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Piano Concerto - Forum pianoforte

Quale Metodo E Quale Insegnante?


gianni69
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Ciao a tutti, mi chiamo Gianni, mi sono appena presentato nella apposita sezione, vorrei sottoporvi quanto segue: questo anno ho letto molto sul pianoforte, i compositori, gli esecutori, ho ascoltato tanta musica (non solo per piano) e ho appena letto la seconda edizione del libro di Chang "i Fondamenti dello studio del Pianoforte", ed ora sono alla ricerca del mio insegnante...e proprio il libro di Chang mi ha messo in crisi. Sabato ho conosciuto la mia possibile futura insegnante, ha la mia età, è diplomata in conservatorio (Bologna) ed è attiva musicalmente cioè fa concerti ecc. e questo penso è un punto a suo favbore, però quando le ho parlato dello studio a mani separate mi ha guardato storto! e mi ha detto: "ma tu quando impari a guidare la macchina non lo fai mica un pezzo alla volta usi tutto contemporaneamente (piedi mani ecc.) e quindi perchè fare diversamente con il piano e poi lo studio a mani separate non ti permette di fruire del reale messaggio del compositore, cioè perdi in sostanza delle "linee melodiche", diciamo che vizi in modo erroneo l'orecchio e il brano".

Lei sostiene che lo studio a mani separate si fa solo in casi particolari, cioè quando qualcosa non funziona bene. Poi mi ha proposto per iniziare un libro che progressivamente ti fa suonare le due mani prima separatamente facendo in sequenza prima 4 note con la dx e subito dopo con la sx altre 4 (ma non contemporaneamente) e poi pian piano le unisci fino a suonare alcuni brani semplici riportati nel libro stesso (es. canzoni natalizie, minuetto di Bach se non ricordo male, ecc.). Per le scale e gli arpeggi lei mi ha detto che li fa affrontare quando si presentano nel brano. Insomma con alcune nozioni di Chang è concorde (anche se non ha letto il libro ma si è basata su quello che le ho raccontato) ma per esempio del suonare mentalmente, degli insiemi paralleli non sa cosa dirmi! per farvela breve non so cosa fare, io ritengo che i principi esposti da Chang siano corretti (ad es. il mio insegnante di chitarra classica applicava la tecnica al pezzo e non fine a se stessa). L'alternativa per me è studiare usando le indicazioni di Chang di nascosto dall'insegnante!!! ma ritengo che questo non sia iniziare con il piede giusto per uno che vuole intraprendere lo studio del pianoforte, avete qualche suggerimento oltre a cercare un altro insegnante? Immagino di no...magari conoscete un insegnante a Bologna che si ispiri ai metodi Sandor, ecc.?

grazie ancora

a presto

Gianni

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Ciao a tutti, vorrei aggiungere che il metodo con cui la mia potenziale futura insegnante vuole iniziarmi alla pratica del pianoforte è il seguente:

"La prima tastiera" di D. Lane - P. Logan Ed. Ricordi, vol, 1°.

Che ne pensate?

Scusate non vorrei sembrare irriverente e ipercritico nei confronti di chi cmq ha raggiunto un obiettivo e cioè essere pianista, ma vorrei solo iniziare il più possibile con il piede giusto, so che avrò poco tempo a disposizione e non vorrei sprecarne.

In ogni caso dovrei concederle un pò di fiducia e vedere come procede nell'insegnamento tenendo magari un occhio critico (della serie non subire passivamente ma ragionare su ciò che mi farà fare).

grazie

Gianni

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Ciao Gianni, il tuo secondo post lo trovo più azzeccato. Purtroppo una "chiacchierata" con l'insegnante non può sostituire le impressioni che si hanno durante una lezione e comunque qui non abbiamo la pretesa di dire se è giusto ciò che fanno alcuni nostri "colleghi" se mi concedi questo termine. Possiamo dire che ognuno di noi ha le sue idee e posso dirti la mia... Mi trovo d'accordo con la tua insegnante quando dice che bisogna fare tecnica finalizzandola alla realizzazione di un brano. Ovvio però che se hai le mani legate perché è la prima volta che le metti su un pianoforte, un po' di tecnica di base ti serve. Riguardo lo studio di un brano, questo attraversa molte fasi. La prima è uno studio a tavolino del brano, senza pianoforte, per analizzare il brano armonicamente e conoscere le frasi, i temi ecc. Poi si passa allo studio al pianoforte. Lo studio a mani separate spesso serve, serve per memorizzare le frasi, e serve per riuscire a superare passaggi molto difficili. In ogni caso io penso piuttosto che non si debba perdere troppo tempo a mani separate, questo sì, proprio perché non dobbiamo mai dimenticarci di stare nel brano e lo studio ripetitivo a mani separate fa perdere invece un altro importantissimo aspetto, suonare quello che l'autore vuole comunicarci. In sostanza la tecnica sì che serve ma non deve essere finalizzata a pura ginnastica per le dita.

 

Saluti

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Simone ti ha ben risposto. Comunque, lo studio a mani separate deve solo servire a chiarire alcuni passaggi. E' giusto non abbandonare "la composizione" e bisogna cercare di metterla su musicalmente il prima possibile. Si ritornerà a perfezionarla in seguito, sempre, ogni tanto, richiamando "l'insieme" del pezzo.

