Jump to content
Piano Concerto - Forum pianoforte

Festival BeeThOven


Azzurro
 Share

Recommended Posts

Giusto per chiarire: Chailly ha fatto benissimo a incidere Beethoven.

Quello che mi stupisce - e un poco mi affligge - è la necessità di acquistare l'ennesima integrale delle Sinfonie, quando a casa ne abbiamo magari già tre o quattro, o dieci. Mi sembra in fondo una forma di feticismo. Intendiamoci, ci sono passato anch'io: per un po' di tempo, ho comperato tutte le incisioni dell'Arte della fuga che trovavo in giro. Ma arrivato a ventitre anni mi sono reso conto che alla fin fine preferivo suonarla al pianoforte (per quanto male!), oppure studiare lo spartito... Lo stesso vale per Beethoven (anzi adesso mi sa proprio che vado a suonare per l'ennesima volta l'op. 31 n. 3!).

 

Scusami se insisto!

Il feticismo è quando si compra di un'opera - o come in questo caso di un'integrale - tutto quello che il mercato passa a prescindere dall'importanza.

Voglio dire: delle integrali delle sinfonie di Beethoven ne sono state incise - ricordiamoci a tal proposito che la musica del passato, vive solo in funzione dell'interpretazione, interpretazione che è sogettiva a tal punto che si parla delle sinfonie di Beethoven in relazione al loro direttore e all'anno d'incisione - e di queste molte sono francamente inutili, nel senso che non hanno - nel bene e nel male - nulla di nuovo da dire. Difficilissimo è oggi, dopo una discografia così cospicua aggiungere qualcosa di non detto sulle sinfonie beethoveniane: ma Chailly l'ha detto! Eccome se l'ha detto! Dunque è indispensabile nella discoteca di un beethoveniano e anche di un ascoltare appasionato di musica classica :)

  • Like 1
Link to comment
Condividi su altri siti

Vasco è in giro da un bel po'... :)

 

Penso che Rotore abbia centrato un po' il problema, non si parla dei miti Romantici ... ma di miti più moderni ma probabilmente effimeri allo stesso modo.

 

Secondo voi cos'è un mito?

é vero Frank:

Vasco è in giro da un bel po' (ci ho pensato dopo) ed effettivamente un mito lo è diventato.

Sfilate via Vasco dalla mia domanda a Rotore.

 

Cos'è un mito?... Bella domanda.

Secondo me è un prodotto di 'cristallizzazione' che avviene attorno a una figura storica o un perido storico (a volte anche una terra) per cui ciò che è reale diviene emblematico di qualcosa di ideale, di grande... qualcosa che si presta alle più varie interpretazioni e rivisitazioni attraversando a volte anche i millenni.

E questo avviene con il contributo di molti, per lo più inconsapevolmente.

Per me il mito è come una feritoia affascinante che si apre su un apetto del mondo (quello che personalmente più mi attrae è il mito di Odisseo)... è un'mmagine seducente da cui poi - adulti - ci si potrà anche emancipare. Ma il mito resta un cosa seria: terribilmente seria e... seducente.

 

Penso che oggi, come oggi, ci sia un grosso malinteso su che cosa sia un mito. O meglio si confonde la parola mitico con "mito".

La parola mitico oggi viene usata impropriamente - a mio avviso - per dire di un cantante, di un calciatore, di un... che è un grande!

A questo punto anche il mio amico Piero che è un pescatore incallito diventa mitico - e dunque un mito - perché ha pescato un pesce da guinnes dei primati, con tanto di foto sul giornale e servizio televisivo.

Ma questo è essere mitici? Questo è un mito?

Ovviamente no!

Sula De Filippi, per favore....sorvolo!

Vasco Rossi è un mito? La risposta è no!

Vasco Rosi potrà diventare un mito quando ed eventualmente, involato - speriamo il più tardi possibile - ad altra vita, dalle generazioni che verranno e dalle popolazioni di almeno una parte di questo pianeta, tale sarà ricordato per questo e quel motivo.

Beethoven è diventato un mito non perché lui lo ha deciso e tale lo hanno consacrato i suoi contemporanei ma perché, le generazioni post-beethoveniane e internazionali, tale lo hanno consacrato e, tale resterà, finché tale sarà riconosciuto.

