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Piano Concerto - Forum pianoforte

Carlos

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Tutto postato da Carlos

  1. I neofiti non colgono le sottigliezze perché non sanno indentificarle, ma si accorgono senz'altro che la musica è migliore. Se così non fosse, Telemann sarebbe famoso quanto Mozart, anche presso i neofiti, non trovi? Il fatto che non colgano per esempio una modulazione azzeccata non è una buona ragione per non scriverla, perché quel passaggio, se è riuscito, piacerà comunque (anche a chi non sa "perché" gli piace).
  2. La vediamo da due prospettive differenti, ma non meno valide l'una rispetto all'altra. Personalmente riesco ad "avere in testa" una successione armonica senza doverla suonare e quindi non ne sento la necessità. In realtà, ti dirò di più: dove risulta impossibile suonare al pianoforte certi passaggi di alcune partiture particolarmente complesse, per evidenti limiti, l'orecchio può superare quei limiti, perché va ben al di là delle dieci dita... Ho studiato a tavolino la partitura di Petrouchka di Stravinsky e non ne saprei (tecnicamente parlando) suonare che alcuni passaggi, ma quella partitura è nella mia testa con i suoi timbri esatti, i suoi tempi esatti e senza nessun filtro "digitale". La necessità di spiegare a un'altra persona è un aspetto che non fa parte degli obiettivi del corso di lettura della partitura, perché se così fosse non ti richiederebbero di leggere la 3. di Mahler al pianoforte, ma ti chiederebbero di leggere "queste otto battute degli ottoni", riesco a spiegarmi? Ciò che io trovo del tutto inutile, frustrante e assurdo e che si costringa la gente (anche i non pianisti, accidenti, cos'hanno fatto di male?) a mettersi davanti ad una partitura per orchestra e a leggerne intere pagine operando una sintesi estemporanea. La sintesi è possibile solo dopo l'analisi e la sintesi pianistica, dove fosse possibile, richiederebbe una conoscenza della materia (intendendo, con "materia", il pianoforte) che di per sé necessita di molto tempo. Un clarinettista (o chi per lui) di fronte ad una partitura e dopo un paio di anni di "pianoforte complementare" cosa potrà mai ricavare da quell'esercizio? Dovessi redigere io un programma per un corso di lettura della partitura/pianoforte complementare penserei, soprattutto, a fornire ai non pianisti uno strumento utile per il loro mestiere, quindi, ad esempio, lascerei perdere le Sonate di Beethoven e metterei in repertorio, per ciascuno strumentista, una selezione dei brani solistici del rispettivo repertorio, del quale l'allievo di turno dovrebbe imparare la riduzione pianistica della parte orchestrale o la parte pianistica nel caso si tratti di brani da camera. Così, i violinisti imparerebbero ad accennarsi "La Primavera", il Concerto di Tchaikowsky...; i flautisti imparerebbero i Concerti di Mozart, mi spiego? Questo avrebbe un'utilità, pianisticamente parlando, nel loro studio quotidiano. Per quanto riguarda invece la parte specifica sulla partitura, se proprio proprio, vedrei di buon occhio un esercizio mirato sulle famiglie degli strumenti, con particolare riferimento ai traspositori, che quando si devono inserire estemporaneamente in una lettura complessiva vengono nella maggiorparte dei casi ignorati (si leggono i legni acuti, i primi violini e i violoncelli-contrabbassi, e non dite che non è vero! ). Prendere l'Ottava di Mahler e leggere due pagine di soli corni è un'esperienza davvero formativa; prendere i Quadri e leggere Catacombae (solo quello, c'avete mai provato?) senza sbirciare la parte pianistica del rigo sotto piccolo piccolo fa sentire davvero scemi ma è quello che davvero servirebbe. Un'altra cosa che servirebbe (ma qui andiamo sul complicato) sarebbe abituare a cantare le parti dell'orchestra, cosa che il 90% dei direttori non sa fare (come il 90% degli strumentisti, ai quali, se fate vedere uno spartito, finché non l'hanno accennato sullo strumento non hanno idea di cosa sia...). Ma per saper riprodurre autonomamente una parte è necessario averla assimilata con l'orecchio interno, e torniamo da capo. Tutto questo, naturalmente, visto dalla parte di un direttore d'orchestra, ma, davvero, uno, cioè io. È il mio punto di vista e non pretendo assolutamente di sostenere che sia l'unico valido, anche perché sono smentito dai fatti, ovvero da moltissimi colleghi che utilizzano normalmente il pianoforte per studiare. Io, nonostante sia pianista, non l'ho mai fatto e continuo a non sentirne il bisogno...
