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Piano Concerto - Forum pianoforte

Frank

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Tutto postato da Frank

  1. Buon compleanno a George Enescu! Violinista, pianista, compositore e direttore d'orchestra romeno. (Liveni, 19 agosto 1881 – Parigi, 4 maggio 1955) Paolo Isotta ha recentemente scritto sul Corriere della Sera un bellissimo articolo in occasione dei sessant'anni dalla scomparsa di Enescu , il signore della variazione che spaccava le note in quattro http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/5152-sessantanni-dalla-scomparsa-di-enescu-il-signore-della-variazione-che-spaccava-le-note-in-quattro/
  2. Paolo Isotta ha recentemente scritto sul Corriere della Sera un bellissimo articolo in occasione dei sessant'anni dalla scomparsa di Enescu , il signore della variazione che spaccava le note in quattro Condivido in occasione del suo compleanno Venerdì 1 Maggio, 2015 CORRIERE DELLA SERA © RIPRODUZIONE RISERVATA «Dopo Mozart, George Enescu è il più grande fenomeno musicale venuto al mondo», dice Pablo Casals. Il 5 maggio fanno 60 anni che Enescu ha lasciato questo mondo; e il suo tempo deve ancora venire. Nato in Moldavia, a 14 anni abbandonò Vienna, ove aveva già conseguito tutti i diplomi, per stabilirsi a Parigi, ove, per la Composizione, fu allievo di Massenet e di Fauré. Fu uno dei massimi violinisti mai vissuti: fu pianista virtuoso; fu direttore d’orchestra. L’eccesso delle qualità gli nocque: sottraeva ore al sonno per comporre. Fu uno dei più grandi autori del Novecento. All’inizio del secolo divennero assai note le due sue Rapsodie romene per orchestra: e sebbene, in ispecie la Seconda, siano d’una nobiltà e d’un’ispirazione altissime, lontane dal facile folclore (penso a Aus Italien di Strauss), anche il loro successo a Enescu non giovò. Mostro subito una conseguenza di tale equivoco: nel suo unico Dramma musicale, Oedipe (prima rappresentazione a Parigi nel 1936), egli ricorre, per taluni punti, a tecniche proprie della musica popolare della sua Patria: con ciò tutti parlano di una sorta di sincretismo da parte sua della realtà popolare rumena con l’antichità classica. In fatto, Enescu studia un’antichissima tradizione affondante le sue radici nella Dacia e nella Scizia indoeuropee donde la Romania latinizzata proviene: egli vi trova le tracce d’un nomos primordiale comune a tali genti come all’Ellade. Allo stesso modo il Maestro studia la fastosa polifonia barbarica del canto liturgico bizantino con la sua cosiddetta eterofonia e ne fa un’applicazione modernissima già nelle sue Sinfonie. Ma in Europa i creatori in possesso di una cultura sufficiente a trasporre in invenzione viva e autonoma l’antica modalità sono Maurice Emmanuel, Gino Marinuzzi (col Poema sinfonico Sicania , del 1911, e con l’Opera Jacquerie , del 1917) e Franco Alfano: già con Risurrezione , del 1904, che una letteratura superficiale considera Opera «verista»; e con La leggenda di Sakuntala , del 1921, ove l’Autore ricrea le antiche ragas indiane anticipando di decennî Olivier Messiaen; e il più grande di tutti, Karol Szymanowski, morto nel 1937. Enescu è grande già a 24 anni con la Prima Sinfonia . Un primo tempo di ben costruita forma-Sonata cede il passo a un Lent : dopo un appello del corno sinistri echi dei corni con la sordina portano a un oscuro pantano cromatico nel quale armonia e melodia quasi affondano: e se proprio si vuol vedere un’influenza di Wagner essa è qui, in questa sorta di rievocazione del Preludio al III atto del Parsifal . Quando dal pantano si esce l’orchestra incomincia a cantare con una meravigliosa efflorescenza melodica; e le sensuali armonie dissonanti mi pare debbano più a Franck (penso a Psyché ) che non a Wagner. Il terzo movimento, Vif et vigoureux , relativamente più breve, è una ventata di gioia e giovinezza che passa con grande rifinitura formale e magistrale mano di orchestratore. La vastissima Seconda Sinfonia attinge vertici in specie nei passi di più spinta modernità, ossia nello Sviluppo del primo movimento e nel terzo. È questo bipartito, con un’introduzione lenta e un estesa parte veloce: un capolavoro assoluto di concezione ciclica rispetto al resto della Sinfonia e di elaborazione contrappuntistica conducente alla sovrapposizione e combinazione di tutti i temi. Dal punto di vista stilistico possiamo parlare di una forte influenza dello Skrjabin del Poème de l’extase : influenza che porta, a dir così, a uno Skrjabin depurato dalle scorie teosofiche. La Terza Sinfonia vede uno Scherzo incastonato fra due fluviali movimenti lenti. Il primo, in un’ampliata forma-Sonata, è in un Do maggiore «misolidio»: l’iniziale esposizione del tema principale, che pare sorgere da abissale oscurità, diverrà il metafisico tornar nell’oscurità della fine. Tale esposizione è un’introduzione lenta: il timpano scandisce minacciosi e funebri dattili. Lo Scherzo ( Vivace, ma non troppo ) è la pagina più dura mai scritta dall’Autore. Si vuole intenda esprimere le immagini della più terribile guerra della storia. Una marcia atroce, dello stesso genere di quelle e di Mahler e di Sciostakovic ma non parente a loro sotto il profilo stilistico, cresce avvicinandosi a chi ascolta: magistrale la scrittura delle percussioni; giunta che sia all’acme subentra una sorta di palude cromatica che fa pensare al fango delle trincee; indi una serie di lampi maligni ch’evocano a lor volta le granate, i mortai e i cannoni. Un dissonante Corale degli ottoni, la tromba in posizione acutissima, urla tutto lo strazio; poi il tempo si spegne discendendo verso il silenzio, con ultimi spasimi del controfagotto e dei timpani: la carne è spolpata in scheletro. Insieme con la Danza Macabra dell’Ottava di Sciostakovic, questo Scherzo è il più grande Trionfo della Morte della musica del Novecento. Ma dopo giunge la catarsi. Il Lento ma non troppo finale, che dura 19 minuti, è la purificazione da ogni scoria umana in una contemplazione alla quale può addirsi solo l’aggettivo di sublime: ogni cosa ha la calma metafisica di chi contempla l’umana vicenda da sfere paradisiache; e il coro femminile a bocca chiusa sulla vocale A dona uno straordinario apporto timbrico. Ovvia l’influenza di Sirenes , il terzo dei Nocturnes di Debussy: ma anche qui Enescu salvaguarda la sua originalità. Gli ultimi minuti posseggono colori di diamante ottenuti anche mercé l’uso del campanello. La glorificazione del Do maggiore pare l’esatto opposto dell’inquietante Do maggiore dell’ Ottava di Sciostakovic. L’ Oedipe è uno dei sommi Drammi musicali del Novecento. Il poeta Edmond Fleg inventa con grande arte un testo che parte prima della nascita di Edipo per giungere alla luce di Colono, nel IV atto: Sofocle ne è la fonte principale; ma la lotta di Edipo contro il Destino, il suo ribellarsi a una colpa originaria, egli ch’è