Jump to content
Piano Concerto - Forum pianoforte

Rotore

Membro
  • Posts

    337
  • Joined

  • Last visited

  • Days Won

    6

Tutto postato da Rotore

  1. Tutto vero, ma la famosa regoletta (di fatto e possiamo dire "artistica") del 3 vale quasi sempre ... e del resto Webern....si è auto estinto nella sua aforisticità, sono rimaste solo le sue idee (non male, è)...ma in fin dei conti, mi capita sempre più spetto di incotrare persone che ascoltano solo la Passacaglia e le sue opere dove fa ricorso della voce...un motivo ci sarà? No?
  2. Un po' come nel caso di Corghi, mi convince poco. Forse questo è il punto, non sono certo che l'arte contempli la ridondanza. Semnmai il "giusto" ... ma anche il "bello", l'essenzialità, ed altro. Nessuna grande opera ha qualcosa di ridondante e fuori posto. In questa proprio ci vedo tutto fuorchè le caratteristiche sopra elencate.
  3. In effetti il discorso di TheSimon non fa una piega, però mi domando è dico: ma perchè l'arte deve essere soggetta ai meccanismi del vil denaro?
  4. Mi è piaciuto subito, appena ascoltato.
  5. Thomas Adès: In Seven Days http://www.youtube.com/watch?v=n2B4KOGyTTk Thomas Adès (*1971): "In Seven Days" for piano, video-installation and orchestra [2008] I. Chaos - Light - Dark 00:00 II. Separation of the waters into sea and sky 08:43 III. Land - Grass - Trees 13:00 IV. Stars - Sun - Moon 18:32 V. Fugue: Creatures of the Sea and Sky 21:48 VI. Fugue: Creatures of the Land 24:52 VII. Contemplation 27:19 Kölner Philharmonie, 22 May 2010 Rolf Hind, piano Tal Rosner, video-installation The Chamber Orchestra of Europe Thomas Adès, conductor
  6. In effetti c'è una forte somiglianza alle ripetizioni di Scelsi...sul fatto che stufi, basta pensare alle 5 ore e mezzo di Feldmann o allo String Quartet no. 5 di Giacinto Scelsi (sai quante ripetizioni ci sono?), che da quanto ho capito è da dove questo compositore (che non conoscevo)...attinge. Qua si era parlato di questi aspetti.... http://www.pianoconc...ica-occidentale Comunque soffro anche io la "contemplazione"
  7. Provo a contribuire anche io http://www.lamusicad...28ce8055b7.html Salvatore Sciarrino. Quartetto n. 9: "Ombre nel mattino di Piero" Scritto per il Millenario di Sansepolcro. Commissione del Comune di Sansepolcro (Prima esecuzione assoluta). I. Preludio II. Recitativo? Liberamente mesto Quartetto d’archi ‘Prometeo’ Giulio Rovighi, Aldo Campagnari, violini Massimo Piva, viola Francesco Dillon, violoncello Ombre nel mattino di Piero ‘Ombre nel mattino di Piero’, con questo titolo il mio Quartetto n.9 intende celebrare il millenario di Sansepolcro. Commemorare vuol dire ricordare insieme. Questo non è soltanto un appuntamento raro nel fatale completarsi della cifra tonda, offertoci da una data di fondazione certa. E’ anche un’occasione onorevole per riunirsi ad ascoltare qualcosa di nuovo e diverso appositamente creato sotto la Resurrezione di Piero. E’ il momento di stringersi intorno alla bellezza antica, il cui senso svanisce, per incontrare quella moderna. Per ritrovare princìpi condivisi e ancora da condividere, per scoprire i problemi da discutere. E allora forse, ritrovare il piacere di gioire insieme. Quali parole più adatte di quelle scritte da Beethoven in uno dei tanti abbozzi che si costellano intorno alla Nona Sinfonia? “ Oggi è un giorno solenne: amici, sia festeggiato con canti e…”. Sulla convivialità poggia le basi la nostra cultura, non dobbiamo scordarlo. Non scordiamo le nostre origini, Saffo e Alceo. Salvatore Sciarrino Alcune domande sul quartetto d’archi Croce o quadrato? Cosa resterà della tradizione musicale, dopo il calare della nostra sera? La vita è imprevedibile, e mentre l’esperienza del passato ci invita a dubitare, noi ci illudiamo che la cultura si possa trasferire senza trauma da un’epoca all’altra; in ciascuno si annida una pretesa di immortalità. Particolarmente gli artisti, dicono di lavorare per sé invece pensano a una esperienza proiettata nel tempo. La continuità è tale perché attende di essere interrotta; la storia non è oggettiva bensì un commento a una lettura, non restituisce la sfera vitale; né i documenti trattengono i particolari che ci hanno fatti felici, disperati, indifferenti. Evidente che la conoscenza del passato altrui sia costituita sostanzialmente