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Piano Concerto - Forum pianoforte

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micamahler
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Ho ben poco da dire, per quanto sia già stato (giustamente) notato che non bisogna solo linkare dei video ma esprimere qualche commento in merito. Trovo questo video davvero d'impatto e non nego che ciò sia in gran parte dovuto a un primo piano di questo tipo che sortisce sempre il suo effetto.

Ciononostante mi andava di condividerlo, nel caso qualcuno se lo fosse perso.

Ma una domanda ce l'ho: il movimento che fa a 0:32 è un movimento tipico ed io non l'ho mai visto o è, a suo modo, un po' particolare? Sembra che voglia esprimere una chiusura di frase ma io sento piuttosto l'inizio di una frase successiva.

 

http://www.youtube.com/watch?v=S8YUIG3YgxQ

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A 0:32 LB chiude un suono sul primo mov. della battuta con un gesto verticale verso il basso, solo che il suono nel video si sente pochissimo. Sul 3. mov. della stessa battuta dà un attacco, con un gesto orizzontale (che lui fa partire con le braccia incrociate). ;)

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Devo ammettere che nei confronti di LB rischio di essere poco obiettivo... Ne sono follemente innamorato e a lui sono disposto spesso a perdonare cose che non perdonerei nemmeno a me stesso :P Detto questo, in particolare riguardo a Mahler (ma non solo) trovo che le sue letture (e le argomentazioni che porta a suffragio) siano al limite dell'ineguagliabile, per profondità e penetrazione dei più intimi, violenti e contrastati significati del linguaggio mahleriano, che forse Bernstein ha capito come pochi altri, pur affrontandolo, da par suo, con ben identificabile personalità. Per cercare di essere il più oggettivo possibile (cosa che, come ti dicevo, nel caso di LB mi riesce quantomai complicata), direi che l'esuberanza di questo sommo musicista (parlo di Bernstein) ben si sposa con un linguaggio, quello di Mahler, che è fatto di tali contrasti, tali eccessi a volte, che hanno bisogno di "essere tirati fuori", di essere esagerati e non smussati.

 

Oggi forse, dopo un secolo di Mahler (ma non dimentichiamo che la prima integrale mahleriana in Italia è stata quella di Claudio Abbado alla Scala alla fine degli anni '60, incredibile ma vero...); dicevo, dopo un secolo di Mahler abbiamo, sia i musicisti sia gli ascoltatori, acquisito una familiarità che senz'altro al tempo di Bernstein era quasi un'utopia. Memorabile è la sua prova coi Wiener (per i quali tra l'altro quelle sinfonie furono scritte) con Bernstein costretto a sudare sette camicie di fronte ad un'orchestra recalcitrante, che rifiutava di suonare quella «musica di merda» (parole loro, citate proprio da LB). Mahler diceva che «nella partitura è scritto tutto, tranne l'essenziale» e penso che Bernstein fosse in grado di tirar fuori proprio quell'essenziale.

 

Un approccio totalmente diverso alla sua musica, che apprezzo moltissimo anche se parrà strano viso ciò che ho appena detto, è quello di Pierre Boulez, che raggiunge nella musica di Mahler esiti altissimi, a mio parere, partendo da un'angolazione del tutto differente. Bernstein esalta l'aspetto emotivo di quella musica, usando delle partiture tutto ciò che può "servire allo scopo", mentre Boulez esalta delle partiture la costruzione meticolosa, il gioco di colori soprattutto, pulendo e limando la tavolozza perché quel "tutto" che Mahler ha scritto sia reso con la massima fedeltà (e, devo dire, ci riesce come pochi). A quel punto, l'"essenziale" emerge con una potenza del tutto diversa da quella sprigionata dalle letture di Bernstein, perché nelle letture di Boulez l'essenziale sembra esplodere direttamente dalla pagina scritta, cui il direttore francese riserva un rispetto che ritrovo solo in alcuni direttori che si occupano del repertorio barocco.

 

Questo, a mio parere, conferma una cosa che continuo a trovare esaltante, nel far musica: il testo, l'autore, sono il punto di partenza, il solo e l'unico. Mai e poi mai un musicista dovrebbe mettersi davanti alla musica che interpreta. Ciononostante, gli esiti possono essere così sorprendentemente diversi da eliminare qualsiasi preoccupazione di perdita di varietà, perdita di fantasia, nel seguire un testo scritto che, per il tipo di linguaggio che usa, è tra i più "interpretabili" tra tutti. Anzi: come dice Brendel, ci vuole molta più fantasia se si cerca di essere fedeli ad un compositore di quella che ci vuole se ci si prendono troppe libertà, perché un arbitrio può essere malamente mascherato da fantasia, mentre la mancanza di fantasia tale è e tale resta.

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