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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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Tutto postato da pianoexpert

  1. Benvenuto Robin da parte di un tuo coetaneo
  2. Discorso molto complesso. Le diteggiature fanno i conti con l'evoluzione delle scuole pianistiche ( quelle serie), con l'evoluzione del nostro strumento, con la conformazione della nostra mano...con la nostra capacità di coordinamento delle dita. C'e poi da dire che anche nei Grandi pianisti possiamo osservare diteggiature diverse da loro scelte. Io mi chiedevo sempre perché Rubinstein, nei trilli sui tasti bianchi, usasse 231323132313 invece che 23232323 o 13131313,. Gli era semplicemente più naturale e apparteneva ad una scuola del passato. Con i moderni strumenti, si possono osare diteggiature più ardite ( purché siano ben regolati), come pure si possono fare ribattuti con lo stesso dito. Mi piace l'osservazione di Frank a proposito degli strumenti antichi. Suonandoli e ascoltandoli, ci si può rendere conto di come realizzare gli abbellimenti "giusti". A proposito di Mozart, consiglio di leggere il libro "L'interpretazione di Mozart al pianoforte" di Paul Badura Skoda e della moglie Eva. Edizione Zanibon. C'è un lungo capitolo sugli abbellimenti, molto valido e molto logico, che può fornire al pianista una criterio per ben risolvere gli abbellimenti del grande Autore.
  3. Il somiere è "a vista". E' nella caratteristica della Bechstein, nulla più.
  4. Illustre il "nick", sei di Pozzuoli, hai studiato con grandi Maestri, hai suonato e suoni molto...!!!!!Complimenti e benvenuta tra noi
  5. Bene! I condomini saranno "salvi" durante gli studi ed esercizi,....ma non mancare di allietarli quando vuoi suonare un pezza d'Autore. Benvenuto
  6. Si può provare con il calore. Appoggiare un ferro da stiro sulle caviglie in modo da scaldarle. Dovrebbero migliorare. Se si dovesse spezzare una caviglia ci vuole un estrattore : sorta di vite con controfilettatura che "cattura la caviglia e la fa girare, estraendola.
  7. Quando, da ragazzo, frequentavo molti concerti dei Grandi della tastiera, ero un fan di Rubinstein, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente e di poterci parlare più volte. Non si riusciva mai a trovare un posto nelle prime file, ma alla fine del concerto, durante i bis, il pubblico poteva avvicinarsi al palco per vedere il grande pianista suonare da vicino. Mi ricordo un 1° Maggio all'Aula Magna dell'Università di Roma; il pubblico aveva invaso la zona palco ed era intorno a lui, che non smetteva di suonare. In particolare rimasi incuriosito da come realizzava il passaggio del pollice. Si poteva ben vedere questo quando il palco era alto e mi potevo trovare in una posizione tale da osservare le mani da sotto. Lui lasciava semplicemente "scivolare fuori" il pollice dalla tastiera per permettere al 4° o al 3° dito di proseguire la successione senza "scavalcare". Un movimento del tutto naturale che non costringeva la sua mano ad "orientarsi" nell'uno o nell'altro verso lungo la tastiera. Realizzava quello che si chiama "spostamento" e che esclude il "passaggio "del pollice "sotto" o delle dita "sopra". Ora, bisogna imparare a governare la mano nel suo equilibrio sia nelle scale che negli arpeggi, dove questa realizzazione è un poco più ardua. Ne ho già molto parlato in molti post e faccio un esempio nel Tutorial dedicato alla sonata di Mozart K330, dove sono presenti diversi ipi di scale. Lo studio delle scale deve essere soprattutto "mentale". Sono stati stampati centinaia di libri sulle scale, come se ogni volta si potesse dire una qualcosa di "diverso". Incredibile! In realtà lo studio muove dalla conoscienza delle tonalità e dalla consapevolezza della diteggiatura da usare. Mettersi quindi di fronte alla tastiera e pensare alla scala, alle sue alterazioni e cercare di visualizzare la diteggiatura da usare. Iniziare con le scale in moto contrario per due ottave. Decidere se fermarsi dopo una ottava o eseguire le due di seguito Quindi, quando siamo pronti, prendere un bel respiro ed ESEGUIRE LA SCALA SENZA NESSUNA INTERRUZIONE DI SORTA....VENISSE IL TERREMOTO! Solo alla fine valuteremo gli errori e il perché di essi. Correzione e riesecuzione. Provare. Non è facile P.S: ovviamente si passerà alle quattro ottave e al moto retto, non appena ....avremo le idee chiare. Buono studio
