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Piano Concerto - Forum pianoforte

Frank

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Tutto postato da Frank

  1. Questo si può leggere in tanti modi. Idee? (Conseguenze?)
  2. http://www.ilcorrieremusicale.it/brevissime/ivan-fedele-premio-honegger-2016/ Ivan Fedele, Premio Honegger 2016
  3. Le sessioni condivise sono pensate e orientate per la musica per immagini; mediamente una sessione di 30' rende una registrazione finita di circa 1' 30'', 2'' di musica Per la musica sinfonica bisogna farsi fare un preventivo, ma il target non sono le sessioni condivise. Considerate che per 15', ci si sta stretti in 4 ore...ma in base alla partitura (e l'organico) anche 6 ore. Diciamo che non ho sbagliato di molto e sicuramente in questo caso il tempo necessario viene stimato precisamente dopo la visione della partitura. Sicuramente integreranno qualcosa sul sito per chiarire questo aspetto. Mi sono sembrati molto professionali, orchestra di livello .... tutto da concordare. la cosa carina è che registrano anche per ensemble piccoli, chiaramente le cifre e i tempi vanno stimate.
  4. Diciamo che non penso sia possibile eseguire a prima vista un brano per orchestra; il direttore si deve studiare la partitura, gli strumentisti pure. Diciamo che mediamente a compositori come Berio le orchestre dedicano massimo 6 o 8 ore di prove d'assieme (... ad uno "sconosciuto" meno) ma la fase di studio è sempre necessaria. Per cui, ipotizzando che uno volesse presentare un brano da un quarto d'ora...cosa farebbe? Mi aspetto che condividerà con altri la sessione da 90' ... voi dite, di esecuzione pura? Quindi tipo live, non studio recording. Nel primo caso, il tempo di registrazione corrisponderebbe al tempo di esecuzione...nel secondo caso si lavorerebbe diversamente. E' vero che danno qui 5 ... 10 minuti di scarto, ma a me sembra poco.
  5. Per me l'effetto del mignolo alzato denota un non completo rilassamento degli organi utilizzati per suonare. Ovviamente non ti ho mai sentito suonare, ma se suoni da 3 anni (da autodidatta?) forse il preludio op.23 n.5 di Rachmaninov è un po' ardito, soprattutto in vista dei problemi che descrivi. Diciamo che uno ad un terzo anno tipicamente potrebbe suonare più o meno bene: - studi di varie raccolte: ad esempio Duvernois,Czerny, Pozzoli, Heller, etc. - Bach, invenzioni a due voci e brani dalle suites francesi o inglesi. - Sonatine e sonate facili del periodo classico - Scale e Arpeggi - Sicuramente qualche brano del periodo romantico Qui trovi degli spunti http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/3305-scuola-di-pianoforte-principale-programmi-di-studio/
  6. Grazie per i contributi. Anche a me sembra una buona idea e senza costi esosi. Mi sfugge come vengono gestite le prove nel senso che trattandosi di inediti, dubito uno parta dalla registrazione. La frase dubbiosa secondo me è questa: "questo vi permette di poter utilizzare una determinata orchestra in frazioni di 30 minuti" Utilizzare non presume che l'orchestra in quei 30' sia già pronta per registrare. O meglio, registrare si, ma cosa? Potrebbe essere la classica Reading Session che potrebbe essere sottintesa in "a oggi vi mettiamo a disposizione delle sessioni di orchestra" Appunto, sessioni do cosa? Lettura e immagino esecuzione Anche perchè se si trattasse di mera esecuzione (dando per assodato la fase di studio) sarebbero prezzi veramente competitivi. Che ne dite, è solo la mia impressione?
  7. Anche io non ho letto nulla di ufficiale, ma l'ho "sentito dire". Strana sta cosa.
  8. Gérard Grisey - Vortex Temporum (w/ score) (for six instruments) (1995) A parte l'ascolto, lo segnalo anche perchè potete leggere la partitura
  9. Sessioni Condivise http://www.sudovestrecords.com/shared/ Cosa ne pensate? Del tipo di "operazione" e dei costi? Grazie in anticipo a chi vorrà contribuire
  10. Penso di si, ma non l'ho capito fino in fondo
  11. http://pinibook.com/p/53-il-nuovo-campione-mondiale-di-rutti-e-italiano-alessandro-ligorati-eroe-nazionale/56b9d72540bf7.html Il nuovo campione mondiale di rutti è italiano: Alessandro Ligorati eroe nazionale
  12. La tua domanda merita sicuramente un approfondimento, diciamo che nell'ambito di quel periodo denominato "le giovani scuole nazionali", nell'area Scandinava: Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia, nella seconda metà dell’ottocento sviluppano una corrente musicale legata al folklore nazionale. In Danimarca spicca il musicista Niels Wilhelm Gade (1817-1890), autore della cantata “La figlia del Re degli Elfi” (1854) ricca di temi popolari. Carl August Nielsen (1865-1931) invece è un autore di musica pianistica, da camera, di concerti e sinfonie che presentano un linguaggio nuovo vicino alle nuove tendenze musicali del novecento europeo. In Svezia si impone Franz Berwald (1796-1868) autore di quattro sinfonie scritte tra il 1842 e il 1845 che presentano sensibilità per determinati effetti orchestrali. In Norvegia la personalità più significativa