un tasto come quello dell'ascensore ... Certo è un lavoro molto minuzioso e paziente prendere spartito e matita e mettersi ad analizzare magari 5 o 6 o più pagine, ma se si ama la musica non ci sono scuse, almeno come la vedo io. Ovviamente vorrei sapere dai più esperti se utilizzo il metodo giusto e se ci sono altri metodi. Per iniziare come testi uso il Manuale di armonia di Schonberg che ho letto tutto capendoci molto poco, il Pedron che sto studiando, e La Modulazione di Mario Cicogna. Ho iniziato con i primi 3 minuetti dei 19 pezzi facili di Bach e il primo arabesco di Debussy. Quindi io procedo così: 1) Identificare la tonalità del brano se minore o maggiore facendo attenzione alle note differenziali 2) Segnare tutte le note che non sono in chiave e analizzare se sono di passaggio, cromatiche ecc... 3) Analizzare solo la chiave di FA arpeggi, accordi ecc ... e identificare cosa sono cioè minori, maggiori di settima, diminuiti ecc... 4) Analizzare le cadenze sempre solo in chiave di FA 5) Analizzare la chiave di SOL e, esclusi gli accordi, la melodia che relazione ha con l'armonia, cioè se una nota o più note in chiave di SOL hanno relazione con una accordo o arpeggio in chiave di FA e che tipo di relazione c'è 6) Analizzare se ci sono delle modulazioni di che tipo sono, e cosa assai ardua, il perchè di quella modulazione in quell' punto della composizione Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
camy86 Postato Novembre 21, 2011 Report Share Postato Novembre 21, 2011 Secondo me è un buon metodo, ma bisogna avere il tempo per farlo: io invece di andare avanti per 6 pagine o più mi concentro magari su una ventina di battute provando a crearmi dei riferimenti e scrivendo gli accordi su cui è basato il brano. Può sembrare una contraddizione ma io faccio così: più che imparare le singole note del brano, bisogna imparare le frasi (che contengono le singole note) e poi le note singole vengono da sé. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
pianoexpert Postato Novembre 21, 2011 Report Share Postato Novembre 21, 2011 L'armonia, quella che ci serve per ricordare, analizzare, ecc.. è una "cosetta" complessa. All'inizio è difficile "interiorizzare" questa analisi in tempo reale. Bisogna cominciare a fare qualche osservazione qua e là. In sede di solfeggio, quando si studia un cantato, magari molto tonale, come quelli meravigliosi di Pozzoli. Si cominciano a notare le modulazioni. Ciò aiuta ad entrare nelle note " che cambiano" l'atmosfera del brano. Quasi sempre una nota alzata è un VII o un II. Quella abbassata è un IV o un VI. Già da qui si comincia a coltivare il "campetto " delle modulazioni e dell'armonia...prima ancora di studiarla. Poi, credo, bisogna prenderla a picoole dosi, senza pretendere di rendere tutto molto teorico e cervellotico. Pian piano col maturare degli anni, l'analisi, o parte dell'analisi che ci serve per avere delle corde di salvezza della memoria, avviene in tempo reale e tutto quello che leggiamo ed eseguiamo ci "tocca" certe corde fondamentali interiori. Bisogna anche provare questo procedimento con un piccolo frammento di otto battute e poi un altro e un altro periodo ancora. Tutto deve essere però proiettato al pratico e deve avvenire rapidamente durante la lettura. Attenzione a non trasformare una lettura di un brano in un trattato di armonia. L'Autore si è servito dell'Armonia, sì, ma nella maggior parte dei casi è l'Armonia che è "corsa" a testimoniare quel forte sentimento generato dalla di Lui creazione. A volte non molto ragionato. Schubert scriveva una Sinfonia in tre giorni. Beethoven limava un quartetto per due anni. Anche Mozart scriveva di getto. Quello che diventa una "seconda pelle" ci fa musicisti. Siamo sempre .....al poetico e al letterario..alle sensazioni.......i miei colleghi musicisti più accademici finiranno per biasimarmi in eterno!!!!! Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Dave Postato Novembre 21, 2011 Autore Report Share Postato Novembre 21, 2011 Ciao Andrea! Si in effetti è molto laborioso come metodo e impegnativo, però anche quello che dici tu di concentrarsi solo su alcune battute è interessante e più sbrigativo, è una bella idea devo provare. Che cosa intendi con "crearti dei riferimenti" potresti spiegarmelo? Volevo precisare, perchè forse mi sono spiegato male, che il fine non è di sapere tutte le note a memoria di uno spartito, ma di "aiutare" la memoria di mano con altri tipi di memoria, cioè unire l'armonia con il diteggio in un certo senso sempre nella consapevolezza di quello che si sta eseguendo perchè credo sia importante e utile. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Dave Postato Novembre 21, 2011 Autore Report Share Postato Novembre 21, 2011 L'armonia, quella che ci serve per ricordare, analizzare, ecc.. è una "cosetta" complessa. All'inizio è difficile "interiorizzare" questa analisi in tempo reale. Bisogna cominciare a fare qualche osservazione qua e là. In sede di solfeggio, quando si studia un cantato, magari molto tonale, come quelli meravigliosi di Pozzoli. Si cominciano a notare le modulazioni. Ciò aiuta ad entrare nelle note " che cambiano" l'atmosfera del brano. Quasi sempre una nota alzata è un VII o un II. Quella abbassata è un IV o un VI. Già da qui si comincia a coltivare il "campetto " delle modulazioni e dell'armonia...prima ancora di studiarla. Poi, credo, bisogna prenderla a picoole dosi, senza pretendere di rendere tutto molto teorico e cervellotico. Pian piano col maturare degli anni, l'analisi, o parte dell'analisi che ci serve per avere delle corde di salvezza della memoria, avviene in tempo reale e tutto quello che leggiamo ed eseguiamo ci "tocca" certe corde fondamentali interiori. Bisogna anche provare questo procedimento con un piccolo frammento di otto battute e poi un altro e un altro periodo ancora. Tutto deve essere però proiettato al pratico e deve avvenire rapidamente durante la lettura. Attenzione a non trasformare una lettura di un brano in un trattato di armonia. L'Autore si è servito dell'Armonia, sì, ma nella maggior parte dei casi è l'Armonia che è "corsa" a testimoniare quel forte sentimento generato dalla di Lui creazione. A volte non molto ragionato. Schubert scriveva una Sinfonia in tre giorni. Beethoven limava un quartetto per due anni. Anche Mozart scriveva di getto. Quello che diventa una "seconda pelle" ci fa musicisti. Siamo sempre .....al poetico e al letterario..alle sensazioni.......i miei colleghi musicisti più accademici finiranno per biasimarmi in eterno!!!!! Ciao Paolo! Purtroppo ho la sindorme del filologo ... ... scherzi a parte è verissimo quello che dici però personalmente trovo che sapere perchè quella nota è scritta sul pentagramma in quella posizione precisa, non per caso, ma perchè è parte di tutto l'ingranaggio dell'orologio compositivo insieme a tutte le altre note ti fa apprezzare maggiormente l'opera che suoni e ti aiuta con la memoria come dici anche tu. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
thesimon Postato Novembre 21, 2011 Report Share Postato Novembre 21, 2011 Il metodo è prima di tutto studiare il solfeggio, specie se molto acerbo. Il solfeggio ha un'importanza inimmaginabile. A memoria di mano non ci suonano i pianisti. Il pianista studia il brano, lo legge, lo analizza a livello armonico e di dieggiatura. Sceglie le soluzioni tecniche per i passaggi più difficili. Ma tutto questo ha come base un'ottima conoscenza del solfeggio... Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Dave Postato Novembre 22, 2011 Autore Report Share Postato Novembre 22, 2011 Il metodo è prima di tutto studiare il solfeggio, specie se molto acerbo. Il solfeggio ha un'importanza inimmaginabile. A memoria di mano non ci suonano i pianisti. Il pianista studia il brano, lo legge, lo analizza a livello armonico e di dieggiatura. Sceglie le soluzioni tecniche per i passaggi più difficili. Ma tutto questo ha come base un'ottima conoscenza del solfeggio... Simone quindi credi che sia più importante il solfeggio indipendentemente dalla conoscenza armonica e teorica di un brano? Cioè basta l'essenziale senza entrare troppo nella struttura di un brano? Però ho letto nel libro di Giorgy Sandor che inevitabilmente tutti i pianisti, in una certa percentuale, dipendono dalla memoria di mano, (credo che intendesse quando suonano senza spartito davanti) ma l'importante è non dipendere esclusivamente solo da quella perchè è molto pericoloso e che bisogna affiancare altri tipi di memoria come quella visiva o uditiva, e che, sempre secondo lui, la più efficace è la memoria musicale, e abbinata alla memoria di mano diventa molto più sicura, ... però forse qui usciamo dal tema della discussione che ho aperto. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
thesimon Postato Novembre 22, 2011 Report Share Postato Novembre 22, 2011 No no, non farmi dire cose che non ho scritto... Tutto ha la sua importanza, compreso però anche il solfeggio ! Per parafrasare è come dire, sono un matematico, so risolvere gli integrali ciclici ma mi impunto sulle derivate... Se sei un matematico e conosci bene gli integrali, in quanto matematico si presume che tu sappia bene anche tutto quello che c'è prima. Insomma tutto è importante ma bisogna sempre partire dalle basi, non si compra prima il frustino e poi il cavallo ! Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Dave Postato Novembre 22, 2011 Autore Report Share Postato Novembre 22, 2011 No no, non farmi dire cose che non ho scritto... Tutto ha la sua importanza, compreso però anche il solfeggio ! Per parafrasare è come dire, sono un matematico, so risolvere gli integrali ciclici ma mi impunto sulle derivate... Se sei un matematico e conosci bene gli integrali, in quanto matematico si presume che tu sappia bene anche tutto quello che c'è prima. Insomma tutto è importante ma bisogna sempre partire dalle basi, non si compra prima il frustino e poi il cavallo ! Oopss ... scusami Simone ho mal interpretato il tuo commento. Ma quindi vorrei sapere, in base al "metodo" che ho messo all'inizio che poi vabbè .... ho usato solo poche volte anche perchè ci vuole un mese per fare un'analisi del genere sempre che sia corretta come metodo, dicevo, per unire l'utile al dilettevole, intendo suonare sì OK ma non premere tasti come fossero quelli della tastiera che ci sono stampate le lettere e buonanotte chi si è visto si è visto, come dire: questo è un FA# lo pigio e punto, ma studiare con una consapevolezza anche teorica o armonica o come si possa chiamare non saprei, che metodo si potrebbe usare secondo te? Però solfeggio a parte, anche se quello è importantissimo concordo con te è da mettere al primo posto. Sempre nel libro del Sandor (scusate se insisto con sto Sandor ma il libro è molto bello) lui scrive che la conoscenza armonica, delle modulazioni, delle dinamiche, degli abbellimenti ecc... aiuta molto anche l'esecuzione, però è una lavoro da amanuense benedettino , in poche parole la botte piena e la moglie ubriaca voglio, una via di mezzo ci sarà, ... o no? Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
thesimon Postato Novembre 22, 2011 Report Share Postato Novembre 22, 2011 Io credo che le cose vadano fatte man mano che si avanza con lo studio. Richter rispose alla domanda sul suo metodo di studio dicendo che quando una pagina veniva passava alla successiva. La prima cosa è conoscere il brano, ascoltarlo suonato da vari esecutori; questo è necessario affinchè non ci si vizzi a simulare l'esecuzione di un pianista. Dobbiamo avere una nostra visione del brano. Ci si mette poi a ragionare sull'armonia del brano e delle modulazioni. Analizzare il profilo armonico di una composizione non significa necessariamente vedere come un basso è numerato e dunque memorizzare accordi e rivolti. Significa sapere in che ambiente stiamo... Dove ci troviamo. Le dissonanze sono spesso sinonimo di tensione quindi questi accorgimenti potrebbero influire sulla dinamica e sull'interpretazione oltre che essere un aiuto per la memorizzazione. Si passa quindi a studiare il brano frase per frase cercando di memorizzare quello che stiamo suonando tenendo conto dello studio di cui abbiamo parlato sopra. Questo è il metodo che sto adottando per la memorizzazione e che sta producendo i suoi frutti... Ognuno di noi poi si trova meglio con il suo metodo, c'è anche chi, come mi ha insegnato Paolo, ha una memoria fotografica e riesce a fotografare mentalmente lo spartito e lo legge in memoria. Queste tecniche dipendono dunque da come la tua mente è più facilitata alla memorizzazione. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Dave Postato Novembre 22, 2011 Autore Report Share Postato Novembre 22, 2011 Io credo che le cose vadano fatte man mano che si avanza con lo studio. Richter rispose alla domanda sul suo metodo di studio dicendo che quando una pagina veniva passava alla successiva. La prima cosa è conoscere il brano, ascoltarlo suonato da vari esecutori; questo è necessario affinchè non ci si vizzi a simulare l'esecuzione di un pianista. Dobbiamo avere una nostra visione del brano. Ci si mette poi a ragionare sull'armonia del brano e delle modulazioni. Analizzare il profilo armonico di una composizione non significa necessariamente vedere come un basso è numerato e dunque memorizzare accordi e rivolti. Significa sapere in che ambiente stiamo... Dove ci troviamo. Le dissonanze sono spesso sinonimo di tensione quindi questi accorgimenti potrebbero influire sulla dinamica e sull'interpretazione oltre che essere un aiuto per la memorizzazione. Si passa quindi a studiare il brano frase per frase cercando di memorizzare quello che stiamo suonando tenendo conto dello studio di cui abbiamo parlato sopra. Questo è il metodo che sto adottando per la memorizzazione e che sta producendo i suoi frutti... Ognuno di noi poi si trova meglio con il suo metodo, c'è anche chi, come mi ha insegnato Paolo, ha una memoria fotografica e riesce a fotografare mentalmente lo spartito e lo legge in memoria. Queste tecniche dipendono dunque da come la tua mente è più facilitata alla memorizzazione. Uau che bello Simone questo che scrivi, ... quindi riassumendo il "tuo" metodo: 1) Ascoltare diversi pianisti 2) Ragionare sull'armonia e le modulazioni 3) Studiare frase per frase memorizzando Però adesso voglio sapere come fa Paolo a fotografare lo spartito nota per nota a memoria. E' una suo talento naturale o c'è una tecnica o è l'insieme delle due cose? Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
thesimon Postato Novembre 22, 2011 Report Share Postato Novembre 22, 2011 No, Paolo non usa questo metodo, mi ha solo raccontato che ci sono persone che memorizzano anche in questo modo... Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
pianoexpert Postato Novembre 23, 2011 Report Share Postato Novembre 23, 2011 Diciamo che ognuno di noi si affida ad un procedimento di memoria o ad un altro. Sicuramente se ti seguo e ti insegno a memorizzare un brano, lo imparo bene e forse prima di te. Infatti, ne parlo, faccio osservazioni, ti faccio ripetere correggendoti, ti ascolto, ti vedo....ma tutto dall'esterno. Anche in Teatro si finisce per imparare prima le battute degli altri che le proprie. Abbiamo molto più atteggiamento critico verso gli altri che verso noi stessi. Dobbiamo provare ad essere, specialmente nella memoria, gli osservatori e gli insegnanti di noi stessi. Osservare e capire, quasi stupendoci, di quale soluzione l'Autore scelga in quel passaggio e perché. Quando questo avviene, qua e là e pian piano in tutta la composizione o quasi, ci entriamo dentro e ogni volta che suoniamo, ripercorriamo rapidamente e interiormente quelle osservazioni. Riviviamo e ravvivviamo la conoscenza del brano. Lo conosciamo e basta. Deve diventare" nostro". Non bisogna esitare, però, ogni tanto, a "ripassare" queste constatazioni, cioè a "ripassare il brano", tranquillamente, meravigliandoci di nuovo delle scelte dell'Autore. Le memorie, comunque, sappiamo