  8. E' vero. Ma, almeno gli ultimi Silent che ho provato, erano basati sul frapporre tra la tastiera e il telaio una striscia di sensori, avendo cura di "stoppare" la corsa dei martelli contro le corde. C'è quindi comunque una alterazione seppur minima dell'affondo e/ o della corsa dei martelli. Inoltre la sensazione di "verità" che il pianista avverte sulla meccanica prima di ascoltare il suono reale prodotto dalla corda, può essere alterato dalla delusione psicologica dell'aspettativa, nel caso del silent, di un suono che in realtà viene alterato. Per ciò che riguarda il digitale, esistono meccaniche ben simulate anche con una buona sensazione dello scappamento ( addirittura stiamo parlando del V Roland, che è un "principe" dei digitali). Che ne dite?
  9. Naturalmente sono i numeri dei diametri delle corde di acciaio. Ad ogni numero corrisponde un diametro : 13; 13 1/2 ; 14; 14 1/2 ..e così via. E' comunque opportuno, quando si dovesse cambiare una corda o più, di controllare i diametri. Infatti la cordiera potrebbe essere stata anche "ricalcolata", magari maggiorando alcune misure.
  10. In genere il primo numero indica la lunghezza dei martelli dei bassi e il secondo quello degli acuti. Qui sembrerebbe, dico sembrerebbe che il primo numero indichi la lunghezza degli acuti e la distanza della relativa foratura e il secondo la lunghezza dei bassi e relativa foratura.
  11. Il modello viene venduto dalle forniture per tecnici. Per ciò che riguarda il Silent ha detto bene BackSpace. Non credo ci sia più altro da dire. Diciamo che il sistema viene superato dal pianoforte digitale. Secondo me, nel Silent vengono deluse molte aspettative del suono, che invece si possono realizzare molto bene sul digitale. Una sorta di "sordina" sonora che non restituisce un soddisfacente "sostituto" al suono acustico. Questa è la mia opinione.
  12. Benvenuto. Accolgo l'idea di poter fare un paio di giorni di seminario tecnico. Bisognerebbe individuare un territorio raggiungibile a molti e contare le adesioni. Ci stiamo pensando. Per ora benvenuto
  13. Benvenuto: sono curioso!
  14. Ogni Maestro insegna semplicemente quello che sa fare..o almeno dovrebbe. Non credo esista una "metodologia". Il Maestro che osserva l'allievo e trae dall'osservazione i difetti da correggere e i suggerimenti da dare, credo, sia un buon Maestro. Un buon Maestro è anche quello che accetta i suoi limiti e quelli dell'Allievo, non impedendogli di suonare in pubblico ( magari scegliendo un repertorio adatto al livello raggiunto). Un Buon Maestro è colui che, con umiltà, ma con determinazione, afferma le proprie convinzioni e le ripete, creando dei capisaldi, quelle "poche regole, ma sane" che si dovrebbero con prevalenza seguire in tutti i percorsi di acquisizione delle conoscenze. Un buon Maestro è anche quello che sa suggerire all'Allievo alcune composizioni classiche e contemporanee che potrebbero essergli congeniali. Un Buon Maestro e quello che non porta " l'acqua a 80 gradi e poi spegne il fuoco" bensì insiste affinché "l'acqua bolla". Un buon Maestro è quello, (credo....questa parola sottintendetela sempre, una volta per tutte) che suggerisce all'Allievo anche uno "stile di vita" e un modo per studiare. Un buon Maestro è quello che sa stimolare energicamente l'Allievo, ma che è pronto a consolare qualche sua delusione.Un Buon Maestro è quello che sa rivedere le sue posizioni e i suoi errori. Un buon Maestro deve essere anche un amico. Un buon Maestro deve infondere la "gioia della Musica" ( come suggerisce l'omonimo libro di Leonard Bernestein!) . Un buon Maestro è quello che sa aspettare il consumarsi delle esperienze dell'Allievo. Credo ( questa volta lo ripeto) che ci siano molti differenti buoni Maestri.