innocente, lo conduce a una redenzione attraverso la sofferenza ch’è bensì implicita nel medesimo Sofocle ma qui vien vista come un uomo del Novecento non può non vedere, in chiave anche cristiana. La luce meravigliosa della partitura al IV atto, quel La bemolle maggiore, quel Si maggiore e poi il finale Sol maggiore sono davvero trasfigurati. Al contrario, la cupezza drammatica dei primi tre atti è spaventosa; Enescu v’impiega i mezzi d’un autentico artista d’avanguardia misurando tuttavia ogni particolare. A Sofocle si aggiunge anche, nel II atto, il dialogo con la Sfinge e la sua morte, e i mezzi musicali impiegati ben sovrastano quell’uso dei quarti di tono che piace ai musicologi segnalare e che in qualsiasi altro compositore darebbe fastidio: l’introduzione orchestrale descrive il suo luogo maledetto seminato di cadaveri con colori spettrali che non si sono mai uditi prima, gli archi con sordina e la tromba piccola in Re: e qui il pensiero non può correre a nessuno dei pittori che han raffigurato la scena, nemmeno a Moreau: o nemmeno a questo Moreau: ma a quello di Ercole e l’idra di Lerna . Poi quando il mostro parla una nuova atmosfera timbrica la circonda: qui translucida: armonici degli archi, pianoforte e celesta: translucida ma ancor più sinistra. La partitura, che ha un suono affatto nuovo (inane parlar d’influenza di Stravinskij o altro), è insieme un monumento al dramma (vi è anche un impiego del tutto originale della tecnica wagneriana dei motivi conduttori), all’armonia e all’orchestrazione. Una delle sue cose sorprendenti è l’invenzione ritmica, tanto originale quanto inesauribile; sotto tale profilo l’Autore ha pochi confronti nel Novecento; e la sottigliezza della sua prosodia francese lo rende almeno pari allo stesso Debussy. Delle altre tre Sinfonie di Enescu e della sua musica da camera parlerò in un mio prossimo libro: ma dirò ancora una cosa: nella musica di questo Sommo non troverete mai lo stesso tema enunciato due volte allo stesso modo: la Variazione continua è una delle sue divinità .
  3. Il 18 Agosto del 1942 moriva Erwin Schulhoff (Praga, 8 giugno 1894 – Weißenburg in Bayern, 18 agosto 1942), compositore e pianista cecoslovacco di grande talento e spiccata personalità. Nato da genitori tedeschi di origine ebraica, studiò nel conservatorio di Praga a partire dai 10 anni, grazie alla raccomandazione di Antonín Dvořák, in seguito studiò a Vienna, Lipsia e Colonia. A causa delle sue origini dopo l'avvento del nazismo lavorò soprattutto in Cecoslovacchia. Nel 1939 decise di diventare comunista e richiese la cittadinanza sovietica. Nel 1941 la Cecoslovacchia fu invasa dalle truppe naziste e Schulhoff fece domanda per trasferirsi in Unione Sovietica approfittando del patto Molotov-Ribbentrop che lo tutelava in quanto cittadino sovietico, tuttavia in seguito la Germania invase anche la Russia e Schulhoff, ancora in attesa del documento d'espatrio fu arrestato ed internato nel lager di Weißenburg in Baviera, dove morì di tisi l'agosto dell'anno successivo. Su Wikipedia inglese c'è una pagina molto esauriente: https://en.wikipedia.org/wiki/Erwin_Schulhoff
  4. http://www.lastampa.it/2015/08/13/scienza/ambiente/focus/la-terra-da-domani-inizia-a-consumare-le-riserve-del-QpZtWNWczRYg8h2oqD02FL/pagina.html Non so se qualcuno ha il tempo di tradurre il testo del video, ma la frase finale non lascia troppi dubbi Nature doesn't need people People need nature.