Ma come sempre caro Frank...in questo forum c'è la volontà - non so fino a che punto ingenua o voluta - di omogeneizzare tutto, di rendere tutto uguale e di svuotare il senso delle cose e della grandezza.

Scusami e scusatemi, ma da uno come te non mi aspetto simili affermazione...già le maltollero da Rotore.

Link to comment
Condividi su altri siti

Scusami e scusatemi, ma da uno come te non mi aspetto simili affermazione...

La mia era una domanda :), nonostante abbia appoggiato una parte di risposta di Rotore… fra mitico e mito passa poco. Il problema è che, a parte pochi attenti, il resto (del mondo, siamo nell'era del popular) fa presto confusione …per cui…

 

...in questo forum c'è la volontà - non so fino a che punto ingenua o voluta - di omogeneizzare tutto, di rendere tutto uguale e di svuotare il senso delle cose e della grandezza.

Forse la risposta è da cercare diversamente. Chi racconta come mediamente oggi (parlavo appunto di miti moderni) si omogenizzi tutto … non vuol dire che approvi o che faccia altrettanto. Tant’è che in relatà il post da quotare era

 

Forse oggi ci sono troppi miti e poca fede...non dico che "in cosa" deve essere univoco, ma di miti forse ce ne sono veramente troppi

 

E non parlo per me, la mia era solo uno spunto in termini di mito e ... falsi (non come descriveva Luca) o presi per errore .. essi siano...sono troppi :rolleyes:

 

Ovvio, per me, non ho bisogno di fare il maestrino qui sul forum :)

Link to comment
Condividi su altri siti

dalle generazioni che verranno e dalle popolazioni di almeno una parte di questo pianeta, tale sarà ricordato per questo e quel motivo.

Questo mi sembra un punto importante, nel senso che non sono certo che questa sia la definizione di mito. Il mito non è un ricordo è qualcosa che quasi pre-esiste ...forse è come un popolo, attraverso le gesta di dei ed eroi, abbia spiegato un mistero.

 

Dei non ce ne sono, eroi magari si...ma quali sono questi eroi...ieri e oggi?

Link to comment
Condividi su altri siti

...ma quali sono questi eroi...ieri e oggi?

Eh...ulteriore domanda sulla questione. Io risposte in tasca non ne ho, so solo che Luca chiedeva

 

 

Ma il mito serve. Non ti pare?... Non ti pare che ancor oggi serva?

 

Dato che i modelli e tutti gli schemi sono cambiati…se una cosa serve, uno se la procura nei modelli che ha a disposizione. Non sono certo che oggi il modello sia il mito Romantico.

Link to comment
Condividi su altri siti

Dato che i modelli e tutti gli schemi sono cambiati…se una cosa serve, uno se la procura nei modelli che ha a disposizione. Non sono certo che oggi il modello sia il mito Romantico.

 

mmm... Frank!

Mi pare che tu intendessi «sono certo che il modello non è il mito romantico». Mi sbaglio?

Se non mi sbaglio sappi che sono d'accordo. Anzi: mi vien da protestare «romanticismo? chi era costui?» L'idea del mito arriva da "un pochino" più in là dell'800...

 

E poi, anche sul fatto che «se una cosa serve uno se la procura nei modelli che ha a disposizione» sono d'accordo.

Infatti, per come lo intendo io, il mito è qualcosa di piuttosto 'gommoso': malleabile secondo le esigenze del caso, dell'epoca, del luogo.

 

P.S. un mito moderno ( :rolleyes:) che a me non attrae per nulla è.... l'interpretazione-filologica :lol:

Link to comment
Condividi su altri siti

Io francamente non capisco queste vostre, non so se definire prese di posizioni o pregiudizi e soprattutto questa aria un po' snob che accompagna i vostri argomentare. Ho la netta sensazione che molto di quel clima degli anni 20 del secolo scorso nei confronti di Beethoven non si sia ancora ben assopito e abbia trovato il suo giusto esaurimento.

Dai, non prenderla così! :) Guarda, te lo concedo volentieri: Beethoven è il più grande compositore della storia della musica.

