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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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Tutto postato da pianoexpert

  1. Certo Nancy! Quoto quello che è stato detto anche dagli altri e vorrei aggiungere qualcosa...forse già detto...ma in modo diverso. Io credo che il Conservatorio, la Scuola, il titolo sia giusto e ci metta alla prova. E' vero, non è il tuo caso, campanella,ma ti posso assicurare che al Diploma di Simone ho ascoltato dei candidati che non andavano bene neanche per il 5° anno! Senza rispetto per la Commissione , si sono presentate le situazioni più assurde: Qualcuno leggeva malamente un notturno di Chopin e addirittura una candidata si è fatta girare le pagine dalla vecchia insegnante che stava trasformando la prova in una comica lezione, messa in atto ogni qual volta l'allieva si "inceppava". Assenza totale di consapevolezza e di rispetto. In questo scenario, molto frequente, purtroppo, durante gli esami per il "pezzo di carta", bisogna però dire che esistono buoni insegnanti "musicisti" alcuni dentro i Conservatori e alcuni fuori. Esistono anche mediocri o dannosi insegnanti...alcuni dentro i Conservatori e ...alcuni fuori. Bisogna essere fortunati o...andarsi a trovare l'insegnante giusto. Allora, il titolo + il saper fare = un musicista. E un musicista, arricchendo ancor più la sua cultura musicale a largo spettro, sapra' essere un buon insegnante, lo diventerà, se si saprà dedicare a questo difficile compito con sacrificio e abnegazione, sapendo rinunciare anche a rigide posizioni e/o ad inutili e dannosi protagonismi. Tu sei giovanissimo e la voglia di esplorare e di "invadere " il mondo musicale ti fa merito! Non esitare! Non ti chiedere! Inizia il percorso e basta, guardandoti però intorno e pretendendo sempre i migliori Maestri, di vita, di Musica, di Strumento. I migliori ti trasmetteranno le grandi e fondamentali nozioni che tu, attraverso l'esperienza, trasformerai in vere e proprie Conoscenze. Complimenti, buona fortuna e...... buono studio. Paolo
  2. Il piano era un "corto " Yamaha G2 però abbastanza nuovo. Fu ben regolato e preparato prima del concerto,( suonai anche le Estampes di Debussy anche esse postate, che richiedevano uno scappamento ben preparato)ma, come puoi ben sentire, soffre un po' vicino all'incrocio e sui bassi. L'appassionata l'ho risuonata e ristudiata più volte. Attualmente non l'ho proprio sotto mano, ma credo di conoscerla abbastanza bene. Ultimamente mi sono dedicato alla sonata Waldstein che ho suonato due volte in concerto. Il fatto di interrompere per anni "la dedizione" al pianoforte può , differentemente da persona a persona, provocare difficoltà nel riprendere. Il ricordare la sonata...anche questo è soggettivo. Tecnicamente , una volta risolte le formule, le difficoltà non devono tornare da capo. Ossia, io sono un sostenitore della "tecnica" risolta una volta per tutte. Ricordo che in un passaggio dell'Appassionata nel terzo tempo, quando il tema si rincorre ad imitazione mano destra- sinistra, mi dava problemi. Avevo cambiato diteggiatura più volte come ancora si potrebbe vedere dalle cancellature sullo spartito. Un giorno ero in autobus a Roma a piazza Venezia e mi venne in mente una nuova soluzione. Presi il biglietto che avevo in tasca e annotai alcune dita. Arrivato a casa mi precipitai a copiarle ed ad eseguirle. Erano senza dubbio le meno ortodosse ...ma quelle che andavano bene per me!!!! Finalmente il passaggio era risolto "una volta per tutte", proprio perché le mani, con un certo sincronismo, si trovano a compiere un determinato e naturale movimento, anche "mentalmente" accettato senza fatica. Osservo sempre quella soluzione, anche nel momento in cui mi trovo a ripassare la sonata. Ora è molto che non la suono. Anche Patetica e Chiaro di luna, per niente facili, fanno parte del mio repertorio...ma non le ho suonate tutte e tre insieme in concerto. Forse lo farò. Il terzo del Chiaro di luna non è affatto facile se lo si vuole suonare ad una certa velocità e veramente "agitato". Nella Patetica dedicherei massima attenzione proprio al popolarissimo secondo tempo che deve avere un legato assoluto nella estrema parte cantabile della destra...anche usando pochissimo pedale. Insomma buono studio...a noi
  3. Si', infatti bisogna ben vedere quale martelliera è stata usata per la sostituzione, come ho già detto. Vedere come è stata intonata e come è stata eseguita la regolazione. Una martelliera ben compressa potrebbe, come dice Giovanni, non necessitare di impregnante. Non si capisce bene come sia stata eseguita e se sia stata eseguita l'intonazione.
