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Piano Concerto - Forum pianoforte

Celibidache

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Tutto postato da Celibidache

  1. Se posso dire quello che penso, credo che nell'arte non esista "oggettività" come non esista una "tecnica" o qualunque altra sovrastruttura intellettuale di cui, purtroppo, libri e maestri non fanno che proporre continuamente e sistematicamente. L'artista "è". Gli altri semplicemente ci provano, ma senza esserlo. Quindi iniziano a ricondurre tutto a una "scolastica". Grave millenario errore. Quando sento parlare di questi aspetti in musica, mi viene ancora da piangere. Difficile farci l'abitudine. Come si fa a parlare di qualità acustiche di uno strumento se ogni ambiente è diverso, se ogni occasione è diversa, se noi stessi (si spera) siamo ogni volta un pò diversi. Come si fa a parlare di "tocco" se ogni persona (per la sua stessa struttura psicofisica peculiare) ha un suono diverso dall'altra. La matematica è una cosa, l'arte un'altra. Certo, un celebre poeta scriveva "l'ingegnere vuol essere poeta/la mosca studia per rondine/il poeta cerca di imitare la mosca", e tutti vogliamo essere qualcos'altro invece di essere semplicemente noi stessi, ma così non funziona. Anche parlare di pedale vibrato ha poco senso. Ci sono mille modi diversi di "prendere" quel vibrato. Ma, soprattutto, quel passaggio com'è relazionato con tutta l'opera? La musica non è solo una successione di eventi orizzontali. "Qui si fa così, qui si fa colà", ma poi l'interpretazione fa acqua da tutte le parti e nemmeno se n'accorgono. Soddisfatte tutte le "regolette", ora che è "tutto a posto", tutto perfetto, la musica è compiuta, è arte. Col cavolo! Citando a memoria (chiedo scusa se c'è un sinonimo o un articolo invece di un altro): "Anche una scimmia può imparare a farlo. Saper suonare il brano non è per diretta conseguenza arte." Andras Schiff
  2. Mi chiedo come si possa indulgere ancora nel perdere tempo nelle trite e ritrite "nugae" dei complessati vanagloriosi del salotto buono che scrivono di musica, che ne parlano, che compongono zibaldoni interminabili, perché possono fare solo quello, quando l'arte interpretativa è tutt'altra cosa e materia ben più profonda. Cosa importa com'era quel cesso totale di fortepiano di Beethoven? Cosa importa quel "mi" (su cui si discute da secoli) se poi la sonata viene interpretata in modo inaccettabile? Stiamo perdendo il senso delle proporzioni. La vità è troppo breve per perdersi in dialettica, soprattutto in musica.
  3. Questioni aporetiche ben note... Il problema è come l'interprete dà vita all'opera. Prima di quel momento, è ancora tutto sulla carta. E' come parlare del menù di un ristorante che non si conosce: c'è ancora tutto da vedere.
  4. Il frammento completo in verità sarebbe: "..Nolite dare sanctum canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcos, ne forte conculcent eas pedibus suis, et conversi dirumpant vos". Studiato latino a scuola? Bene, la parte a mio avviso più "succosa" non è tanto il "santo ai cani" (e il nostro più volgare perle ai porci), ma il "Conversi dirumpant vos", ovvero i cani che, arrabbiati per l'inutilità di ciò che è "santo", cioè più elevato rispetto alla condizione terrena e più eminentemente materiale delle cose necessarie all'immediato quotidiano, vi si rivoltano contro dalla rabbia. E' quello che è accaduto anche qui. Non appena qualcuno ha cercato di spostare l'argomentazione a piani più elevati (cioè più spirituali e meno tecnico/teorici), i farisei del tempio si sono subito aizzati come cani rabbiosi lasciati senza cibo per giorni. E forse è proprio di cibo quello di cui c'è più mancanza, ma di il cibo per l'anima. Si passa la vita a farsi grandi sugli altri, attraverso la conoscenza dei "Donatoni e dei Billone", invitando tutti ad andare a scuola e a studiare, dimenticando di nutrirsi. (Anzi, per la verità, travisando anche i "Billone" che avrebbero voluto non essere ricordati per "quella musica che ascoltano gli intellettuali stressati e sfigati", ma per compositori veri) Ad ogni modo (e sarebbe troppo lungo spiegare tutto quello che ho letto di completamente CANNATO in pianta, ma il tempo è tiranno) volevo precisare che tutta la salace diatriba sul termine "paninaro" su cui vi siete spanciati dal ridere (risus abundat....), è stata messa in piedi (come buona parte delle argomentazioni qui offerte-mi) sull'errato presupposto che io alludessi ai "paninari" degli anni ottanta, essendo io così anziano da essermi fermato agli anni 80. Beh, è con mio sincero piacere che voglio chiarire che negli anni ottanta ero beatamente e splendidamente in fasce! Buona serata e buoni Bollani.