è quella di Edvard Grieg (1843-1907) di formazione musicale tedesca con gli studi presso il Conservatorio di Lipsia, mostra un vivo interesse per il folklore musicale del proprio paese e, in seguito all’incontro con il grande drammaturgo norvegese Henrik Ibsen (1828-1906), scrive le musiche di scena del Peer Gynt (si legge Gunt). La sua produzione spazia dai Lieder (150) per pianoforte e voce, numerosi pezzi brevi per pianoforte compresi nelle dieci raccolte dei pezzi lirici (1867-1901). Caratteristiche: linguaggio ricco di spontaneità melodica, raffinate armonie con l’evidente influsso di melodie popolari e di ritmi di danze norvegesi (vedi le Danze norvegesi op. 72) e il concerto per pianoforte e orchestra in la minore (1868) e sonate per violino e pianoforte. In Finlandia il maggior esponente musicale di quel periodo è Jean Sibelius (1865-1957). Nelle sue composizioni sono presenti temi popolari nordici e spunti melodici di derivazione popolare. Le composizioni più significative sono i poemi sinfonici come “Una saga” (1892), Karelia (1895), “Finlandia” (1899) e sette sinfonie scritte tra il 1899 e il 1924. Ma cosa sono le scuole nazionali? Con la rivalutazione del canto popolare e delle identità nazionali i musicisti, che operano nel corso dell’ottocento, rivolgono sempre più la loro attenzione al patrimonio delle tradizioni popolari e utilizzano le risorse espressive tipiche di questo repertorio assimilandolo a quello “colto”. Il nazionalismo romantico dunque, pur conservando la sostanziale struttura musicale di tradizione occidentale, opera un rinnovamento profondo i cui effetti, al volgere del secolo, produrranno dei cambiamenti radicali. Nell’epoca romantica la ricerca e l’espressione dell’identità nazionale esercitano un ruolo determinante nello sviluppo artistico, specialmente in quei Paesi dell’Europa che avevano stabilito dei collegamenti con la cultura musicale italo-franco-tedesca. Ciò avviene in modo particolare in Russia dove, in seguito alla vittoria sugli eserciti napoleonici, si consolida il patriottismo e la valorizzazione delle tradizioni culturali dei popoli di tradizione slava. Il risveglio della coscienza nazionale favorisce, di conseguenza, l’emancipazione della musica dalle forme d’importazione occidentale attraverso la rivalutazione del patrimonio popolare e la valorizzazione delle diverse tradizioni storico/musicali. Nel teatro d’opera si manifestano tutti i caratteri nazionali con la scelta di argomenti storico/popolari, epico/leggendari o fantastici. Nella musica strumentale, sinfonica e cameristica vengono inseriti elementi esotici e folkloristici, motivi popolareschi e ritmi di danze popolari. Anche gli arcaismi armonico/modali e i raffinati ed esuberanti effetti orchestrali conferiscono alla musica un particolare “colore locale”. Si crea così uno stile capace di innalzare la musica della nazione e quella del canto popolare a lingua musicale d’arte infondendovi elementi nuovi e un autentico “carattere nazionale”. Tutto ciò avviene però nel rispetto e sulla scia dei modelli formali e stilistici segnati dalla cultura musicale occidentale innestandovi però tutti quegli elementi tipici delle singole realtà e tradizioni popolari. Per cui prima c'era un grande folklore
  13. Davehammerklavier, non conoscevo questo aforisma. Per chi fosse interessato ho cercato l'originale: "L'uomo è un animale credulone e deve credere in qualcosa. In assenza di buone basi per le sue convinzioni, si accontenterà di basi cattive" [betrand Russell]
  14. GIULIANA SOSCIA "UnoMattina" RAI UNO ospite Gianni Oddi "il sax soprano"
  15. Concordo Croma, ho fatto in tempo a leggere le tue considerazioni su Mila, che posso anche condividere...il fatto è che non tutte le sinfonie sono allo stesso livello (come dice Daniele), ma di fatto ci sono comunque dei traguardi (ne ho citato solo uno) che si devono conoscere. Scorrere tutto il percorso è sempre buona cosa, se uno è veramente interessato. A corredo di tutto aggiungo solo che Mozart non ha mai avuto i suoi obiettivi un rinnvoamento del linguaggio, ci ha fatto apprezzare il valore del silenzio e un modo nuovo (per l'epoca) di fruire la musica. A distanza di secoli possiamo confermare che ha avuto le sue ragioni e la sua musica - d'arte - riesce a copre tutti i livelli di fruizione. Cosa assai rara. E io non sono per niente Mozartiano
  16. In modo molto sintetico intendevo dire che se un ascoltatore si vuole orientare alla musica antica ed in particolare SOLO a Mozart, sceglierei quella fetta di repertorio nella quale si espresso al suo meglio. In particolare l'opera e il sinfonismo. Mozart sostanzialmente raggiunge alcune vette nel suo percorso; ad esempio la prima vetta, come ci racconta Massimo Mila, sono le 4 sinfonie del 1774: k183, k.200, k.201 e k.202. Ma lascio l'arduo compito a Spoonful, che ci ha definitivamente abbandonato, di documentarsi sul resto .
  17. Rachmaninoff plays Prelude in G Minor Op. 23 No. 5 Registrazione storica, non fa male sentire come lo suona Lui
  18. Frank