  4. Se ci fosse una indicazione uguale per tutti...i Maestri non servirebbero. Anche l'estensione di tali accordi, di cui si è accennato, dipende dalla conformazione e dall'estensione della mano e di tutto l'apparato muscolare. Vitale si voleva forse riferire a questa relatività. Certo è che una buona flessibilità del polso può annullare o diminuire l'energia del ribattuto, singola nota o accordo che sia. Questo ammortizzatore fa da "carrello di atterraggio" ogni qual volta impattiamo più o meno energicamente sulla tastiera. E può essere più o meno "rigido", "fermo".E' evidente che il rapido rilassamento intervallato di tutto l'apparato muscolare riguarda anche il polso. Visivamente è difficile individuare i movimenti dei grandi pianisti. I movimenti "minimizzati" ( e quindi anche quelli del polso e dell'avambraccio) sono difficilmente percepibili visivamente. Possiamo vedere quasi "una sublimazione" , "una distillazione" del movimento e ciò non può esserci utile a percorrere la strada della comprensione profonda. Appunto il Maestro, se consapevole e attento ad osservare l'allievo, potrà suggerire quello che l'allievo "non deve fare". Vorrei a proposito richiamare questa mia convinzione: io credo che il Maestro debba suggerire ciò che l'allievo NON deve fare e lasciare in lui ciò che è giusto per raggiungere l'obiettivo. L'insegnamento del "fai come faccio io" non mi piace molto e credo che alla lunga spersonalizzi totalmente l'allievo. Non è detto poi, e questo lo sappiamo bene, che movimenti e soluzioni che siano giuste per il Maestro, lo siano per l'allievo, sia per diversità di conformazione muscolare e anatomica sia per il diverso grado di capacità ed esperienza. Quindi....situazione complessa da spiegare a parole.....
  5. I problemi che illustri potrebbero essere generati da diverse cause. Non sempre è giusto caricare la molla. Bisogna verificare l'altezza del montante di scappamento rispetto alla leva di ripetizione. Speriamo che la nuova martellare sia stata forata giusta. Naturalmente non ti sarà stata restituita la vecchia!....dimmi di sì! Una errata foratura crea dei problemi sulla ripetizione e sul "forte". Nei bassi, probabilmente, qualche martello t​tocca il vicino. Anche qui sta a vedere lo spessore originario della martelliera. Controllare anche le piombature dei tasti e quelle della meccanica degli smorzatoi...a volte il piombo si ossida, si gonfia e tocca il vicino. Tutte ipotesi naturalmente.
  6. L'intervento di intonazione è l'intervento più difficile e delicato. Richiede competenza ed esperienza al pari dell'accordatura, ma mentre in questa difficilmente si provocano danni, nell'intonazione si possono danneggiare definitivamente i martelli. Bisogna intervenire con cautela e valutare a priori l'età dei martelli e il feltro rimasto, magari già dopo una rasatura. L'intonazione non si realizza soltanto "punzecchiando", ma anche valutando la forma dei martelli, il loro esatto punto di battuta, la simultaneità con la quale gli stessi colpiscono le corde. A volte vengono erroneamente rasati realizzando, specie negli acuti, una forma troppo tondeggiante. In questo caso, per esempio, non si otterranno buoni risultati, neanche punzecchiando. E' una trattazione molto complessa, la prassi da seguire e varia da caso a caso. Ammesso che si riesca a trovare un buon Tecnico esperto di intonazione, questa va seguita e praticata alla fine di una accordatura, magari limitandosi a correggere le asperità e le discontinuità, senza compromettere l'impostazione dell'intonazione generale. In tutto si possono risparmiare soldi e non avere il beneficio degli interventi sul pianoforte,e , col tempo, sia il principiante che il pianista, tutti possono "abituarsi" al progressivo peggioramento dello stato dello strumento. Ciò non giova all'educazione musicale del principiante e non incoraggia il pianista già esperto a cercare e trovare soluzioni tecniche magari più ardite e raffinate. Studiare e suonare su di uno strumento ben preparato, invece, contribuisce ad una buona crescita artistica e crea nella coscienza del pianista un modello di suono e di prestazione al quale potrà riferirsi suonando anche su altri strumenti mal preparati.
  7. questa non tenuta di Schiff è molto discussa. Lui si basa su di un suono più "liquido" e penalizzato. Rende l'Autore molto attuale e lo adatta ai nostri strumenti...il risultato però, anche se non ortodosso nel procedimento, è buono.
