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Piano Concerto - Forum pianoforte

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  1. Se mi è permesso vorrei riportare un poco la discussione su un altro piano. Premetto che non sono un compositore. Sono solo diplomato in pianoforte ( anzi oggi si direbbe laureato, secondo il vecchio ordinamento) e quindi ho sostenuto soltanto l'esame di armonia complementare, come tutti i pianisti. In seguito ho studiato un programma di 4° di armonia principale, che però non ho sostenuto. Sia nel corso complementare che principale è "cosa" abbastanza primitiva saper armonizzare una melodia o un basso, prima per iscritto e poi, magari al pianoforte, sempre osservando le principali, poche e "sane" regole che vanno a far parte del nostro DNA di musicisti( no quinte e ottave parallele, la terza non si omette e non si raddoppia, la quinta si può raddoppiare e si può omettere ecc..)Poi scopriamo che su ogni grado della scala può esserci un accordo e che con questo sufficiente "giochetto" possiamo usare la "scala armonizzata"....poi possiamo valutare e classificare gli accordi di settima, inquadrando tutto in una armonia più ricca ecc..Se sconfiniamo nelle sonorità del '900 ...addirittura tutto si frantuma, cadono le gerarchie armoniche e le Monarchìe....La tonica non è più il Re, la dominante non è più il primo ministro, la terza dell'accordo ( che decide il modo) non è più la regina e.....la sensibile ...non è più l'amante del Sovrano. Addirittura in altre modalità applicative dell'armonia moderna, nel jazz, compaiono none, tredicesime e via dicendo, che insaporiscono il piatto delle melodie datate e rivisitate per l'ennesima volta. Addirittura nel Blues qualche nota della melodia diventa incerta, oscillante, danzante, vibrante, specie nella voce umana e/o negli strumenti ad intonazione non fissa. La Musica, come ben metaforizza Massimo Mila, da ragazza tutte gambe e con poche forme, diviene una interessante donna matura, con grande fascino ed eleganza. Questa mia noiosa premessa per sostenere che siamo in un'era della Musica dove bisogna rinunciare al "banale" e davvero non confonderlo con la "semplicità". I vari Allevi ed Einaudi pensano di imporre una Musica semplice e alla portata di tutti e chi si affaccia ad assaggiare la loro musica finalmente la trova accessibile. Ovviamente si impara presto e si pensa che la banalità e la ripetizione esasperata delle figure musicali apra finalmente nuovi orizzonti. In aeroporto, in stazione, all Musikmesse di Francoforte...si sente provare a suonare spesso "le onde" di Einaudi...direi quasi, osservando il pianista, con un impegno e un "trasporto" simile a quello prodotto da una ballata di Chopin. Fenomeno dilagante e furbescamente commerciale, questo: far credere di dire qualcosa di facile e di interessante diretto principalmente chi si avvicina per la prima volta alla Musica. Io vedo in queste operazioni diversi svantaggi socio-culturali. Innanzitutto un allontanamento dalle vere conoscenze della Musica e dell'Arte. Una confusione seminata nelle nuove generazioni di aspiranti musicisti e nel pubblico. Una rinuncia a comprendere o almeno ad affacciarsi allo studio delle strutture musicali, in qualsiasi modalita esse si presentino, ( classica, pop, rock, jazz ecc..)per abbracciare proprio la " facile banalità" Bisogna considerare la necessità di avere a disposizione i "tools", gli arnesi e avere le conoscenze per usarli. Quindi è difficile o quasi impossibile suggerire ad un semplice "amante della musica" come concludere" una composizione"o come gestirla o come iniziarla ecc. Non basta applicare una ricetta o una sequenza di operazioni, come per pilotare un aereo non basta un pilota vicino a noi che ci dice quali bottoni e leve dobbiamo usare per tirare giù quel "bestione"....senza rischiare di farci male. Auspico invece un sempre maggiore avvicinamento allo studio e ai Maestri che possano trasmettere nozioni e conoscenze (anche non sempre strettamente accademiche) e soprattutto possano infondere e trasmettere, a dispetto del "fai da te", le loro preziose esperienze. Non me ne vogliate per queste mie "consolidate" convinzioni.Grazie di avermi letto così a lungo Buono studio a tutti
    6 points
  2. Esattamente, il codice è ciò che hai descritto. Niente di particolarmente complesso, in sé. Vuoi un esempio concreto di codice in Donatoni? Vedi a p. 174 https://www.scribd.com/document/246448246/Tesi dove si riportano degli appunti di lavoro di Duo pour Bruno. In alto si legge "b. 82 (da b. 55)": vuol dire, evidentemente, che la battuta 82 è una rilettura di battuta 55. Di seguito si leggono in codici, applicati alle famiglie orchestrali. Alla prima riga si legge il codice riservato agli ottoni: "dai clarinetti, ottava sotto, leggono sempre secondo la non-ripetizione: accentano (pp - ff) le note del tema". E così via. Per quanto riguarda gli emendamenti del codice e i sottocodici, suggerisco di leggere le pp. 103 e 176, in particolare dove si parla di plasticità. Tieni presente che l'intervista di Restagno è del 1990 ma Donatoni parlava di codice già negli anni Sessanta: in trent'anni ha senz'altro modificato il suo modo di concepire le tecniche compositive. I princìpi sono però quelli che abbiamo detto. L'esempio di codice che hai portato tu è corretto. Tieni presente però che Donatoni spesso preferiva non iniziare da una cellula (tre note) da far proliferare: più di frequente prendeva una pagina, sua o di altri compositori, e ad essa applicava i codici. Ad esempio (banalizzo) prendeva una pagina di un brano di Stockhausen e applicava un filtro: "rimangono solo le note pp", oppure "rimangono solo le note Do Mi Sol" (in quest'ultimo caso si potrebbe prendere Gruppen e farne uscire una rilettura diatonica).
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  3. @Feldman, come scrive Red ...Donatoni ha sicuramente affinato nel tempo l'uso dei codici. Non solo nella sofisticazione e nell'uso degli emendamenti ma anche nel senso "estetico" che lo stesso poteva rappresentare (come noti, anche attraverso esperimenti più o meno riusciti). Per quanto riguarda i suoi testi (di Donatoni) e le interviste poi bisogna capire il suo livello di "senno"; secondo me sarebe più genuino un "mediatore" che ha vissuto quei periodi e sappia non solo descriverti il senso ma anche l'applicazione pratica. Come dicevo ho avuto la fortuna di lavorare con uno dei suoi allievi più rappresentativi, per cui il discorso che faccio io non tiene solo conto delle "dichiarazioni" di Donatoni ma anche di come venivano vissute le sue intuizioni dai suoi coevi e che hanno lavorato con lui direttamente.
    3 points
  4. molto interessanti i klaverstuck di Francesco!!!!!!!
    3 points
  5. Auguri a tutta la grande famiglia di Pianoconcerto.
    3 points
  6. Mi hai anticipato di un soffio Frank!! Auguri a tutti gli iscritti del Forum e rispettive famiglie!
    3 points
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