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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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  1. La Lisitsa è sicuramente e veramente una grande virtuosa della tastiera. Quello che ho cercato di dire , ma sicuramente non mi sono ben spiegato, anzi non ci sono riuscito affatto, è che di questi personali "approcci" non devono essere scambiati per soluzioni tecniche. Sono "modalità", bensì, che vengono in seguito usate come personali espressioni corporee, che alcuni pianisti possono permettersi, avendo però ben chiari i gesti di base ( peso, rotazione articolazione ecc). Le freccette e le indicazioni di Sandor si riferiscono ai micromovimenti e alle intenzioni cioè, su e giu', mettere e levare peso e non evidenziare i movimenti come se facessero parte della soluzione, movimenti che peraltro vengono da una constatazione a posteriori quando si acquisisce definitivamente una giusta naturalezza del movimento. Se la tecnica fosse fatta di una serie di movimenti prestabiliti (alza il polso, abbassa il polso, gomito stretto, gomito largo, alza le dita, abbassa la spalla ecc.) si rischierebbe di scambiare il "mezzo" per il "fine". La Lisitsa sa bene che gli"svolazzamenti" e altri movimenti sono una piacevole immagine visiva e anche un modo per trovare suoni particolari,peraltro del tutto femminile, ma ben conosce per esempio come dosare il peso alla tastiera e come ben trasferire questo con tutte le parti della mano e dei muscoli piccoli e grandi. Quindi, a mio avviso, ben chiari prima i concetti fondamentali e poi, eventualmente, trovare soluzioni particolari. Quindi al di sotto di ciò che vediamo, sottintende sane soluzioni. E' invece errato, a mio avviso, suggerire tali manierismi e tali particolari movimenti come punto di partenza e passarle come fossero nuove e più efficaci soluzioni. Ad es. può essere fuorviante alzare eccessivamente e visivamente ogni dito se prima non si possiede bene la naturale capacità di trasferimento del peso ( gravitazione) da un dito e l'altro e possedere così un buon equilibrio della mano.( equilibrio e punto di partenza che Monique Dechausses chiama nel suo bel libro "l'homme e le piano" il "punto zero") P.S. Inoltre, a volte, o spesso,si trova una soluzione ascoltando il suono o l'effetto cercato e prodotto. Quando quello che ascoltiamo è giusto e convincente, la mano ha realizzato ciò' che doveva fare ed è nella giusta posizione. E' evidente che sulla base dell'esperienza, il Maestro suggerisce all'allievo quale potrebbe essere la strada, cercando, soprattutto, di sottolineare ed evitare quello che l'allievo NON deve fare. Ecco che anche le indicazioni del manuale di Sandor vanno prese come indicazione da sperimentare sulla propria mano, SEMPRE ALLA PRESENZA DI UN BUON MAESTRO, che ben interpreta le soluzioni e/o gli errori che l'allievo mette in atto.
  2. Nello specifico ho sempre parlato, anche nei miei video di gesti fondamentali di base. Intendo escludere i gesti manierati, come vedo in questo video. Non mi risulta che la Lisitsa li usi. Se qualche pianista se ne serve, anche lei, a margine è solo per offrire una forma di eleganza visiva, ma è mia convinzione , e non solo mia,che ciò non faccia parte di una tecnica o di una nuova tecnica. E' fuorviante ogni gesto che non trasferisca con determinazione l'attacco al tasto. Ti invito a leggere il libro di Sandor "come si suona il pianoforte" dove vengono appunto illustrati e studiati i gesti fondamentali di base. E' un manuale del gesto pianistico. Alzare le mani e le dita con questi manierati movimenti è di inutile gestualità. Alfredo Casella dice nel suo bel libro "il pianoforte": " ricordate che la tastiera è sotto di voi non sopra di voi". Ciò vuole dire che ogni gesto precedente all'attacco del suono come pure gesti successivi alla produzione di esso sono inutili. Per esempio suonare un accordo e continuare a produrre pressione. Precedere l'inizio di una melodia con gesti manierati come si vede nel video. Non si tratta di gesti corporei ben coordinati.Si tratta di mescolare gesti inutili a gesti fondamentali.E si crea confusione. "poche regole,ma chiare". Si pensi all'inizio del concerto di Chopin op. 11 in mi minore. Quella famosa figura puntata dell'inizio del tema del pianoforte ha un preciso e puntuale attacco ritmico e melodico e non può che essere scevro da inutili movimenti aggiuntivi. E' pur vero che un grande pianista come Kissin maniera molto il gesto e si muove molto col corpo...ma questo serve a lui per scaricare tensione, emotività da lui dichiarata sinceramente in più di una intervista. Voglio dire che gesti molto personali, che osserviamo in alcuni pianisti, non sono però alla base dei principi fondamentali della tecnica che bisogna percorrere in sede di studio. Questo penso