di ipotesi e interpretazioni, anche arbitrarie. Talvolta le testimonianze si riducono a zero: che è rimasto dell’antica pittura greca? La sua immagine, duplicandosi nei vasi, fu alterata dalle troppe copiature, nulla sospettiamo del miracolo scomparso. Memoria e oblio si tendono la mano. Ogni giorno s’avvia al suo tramonto e, ciò malgrado, immersi nello stupore che le opere d’arte suscitano in chi le coltiva, vorremmo augurarci che fossero risparmiate dalla piena del tempo. Sàlvino altri repertori famosi, grandiose sinfonie. Io spero che qualcosa sopravviva dei quartetti per archi composti nel solco dei classici viennesi. Anche se ciò accadesse, sarebbe comunque impossibile, nel futuro in agguato, comprendere cosa oggi rappresenti per un musicista questo genere appartato. Esso si mostra come uno spazio limitato e rigoroso per distillare e sperimentare; pochi compositori, e solo eccezionalmente, si riserbano di accedervi; dentro, grandi modelli proiettano intorno a sé ombre fruttuose da sondare. Seppure un piccolo genere musicale, il quartetto tende a identificarsi con la creatività stessa: per varietà, profondità, invenzioni, aperture. Ecco può trovarvi posto persino la mia ricerca di una monodia assoluta. Quanto di bello e importante dona splendore alla cultura umana, raramente viene compreso dalla gente comune. Non so: è giusto? E’ naturale? Alcune opere vengono assunte cofanatismo, quasi icone, anzi reliquie; ma le reliquie, si sa, non sono commestibili. Alcuni nomi divengono celebri presso la massa, staccati dall’organismo del pensiero, cioè senza vita. L’Italia viene oggi sommersa da una musica in apparenza innocua, che inibisce i meccanismi dell’identità individuale. E’ uno degli aspetti più subdoli e dannosi dell’inquinamento. E’ sempre esistita una molteplicità di linguaggi artistici a vari livelli di complessità. Ciò che ora è odioso è la tirannia cui siamo sottoposti, tale da perseguire la musica d’arte per metterne in discussione la stessa sopravvivenza. Sentiamo parlare dei capolavori della normalità; cosa significa questo, se non le cime del banale? Le idee che innervano l‘intelligenza dell’uomo non possono essere accettate perché impegnerebbero menti già ottuse. Così il destino del quartetto, punta del diamante rispetto al cosmo della musica, nascosto ai più. La musica dei classici ha insegnato all’occidente l’autocoscienza individuale; ci ha insegnato a svegliare l’individuo con suono e silenzio, con emozioni intense. Il quartetto spoglia ed esalta l’essenza di questo indirizzo estetico; esso, suo malgrado, si oppone alla musica come passatempo che il commercio (la moda) impone. Estremo rifugio per chi è toccato dalla musica, nell’assordante mare del presente, i fragili quartetti per archi vanno assomigliando a un messaggio chiuso in una bottiglia. Peccato, perché l’arte è di tutti, e tutti potrebbero goderne se varcassero la soglia dell’impegno personale a migliorarsi, verso la libertà di ragionare ciascuno con la propria testa. Chi giunge a conoscere la dolcezza quotidiana in sé, saprà meglio assaporare la vita sociale, terreno necessario dove si semina l’arte. Nel quartetto si realizza il mito della parità, dell’equidistanza, di un dialogo incrociato o roteante nel quale l’ascoltatore viene posto esattamente al centro. Ma al centro di che? Un rapporto di affinità parentale sembra adombrarsi nel dialogo; eppure, come inattuale riuscirebbe, e forzato, delineare le fisionomie che vi partecipano! Sarebbero materne o filiali le inflessioni del violino? Con quali parole definire la voce brunita della viola? Sarebbe paterna la presenza del violoncello? Diciamo invece che ciascuno strumento ha almeno una seconda anima. Nel quartetto, luogo dell’affettività, i componenti vengono tutti a misurarsi con l’autorità del primo violinista, colui che si espone più degli altri e deve sollevarsi volando. E il secondo violino? Ci inganniamo se lo crediamo accessorio, poiché sostegno indispensabile al primo e alla struttura generale. Quale che sia la disposizione spaziale degli strumenti, viene comunque a disegnarsi una sorta di T virtuale (o tau), data dalla coppia di violini. Il teatro e le sue movenze non furono cacciati lontano dagli accenti riflessivi, tipici del quartetto. Semmai è la schiettezza del lirismo a