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Piano Concerto - Forum pianoforte

Come Mai Il Jazz Non è Tanto Diffuso?


camy86
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Come da titolo. Eppure è una musica popolare: come mai è un genere che ascoltano così in pochi? Troppo difficile oppure le orecchie della gente sono pigre? Voi cosa ne pensate? Improvvisate qualcosa ogni tanto su qualche standard o leggete qualcosa in stampo jazzistico?

Questa discussione anche nasce dal fatto che ogni tanto penso:"Ma cavolo, per essere scritta la musica la bisogna saper improvvisare, altrimenti come si costruiscono le fondamenta di una composizione? Se Bach, Beethoven, Chopin, ecc. non fossero stati in grado di improvvisare, come avrebbe fatto la loro musica a prendere forma?"

Sbizzarritevi. :lol:

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Personalmente parto dal presupposto che sono musicalmente e culturalmente ignorante in materia e a livello estetico non sono mai stato molto attratto dal genere della musica Jazz, anche perchè, come il Blues, la si riconosce subito ha quel sapore particolare inconfondibile ... gli unici musicisti che mi piacciono sono Alan Holdsworth, Pat Metheny il compianto Shwan Lane, che oltretutto suonava il Piano meglio della chitarra :lol: e il mitico Franco Cerri, che fra l'altro ho conosciuto abita vicino casa mia. :)

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Personalmente parto dal presupposto che sono musicalmente e culturalmente ignorante in materia e a livello estetico non sono mai stato molto attratto dal genere della musica Jazz, anche perchè, come il Blues, la si riconosce subito ha quel sapore particolare inconfondibile ... gli unici musicisti che mi piacciono sono Alan Holdsworth, Pat Metheny il compianto Shwan Lane, che oltretutto suonava il Piano meglio della chitarra :lol: e il mitico Franco Cerri, che fra l'altro ho conosciuto abita vicino casa mia. :)

 

Se posso essere franco io all'inizio (circa 3 anni fa) non ero entusiasmato dal jazz: il blues mi è piaciuto quasi da subito, visto che da adolescente ho ascoltato molto hard rock (e lo ascolto ancora) che nelle strutture armoniche e ritmiche prende molto spunto da quest'ultimo, ma ho sempre trovato di essere limitato pur essendo in libertà quando improvvisavo (e improvviso). Ho trovato prima nel rock progressivo, poi nel jazz libertà e mi si è aperto un mondo.

Vorrei sapere chi, magari venendo da un percorso classico non riesce ad improvvisare: è perchè non è capace o perchè non gli è stato mai insegnato?

D'altronde anche quando si esprime un concetto si improvvisa con le parole per arrivare al risultato della comunicazione. Non è forse un procedimento analogo nel mondo della musica (anzi in questo mondo meraviglioso è più immediato)?

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Guest Gennarino

Purtroppo le cose non sono cosi' semplici come pare!

Prima di avventurarci nelle cose difficili, facciamo un poco di discorsi semplici (!!!!).

Cosa significa improvvisare ?

Significa risolvere un problema con quello che si ha a disposizione?

Significa fare cose che appaiono originali in pochissimo tempo?

Significa creare forme/strutture/risposte/teorie che nessuno ha mai prima immaginato?

In effetti, nessuno ha ancora capito bene che significhi improvvisare, ma nemmeno comporre (e, io dico, nemmeno eseguire!).

Quindi, credo che il discorso che potremmo fare al riguardo rischia di non condurre da nessuna parte, perche' ognuno di noi da' alle stesse parole significati diversi.

 

Passando a un piano ancora piu' difficile e intricato, ricordiamoci che noi ci muoviamo secondo schemi concettuali che sono largamente frutto di una cultura razionalistica e deterministica. Essa, da un lato, ha rappresentato il piu' sensibile vantaggio dei paesi occidentali nella lotta economica ma, dall'altro, e' anche responsabile dell'appiattimento culturale, ove non sia opportunamente mitigato da sensibilita' e attenzione alle diversita'.

Ad esempio, noi diciamo che la musica occidentale scritto e' musica colta. Forse che l'altra e' incolta?