  3. sono d'accordo con Pierpier! Rossomandi è un ottimo corso. L'importante è COME usare il libro di tecnica. Non si deve fraintendere l'obiettivo che dovrebbe essere quello di individuare e risolvere le difficoltà tecniche come si usasse un manuale. Una volta risolta la formula, la si deve possedere una volta per tutte, cercando di acquisire i gesti fondamentali necessari ( articolazione, rotazione ecc...) e i micromovimenti che, per la propria mano, risolvono il passaggio. L'importante è anche osservare e risolvere la difficoltà sia lentamente ( o meglio a rallentatore) che in velocità. Tutto in velocità cambia. Gli accenti prima di tutto e anche i piccoli appoggi e riferimenti che la mano crea per risolvere il passaggio. La risoluzione tecnica non deve essere scevra dal contesto musicale. La si deve inserire subito nella Musica. C'è una profonda differenza nell'eseguire scale per ottava e per decima in sol minore ed eseguire le ultime scale della ballata in sol minore di Chopin. Quindi attualizzare tutto ciò che viene preparato e risolto in sede di "studio tecnico" . Ricordo sempre che in Greco "Techné" significa Arte, arte del fare. La tecnica è la Musica e spesso quest'ultima ci suggerisce la soluzione di alcuni passaggi.Ricordo, in prossimità del mio diploma, stavo studiando l'Appassionata di Beethoven, che avrei portato all'esame come primo gruppo. Non riuscivo a risolvere quel passaggio del terzo tempo dove le mani si rincorrono a canone per poi suonare finalmente all'ottava. Ancora oggi conservo lo spartito "martoriato" da numerose cancellature. Ero in autobus ascoltavo dentro di me quel passaggio. Non ci crederete, ma improvvisamente mi venne la giusta idea. Strana diteggiatura che però fa incontrare le mani, almeno le mie, sincronicamente bene, in velocità, ( anche se "allegro ma non troppo") sugli accenti forti. Avevo un pezzo di carta in tasca e subito mi presi un appunto alla meglio, scarabocchiando....Sollevai lo sguardo e vidi un signore accanto a me con lo sguardo un po' impaurito.....io suo stupore aumentò quando mi vide correre per scendere ad una fermata...già molto successiva alla mia....
  4. Li trovi direttamente su Google pop. su elenco dei video corsi
  5. Trovo questo modo di trattare la tastiera molto manierista. Questi inutili movimenti aggiuntivi non fanno altro che perdere il contatto reale con il trasferimento delle peso alla tastiera. Quest'ultimo, dosato dalla spalla, non deve interessare tutto l'apparato dei grandi muscoli che devono rimanere fuori tensione. Molte le varianti. Nel notturno in questione va trovato un certo equilibrio del braccio della sinistra che si sposta per le due ottave e questi aggiuntivi movimenti non fanno che rendere più difficile e incerta l'acquisizione di questo spostamento equilibrato . La destra deve essere sempre legata e sonora ( non si può ottenere un buon legato se non si acquisisce la proporzione tra intensità e durata del suono). Nel pianoforte il legato melodico è la cosa più difficile da ottenere, cioè il "cantare" sullo strumento. Trovo che questo approccio sia molto manierato e tradisca la sensazione di fiducia e di aderenza costante del peso. Rubinstein che era un Grande in questo , e non solo, dichiarava che deve esserci una grande gravitazione della destra nel cantabile. Faceva sentire questo peso posando le sue dita sulla spalla altrui ed era impressionante. Il costante contatto e la consapevolezza del "fondo del tasto" ci fa raggiungere un suono "sincero " e legato. Anche lo sbilanciamento di peso tra destra e sinistra, che lui , Rubinstein,e non solo, attuava costantemente nel cantabile, aumenta questo giusto approccio e produce maggiore contabilità. Quindi a mio avviso (anche se ci sarebbero da dire molte altre cose e praticare molti esempi) questo modo di trattare lo strumento non conduce a percorrere una buona strada. Tutti i movimenti eleganti e superflui possono di tanto in tanto essere visivamente introdotti in concerto, ma non devono essere un principio che sottintende un significato "tecnico" Questo penso P.S. non mi risulta, poi, che questi siano principi della Scuola Russa...basta guardare in video suonare Emil Ghilels o Sviatoslav Ricther, i due migliori allievi di Neuhaus
  6. Bisogna stare attenti a coprire troppo. L'aria deve passare, pena la formazione di muffe e condense. Comunque una buona copertura va bene, ma bisogna far circolare spesso aria nel locale e produrre un po' di riscaldamento. La situazione va tenuta sotto controllo.