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  • 1 month later...

Ciao a tutti, eccomi qui di nuovo, le mie lezioni di pianoforte sono iniziate l'ultimo lunedì di Gennaio e lunedì prossimo siamo alla terza lezione, una ogni due settimane soprattutto xchè ho una ora al giorno x studiare.

Lo studio consiste nell'utilizzare questo metodo semplice intitolato "la mia prima tastiera" di Lane edito da Ricordi, dove progressivamente vengono introdotte le difficoltà, al momento il metodo si sofferma su un estensione di 3 ottave, i brani che sto studiando non hanno alterazioni in chiave e sono piuttosto semplici (musicalmente), es. giro giro tondo, la vecchia fattoria, il motivo dell'Inno alla Gioia, un breve brano di Clementi, ecc., quello che ho notato è che tutti i brani fanno uso di note ribattute (con lo stesso dito nel 99% di casi) che ho scoperto essere una cosa non proprio scontata da fare. Quindi al momento niente tecnica né discorsi su gesti ed elementi (cosa che nei libri di Sandor e Chang ma anche sul forum ho letto con molto interesse), lei mi dice di suonare tutto uguale per ora, vuole che sia tutto molto freddo mi dice, non vuole che muova troppo il polso (dopo che le ho parlato di Sandor mi ha detto che quelle sono cose che riguardano l'interpretazione, boh!) e di essere rilassato e morbido, e cmq di affondare il tasto senza esagerare. Al momento la difficoltà maggiore che trovo è quella di fare tutto uguale non essendo a digiuno di musica dopo 5 anni di chitarra, mi viene spontaneo metterci del mio. La cosa che trovo buona anche se molto faticosa è che mi chiede di andare lento e di leggere tutto subito, le due mani, i segni relativi alla dinamica, i respiri di farli, di anticipare la lettura della battuta successiva mentre chiudo la precedente, ecc., questo mi sta aiutando ad apprendere la lettura della chiave di Basso e ha familiarizzare con uno spartito + ricco di quel per chitarra. Per il resto i risultati sono buoni xchè in circa tre settimane le mie mani riescono a suonare questi brani seppur veramente semplici, insomma che dire mi piace molto il pianoforte è veramente la Ferrari fra gli strumenti musicali, e per ora, come mi avete già suggerito, lascio fare all'insegnante il suo lavoro...ma sarà impossibile per me non essere critico.

Ciao a tutti e scusate il lungo post.

Gianni

ps l'ultimo video sulla tecnica è molto interessante...tanto che ho preso il testo di Cortot...però posso solo leggerlo...non oso proporlo alla mia insegnante visto che al momento lei va per altre strade.

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Ma certo che puoi darmi del tu !! :P

Oddio no !! Che ti ho fatto capire ?? Sorridevo perché dal tuo post ho notato che avresti voglia di fare molto di più ma hai l'insegnante che ti mette a freno...

Probabilmente venendo dal mondo della chitarra avrai bisogno di entrare nell'ottica della tecnica pianistica, quindi probabilmente vuole concentrarsi sul sciogliere bene le dita e creare indipendenza. E' in ogni caso troppo presto per dare giudizi e comunque, anche se non fossi d'accordo su un metodo non mi permetterei mai, professionalmente parlando, di dare addosso a persone che non possono neanche rispondermi, ma soprattutto non è nel mio stile. Le decisioni che ha preso la tua insegnante le avrà sicuramente prese rendendosi conto di ciò che c'è da fare e nella sua esperienza, sono sicuro che sappia bene come procedere. Oltretutto qui non siamo giudici, miglior giudice di te non c'è nessuno. Se ottieni buoni risultati significa che il metodo funziona e come abbiamo detto anche in questa sede il buon insegnante è quello che riesce a vedere subito con chi si sta lavorando e come lavorare su quel soggetto per produrre risultati... Se anche tu ti accorgi di ottenere buoni risultati allora la qualità dell'insegnante è confermata (questo poi varia da soggetto a soggetto, non è il tuo caso, ma ci sono anche quelli che sono di coccio, a prescindere dall'insegnante ;) )...

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Bene. Sono d'accordo con Simone. Del resto non siamo qui per giudicare il lavoro di nessuno. I risultati dipendono al 50% dall'insegnamento al 50% dal talento e dalla dedizione dell'allievo. Molti metodi possono essere giusti. Anche se possono portare a risultati diversi. Trovo buona la cautela della tua insegnante. Sentirai tu, dentro di te, dopo un periodo di tempo, se le cose vanno bene per te.I libri da me citati devono essere usati come manuali e formulari. Lo studio migliore è quello applicativo alla presenza di un insegnante, che sceglierà di trattare quelle parti di cui l'allevo ha più urgantemente bisogno.

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Lei sostiene che lo studio a mani separate si fa solo in casi particolari, cioè quando qualcosa non funziona bene.

 

Ti dirò, c'è una fetta di repertorio nella quale serve veramente poco e niente...vedi ad esempio le fughe, dove è meglio suonare voce per voce e combinazioni di esse.

 

In altri ambiti può essere fondamentale, urgono esempi ma soprattutto uno alle prime armi non si può esimere da affrontare le difficoltà gradatamente anche se vuol dire curare separatamente il lavoro delle due mani ;)

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