essere diverse nel percorso. Memoria visiva, Memoria auditiva, memoria cinetica. La combinazione delle tre è ottimale. Una sola delle tre può essere insufficiente o fuorviante o addirittura pericolosa. Quando si è troppo orientati sulla auditiva, provare a spegnere il piano digitale e suonare il brano. Quando troppo presente la cinetica, suonare il brano a memoria a mani separate. Quando presente troppo la visiva, chiudere gli occhi ed evitare di guardare la tastiera. La memoria fotografica visiva completa è privilegio di pochi. All'inizio dello studio a memoria, molti passaggi ci appaiono nel cervello come scritti su di uno schermo, ma in seguito prevale la visiva della mano e la cinetica. Attenzione soprattutto alla cinetica che ha il pregio di farci superare passaggi molo rapidi, che non abbiamo il tempo di pensare. E' però poco affidabile perchè vive una condizione emotiva. Insisto nel consigliare di studiare a frasi e a mani separate. Naturalmente a memoria!!!!! . Buono studio Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Dave Postato Novembre 23, 2011 Autore Report Share Postato Novembre 23, 2011 Diciamo che ognuno di noi si affida ad un procedimento di memoria o ad un altro. Sicuramente se ti seguo e ti insegno a memorizzare un brano, lo imparo bene e forse prima di te. Infatti, ne parlo, faccio osservazioni, ti faccio ripetere correggendoti, ti ascolto, ti vedo....ma tutto dall'esterno. Anche in Teatro si finisce per imparare prima le battute degli altri che le proprie. Abbiamo molto più atteggiamento critico verso gli altri che verso noi stessi. Dobbiamo provare ad essere, specialmente nella memoria, gli osservatori e gli insegnanti di noi stessi. Osservare e capire, quasi stupendoci, di quale soluzione l'Autore scelga in quel passaggio e perché. Quando questo avviene, qua e là e pian piano in tutta la composizione o quasi, ci entriamo dentro e ogni volta che suoniamo, ripercorriamo rapidamente e interiormente quelle osservazioni. Riviviamo e ravvivviamo la conoscenza del brano. Lo conosciamo e basta. Deve diventare" nostro". Non bisogna esitare, però, ogni tanto, a "ripassare" queste constatazioni, cioè a "ripassare il brano", tranquillamente, meravigliandoci di nuovo delle scelte dell'Autore. Le memorie, comunque, sappiamo essere diverse nel percorso. Memoria visiva, Memoria auditiva, memoria cinetica. La combinazione delle tre è ottimale. Una sola delle tre può essere insufficiente o fuorviante o addirittura pericolosa. Quando si è troppo orientati sulla auditiva, provare a spegnere il piano digitale e suonare il brano. Quando troppo presente la cinetica, suonare il brano a memoria a mani separate. Quando presente troppo la visiva, chiudere gli occhi ed evitare di guardare la tastiera. La memoria fotografica visiva completa è privilegio di pochi. All'inizio dello studio a memoria, molti passaggi ci appaiono nel cervello come scritti su di uno schermo, ma in seguito prevale la visiva della mano e la cinetica. Attenzione soprattutto alla cinetica che ha il pregio di farci superare passaggi molo rapidi, che non abbiamo il tempo di pensare. E' però poco affidabile perchè vive una condizione emotiva. Insisto nel consigliare di studiare a frasi e a mani separate. Naturalmente a memoria!!!!! . Buono studio Grazie Paolo sei gentilissimo! Non sapevo questa cosa della memoria cinetica infatti mi è capitato moltissime volte che studiando un brano, all'inizio a mani separate e poi dopo unite le mani, non riuscissi più a separarle strano ma vero, e come se una mano dipendesse dall'altra avevo bisogno del riferimento della destra o sinistra per continuare. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
pianoexpert Postato Novembre 23, 2011 Report Share Postato Novembre 23, 2011 Infatti. Ecco perché si deve essere attenti all'automatismo. Una mano trascina l'altra e tutto si allontana dalla consapevolezza. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
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