  7. Più essere una soluzione, anche se è difficile trovare persone competenti ad assistere questi strumenti "ibridi" ( più digitali che acustici)
  8. mi scuso, vedo solo ora questo post. Comunque avrai già deciso. Tutte e due le scelte possono essere giuste, anche se il C1 è un po' limitato. Però è una meccanica reale. il digitale è buono e può essere favorevole allo studio in cuffia....magari in attesa di un coda più impegnativo. ...Chissà cosa avrai già deciso?
  9. Francesco, la tua situazione è nei limiti e sei in una abitazione . Mi sembra che il nostro amico parli di un locale su strada non abitato dove temperatura ed umidità relativa superano i limiti. Ora il fatto di abitare al mare o in campagna non può essere un problema se lo strumento è in una parte dell'abitazione che è vissuta e quindi con temperatura ed umidità costanti. Per esempio, il pianoforte non va collocato in sale hobby seminterrate, magari dove l'ambiente è molto umido e non vengono sempre riscaldate e/o arieggiate. I pianoforti che hai visionato, Jack, hanno e avranno dei problemi presenti e futuri. In quei casi si penserà che il cattivo e limitato funzionamento dipenda dalla "qualità" dello strumento. Invece dipende e dipenderà dalle condizioni ambientali alle quali viene esposto. Queste condizioni, dalla Fabbrica, al magazzino, al negozio, fino all'abitazione dell'acquirente, possono aver modificato le prestazioni anche di un pianoforte nuovo, che potrebbe rendere una buona percentuale in meno. Quindi, nell'acquisto, vanno controllate molte cose. Puoi, se vuoi, visionare il mio video Tutorial sull'acquisto di un pianoforte usato.
  10. Il pianoforte ha bisogno di una temperatura pressoché costante e soprattutto una umidità relativa che non superi circa il 50% . gli sbalzi di temperatura e di umidità eccessivi possono seriamente danneggiare la tavola armonica, le corde e i perni della meccanica di trasmissione. Anche le pelli e le guarnizioni della tastiera possono seriamente risentirne. Nel lungo periodo i piombi della tastiera possono ossidarsi rigonfiandosi e impedendo così ai tasti, con il loro contatto, di muoversi.
  11. Grazie Stefano. Come sai, ogni pianoforte è diverso e dobbiamo fare i conti con le disarmonicità che a volte portano fuori strada anche i tuner più sofisticati. L'orecchio. mi permetto di affermare, è un "principe" del riconoscimento e confronto dei suoni relativi. Però è vero che a volte non tutto può passare attraverso le parole, almeno se non senza immediata dimostrazione pratica
  12. ma perché negli acuti i martelli pesano molto meno e la leva dovrebbe essere addirittura controbilanciata ( come avviene in genere in tutti i pianoforti per gli ultimi due acuti). In alcuni che la differenza è minima. Bisogna poi vedere da marca a marca.