  5. "Musica COLTA dei nostri giorni". Asserzione di seminale importanza che apre le porte alla radice del problema: quando la musica diviene "colta"? Quando la "musica" diviene "Musica"? Forse quando la scrive un "dottore" in un'accademia pensando ad Immanuel Kant? Oppure quando è intrisa di speculazioni matematiche e di fisica delle particelle? Ad essere sincero, tutto questo mare di speculazioni che osservo tanto sui forum quanto fuori tra "gli eletti" (sono le stesse da quando esiste il mondo), credo sia l'environment più distante (e nocivo) per la produzione della vera opera d'arte. Per questo che "i grandi" sono sempre così in pochi... (e sempre descritti come caratterialmente insopportabili) Che lo si voglia o meno (non tutti accettano la verità delle cose...anzi, c'è chi dice ancora che la verità non esiste...), la creazione artistica non è un evento puramente e semplicemente intellettuale. Non tutto è spiegabile, non tutto è riconducibile a qualcosa di esatto, a una formula, a una misurazione, a una frase chiara e comprensibile in ogni aspetto. In sostanza, senza mistero, senza l'inesprimibile, senza "metalinguaggio", non c'è Arte, ma solo tecnica. Anzi, psicologicamente parlando, l'attività che concerne le "arti" è (ratio brevis...) una linea di comunicazione, un ponte, un collegamento tra le attività intellettuali e razionali con quelle diversamente inconsce. Per esprimerlo più junghianamente, lo "spirito" (che è il luogo entro cui avviene il nostro processo di creazione artistica) è il punto d'incontro/di mediazione tra intelletto (il pensiero razionale) e l'anima (che è il nostro atteggiamento personale verso l'inconscio). Di conseguenza è inevitabile che la creazione avrà sempre una compenetrazione d'elementi intellettuali con altri di natura emotiva. Quindi, se riconduciamo la musica ad un solo fatto tecnico o "esteticamente teoretico" dimostriamo, contro tutta la nostra sterminata cultura tecnica in merito alla musica, di non aver ancora colto il senso, il significato profondo, la natura e la finalità dell'Arte stessa. Inoltre, se dimostriamo di non essere emotivamente maturi (cioè disposti e abituati a vivere tutta l'umana gamma di emozioni) difficilmente riusciremo mai a produrre arte che venga, nel bene o nel male, ricordata nel tempo. Per questa ragione alcuni compositori, tutt'altro che mentalmente sani, sono ricordati tra i più grandi... La loro insanità apriva quelle porte che l'uomo medio rifiuta e teme di aprire.
  6. Come ti ha suggerito il Maestro Ferrarelli, una foto non ce la puoi fare? Così, almeno per capire un pò... Mentre per quanto riguarda l'intervento che ti è stato fatto, stirare con la piastra le teste è l'ultima cosa che (personalmente) avrei fatto. Tant'è vero che ti soddisfa ancora meno, per quello che mi sembra di capire. Stirare a caldo (ad esempio la Steinway non fa eseguire e sconsiglia in fase d'intonazione finale) rende inevitabilmente più brillante e vetroso il suono. Va da sé che se già prima per te era troppo, adesso sarà ancora più metallico... A questo punto, fermo restando che non potendo né vedere né sentire rimangono solo "teorie" non suffragabili, ad occhio direi che ci sarebbe quanto meno da "risollevare" le fibre di lana delle teste, ricompattarle in modo corretto e intonare di nuovo in base al timbro da ottenere. Personalmente (ed è appunto una mia posizione personale... non tutti la pensano come me ed è giusto che sia così) una volta che le fibre in testa sono state "cotte" (la lana diventa giallognola) o anche solo troppo "appiattite" dal calore (la lana sembra lucida e luccicante), il suono non sarà mai al suo meglio, a prescindere da qualsiasi funanbolico o magico colpo d'ago.