  5. Come dicevo, non è che chiunque va dalla Gubajdulina diventa il più grande compositore della terra, probabilmente è già tanto se uno riesca a farle il verso
  6. Ho come l'impressione che il mio pensiero sia arrivato solo a metà. Fra le mani di Messiaen è passato quasi tutto il '900, c'è un libro intero di nomi ... ma di fatto chi sono? Appunto Dubito che Hydn abbia avuto un solo allievo e dubito pure che Schoenberg ne abbia avuti solo due, tutto questo ci dice che non basta andare da Haydn per diventare Beethoven. E in effetti scrivevo: Chiarito questo, mi sembra approssimato trascurare del mio post Padre Martini o Czerny di turno, che sarebbero del calibro di cosa? Eppure Mozart è Mozart e Liszt è Liszt lo stesso. Ma ci sono un milione di esempi (basta pensare a Rossini e tanti altri, tutti geni che andavano comunque a lezione da sconosciuti) e in effetti quello che volevo dire io è che persino le più grandi menti della musica sono andati a lezione, non ci vedo niente di male ad andarci e nel suggerirlo. A fronte di questa parte del post perfezionerei il suggerimento dicendo di scegliere bene il Maestro (anche se la M maiuscola non è mai a caso): uno che non soffoca è che ti fa lavorare sulle tue idee. In effetti scrivevo che l'autore del topic a mio avviso è fortunato perchè gli manca solo la tecnica...le idee ce le ha. Mi spiace che mi capita spesso di incontrare musicisti che hanno avuto bisogno girare tanti maestri prima di trovare il Maestro, e in effetti anche Red sente di averlo trovato (insomma, chi non è mai andato a lezione? Sarà mica un peccato ). Francamente io faccio lavorare esclusivamente sulle idee, anche se fosse essa stessa una becera melodia, un accordo, un suono, un rumore, etc. Oggi si può dire che anche il "solo" materiale può essere l'idea stessa. Il fatto è che l'idea nessuno te la può dare, come farla diventare un brano di musica si; all'inizio si avrà l'impressione che la tecnica compositiva sia quella del maestro o dei grandi Maestri ma col tempo, se il Maestro è bravo, dovrebbe sostanzialmente diventare inutile e l'allievo, ben supportato dall'ascolto analitico dei brani di repertorio, infiniti esempi e un grande lavoro di interiorizzazione ...avrà tutti i mezzi per prendere la sua strada. Sembra una favoletta eppure è molto difficile sentirla raccontare Comunque questo è solo il mio pensiero didattico, sono certo che ci sono esempi diversi che possono andare a suffragio di altre idee.
  7. Benvenuto Lafilleauxcheveauxdelin Nel forum si nascondo tanti maestri dell'arte culinaria
  8. Un bel po' di anni fa affrontai la questione dei primi ascolti, ne venne fuori un elenco di brani adatti per piccoli ascoltatori. Il punto secondo me è proprio questo, non conta a che età uno si avvicina alla classica ma in che modo e con quali brani. Secondo me un Pierino e il lupo (la versione in DVD con Benigni) fa bene ai piccini ma anche agli adulti di primo pelo; in un CD trovi sia Pierino e il lupo con voce narrante di Eduardo de Filippi sia Guida del Giovane all'orchestra di Britten (bello e utile): http://www.discogs.com/Serge-Prokofiev-Benjamin-Britten-Pierino-E-Il-Lupo-Guida-Del-Giovane-AllOrchestra/release/4868783#./4868783?&_suid=143950014675406006812848240396 Questo è uno degli esempi di quella lista che se ritrovo ripubblico. Sono utili le classificazioni, è indispensabile conoscere le tappe storiche, etc. ... ma quando uno si deve innamorare di una cosa deve mettere da parte per un attimo i criteri razionali Per me non è assolutamente detto che i brani più importanti della storia della musica ci facciano innamorare della musica; nessuno può negare il valore e l'importanza di http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/623-karlheinz-stockhausen-kontakte/ ma nessuno consiglierebbe di partire da qui , per cui (contrariamente a quello che sono) sarei molto irrazionale
