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Piano Concerto - Forum pianoforte

Come Affrontare La Prima Sonata Di Mozart


carletto
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Discussione interessante. Anche se non è esauriente, potete vedere il mio video Tutorial sulla sonata di Mozart K330. Primo e secondo tempo.

 

Ora, riguardo alla "diteggiatura", vorrei abolire questo termine. Quale diteggiatura? Tu quale usi? Sulla tale edizione è segnato.... ecc...

 

Già Frank, implicitamente e non solo, nelle sue parole invoca la "naturalezza". Non esistono regole precise. Non devono esistere, secondo me. ( Evito di ripetere sempre "secondo me". Le mie affermazioni non devono sembrare "assolute"..."secondo me"...sottintendetelo sempre!)

 

Vedere i Grandi va bene, ma una diteggiatura che va bene per Gould può non andar bene per un altro pianista ( magari "per assurdo" anche più "abile" di Lui). Perché??

 

Bella domanda!!!!

 

Ritorniamo al principio del "gesto pianistico" ...di quella successione di movimenti che permettono al pianista di risolvere il passaggio da eseguire con "disinvoltura". In ogni pianista, il gesto si realizza in modo diverso.La diteggiatura scelta, quella giusta, quella che si confà alla conformazione della propria mano ( è qui il lepre!) , quella offrirà anche visivamente quella disinvoltura che è sorella della "facilità". Una volta, un amico, mi ha detto: "Quando suoni sembra che non fai niente". E' un bellissimo complimento.

In realtà tutto ciò che vediamo "facile" sottintende un grande lavoro fisico e mentale. Il "concetto dell'Anatra". Quando vediamo l'anatra correre sul pelo dell'acqua, ci sembra leggera e rilassata. Sembra che per lei tutto sia facile....ma sotto, nell'acqua, dove non vediamo, c'è un grande lavoro!!!!

 

Ora senza parlare di "consigli"...vorrei suggerire a chi inizia di crescere e lavorare, cercando di capire cosa è meglio per la propria mano. All'inizio dovrebbe essere compito del bravo Insegnante, che, osservando l'allievo, gli suggerisce le posture e le diteggiatura più adatte al lui e a lui "in quella fase di studio". Infatti mai una diteggiatura può essere "per la vita". Il progredire ci fa, naturalmente, a rivedere certe posizioni e certe suluzioni tecnico- musicali.

 

Riguardo a Mozart il discorso è infinito, come infinita è la Sua Musica. Mi ha detto una volta un amico pianista alla fine di un suo concerto: "quando suono Mozart sento un pizzicorino sotto le dita!!!! E' una musica diversa da tutte le altre!" Potrebbe sembrare banale, ma non lo è!

 

Suggerirei di curare, con ben suggerisce Frank e altri, gli abbellimenti. Mai come in Mozart, gli abbellimenti sono fondamentali. Non è che non lo siano in Bach o Beethoven, ma in Mozart il "rossetto" e "l'ombretto" si illuminano di luce!!!! Consiglio vivamente il libro di Badura Skoda che cito nel mio tutorial. Lo trovo un lavoro eccellente. Parla degli abbellimenti e della Musica del Grande Autore in generale. Bellissimo.

 

In Mozart si possono sperimentare tutti i gesti fondamentali di base della tecnica pianistica. Studiare un poco a mani separate ci aiuta a capire quali sono gli elementi e quale gesto fondamentale associare ( ved. Video).

 

Poi iniziare a suonare a mani unite per frasi, o megli per mezzefrasi...o anche per incisi. Suonare non "lentamente"....ma " a rallentatore"( Questo argomento è stato affrontato in un altro post). Controllare moltissimo gli attacchi e gli "incontri" mano sinistra-mano destra. Arrivare alla velocità suonando quasi al giusto tempo con fermata sugli accenti delle unità di tempo ( in 2/4 su ogni quarto e successivamente con fermata solo sul primo accento della battuta) . Sentiremo dove è più opportuno fare la fermata, quano avvertiremo una piacevole sensazione di "senso compiuto". Suonare a tempo giusto con fermata non snatura, non altera i gesti e ci mostra, prima ancora dell'esecuzione definitiva, che cosa debbiamo fare e fare bene in velocità. Possiamo rendere la fermata lunga quanto vogliamo, ma quando ripartiremo, dovremo farcela ad arrivare all'altro accento. E' come avere dei massi distanziati nell'acqua, sui quali dobbiamo saltare per raggiungere la meta. Dopo aver suonato il frammento analizzeremo gli errori...magari quegli errori che in velocità si verificano....e al rallentatore no!!!