  7. Lascia stare Vincenzo... ascolta Giovanni... Meglio chiamare un tecnico, eviti di rovinare i martelli. Non si può andare a millimetri!
  8. "La mia estetica..." Ma per cortesia. Voglio gentilmente ricordare che il cosiddetto "Ego grandioso" ha bisogno di un'approfondita analisi medica attraverso opportune sedute di psicoterapia. Mentre quando non si capisce neppure l'italiano e si vedono "gli asini che volano", per citare Virgilio, è meglio lasciar perdere la musica e ricominciare con la grammatica! Non vado oltre, non ha senso, Luca ha perfettamente colto il vero significato di tutto questo. Quando il rispetto viene meno, non c'è arte e non c'è "Estetica" di cui discutere, ma solo masturbazioni di persone evidentemente problematiche. Buona giornata.
  9. In questo sfoggio di violenza non ti sei accorto che hai fatto anche tu "proiezione" dei tuoi risentimenti artistico-musicali sulle mie parole, le quali continuano ad aver significati ed intenzioni completamente diverse da quelle che vengono loro accreditate, per non dire, "imputate". Questo sotterraneo livore rende ciechi al mio sottotesto, alle mie scelte "metalinguistiche", direbbe Gregory Bateson. Prima di invitare così "caldamente" una persona ad andarsi a studiare alcunché, bisognerebbe saper articolare e gestire il linguaggio a livelli più complessi. Forse a quel punto ci capiremmo di più tra di noi, di più di musica e non staremmo ancora qui a discutere, dopo due secoli, di come fosse stata inascoltabile a suo tempo la Grosse Fuge!
  10. "può fare di più" in che senso? Quale parametro del suono (durata, volume, corpo, qualità...) non ti soddisfa?
  11. A proposito d'interpretazioni, mi dissocio cordialmente da questa "lettura" del mio ipotetico "tono". Non mi sono mai posto in nessuna posizione spaziale né tantomeno morale sia rispetto a Beethoven sia verso chiunque altro. (Forse si tratti di una proiezione... quel meccanismo che fa sì che noi vediamo riflessi negli altri i nostri atteggiamenti caratteriali inconsci e rimossi dalla coscienza...?)
  12. Sull'intonazione, ogni tecnico ha la "sua ricetta" e le "sue idee". La loro validità varia ampiamente da tecnico a tecnico. Il metodo migliore (mio parere personale) è sperimentare direttamente imparando dall'esperienza, con le proprie mani, magari con l'uso di un pianoforte adatto allo scopo... Provare con qualche campione di martello, oppure acquistando una buona martelliera (Renner possibilmente) e sperimentare, valutare, riflettere e maturare di conseguenza. Solo in questo modo si può imparare il significato dell'intonazione e maturare un autonomo senso del gusto che sia svincolato da regole prefabbricate e azioni svolte meccanicamente (molti tecnici sono pieni d'interminabili trattati specifici sull'argomento, ma all'atto concreto dell'intonazione, dimostrano d'avere ancora tutto da imparare, producendo tanti lavori mediocri quanti totali disastri spesso presi per "successi professionali") Il vero giudice è la mente, quello che noi ascoltiamo e siamo in grado di ascoltare, di capire attraverso l'ascolto. Va da sé che se siamo abituati ad ascoltare spesso pianoforti da concerto appena usciti dalla fabbrica, saremo portati naturalmente a far suonare gli strumenti "In quel modo"... Nell'intonazione si riflette tutta l'esperienza non solo professionale, ma esistenziale di chi la esegue. Sugli smorzatori, potresti provare (a meccanica estratta) a svitare la vite che trattiene il ferretto dello smorzatore, controllare che lo smorzatore sia inserito sino in fondo (a quel punto non dovrà più essere sollevato) poi riavvitare.