  9. Penso che Crisantemi sia stato già chiaro abbastanza. Una volta esisteva un corso biennale denominato armonia complementare dedicato agli strumentisti per approfondire l'armonia e l'analisi. Il dove il corso si poteva spingere dipendeva dalla capacità del docente e dei discenti. Attualmente i corsi sono annegati (o affogati?) in diverse discipline nei corsi pre-accademici e accademici, per farti un idea qui c'è un topic che tratta (ad esempio) la prova data in quinta liceo http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/4946-la-seconda-prova-nei-licei-musicali/ Un parallelismo che può fare chiarezza è lo studio del pianoforte. Un pianista arriva a suonare brani proibitivi per uno che studia pianoforte complementare...uguale per l'armonia che di può conoscere a diversi livelli di profondità. Sulle tecniche di analisi puoi spulciarti alcuni vecchi topic: www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/632-contraccordo http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/3330-la-cifratura-ideale-degli-accordi www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/1574-analisi-musicale
  10. http://jedasupport.altervista.org/blog/cronaca/cardiochirurgo-italiano-londra-italia/
  11. Dal mio punto di vista Mozart è andato a lezione da Padre Martini, Beethoven da Haydn, Liszt da Czerny, Berg da Schoenberg, Grisey da Messiaen, etc. ... per cui il Mestro non guasta mai, semmai il problema è la mancanza di personalità del compositore a non rendere credibili (e riconoscibili) le proprie idee e la propria impronta. Anche se è pur vero che ci sono personalità soffocanti, spesso ci sono compositori non compositori
  12. Se si forma un affettuoso rapporto fra l'uomo e l'animale il dispiacere è sempre grande. Purtroppo anche questa è la vita.
  13. Scrivendo: "applicabile a tutte le tonalità" ti sei praticamente risposto. Considera che la tonalità diventa interessante quando la regola viene infranta...altrimenti tutto risulta estremamente prevedibile. Capita ad esempio che si prendano in prestito accordi di un modo in un'altro e viceversa.
  14. Qui mi sembra che ci siano delle utili spiegazioni. .. vedi post come quello di oscarp http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/4979-progressioni/&do=findComment&comment=36129
  15. Nel senso che tutte le progressioni sono sequenze di accordi ma non tutte le sequenze di accordi sono progressioni.
  16. Benvenuto, questo è uno spazio grande per condividere le nostre passioni.
  17. Una è un sottoinsieme dell' altra.
  18. Strumenti, misure, modifica le regioni dei numeri di battuta, selezioni quella di default e la elimini A me viene comodo vedere i numeri in partitura, con il sistema del nascondimento se stampi sia su carta o sua su pdf non si vedranno.
  19. Una bellissima composizione dell'ultimo Penderecki. Penderecki,Horn Concerto (2008) https://www.youtube.com/watch?v=7lyYuf9CXnA "I have spent decades searching for and discovering new sounds. At the same time, I have closely studied the forms, styles and harmonies of past eras. I have continued to adhere to both principles ... my current creative output is a synthesis". (Krzysztof Penderecki)
  20. Strumento rigo musicale (icona con chiave di violino) Doppio click con il tasto sx del mouse sul rigo che ti interessa Nella sezione "Elementi da visualizzare" togli la spunta a: Numeri di battuta e chiavi
  21. Io intendo non solo cercare di migliorare la propria conoscienza ma di fondere le due esperienze creando brani dove l'elettronica viene accostata a strumenti acustici oppure elaborare il materiale audio con processi tipici della musica colta.
  22. Questo è quello che fa un PC, noi possiamo fare molto di più Tutto per dire che la partitura è solo un canovaccio, fra le note scritte e quelle suonate c'è un mondo...il mondo di ogni interprete che si misura con quella partitura e da la propria chiave di lettura, la propria interpretazione. Da un lato l'interprete ha il dovere di onorare il pensiero del compositore, dall'altro ha il diritto di darne voce con la propria voce, con la propria pronuncia, con il suo modo di relazionare gli elementi compositivi, con il proprio essere. Insomma, quattro segni su una partitura sono un po' poco per dare giustizia ad un pensiero artistico, ad una arte che si svolge nel tempo e in ogni tempo e viene fissata su un foglio inerte in un determinato istante. Cambiano i contesti, gli strumenti, le persone, le coscienze, le esigenze, le sale, il diapason, etc. ... la partitura invece è sempre inesorabilmente la stessa.
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