  13. No. La leva più lunga favorisce la minor piombatura del tasto e la maggiore docilità.
  14. Non mi risulta esistere libri in questione. I tasti in avorio si lucidano con un disco di tela e polvere bianca di Tripoli finissimo. Oppure semplicemente la pulizia con tampone umido di acqua con una goccia di sapone liquido per le stoviglie e poi ripassare con acqua e asciugare bene.
  15. trattasi di "meccanica legata" . Veniva montata sui vecchi pianoforti, anche su qualche Bechstein. L'astina sopra la leva di ripetizione sostituisce il rullino perché è ben visibile che l'asta del martello finisce con una nocetta in legno che non sarebbe appropriata a contatto con la leva di ripetizione. Meccanismo obsoleto!
  16. Non credo Saverio. Dalla foto sembra proprio che i martelli siano già in parata...e se così, anche troppo avanti ( parata a circa 15mm dalle corde). Comunque bisogna eseguire tutta la regolazione.
  17. Discorso lunghissimo. Sono cambiate le condizioni di ascolto e la nostra capacità audiometrica. ...."Quando l'uomo sentiva crescere l'erba"......
  18. La barra dei martelli, una volta regolata la distanza martello-corda, deve essere a 3-4-mm dallo stiletto. SI regola prima con la vite a registro inferiore e poi si blocca con quella inferiore. Serrare bene la vite superiore che non si allenti perché potrebbe generare rumore nel rimbalzo del martello. Il rullino, possibilmente, deve essere centrato sulla leva di ripetizione( dico possibilmente perché c'è sempre un leggero compromesso tra gli allineamenti pilota-tallone-leva di ripetizione-rullino). La linea interna del montate di scappamento deve coincidere con la parte interna dell'anima in legno del rullino+ una frazione di mm. Ciò garantisce una buona ripetizione e un pieno "forte". La geometria della meccanica è giusta quando il montante sia sulla stessa linea della parte interna dell'anima in legno del rullino, come se questo ne fosse il prolungamento ( niente leggere angolature). Ecco perchè sono contrario alle rasature dei martelli. Le distanze e gli allineamenti si alterano facendo sì che la trasmissione dell'energia venga falsata e quindi anche il buon controllo della risposta di tutta la meccanica( modifica della "geometria" della meccanica). Buona Musica
  19. Le ruote devono essere disposte verso la diagonale ( rispetto al centro dello strumento visto dall'alto)esterna. Auguri per il nuovo strumento
  20. Sai, se restaurare un pianoforte è difficile, restaurarne uno a baionetta è molto difficile. 1) constatare lo stato della tavola di risonanza ( spaccature, appiattimento sui ponticelli ecc.) 2) verificare lo stato delle corde che saranno ormai da cambiare ( comprese le caviglie di misura maggiore perché tengano meglio) 3) prima di procedere, constatare lo stato del somiere...che non ci siano assolutamente spaccature o cedimenti, altrimenti le nuove caviglie non faranno altro che farlo cedere maggiormente favorendo la non tenuta delle stesse e quindi dell'accordatura. 4) procedere quindi al restauro della meccanica, iniziando dalle nuove guarnizioni della tastiera e dei suoi perni guida, sia centrali che anteriori. Va usato un cachemire di spessore adeguato ai nuovi perni e va applicato con Cauls graduati e procedimento a caldo. 5) quindi restauro della meccanica (feltri e pelli) e sostituzione della martelliera con foratura adeguata alla geometria della meccanica ( potrebbero essere stati rasati ed essere quindi falsata la distanza di foratura rispetto all'apice) 6) una attenzione a parte meritano gli smorzatoi, appunto a baionetta, che cadono per gravità e hanno una capacità di smorzo ridotta. Il perfetto incollaggio degli speciali feltri e la puntuale regolazione renderanno la funzione accettabile. 7) numerose altre rifiniture e controlli, come una precisa regolazione, accordatura ed intonazione dei martelli Ci vuole un esperto che abbia voglia di dedicarsi con un tempo e una competenza adeguati allo strumento. Buona Musica Paolo