bandire le maschere; e però tale schiettezza spalanca strani, indicibili altrove. Viene così in primo piano (penso a Beethoven) una particolare fisio-psicologia senza che vi siano personaggi riconoscibili. Che si tratti della radice, o di un tratto profondo, indistinto, ancora impersonale del dramma in sé? Non solo. Sono gli strumenti stessi a respirare, ansimare: non chi suona o chi scrive. L’autore si rappresenta e, dopo secoli di soggettivismo, sposta il fuoco del percepire coinvolgendo direttamente l’ascoltatore. Musica da camera per eccellenza, scritta per il piacere di chi la praticava in famiglia. Non è casuale che un’atmosfera casalinga leggermente dimessa sia divenuta campo ideale per l’esercizio dell’immaginazione e della logica musicale, fino alle speculazioni più metafisiche. Intimità ed elevatezza di stile convergono nel mondo del quartetto; una convergenza quasi mai concessa nel resto dell’esperienza umana. L’espressione, sfoltita, diviene priva di ridondanze; e dunque, in assenza di retorica, le tensioni non si disperdono e le rarefazioni si fanno assolute. Su tutto ciò la discontinuità spazio-temporale e l’introduzione delle mie emissioni multifoniche, inaudite per gli archi, producono risultati lancinanti. Contro ogni apparenza di stabilità, forma è conciliazione di opposti. Nel racconto musicale compaiono in sequenza frammenti di varia plasticità. Momenti emotivamente differenziati si accavallano come nuvole. Cambiar umore equivale anche a mutare subitamente scena e paesaggio, clima, meteorologia. L’insieme del racconto regge poiché passa attraverso un’unica prospettiva oggettivata. Non sempre, nel flusso degli eventi, riusciremmo a distinguere sezioni o elementi di raccordo; quando ciò avviene, essi offrono appigli pretestuosi, quasi per distogliere la memoria dall’incertezza dei nostri orizzonti. Incertezza: enigma della forma in quanto attesa. Mistero del principio, l’attimo in cui comincia il nuovo brano, o una nuova parte; l’ignoto si presenta e balza incontro a noi. E questo può avvenire più volte nello stesso pezzo. Quali riferimenti trovare, fuori dalla musica, all’esigenza insopprimibile che ci porta a congiungere ciò che è incongruo e incongiungibile? Riferisco qui alcuni esempi presi da àmbiti eterogenei: le raccolte di poesia, antologie dallo sguardo molteplice; quelle di novelle o romanzi brevi, che specchierebbero le nostre vicende nel loro vario configurare; l’affiancarsi scoordinato di affreschi medioevali, cresciuti per aggiunte progressive, o separate richieste; lo stesso Battesimo di Piero della Francesca striderebbe se ricollocato al suo posto, nel polittico dipinto da Matteo di Giovanni. Ai nostri occhi il fresco di un mattino del rinascimento non tollera un sofisticato carrozzone gotico dai lividi incarnati; che imbarazzo a spogliarsi per quei corpi d’avorio, fermati nell’aria limpida dal pennello di Piero! Un esempio ulteriore: le collezioni tardo barocche ritagliavano le pitture seguendo la geometria delle cornici; alle pareti si stipavano immagini le più disparate, senza la minima preoccupazione di coerenza, collocate piuttosto in base al formato (vedi la quadreria dello Stallburg). Ultimo esempio di unione dei contrari, stavolta pertinente al quartetto: quali doti necessarie ai quattro interpreti? Pensare alto, estro e raffinatezza, d’accordo; ma soprattutto la costanza che spinge a mutare i componenti del gruppo seguendo, guarda caso, un’idea di omogeneità. Disciplina che affina negli anni un quadrato di persone diverse. Molto dopo l’alluvione di Firenze del 1966, giravano per la Biblioteca del Conservatorio pagine scompagnate. Fra di esse una doppia facciata di musica senza vie d’identificazione. Un giorno che attendevo un prestito allo sportello (nessuno poteva andare oltre), il foglio era appoggiato sopra il bancone e mi capitò di gettarvi uno sguardo. L’Andantino del Quartetto di Verdi si riconosce subito, anche nella parte del secondo violino; quando lo dissi, gli impiegati mi guardarono a traverso, senza parole. E’ un ricordo che ho serbato fin’ora, inutile da decifrare. Salvatore Sciarrino
  8. Che voi sappiate esiste anche un "documentario" che documenti questa collaborazione (Berio/Sanguineti)?