Ancora, definiamo popolare la musica di un certo tipo, basandoci sulla apparente semplicita' (ritmica, armonica, melodica) della stessa. Purtroppo, nel fare questo, ignoriamo del tutto il valore enorme di trasmissione culturale che la stessa ha avuto e un bel poco di altre cose; inoltre assumiano, diciamolo pure, un atteggiamento un poco (?) snob.

Questo mio richiamo non e' casuale.

Ad esempio, PianoScholar sostiene che non e' attratto dal Jazz (puo' farlo benissimo, perche' e' una questione di gusto) "anche perchè la si riconosce subito ha quel sapore particolare inconfondibile" (questo non puo' farmelo! Se adotto questo criterio debbo buttare via Mozart, Chopin, Bach,etc....., "perchè la si riconosce subito ha quel sapore particolare inconfondibile"!) .

In effetti, anche l'improvvisazione ha delle regole o schemi, a seconda dei generi piu' o meno nascosti; comunque, le migliori improvvisazioni cercano di non usare che pochi schemi, molto semplici, ma con una grande capacita', con pochi utilizzi o iterazioni, di "atterrare in un mondo nuovo".

Questo mondo puo' essere ritmico, melodico o anche di tipo completamente diverso, come ad esempio avviene nella musica indostana.

Alla fine, improvvisare puo' non essere diverso dal comporre, anche se noi diamo al termine composizione un significato tipicamente "moderno".

Non a caso Camy86 ricorda che l'improvvisazione che "tutti" eseguiamo continuamente e' nella costruzione del linguaggio, per comunicare concetti.

Qualcuno li scrive e sono belli e sono poesie o spartiti musicali. Qualcuno li legge/esegue e sono interpretazioni.

Per tornare infine alla domanda iniziale, io credo che il Jazz sia poco praticato perche' farlo bene e' difficile (come eseguire bene musica classica, forse anche di piu') e, se non mi credete, provate un poco a mettere mano al libro di Oscar Peterson.

Ma e' sopratutto difficile perche', a differenza dell'interpretazione, la dimensione dell'improvvisazione (di qualita'!) e' piu' sottile e impercettibile di quella interpretativa, in quanto piu' vicina alla creativita' e piu' distante dalla introspezione.

Infine, vi consiglio una gradevole lettura :

 

Carlo Serra, Sull'improvvisazione http://users.unimi.i...m1/dm1impcs.htm

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Nella Musica tutti sappiamo distinguere L'Armonia dalla Melodia. Parlo di musica tonale.

 

Quando uno compositore armonizza una melodia o crea un contrappunto, alcune note dell'"Impalcatura" tonale si incontrano, si baciano, si riconoscono e tutto ci sembra logico e piacevole. in una melodia sappiamo ben riconoscere le note appartenenti all'armonia che la governa, che l'accompagna. Sappiamo, sempre nella melodia, poi individuare quelle note vanno a riempire il passaggio tra due note tonali ( appunto quelle che si chiamano note di passaggio). Sappiamo anche riconoscere quelle note che si discostano dalle note tonali e che ritornano, dopo una piccola"passeggiatina", di nuovo sulla nota dell'accordo( sono appunto chiamate "note di volta"). Note dell'accordo tonale, note di passaggio e note di volta creano il "motivetto".

 

Ora si pensi un po' che nel Jazz ( che non mi appartiene, che mi stupisce, che mi affascina, che mi impressiona) addirittura improvvisando tutto questo, si aggiungono, nella fantasia dell'Artista altre note estranee, consonanti e/o dissonanti che costituiscono il suo "sale", il suo "condimento" personale. Più questo modo "ironico" di esprimersi diviene riconoscibile, più, secondo me, si eleva lo stile di quel Jazzista o improvvisatore che dir si voglia. A volte non si riesce ad ascoltare il compimento di una idea, che subito se ne apre un'altra, non coincide quasi mai l'ortodosso "ordine del movimento"( definizione platonica del ritmo) al quale siamo abituati in natura ( tutto è quasi sempre in sincope e quindi contro natura). Tutto è diverso e sconvolgente e ci porta nel mondo dell "trasgressione musicale".

 

La saporita pietanza non è per tutti.