  3. Ciao vecchia volpe, come butta?! Hmm... per fare sentire il suono di una sequenza di accordi stai suonando solo alcune parti, che è esattamente l'uso che io trovo più utile della "lettura della partitura al pianoforte", ovvero una lettura momentanea e parziale di un frammento particolarmente ostico. Lo faccio anche io, ad es. se mi trovo a studiare un brano tipo "Ein Heldenleben" (per dire) dove ci sono agglomerati armonici così complessi che in alcuni casi, a mente, non riesco a decifrare. Un "salto" alla tastiera mi permette di isolare un accordo, un passaggio - magari dei corni solamente - che una volta estratto dal complesso riesco a chiarire. STOP. Per quanto riguarda il lavoro con un cantante, normalmente si usano gli spartiti (e, a dire il vero, anche al corso di lettura della partitura si prevede l'uso dello spartito per la musica con cantante solista - leggi: aria d'opera). Concordo. Nel caso di un inedito io propendo per l'orecchio interno (anche nel caso di un "edito", a dire il vero ). Tu parli di "farti un'idea" e, nel caso specifico, quest'idea potrebbe essere solo ed esclusivamente di tipo armonico , perché un'idea timbrica, al pianoforte, non puoi averla. Idem come sopra Dunque, un momento: se mi parli di capacità di vedere "al volo" non ci stiamo parlando della stessa cosa... la lettura della partitura, a mio modo di vedere, non è utile per studiare una partitura (mentre è la finalità principale di un corso come quello che si fa in conservatorio). E lo studio non si fa "al volo". Poi, se tu mi dici che può succedere di doversela sbrigare e leggere dalla partitura perché manca lo spartito (ma quante volte succede?) allora è un altro paio di maniche, ma trovo che sia talmente raro che non meriti un corso specifico. Io, per quel che mi riguarda, trovo che ciò che manca davvero sia un vero corso di "lettura della partitura", ma non al pianoforte: a tavolino. Anche al corso di composizione, volenti o nolenti, ci si mette al pianoforte, anche perché, per parlare in due o più di una successione armonica, è utile averla presente nelle orecchie ("senti quest'accordo?": plùm! "ecco, senti come risolve": plàm! e così via...). Ma credo si dovrebbe insegnare agli aspiranti direttori come realmente si affronta lo studio, dal principio, di una partitura per orchestra. È la domanda che mi sento fare più spesso da chi mi chiede suggerimenti per lo studio, da chi viene a lezione: "come faccio a studiare una partitura?".
  4. Eh lo so, ma lui ha detto che deve presentare un'opera intera (di repertorio).
  5. Se posso darti un suggerimento, guarda, in particolare, "Gualtier Maldé... Caro nome", "Pari siamo...", tutta la prima scena del secondo atto ("Ella mi fu rapita... Parmi veder le lagrime") e, proprio per stare tranquilli, il Quartetto (n. 12, da "Un dì se ben rammentomi..."). Se non sono proprio carognissime ti chiedono una di queste cose...
  6. Va be' ma la Decima è anche già stata incisa...
  7. Il Minuetto in sé è bipartito (tutti i minuetti lo sono), ma spesso si parla di forma tripartita riferendosi a "Minuetto-Trio-Minuetto da capo".
  8. Normalmente agli esami di lettura della partitura chiedono di suonare mentre ci si accompagna "accennando" con la voce la parte vocale; questo nel caso dello spartito d'opera (o dell'aria antica), mentre al pianoforte (senza cantare, ovviamente) chiedono di leggere una partitura per orchestra, generalmente semplice. Quindi, nel caso tuo, è molto probabile che ti chiedano di suonare e cantare un aria. Io, ribadisco, prenderei Rigoletto.