Solo che (come ho scritto ormai diverso tempo fa) non capisco dove ci porta questa affermazione. Voglio dire: potremmo anche essere d'accordo sul fatto che Dante è il più grande autore della storia della letteratura. E mi va benissimo se Benigni, di fronte a una immensa platea, dice: "Dante è il più grande!". Non troveresti però un po' ridicolo se a un convegno di letteratura un gruppo di studiosi di italianistica si accapigliasse sul fatto che Dante è o non è il più grande? Ecco, devo dire che in un forum non generalista, ma specificamente dedicato alla musica classica, la questione dei primati mi sembra un poco... futile.

  • Like 1
Link to comment
Condividi su altri siti

Sorrido!

Mio caro amico, il tuo scritto mi conferma che c'è un problema d'interpretazione del mio modo di scrivere e, sicuramente la colpa è tutta mia che non riesco a tresmettervi esattamente il mio pensiero

La parola primato può essere intesa in due modi. In maniera personale e dunque, ognuno di noi - o almeno buona parte di noi - suppongo ha il suo: Gilda - ciao Gilda :) - ha Chopin, Antares - ciao Antares :) - ha Listz, tu hai Bach - lo hai detto ora non rimangiartelo - :) e ...Rotore - ciao Rotore - ha Vasco. Io ho Beethoven! Su questo nulla da eccepire.

Poi c'è una storia! Una storia che a pieno titolo si inserisce nella più complessa Storia della Musica ed è quella che ha scaldato - e scalda alcuni ancora anche oggi - tanti studiosi e appasionati a vario titolo della musica, sostanzialmente dal dopo-Beethoven al secolo scorso ed è a quello a cui io solitamente mi riferisco.

Argomento futile?

Può darsi, non dico di no! Ma da parte mia finché sentirò e leggerò delle cose che non sono condivisibili in materia mi sentirò autorizzato ad affermare il mio pensiero a tal merito e, sia ben chiaro, non parlo solo di questo forum ora, ma mi riferisco proprio in generale.

Cerco di spiegarmi ancora meglio.

Finché andando in libreria e sfogliando una recente storia della musica, arrivato a Mozart leggerò : Mozart ovvero la divinità - o simili idiozie - ribadisco, :) mi sentirò autorizzato a controbattere e replicare a tal merito.

Spero di avere chiarito il mio pensiero, ti saluto e mi fa molto piacere averti incontrato! :) :)

  • Like 1
Link to comment
Condividi su altri siti

mmm.

P.S. un mito moderno ( :rolleyes:) che a me non attrae per nulla è.... l'interpretazione-filologica :lol:

 

Dai Luca...! Quello non è un mito. Quello è un modo di reinterpretare...! E poi...non fare di tutta un'erba un fascio :) che è sempre sbagliato! :) :)

 

Ora non mi dare anche tu del maestrino però!Shame%20On%20You.gif

Link to comment
Condividi su altri siti

Sì Daniele... lo so che non è un mito (come io intendo questa parola).

Ma visto che è una parola che ha assorbito diversi significati, beh, in questa occasione, mi sono concesso anch'io di ... allargare :lol:

 

Ma poi... concedimelo... un po' mito lo è: quante persone ci sono (molte per me) che se l'iterpretazione non è "filologica" butterebbero tutto a prescindere?.... Mi sbaglio?... Se mi sbaglio, tanto meglio.

Link to comment
Condividi su altri siti

Questo mi sembra un punto importante, nel senso che non sono certo che questa sia la definizione di mito. Il mito non è un ricordo è qualcosa che quasi pre-esiste ...forse è come un popolo, attraverso le gesta di dei ed eroi, abbia spiegato un mistero.

 

Dei non ce ne sono, eroi magari si...ma quali sono questi eroi...ieri e oggi?

 

Pensavo a questa domanda di Tiger!

Per me gli eroi di sempre sono quelli che, per dirla con Luigi Tenco - anche lui più di Vasco avrebbe meritato di essere considerato un mito - "lottano invano con il mondo di domani".