 

Ho grande rispetto per chi pratica il Jazz e credo che abbia una "marcia diversa" ( ....Vedete, non dico una marcia in più).

 

Da un concerto jazz si esce smarriti. Non sappiamo, all'entrata, quello che troviamo e, all'uscita, ancora dobbiamo convincerci del tutto. Un procedimento e una "nutrizione" completamente diversa dal "Classico". Qui attendiamo di ascoltare una sonata di Beethoven e mettiamo in attività i nostri modelli di verifica, i nostri giudizi. Là siamo disarmati e il fascino ci pervade. Nel Jazz entriamo sempre in un mondo sconosciuto, che definirei l'Avventura della Musica.

 

Buon ascolto

Paolo

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Guest Gennarino

Esattissimo, Paolaccio!

 

E' proprio un procedimento diverso e mi piace un mondo il concetto del mondo dell'avventura che Tu esprimi!

E' proprio quello che ho provato io la prima volta, quando quel fantastico geniaccio di Umberto Apicella (un sassofonista di Cava dei Tirreni con cui ho avuto il mio primo complesso, quando suonavo la chitarra), mi ha fatto sentire il brano di cui riporto sotto un pezzo, a me che suonavo Sor, De Falla, Pujol, Diabelli, etc...)!

Cristo - pensai - qui ti puoi persino perdere e non trovare piu' l'uscita !!!!!!!!!!

 

Charlie Parker - I've Got Rhythm (Best jazz ever) di George Gershwin

ve Got Rhythm.mp3

 

Saluti a Tutti e buona discussione!

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E' giusto trovarsi un pò dispersi. Questa registrazione penso sia dell'epoca bebop: infatti ci sono molti cambi di scale perchè è stato una rivoluzione che ancora oggi mereviglia per l'originalità. Ma il jazz non è solo "dispersione". Si pensi a Lester Young, Louis Armstrong, Miles Davis.

Un esempio su tutti: il solo di Miles (quello di tromba, per chi non fosse pratico) che è basato su due scale doriche (come tutto il pezzo), è di una bellezza strabiliante. Il solo dopo, di Coltrane caratterizzato dalle sue continue "scorribande" può indurre allo smarrimento: a me però piace perdermi :lol:

http://www.youtube.com/watch?v=DEC8nqT6Rrk

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Guest Gennarino

@Camy86

 

Forse la mia esclamazione ha indotto a pensare che l'affermazione avesse un significato negativo, ma non e' affatto cosi'!:lol:

Perdersi e non ritrovare l'uscita significa che questo e' un nuovo e diverso Universo, dal quale si puo' anche non tornare indietro per quanto e' immenso.:)

 

Spero che ora sia chiaro quanto affermato.

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@Camy86

 

Forse la mia esclamazione ha indotto a pensare che l'affermazione avesse un significato negativo, ma non e' affatto cosi'!:lol:

Perdersi e non ritrovare l'uscita significa che questo e' un nuovo e diverso Universo, dal quale si puo' anche non tornare indietro per quanto e' immenso.:)

 

Spero che ora sia chiaro quanto affermato.

No, figurati: io volevo solo precisare, ma condivido sia il tuo pensiero che quello di Paolo. ;)

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Siete inevitabilmente contagiati ed immersi nel discernimento profondo dell'immenso viaggio musicale!!!!!!!!

 

Totalmente!

Volevo segnalare, per chi non lo conoscesse, questo pezzo:

http://www.youtube.c...h?v=RjM8G4VwAqY

Con questo pezzo mi meraviglio ogni volta come la semplicità sia forse la cosa più complicata da raggiungere.

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Guest Gennarino

Carissimi Camy86 e Paolaccio PianoExpert,

quando l'altra sera ho ascoltato il link proposto da Camy86, mi è venuto in mente, invece questo :

 

 

 

nella interpretazione di Ciccolini.

 

 

Ricordate che ci sono un poco di anni di differenza!

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Carissimi Camy86 e Paolaccio PianoExpert,

quando l'altra sera ho ascoltato il link proposto da Camy86, mi è venuto in mente, invece questo :

 

 

 

nella interpretazione di Ciccolini.

 

 

Ricordate che ci sono un poco di anni di differenza!

 

Mi hai letto nel pensiero!

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