  9. Pensate se dite ai vostri studenti che non siete riusciti a correggere i compiti...e poi magari state dalla mattina alla sera a scrivere su facebook. Un conto è l'iniziativa citata da Zedef, dove c'è un gruppo divulgativo gestito da una sorta di entità non associabile a nome e cognome, un altro conto è leggersi a vicenda e dover filtrare quanto si scrive in uno spazio personale...con il dubbio che poi ci siano li i tuoi studenti. Non biasimo la scelta tedesca.
  10. Mi rendo conto che il mio posto sarebbe dovuto essere preso da un collega del Conservatorio. Ma io sono lì perché Sua Maestà (il collega) non si abbassa certo a venire ad insegnare in un liceo musicale. E allora godiamocela fin quando potremo ... siamo in Italia e qualcosa potrebbe sempre accadere!
  11. Spero possa piacerti http://www.youtube.com/watch?v=ENagJfLAtlo
  12. Ahimè! I programmi non li hanno stilati i politici, ma i cosiddetti tecnici...
  13. Daniel Barenboim Schedule http://www.danielbar...m/schedule.html Io non riuscirei ad azzerere in una notte l'emozione suscitata da una bella esecuzione. Il giorno dopo sarei ancora a gustarmi il "silenzio" dopo la musica per cui non riuscirei a mettermi in ballo con un nuovo progetto. Parliamo di 150-200 performance all'anno ... ... meraviglioso a riuscirci, ma si rischia l'indigestione (spero di no un' eventuale "indifferenza").
  14. In effetti, quando mai per avere conferme bisogna andare (velocemente) su internet? Io dico sempre che internet è una grande miniera, ma per sapere cosa è buono e cosa meno bisogna comunque passare dai libri... a questo punto mi piacerebbe leggere a quali testi (e documenti) si fa riferimento (parlo in generale a "favore" o "contro" dell'una e dell'altra ipotesi)
  15. Qualcuno sa qualcosa della chiusura di Amadeus (rivista mensile)? http://www.amadeusonline.net/firma2.php Incredibile: Oggi Amadeus rischia la chiusura e non per mancanza di lettori, ma a causa della drammatica crisi del settore editoriale italiano, aggravata dal difficile quadro economico in cui si dibatte il nostro Paese. Grande dispiacere, non so quanti numeri personalmente ho comprato
  16. i libri di Rattalino, a parte qualche dettaglio, sono molto esaurienti e anche ben scritti. Partirei da "Storia del Pianoforte", dove si parla oltre che della evoluzione tecnica dello strumento, anche dei grandi compositori; poi, sempre di Rattalino: "Pianisti e fortisti", "Da Clementi a Pollini" e "La sonata romantica"
  17. Grazie Modale per la risposta, movendomi in prima persona mi resta solo la parte "fiscale" da smarcare per i proventi della vendita dei libri ... in realtà dovrei attrezzarmi anche per stampare...
  18. Curiosità Modale, dato che anche io mi stro trovando nelle tue stesse condizioni...(disaccordo con gli inaccettabili prestampati dei contratti delle case editrici), come hai gestito il discorso paternità dell'opera in relazione ad eventuali "pizzi" da dare alle SIAE di turno? Grazie in anticipo
  19. Fare riduzioni è un arte, saper cogliere l'essenziale. La ricordi propose anni fa una collana chiamata Perle musicali....cosa toglieresti da brani tipo: - Studio Op. 10 n. 3 - Mazurka op 7 n.1 - Valzer op 34 n. 2 - Polacca op 40 n. 1 - Preludio op 28 n. 4 o il n. 15 (la goccia d'acqua) - Berceuse Op. 57 - Valzer Brillante Op 18 - Valzer Op. 64 n. 1-2 - Polacca Op 53 Ecco, non si tratta solo di togliere ma anche di semplificare. Il punto è: quali sono gli obiettivi, cosa è lecito e cosa meno in operazioni di questo tipo....?
  20. Sempre per scrupolo, accertati che sia evidenziato (selezionato) "Forums" (sempre nella stessa sezione dell'immagine di prima)
  21. Se ricordo bene, forse la prima volta devi sceglere cosa vuoi vedere dei nuovi contenuti: non letti, ultime 24 ore, ultima settimana, etc. Vedi immagine ...che è la parte a sinistra del video quanto entri in "Nuovi contenuti"
  22. Mi sembra un po' ingenuo oggi intravedere un ruolo etico della musica, tu cosa ne pensi Leo?
  23. Non so, ma "Visualizza nuovi contentuti" che trovi in altro a destra nella home page del forum ... mi sembra facile facile. Chiaro, penso sia soggettivo. Anche premere il bottone " Follow this topic" sui topic di interesse mi sembra molto semplice, a prescindere dalla lingua, una volta che uno sa cosa serve...basta premerlo. Sul profilo invece posso capire, era un du più...
×
×
  • Crea nuovo...