  15. la stabilità di accordatura è la stessa. E' solo un fatto di scelta e di tradizione. Bosendorfer usa corde, ognuna con il proprio occhiello. Steinway usa corde "a cavallo" dei perni del telaio. Tutte e due offrono una buona stabilità. Così credo e ...non solo io
  16. tu ti accorgi che la piombatura è errata se tra un tasto e il succsssivo c'è differenza di numero di piombi. Se questa differenza non è notevole bensì graduale, allora la grande diseguaglianza dei pesi di abbassamento e ritorno è dovuta agli attriti. Devi controllare centri dei martelli e dei cavalletti. Ma mi dici di averlo già fatto.Io controllerei tutte le discguaglianze di attrito, cominciando dalla tastiera, per finire alla martelliera. Ricordiamo che un grammo di differenza sul martello equivale a sei sul tasto. Sicuramente ciò sarà a te conosciuto. In questo caso, comunque, se c'è diseguaglianza nei piombi, è stata fatta male la pesatura. Tu la potrai correggere, possibilmente cercando di utilizzare gli stessi fori o almeno non crearne altri. Buon lavoro
  17. Quoto l'intervento di SImone. E' così. Quella del Musicista è una vita difficilissima.E...non molti di quelli che sanno..arrivano. E' pur vero, anche che dobbiamo rendere onore a giovani musicisti emergenti, che si danno un gran da fare, cercano di comparire i televisione, in spettacoli di piazza, a fianco di un fantasista...insomma cercano di far imparare alla gente il loro nome a memoria. E' totalmente cambiato il sistema di informazione, di diffusione e il modo di rendersi "visibili". Sono d'accordo sulla latitanza del nostro Stato che non crede nella Cultura. Continua a tagliare i fondi e pensa che fare Musica sia un passatempo. L'analisi di Simone è stata dettagliata e non voglio ripetermi. Spero solo che non si perdano gli entusiasmi e che chi si accorge di valere si batta comunque per far sentire la propria voce. Una volta mi trovavo in un "salotto" dove si esibirono diversi pianisti. Alcuni erano mediocri, altri veramente, ma veramente bravi. La loro modesta insegnante era molto riservata e solo dopo il caffé scoprimmo che era colei che aveva "seguito" quei bravi giovani pianisti. Scattò subito una specie di "intervista": " ma Lei conosce Caio? Ma lei conosce Tizio? Con chi ha studiato?" Era allieva del Grande Guido Agosti e aveva studiato con Casella e con altri grandi nomi. Alla domanda finale: "...ma scusi, Lei dove insegna?..." Rispose "A casa mia". Quella sera non suonò; non sappiamo se fosse stata una concertista e non sappiamo la storia della sua vita. Il fatto è che sapeva molto ben insegnare e i risultati nonché le cose che diceva ne erano testimoni. Forse non era una professionista ( cioè non viveva solo di insegnamento e non lo faceva tutti i giorni) , ma era molto professionale ( sapeva fare). Dobbiamo accettare che non tutti possono e/ o riescono ad arrivare e non è detto che chi "arrivi" sia "al suo posto". ....Va bene ...sarà scontato quello che dico...ma vorrei con queste parole infondere coraggio a chi sente di avere talento. ( E' chiaro che la mia storiella riguarda solo l'insegnamento e non il concertismo)
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