  9. Il trattino vuol dire molte cose, dipende dal contesto. Ad es. se hai un gruppo di note legate da una legatura di fraseggio e su una sola di quelle metti un trattino, automaticamente quel trattino indica un'intensificazione, ma non un accento (che è esattamente quello che hai chiesto tu). Allo stesso modo, se le note non sono legate, o se ad es. hanno un segno ricorrente (punti?), aggiungere il trattino su un suono provoca lo stesso risultato, che è sempre corrispondente ad una intensificazione, ma non ad un accento. Puoi inventare come credi, naturalmente, io personalmente lo eviterei (mi metto nei panni di chi legge la musica ovviamente): i segni per indicare ciò che tu chiedi esistono già e, ti garantisco, è molto meno "invasivo" scrivere un accento e indicare una dinamica sotto il suono piuttosto che inventare un segno nuovo, fìdati...
  10. Ho capito, io lo indicherei aggiungendo una dinamica sotto o, eventualmente, mettendo un trattino orizzontale al posto dell'accento (questo potrebbe già di per sé suggerire di sostenere un poco di più quella nota). Ho scritto GRAFICAMENTE, non gratificante!
  11. Intendi "un po' meno" graficamente o come intensità?
  12. Non per perseverare, ma nessuno lo ha negato e non l'hai certo scoperto tu eh! Io ti ho chiesto di chiarire a cosa ti riferisci rispetto a "quei ritmi" e all'elemento marziale, e non l'hai ancora fatto. Che Beethoven lo usi lo sapevamo benissimo - anzi: io ti ho parlato di due brani dove l'elemento "militare" è evidentissimo e, tra parentesi, in uno dei due, ovvero Egmont, è proprio usato per "tradurre" l'esultanza dopo una vittoria, quindi pensa un po'... e sono due pezzi dove, tu hai detto, questo elemento resta "abbastanza nascosto". Quindi, ti ripeto, a me farebbe piacere capire cosa non ti va giù del linguaggio beethoveniano, magari espresso in modo che se ne possa parlare. Finora hai detto poco e male ed è come quando si sente uno parlare di Verdi e dire «a me non piace perché è tutto zum pa pa». Capisci? Cosa gli dici a uno così?
  13. Hmm... Rotore ha parlato proprio del concerto in do minore invece...
  14. Giaggià, secondo me anche il 491 si porta dietro il "ritmo di marcia" a pensarci bene... mi sa che a te semplicemente non piacciano le cose "ritmate"... Non per niente è un Rondò... Cioè mi vuoi dire che ti basta quel "pàm pàm pa-pàm"? Va be' allora non provo più a convincerti... Prima di tutto, come ti dicevo, "marcistico" non esiste. Ma sorvoliamo. Dopodiché: facendo "zapping" ti sei reso conto che non è la melodia dell'op. 59 n. 1 a essere marcata, ma l'accompagnamento? O secondo te è la stessa cosa? Prova a suonare quella melodia senza l'accompagnamento (è quello che dovresti fare con l'Eroica: provare a suonare il tema del primo movimento senza i ribattuti degli archi sotto, vedresti che ci sono due elementi contrastanti, uno orizzontale e uno verticale, che vanno avanti insieme, si chiama dialettica degli elementi ed è tipica di Ludovico ). Secondo me conosci troppo poco del Sommo per pretendere di avere un rapporto con la sua musica. Ti consiglio, come avevo fatto oggi, di ascoltarne molto e meglio. Non è detto che debba piacerti per forza, ma da come ne parli lo conosci in maniera molto superficiale. Invece di fare zapping e cercare solo i pezzi che dimostrano la tua teoria, dovresti cercare tutti gli altri, ce ne sono moltissimi, fidati!