    Mi presento

    Benvenuto Claudio
  19. Le vette compositive di Mozart sono l' "opera" e le sinfonie. Non mi farei mancare nulla in questi ambiti.
  20. Se l'avessi saputo prima, avrei detto che "avrei dovuto suonare il FLAUTO in una jazz band". Scherzi a parte, sicuramente lo studio degli archi richiede un lavoro preliminare sulla conquista dell'intonazione, problema comune anche ai cantanti che sono soggetti pure a malanni di stagione . Chiaramente un bimbo di 4 anni in un ora è perettamente in grado di suonare al pianoforte Sol La Si Do Re con una o l'altra mano; il violinista ci mette qualche settimana. La sua prima conquista è proprio fare questo su ogni corda. Per capirci il modo maggiore Sol La Si Do Re, Re Mi Fa# Sol La, La Si Do# Re Mi, Mi fa# Sol# La si. Seconda conquista il modo minore L'intonazione avviene perfettamente se perfetto è il suo orecchio; che non vuol dire che deve avere l'orecchio assoluto ma che volendo o volando probabilmente al violinista gli verrà...perchè nel suonare uno strumento ad arco, quello è il principale attore. Fatti salvi i cantanti (e i cornisti? Qualcuno sa come funziona il corno? ) queste due capacità possono essere più o meno sviluppate in chi suona gli strumenti a tastiera. Questo è l'unico discorso che ha senso ma tutte le implicazioni sulla complessità che si vogliono far credere dipendere da questo un po' meno. Esempino: Intonare due note a distanza di un quarto di tono è una cosa relativamente semplice per uno che suona archi ma ad un cantante non basta spostare un ditino sulla corda Ecco che seguendo alcuni ragionamenti, cantare sarebbe più difficile che suonare il violino. La verità è che ogni strumento richiede della capacità, non a caso scrivevo: > Non è sempre detto che lo strumento che ci piace è quello per il quale siamo veramente portati per suonare. ... perchè? Proprio perchè la tecnica e le implicazioni sono talmente diverse che la comparazione non può essere fatta per assoluti. Ma, visto che a me piace fare l’avvocato del diavolo, voglio smentirmi e chiedere come mai ci sono strumenti che prevedono un percorso di studi decennale ed altri meno? E’ solo un problema di estensione del repertorio?
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