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Piano Concerto - Forum pianoforte

Modulazione al terzo grado maggiore


Aspirante
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Come fareste a modulare al terzo grado maggiore? (Partendo da una tonalità maggiore)

 

Ad esempio da do maggiore a mi maggiore?

 

Be'... Ravel l'ha fatto in modo diretto, nella frase conclusiva del Bolero: dopo tante ossessive ripetizioni del tema, sempre in do maggiore (pure l'idea secondaria sembra andare sul fa minore, ma in fondo converge sempre a do maggiore), improvvisamente arriva inattesa una "liberatoria" modulazione a mi maggiore (al secondo rivolto).

 

Volendo rimanere nell'ambito dei passaggi "permessi" in armonia classica... visto che mi minore è un "tono vicino" a do maggiore, si può far finta di modulare a mi minore, per poi inserire il sol#. Magari utilizzando l'accordo del Vi grado che è in comune alle due tonalità. Ad esempio:

 

do sol mi do

la la mi do

si fa# re# la

mi mi (unisono) mi sol#, oppure mi (basso) mi mi sol#, oppure ancora, per non triplicare il mi, l'ultimo accordo può essere mi sol# si sol# (in tal caso il re# non risolve sul mi: eccezione "di Bach")

 

oppure:

 

do sol mi do

la la mi do

la (legato al precedente) fa# re# si

sol# mi mi si

 

Ciao!

Gino

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Ciao Aspirante!

Sì, in effetti mi sono completamente dimenticato di questa discussione!

Adesso cerco di rimediare. In realtà, sto avendo anche dei problemi con la funzione ALLEGA FILE dell'editor di questo forum. Ho appena realizzato un .pdf. Spero di riuscire presto a condividerlo. Altrimenti cercherò di descrivertelo a parole.

cadenza.pdf

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Ciao Strauss,

secondo me, bisognerebbe darsi dei limiti e dei parametri a priòri per capire in che contesto inserire la mia armonizzazione.

In ambito didattico, ci sono varie scuole di pensiero, che tollerano più o meno certi procedimenti e/o certe risoluzioni eccezionali.

L'armonizzazione che propongo è molto ambigua, su vari fronti e, in quanto tale, può essere interpretata in modo diverso una sua presunta "correttezza" o "scorrettezza". Immagino che, come SENSIBILE, tu ti stia riferendo al sol#.

Di norma, dovrebbe essere così; soprattutto se, contemporaneamente alla sensibile fosse presente la contro-sensibile (ossia la settima dell'accordo); non essendoci, la sensibile si trova già in una posizione meno svincolata del previsto. D'altro canto, il procedimento cromatico SOL naturale, SOL#, stilisticamente vorrebbe il LA; ma io la vedrei solo come un vincolo stilistico.

Inoltre, avrei potuto essere anch'io più rigido riguardo la risoluzione della sensibile se questa avesse formato una tangibile (e non solo nominativa) dissonanza; cioè, il SOL# con il basso DO, sostanzialmente forma una SESTA MINORE, intervallo che, in ambito contrappuntistico, è considerata una consonanza, così come tutti gli altri intervalli armonici: tutti consonanti. Certo, l'accordo di DO5+ destabilizza non poco l'orecchio di un ascoltatore abituato a successioni armoniche stereotipate ma è una sensazione breve poiché il basso DO che ritarda la quinta (SI) dell'accordo successivo di MI+, riporta il circuito armonico verso sonorità più rodate. Per dirti...se io fossi un insegnante di armonia chiamato a valutare questa armonizzazione, l'accetterei senza discutere tanto; anzi, forse approfondirei il discorso stilistico discutendo sulla mancata successione cromatica SOL-SOL#-LA; ma sull'assetto armonico non avrei nulla da dire. Se la stessa armonizzazione fosse proposta ad uno dei miei ex insegnanti di armonia, l'avrebbe cestinata senza pietà! ;-S

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Francamente non capisco qual'è il problema del sol#, sarebbe la sensibile di quale scala?

 

mi sembra una semplice nota di passaggio su una triade eccedente che per definizione è trivalente.

Inoltre ScalaQuaranta a veva premesso che la soluzione era fuori da vincoli stilistici...per capirci, mi sembra ovvio che è una soluzione che non poteva usare Beethoven :)

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Il problema del sol-sol# del soprano non c'è in quanto non è una sensibile, ma, come dice Eagle, una semplice nota di passaggio, che io avrei fatto salire al la, modificando però il tenore per evitare le otttave ... ma in questo caso accetto la discesa al fa# se melodicamente a te piace così ...