  15. Ma non sarà semplicemente che non ti piace l'Eroica, a prescindere dall'elemento "marcistico" (comunque, si dice "marziale": adesso smetto di dire marcistico perché a me è quello che dà l'orticaria...)? Voglio dire: se per te nella Quinta e nell'Egmont "ci sono diversi momenti dove è ben nascosta la cosa", nell'Eroica vorrei capire dove trovi elementi marziali, perché la Marcia funebre è uno dei momenti più sublimi di tutto il sinfonismo Beethoveniano e c'è solo un momento davvero dichiaratamente marziale, e mi riferisco alle bb. 158-167 (dieci battute!); nella Quinta parliamo dell'intero ultimo movimento, nell'Egmont parliamo dell'intero Allegro finale (bb. 287-247). Se quelli sono momenti nascosti, nell'Eroica non te ne dovresti nemmeno accorgere. Sono comunque curioso di conoscere le altre opere di Beethoven dove riscontri questo tipo di linguaggio: ce ne sono parecchie, vorrei capire cosa ti infastidisce e, anche, a quali elementi ti riferisci nell'Eroica, perché evidentemente non ho capito bene io cosa sia che "ti dà l'orticaria". Però attento: tu hai scritto che "spesso le opere Beethoveniane risentono di questi ritmi un po' marcistici" e finora non hai chiarito quali siano "questi ritmi" e abbiamo parlato (noi, non tu) di due sole sinfonie, tu di una terza. Beethoven ne ha scritte 9, ha scritto 32 sonate, ha scritto 17 quartetti, trii con pianoforte... "Spesso" a questo punto va ridefinito (da te) portando un numero un po' più cospicuo di esempi, che ne dici? PS guarda che io non voglio "difendere" Beethoven a priori, sia chiaro: ma siccome l'argomento è decisamente interessante, vorrei affrontarlo sulla base di conoscenze comuni (se ce ne sono) che non riesco ancora ad individuare. Voglio dire che se il tuo rifiuto per l'elemento "marziale" di Beethoven è confinato all'Eroica, prima di parlarne insieme dovresti farti una bella scorpacciata della sua musica e potremmo riparlarne magari fra qualche mese...
  16. Accidenti... mi sarei aspettato la Quinta (se non è "marcistico" l'ultimo movimento), Egmont (se non è "marcistico" il finale)... ma l'"Eroica"? Dov'è "marcistica"? (non dire che c'è la "Marcia funebre", per piacere... )
  17. Be' ma potresti dire almeno tre pezzi dove ti risulta "evidente" o hai paura? Ce ne sono almeno due famosissimi, vorrei capire se parliamo della stessa cosa. E vorrei capire in quali (dove è meno "evidente") trovi comunque fastidioso questo aspetto. Sennò a parlare in generale...
  18. Comunque, due sere fa, in Sala Verdi a Milano, Schiff ha interrotto l'esecuzione del Largo e mesto della Sonata op. 10 n. 3 di Beethoven a causa di un cellulare che ha squillato in sala. Se n'è andato e c'è voluto il presidente della Società del Quartetto per convincerlo a riprendere il concerto...