  21. Grazie Francesco. Ci siamo divertiti insieme.
  22. Può essere buono solo inizialmente ma....verso l'esecuzione, in velocità i micro movimenti sono certamente diversi. Allora io consiglio ( già come in altri post che invito a cercare) di studiare con una certa velocità e con fermata su ogni unità di tempo ( in questo caso ogni metà, inteso tempo in due) sia ripetendo la nota di arrivo e partenza, sia senza ripetizione della nota di arrivo. Si osserverà visivamente che nei movimenti rapidi, la mano fa movimenti diversi dal lento e si ascolterà veramente quello che le mani produrranno in velocità. Così si può raggiungere in breve tempo la giusta esecuzione. ( Questo metodo era suggerito caldamente da F. Bajardi, ultimo allievo di Listz e Maestro della mia insegnante)
  23. Non so se esiste questo tipo di software, ma gli stessi accordatori digitali segnalano le diverse frequenze dei suoni che se non in fase producono battimenti. Bisogna però fare i conti con la disarmonicità. L'orecchio può essere raffinato nel percepire la conta dei battimenti. Esistono degli esercizi sul libro di Reblitz ( testo in inglese, ma molto comprensibile, molto chiaro)
  24. Purtroppo devo affermare che quello che dice il venditore sono favolette. L'avvento della plastica e del carbonio, secondo me, non è stata felice. Spiego le mie convinzioni: I perni delle forcole della meccanica( cioè gli snodi, le articolazioni, che determinano assolutamente e in modo preciso e stabile l'efficienza di tutta la meccanica e , di conseguenza, del tocco) sono inseriti in un foro calibrato e guarnito con uno speciale, e calibrato anch'esso, panno ci cachemire. L'attrito che il perno sviluppa nel movimento del pezzo meccanico, sollecitato dalle dita del pianista, deve essere GIUSTO! Né tanto basso ( lentezza) né tanto alto (durezza). Il pezzo meccanico forato e guarnito e completo di perno è di legno. Ora se sostituiamo il legno con un materiale che non assorbe e non cede umidità ( plastica, carbonio ecc..) , questo scambio avviene solo a carico del panno che si gonfia intorno al perno in presenza di umidità eccessiva ( basta un po' di magazzino o di inefficienza in luogo magari non troppo asciutto) e non si ritrae quando ritorna in un luogo secco. Il legno ben compensa e ben si "sposa" con queste modifiche di condizioni. Ora l'avvento di altri materiali vantano una maggiore scorrevolezza in virtù del minor peso, ma, in realtà, nascondono un risparmio dei costi e anche una maggiore vibrazione durante la prestazione. Questa vibrazione maggiore, quasi anavvertibile si traduce in una perdita di energia. La storia dei brevetti intorno al pianoforte ci insegna che le Case costruttrici hanno studiato come sviluppare e potenziare l'energia di trasmissione della meccanica, riducendo sempre di più la fatica del pianista. Steinway è arrivato a capire di "sagomare" le forcole e sottoapplicare ,sulla barra dei martelli, un panno rigido ....proprio per ridurre ogni minima vibrazione e micro spostamento al momento dell'impatto del martelli. Ora sostituire tutto il legno con materiale più leggero e vibrante significa tornare indietro.....non ultimo con molti inconvenienti tra cui....il tuo. Questa è la mia opinione. Come venirne a capo? Bisogna, con una competenza e una cura ancora maggiore che si adotta su un pianoforte tradizionale, sostituire i perni della meccanica, misurando i giusti attriti e ripristinando la giusta scorrevolezza della meccanica. Si avrà cura di usare esclusivamente alesatori dritti , che calibrano al centesimo di millimetro i fori, e di sostituire i perni maggiorati rispetto a quelli tolti. Il futuro...si vedrà. Saluti Paolo
  25. Il Petrof è un ottimo pianoforte . Bisogna vedere come sta! Però , anche se ci sono cose da fare, all'ultimo suonerà e funzionerà bene. Non si può tuttavia scegliere uno strumento a distanza. Bisogna sperare che non sia stato manipolato e/o "imbellettato" ( magari rasata la martelliera in modo errato ecc..) e bisogna verificare alcune situazioni strutturali ( tenuta accordatura, stato delle corde, integrità della tavola di risonanza e del somiere, ecc..) Consiglio di guardare il mio video tutorial sul acquisto di un pianoforte usato.
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