  8. Le indicazioni di Giovanni le trovo giuste e prudenti. E' difficile capire come è stato fatto l'intervento e bisogna ben capire cosa si aspetta il pianista. Una leggera reversibilità ci può essere, appunto, se l'intonazione non è stata praticata decisamente a fondo cambiando la compressione e l'espansione delle zone del martello stesso. Ricompattare con una stecca o con un leggero ferro caldo può essere di aiuto.
  9. Già credo di essermi pronunciato su Schiff. Per me è un Grandissimo. l'ho ascoltato su SKY recentemente sull'integrale delle suites francesi e mi ha stupito. Supera tutti i preconcetti che a volte ostacolano la "libera" e "semplice"interpretazione di Bach. Si dice che Bach suonasse in modo molto "libero" e non condizionato troppo dalla velocità del tempo. Chissà?! Forse cercava nella sua musica un suono che solo nel nostro presente si può realizzare.....Se così fosse, in una dolce visione fantascientifica per Lui, oggi siamo in grado di soddisfarlo. E addirittura che cosa penserebbe della geniale rivisitazione della sua Musica, per esempio, da parte del grande J. Loussier? ( Jazz trio)??!! Per finire , ho molta ammirazione e rispetto per chi approfondisce la lettura della Musica di Bach, che trovo, per me, la più difficile in assoluto.
  10. Comunque, Giovanni, hai già fatto un ottimo lavoro che non va perso. Io stesso ho risuonato nella mia vita alcune composizioni riguardandole e ...scoprendo sempre qualcosa di nuovo. Senza paragoni W. Bachaus ha inciso l'integrale delle sonate di Beethoven 3 volte nella sua vita. e così anche per altri insigni pianisti. Quindi buon lavoro. Le cose che scoprirai sul legato e sul pedale, sul fraseggio ecc...in rapporto al legato ti saranno utili per la lettura del prossimo pezzo che studierai. Ciao
  11. Qualche parola per l'esecuzione di Giovanni. Mi piace il carattere chopiniano, hai fatto una buona lettura, però, se posso permettermi, proprio in relazione a quello che è stato detto sul cantabile, inizierei a rieseguire il brano anche un tantino più lento per fare maggiore attenzione, cantare,..... e togliere il pedale. Il brano deve essere legato senza pedale, rispettando anche i valori della sinistra. Studiando la sinistra un po' separatamente si può cercare di fare un leggero e morbido portamento del braccio quando la prima nota del basso è lontana dall'accordo. Cercare di aiutarsi col movimento anticipato della spalla. Il pezzo risulta tutto un po' forte ( ma forse anche a causa dell'appiattimento dell'incisione). Comunque, il basso, sempre sorvegliato al massimo, deve essere suonato, per esercizio, molto piano e quando unito alla destra deve essere rispetto a questa in buona percentuale molto più basso di dinamica. Così, anche suonando la destra un poco forte ( ricordo che non è mia sola convinzione che per legare bisogna suonare con una certa forza cfr. Casella- "il pianoforte") le frasi appariranno "non forti". E' proprio quando destra e sinistra saranno entrambi marcati che si otterrà l'effetto del "forte". Sembra strano, ma è così. Proprio Rubnistein metteva in atto questo "trucco" e faceva sentire sulla spalla la gravitazione della sua mano destra: il peso era enorme. Lo ricorda anche Pollini su di un video che potrai facilmente trovare su you tube. Un suono così "ben cavato" non avrà bisogno di pedalazione per risultare legato. Il pedale deve essere messo rispettando le indicazioni dello stesso Chopin. Lui lo scriveva sempre e pochi pianisti lo rispettano...ma ha una logica. Il pedale deve essere cambiato, come indicato, rigorosamente in battere, cioè abbassandolo sulla prima nota del basso( quando segnato). Come si può osservare, il pedale viene tolto sul terzo tempo e qualche volta viene messo tra parentesi ( almeno sulla edizione della copia dell'amico copista di Chopin, Fontana) Alcune battute sono addirittura prive di pedale (31-32;63-64 ecc). Attenzione alle doppie note della destra che iniziano alla batt.113. Sarà necessaria una maggiore leggera pressione, portando il peso della mano all'esterno per avere maggiore chiarezza.Attenzione anche alla battuta 117 dove sembra, nella tua incisione,( dico sembra) che anche il basso ribatta la figura puntata...ma forse è solo una sensazione acustica. Questo è un valzer che molte scuole fanno studiare ai principianti perché, essendo ripetitivo, si pensa di risolvere le soluzioni una volta per tutte. Secondo me non è così. Proprio nei passi ripetitivi chopiniani, il rubato non deve essere "simmetrico", simmetrie che non piacevano sicuramente a Chopin: ne possiamo avere conferma nel secondo tema della terza ballata, dove il pedale non asseconda la monotonia della figura della mano destra (motivo dell'ondina). Bene, Giovanni, il pezzo, però, già ce lo hai. Prova a riflettere e ripercorrere questo "affettuoso" valzer, sperimenta...... e faccelo riascoltare. Bravo. Ciao