  19. Ci mancherebbe! Tra l'altro è l'unica cosa di cui posso parlare con un po' di cognizione di causa, figurati se mi lascio sfuggire l'occasione... Questo, già di per sé, sarebbe un ottimo argomento. Non bisogna dimenticare, infatti, che la figura direttoriale come la conosciamo ha avuto un'evoluzione lunghissima e si è consolidata nel modo "classico" per motivi del tutto pratici. Di "direttori" si sente parlare fin dalla prima metà del '700, ma anche JSB dirigeva (come Gluck e Haydn) dalla sua posizione di primo violino. La direzione al clavicembalo è stata di norma fino a Beethoven (che di fatto è il primo compositore che dirigerà senza suonare), ma ad esempio per la "Creazione" di Haydn, nel 1785, vennero impiegati cinque direttori (cinque!!!) perché c'erano così tanti esecutori e disposti così largamente nella Cattedrale di Westminster che non sarebbe stato possibile diversamente. A parte tutto questo, però, si dovrebbe anche considerare un aspetto più nascosto, di cui accennavo sopra, che riguarda la direzione musicale di un qualsiasi brano. Non avete idea di quante volte mi sia stata rivolta la domanda classica, ovvero «ma il direttore... cosa fa? In fondo, l'orchestra sa già quello che deve suonare, no?». E lì, vagli a spiegare le sfumature... Peter Lichtental scriveva, a proposito del "1. violino direttore" (figura che porterà in maniera quasi naturale al direttore sul podio, senza violino ma con la bacchetta), «non ha bisogno di essere sonatore da concerto [...] ma deve possedere maggiori cognizioni musicali e sentimento dell'arte». E, badate bene, Lichtental nacque nel 1780. Pensate che a quell'epoca non era nemmeno uso di chi iniziava a dirigere dal podio e con la bacchetta di utilizzare la partitura intera... Esistevano delle riduzioni (nate ad uso proprio del primo violino direttore che doveva avere una guida per dare gli attacchi principali), ma abbiamo testimonianza di Angelo Mariani che, per dirigere lo Stiffelio, chiese la partitura, «perché "il principale" lo usa il primo violino cosiddetto di spalla», dove per "principale" si intendeva con tutta probabilità il cosiddetto "spartitino" o "violino conduttore", cioè la parte del primo violino con le guide per le voci principali. Vale a dire che la conoscenza della partitura era considerata una facoltà possibile solo al compositore (ed effettivamente le competenze di un direttore sono molto simili anche oggi), mentre chi dirigeva aveva una funzione, fino a quel momento, solo pratica. A questo si deve il rilievo di Lichtental: già a quell'epoca iniziava a sentirsi l'esigenza di qualcosa di più profondo di un semplice battitore del tempo. Comunque, per terminare, vi dirò quale spiegazione ho elaborato per spiegare a chi non è musicista, cosa fa un direttore. Io uso una metafora pittorica e spiego che un'orchestra senza un direttore sarebbe come se Leonardo avesse fatto uno schizzo a matita della Gioconda, poi avesse messo lì i pennelli e i colori e avesse detto a sette o otto pittori di dipingere uno la mano sinistra, uno la mano destra, uno il viso, uno i capelli, uno lo sfondo, uno il vestito... ma contemporaneamente e senza che nessuno vedesse cosa faceva l'altro. Certo, a tutti era stato detto che colori dovevano essere usati per ciascuna parte del dipinto, ma... cosa sarebbe saltato fuori?
  20. E dove ti risulta evidente, ad esempio?
  21. Potrebbe essere una buona idea quella di trovare un corso propedeutico (o un coro infantile, ad esempio) per bambini della sua età e vedere se, affrontando la musica attraverso il gioco, dimostra interesse. Potrebbe risolversi tutto in una bolla di sapone o potrebbe piacergli sul serio.
  22. Mah sai, loro sono musicisti che si trovano una volta ogni due/tre mesi, lavorano una settimana a un "progetto" e poi suonano (un pezzo per ogni programma: quindi suonano programmi di 40 minuti e provano per un tempo che è almeno il doppio di quello che un'orchestra normalmente impiega per preparare un programma di un'ora e mezza; fa' i tuoi conti...). Non sono un'orchestra organizzata in maniera normale. Certo, le altre orchestre provano meno (ma non molto meno, in realtà), ma è un gatto che si morde la coda: se vuoi fare senza un direttore, sei obbligato a provare molto di più...
  23. Tu sai come prova l'Orchestra "Spira Mirabilis"? Perché se non lo sai questo link vale poco. Fanno prove lunghissime e per preparare un concerto lavorano a volte una settimana, parlando e discutendo lungamente durante le prove per confrontare le rispettive opinioni. Sono una (se vuoi felicissima) eccezione, ma tale resta e alla fine c'è una spalla (Lorenza Borrani, se vuoi sapere il nome) che ha in mano l'orchestra (come si vede chiaramente dal video); orchestra disposta in modo che tutte le prime parti possano vederla. Da lì ad avere un direttore sul podio il passo è breve. Così, perché non si pensasse che non avevo studiato...
  24. Il brano è cantato da Pavarotti, ma è di Michele Centonze, per il disco DECCA "Ti adoro", pubblicato molti anni or sono.
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