 

io intendevo il passaggio delle ultime due battute ...

con il re# del contralti che invece di andare al mi va al si ... il tritono con il tenore che ha il la non risolve nel modo giusto e si sente ... quindi o metti l'unisono tra S. e C. altrimenti devi cambiare le cose.

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A me il tritono piace, anche se si sente qual'è il problema. Giusto? Rispetto a quali vincoli estetici? Chiedo perchè in una libera armonizzazione non mi aspetto obiezioni su una soluzione storicizzata da un secolo...

 

Sarebbe carinio collocare il frammento di Scala in un brano di ampio respiro e capire se è o meno in contesto, ma è una verifica inapplicabile allo stato dei fatti.

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non è che a me non piace il tritono in se, anzi lo uso quasi sempre nlle mie composizioni, non mi piace come risolve in questo caso ... io sostengo che un armonizzazione può essere libera e inserita in un qualsiasi contesto, ma certi limiti minimi ci devono essere ... tanto per concretizzare :

 

non ammetto le quinte, a meno che non siano messe apposta.

ammetto le ottave, purche non siano nelle voci estreme.

ammetto il raddoppio del III° grado purche non sia a soprano e contralto senza niente in mezzo.

ammetto la 7^ di dominante presa per salto, ma non ammetto che risolva per grado ascendente o per salto.

non ho nessun limite sulle modulazioni, anche enarmoniche.

e così via.

 

Per limitarci al nostro caso se il re# della 3^ batt. invece di una semiminima che salta di terza giù, fosse stata di 2 ottavi per moto discendente re#-do# per risolvere sul si, quasi quasi ci sarebbe anche stata, perchè l'effetto del salto della sensibile sarebbe stato mitigato dalla nota di passaggio dò# e, essendo una voce interna, non avrebbe comunque guastato la melodia fa#-mi.

 

Per come la vedo io, armonizzare in modo libero non vuol dire dimenticare tutte le regole studiate in armonia, quindi libero si, ma non troppo.

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guardate che la risoluzione del RE# la utilizzava Bach nei corali.

D'accordo, quella è musica; qui, invece, se non ho capito male, si sta parlando di armonia a livello didattico, diciamo, per "farsi le ossa".

Concordo con Strauss. Il rigore di questa disciplina è fondamentali per "farsi le ossa". Non ho perso tanto tempo per verificare metodicamente se l'armonizzazione fosse priva di errori; avevo premura di mostrare l'uso che secondo me si potrebbe fare dell'accordo di 5+.

Ma tornando sul RE#, mi sembra di ricordare che quel tipo di risoluzione sia ammessa anche da trattati di armonia accademici, tipo il DE NINNO. La regola, che ricordo benissimo recita più o meno così:

 

E' ammessa la risoluzione eccezionale della sensibile se:

 

  1. ciò avviene in fase di cadenza perfetta V-I
  2. se la sensibile è assegnata ad una parte interna
  3. se la parte immediatamente superiore a quella della sensibile risolve al posto della sensibile che, eccezionalmente, scende di terza.

Il tutto è ancor più preferibile se la voce a cui è assegnata la sensibile e la voce immediatamente superiore ad essa abbiano un registro vocale simile (p.es. soprano-contralto; oppure tenore-basso; totalmente da bandire, p.es. contralto-tenore)

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A me ha molto incuriosito la perseveranza di RStrauss nel sostenere la "Giusta" risoluzione del tritono che vorrei esemplificasse tramite qualche composizione, del secolo scorso.

 

Ad esempio si potrebbe prendere qualsiasi brano dodecafonico e verificare se esiste un giusto e in relazione a quale estetica.

Stessa proposta partendo da un brano jazz degli ultimi 50 anni.

 

Di fatto mi sembra che la domanda di Gerardo sia stata elusa, nel senso che chiede esattamente:

 

 

Rispetto a quali vincoli estetici?

 

Mi sembra di capire che RStrauss vede una relazione fra risoluzione della sensibile e il tritono.

 

Armonicamente non è corretta : la sensibile non risolve sulla tonica.

 

Se uno parla di sensibile si riferisce ad un contesto tonale...che sappaimo tutti non è l'unico contesto. E mi domando se oggi come oggi la sensibile deve risolvere?

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