  12. Grazie, il piacere di ascolto è reciproco.
  13. Caro Francesco, Puoi fare un facile intervento scollando con un cutter i feltri e girarli di 180° così da utilizzare la parte nuova. Se incontri difficoltà, prova ad aiutarti con poco poco vapore.Poi fai asciugare i feltri così scollati per poi rincollarli
  14. ci accavalliamo i post alternandoci Ok ...leggo sempre dopo quello che hai scritto prima......ma va bene..ci intendiamo. non devi ringraziarmi. E' un piacere. Ciao
  15. Leggo solo adesso il tuo ultimo post....dopo aver scritto il mio. Infatti le opinioni combinano. Confermo quello che ho detto. E poi, guarda che il tuo Seiler non ha nulla da invidiare ad altri grandi marche. Io ho posseduto proprio il 180 e ti dico che era molto buono. Altra soluzione :prova a chiuderlo tutto quando suoni. Comunque , poi, non rischiamo di "incartarci " con gli ascolti a distanza. Credo benissimo che il suono dal vivo sia proprio ricco di maggiori sfumatura timbriche. Ciao
  16. Infatti intuivo un po' questo. ...Mi toccherà venire in Sicilia . A parte gli scherzi, sei naturalmente bravissima e il tuo tocco è misurato. La prossima volta che viene il tecnico ad accordare fai controllare la regolazione e anche la molla di ripetizione( che può essere indebolita se lo scappamento è ad 1 mm- 1,5mm dalla corda. Non troppa caduta del martello e parata a 1,5cm dalle corde. Se la molla è regolata bene, il martello, dopo la parata, deve risalire "netto", ma senza saltare. L'intonazione dei martelli: deve essere realizzato un piccolo cuscinetto del pianissimo sull'apice dei martelli di un mm circa di profondità, non oltre! Sugli acuti si batteranno e combatteranno gli apici, dopo aver realizzato il cuscinetto. Comunque la timbrica del tuo pianoforte è buonissima. Deve essere solo un poco più "ammorbidito" senza cambiare "il tono" generale. Anche il pedale "una corda" va controllato. Comunque non badare troppo alle "opinioni a distanza" . Tutto viene filtrato . Nel tuo caso ti rinnovo i complimenti perché si sente che c'è dietro una forte ricerca e un ottimo studio....e anche ottimo risultato!( avessi io tutta questa voglia di studiare!!! ) Ciao
  17. Grazie a Simone per aver reso udibile per me questo brano. Poi volevo dire che magari l'incisione non rende giustizia alle intenzioni, appiattendo i livelli sonori. Grazie
  18. Mi piace molto di più. Complimenti. Però ( adesso mi mandi a quel paese!) io azzarderei ancora. Qualche volta dico : "proviamo ad andare dall'altra parte...oltre il confine...si fa sempre a tempo a ritornare nei limiti. Io insisterei sul creare molto più decisamente i tre piani sonori : sfondo la melodia della destra. Secondo piano il basso e primissimo piano il tema centrale del corale. Ora, credo, che per creare questo, bisogna iniziare molto più piano senza paura che sfuggano le note della destra, che dovrebbero suonare sottovoce. Queste, sostenute dal basso , attendono la sorpresa del tema centrale del corale che resta in primo piano. Per non temere di perdere le note, all'inizio del pezzo, conviene usare il peso naturale della caduta delle dita. i martelli raggiungono le corde con decisione ma senza alcuna forza. appena quello che basta per produrre il suono, con uguaglianza ( senza sforzarsi di pensare troppo). Il pedale aiuta a creare una nuvola lontana sostenuta dalla luce del basso. E' il tema centrale che suona realmente e concretamente, non troppo forte, naturalmente, costituendo una vera sorpresa. E' già una buonissima esecuzione ed è scomparsa la frammentazione degli accenti. Tutto è più scorrevole. Non mi mandare a quel Paese come Alberto Sordi!
  19. Benvenuto Franco, il decespugliatore del mio vicino ha disturbato...ma credi che ero talmente intento a parlare che non lo sentivo!!!!!!!
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