 

Tante altre cose che anche il vigile Maestro suggerirà.

 

Tutto in Mozart è "puro" "essenziale" e la sua musica mette un po' paura forse perché mai, come qua, le idee musicali devono uscire con la massima chiarezza e convinzione.

 

Vorrei dire un'altra cosa che mi sta a cuore. E' diffusa convinzione che la musica di Mozart debba essere eseguita con poca espressione e senza pedale. Non mi trovo d'accordo. Sappiamo dalle sue lettere come prediligesse suonare "con sentimento"( naturalmente espressione diversa da quella del romanticismo). Il pedale, sapientemente usato, rende il suo suono più brillante e legato. Consiglio di ascoltare le ultime incisioni di Brendel edite dalla Philips ( alcune prese dal vivo)!!! Ascoltate il rondò in la min, così "espressivo"!!!! Naturalmente osserverete come anche non essendo rigorosissimo nel tempo, l'ascoltatore non avverta questa flessibilità o almeno la renda accettabile. Mai come nella musica di Mozart, la "gestione" del tempo deve essere tranquilla e senza frenetico rigore. A volte si "corre appresso al tempo"! Quel prezioso giocattolo chiamato "Metronomo" può essere di grande aiuto, ma può diventare il peggior nemico. I respiri, i fraseggi e il conseguente "recupero del "tempo giusto" non possono essere realizzati " a tempo di metronomo", ma vanno realizzati con sapienza. Via via con la crescita e con la maturazione artistica, l'allievo imparerà a gestire il suo "meronomo interno". Mai rallentare "le note" bensì rallentare il "motore del ritmo".....non usare il freno...ma scalare la marcia!!!!

Buona Musica

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  • 3 months later...

Vorrei aggiungere un parere da ultimo arrivato :-)

 

Il trillo migliore è quello che suona meglio e la fisionomia della mano non permette di fare discorsi assolutistici..cmq il trillo 23 personalmente mi permette di sfruttare il ritorno del tasto se tengo la mano sufficientemente rilassata cosa non pensabile con 13..quindi, trillo di thalberg a parte che non mi ha mai convinto del tutto soprattutto per via della risoluzione se si esegue libero, in Mozart e nei trilli a bassa dinamica prediligo 23 in bach 13..e ribadisco che senza mano rilassata il risultato sarà sempre mediocre..

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Dimenticavo una cosa..

Un sistema che ho inventato ma che magari esiste già per il trillo libero è quello di allenarmi anche facendo il trillo misurato con la destra sempre alla stessa velocità e variare quella della sinistra ad esempio con un basso albertino..sembra una cavolata ma mi ha dato grandi benefici perché anche se in termini assoluti la destra rimane costante in relazione alla sinistra cambia continuamente rapidità..

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Onestamente quando capita un trillo non mi metto a guardare molto la diteggiatura, a meno che non capito con 45. Certo nei trilli lunghi è meglio studiare la cosa separatamente. Mi sembra di averlo già detto in un post. Solitamente li studio al contrario. Parto dalla fine, dall'ultimo quarto dove risolve e torno indietro, ultimi due quarti, ultimi tre quarti e così via fino ad arrivare al trillo completo.

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Discorso molto complesso. Le diteggiature fanno i conti con l'evoluzione delle scuole pianistiche ( quelle serie), con l'evoluzione del nostro strumento, con la conformazione della nostra mano...con la nostra capacità di coordinamento delle dita.

C'e poi da dire che anche nei Grandi pianisti possiamo osservare diteggiature diverse da loro scelte. Io mi chiedevo sempre perché Rubinstein, nei trilli sui tasti bianchi, usasse 231323132313 invece che 23232323 o 13131313,. Gli era semplicemente più naturale e apparteneva ad una scuola del passato. Con i moderni strumenti, si possono osare diteggiature più ardite ( purché siano ben regolati), come pure si possono fare ribattuti con lo stesso dito. Mi piace l'osservazione di Frank a proposito degli strumenti antichi. Suonandoli e ascoltandoli, ci si può rendere conto di come realizzare gli abbellimenti "giusti".

 

A proposito di Mozart, consiglio di leggere il libro "L'interpretazione di Mozart al pianoforte" di Paul Badura Skoda e della moglie Eva. Edizione Zanibon. C'è un lungo capitolo sugli abbellimenti, molto valido e molto logico, che può fornire al pianista una criterio per ben risolvere gli abbellimenti del grande Autore.

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