 

Link to comment
Condividi su altri siti

ho lasciato cadere una serie di cose, tra cui lo scontro continuo tra me e Daniele :-) perché tanto non se ne esce :-)

metto da parte un secondo il discorso sul mito e lo riallargo al discorso sui punti di accesso: io penso che ci siano stati nel secondo cinquantennio alcuni grandiosi punti di accesso alla musica meno conosciuta. Il primo che mi viene in mente è il cinema di Kubrick, che ha reso la musica di Ligeti un successo mondiale. Questo è il tipo di punto di accesso che mi piace di più, proprio perché non sfocia nel mito, nella mitografia (che è diversa dalla storiografia).

  • Like 2
Link to comment
Condividi su altri siti

  • 2 months later...

 

Ancora una volta mi chiedo - domanda assolutamente retorica - come mai Beethoven. Come mai ancora sempre lui?

 

:wub: :wub: :wub: :wub:

 

Ricordo di aver letto diversi anni fa che nel mondo intero su dieci composizioni eseguite in concerto una era di Beethoven. Ovunque, in Venezuela come in Cina, in Germania come in Australia. Le cifre, si sa quel che valgono; eppure quel dato era impressionante nella sua sinteticità, e faceva nascere molte domande. Che cosa continuiamo a trovare nella musica di Beethoven? Come mai quest'uomo è diventato il simbolo dell'arte occidentale, e perfino dell'Europa unita?

Provate ad ascoltare le prime quattro note della Quinta Sinfonia: la reazione è immediata, quasi sempre di riconoscimento. ma comunque di curiosità, di stimolo, di attesa. Quelle quattro note suonano ancora oggi come una domanda, una delle domande più potenti, più urgenti, più universali che un artista abbia mai posto ad un essere umano. Musicisti e appassionati sanno che Beethoven nel corso della sinfonia, arriverà a darci la risposta a quella domanda. La sua risposta, beninteso. Ma la Quinta continua a vivere, ad essere amata - ed eseguita - come poche altre composizioni, proprio perché ogni musicista e ogni ascoltatore ha la possibilità di trovarvi la propria risposta: una risposta che cambia e continua a cambiare negli anni, ma che ha sempre a che fare con la sostanza musicale dell'opera, con il senso di trasformazione e rigenerazione di conflitto e catarsi che essa comunica attraverso le note.

Per tutta la vita Beethoven continua a porre all'ascoltatore, e a sé stesso, domande, e a trovare risposte. Ogni sua composizione in un certo senso risponde ad una domanda: ad uno specifico "problema" compositivo, alla necessità interiore di cambiare, ricercare, innovare. L'ultima composizione di Beethoven, il sublime Quartetto op. 135, termina proprio con una "domanda e risposta", esplicitamente indicata in partitura: Deve essere così? Sì, deve essere così!

Un brano musicale, infatti, non deve essere un oggetto. Non passa immutato e immutabile attraverso le epoche. Esso cambia, nella sostanza sonora, nella funzione, nell'interpretazione di chi suona e nella coscienza di chi ascolta. Questo aspetto impalpabile è certamente una debolezza della musica, ma è al tempo stesso la sua grande forza. Nulla come un brano musicale è in grado, attraversando i secoli, di dimostrarsi sempre "attuale"... La musica di Beethoven, tra tutte, è forse quella che ha mostrato nel modo più forte la capacità di attraversare il tempo, di permanere nella memoria, di costruire un proprio spazio percettivo che gli anni non riescono a scalfire. E ha dimostrato allo stesso tempo di essere veramente universale, di saper interpretare lo spirito e le esigenze delle varie epoche, di poter offrire risposte sempre nuove e sempre valide . (...)

 

Giovanni Bietti: introduzione al suo libro appena uscito presso Laterza ""Ascoltare Beethoven" con cd annesso!

 

La dedica che campeggia nel libro di Bietti recita in parte così:

 

a mio padre che mi ha insegnato

ad amare la musica di Beethoven

 

Questa dedica la faccio anche mia!

  • Like 2
Link to comment
Condividi su altri siti

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Rispondi a questa discussione...

×   Incollato come rich text.   Incolla come testo normale invece

  È permesso solo un massimo di 75 emoticon.

×   Il tuo link è stato incorporato automaticamente.   Visualizza come collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato.   Cancella editor

×   Non è possibile incollare direttamente le immagini. Carica o inserisci immagini dall'URL.

Loading...
 Share

×
×
  • Crea nuovo...