  13. Non esistono fatti, ma solo interpretazioni... Dipende da cosa si intende per "anche di loro si diceva la stessa cosa..." Dalle opere dei grandi compositori (La "Grosse Fuge" è un capolavoro immortale, anni luce da qualunque "atto postumo" della musica contemporanea) emerge immediatamente, anzi, si palesa implacabilmente anche al più impreparato inclita (o forse a lui ancora di più) la loro insondabile profondità umana, interiore, emotiva e intellettuale, che rimane tutt'ora senza eguali nella storia umana. Loro erano veri "geni", non persone qualsiasi. Beethoven poteva tranquillamente sputacchiare ovunque e andare per bordelli, ma è il senso, sono i significati delle sue opere a dire chi fosse veramente Beethoven, chi era l'uomo e chi lo conosceva (al tempo anche la gente comune) ne era ben consapevole... Oggi invece ci ammantiamo di buone maniere, guardiamo dall'alto in basso chiunque ci si avvicini, ma di arte non capiamo più nulla. Anzi, la "Musica" (quella colta naturalmente... quella accademica... quella "seria" che vanno ad ascoltare i vegliardi post-ischemici per raggiungere il nirvana attraverso i migliori pisolini della loro vita... oppure i "quattrocchi" d'alta famiglia, sessualmente problematici, che non hanno altra alternativa se non andare a teatro...) si è rinchiusa, insieme alle sue "sorelle" di sempre (arte pittorica, letteratura, poesia, teatro... e filosofia) in una torre d'avorio (o di Babele?) inaccessibile, involuta e dai contorni ormai privi di ogni carattere umano. L'arte è ormai troppo lontana dall'umanità per meritare anche solo il tempo di un ascolto completo. In nome del desiderio, della riuscita personale, di un malsano benessere individuale, abbiamo abdicato alla nostra umanità. L'arte ce lo sta dicendo da quasi un secolo. Sarebbe tempo di aprire gli occhi.
  14. A questo punto, sorge spontanea in me, una domanda, una riflessione: possiamo pensare di poter creare musica d'alto livello, se non siamo più in grado d'interpretare decentemente quella del "passato"...? Se siamo sinceri con noi stessi, sappiamo che tanto le orchestre, quanto i solisti di oggi, non sono più al livello di un tempo. Non saranno certo dalle serate (onorevolissime e degne di plauso, sia chiaro) in Santa Cecilia, o di una semi-dimenticata orchestra della Rai che potranno emergere nuovi contenuti musicali che non verranno dimenticati nel momento stesso dell'esecuzione. E neppure (se vogliamo essere ancora più sinceri) da dei Berliner Philharmoniker di Rattle o una Gewandhaus di Chailly. Oggi il problema del "nuovo" è molto più profondo e raggiunge la radice stessa dell'arte: quanta importanza le viene accordata? Quando mi ritrovo con una brillante neo-diplomata in pianoforte che sta per andare all'estero per un "master" conoscendo (a livello di ascolto, non di esecuzione) solo due dei ventiquattro studi di Chopin o che non ha mai udito in vita sua un quartetto d'archi, qualche preoccupazione credo sia lecita e doverosa. Questo fenomeno sotterraneo, individuale e personale, si riflette in realtà sull'intero mondo artistico e musicale. A questo punto diventa logica conseguenza, per non dire inevitabile conclusione, che anche un'orchestra sinfonica della caratura della Concertgebouw di Amsterdam, sotto la guida di un Mariss Jansons, suoni una 7'a di Bruckner che, qualche anno fa, sarebbe stata solo una "poco (più che) accettabile" prova iniziale. E' da questa diffusa "mediocrità" che poi nascono i vari "Cobra", immorali ciarlatani. Tutto il mondo della musica è in crisi, tanto quanto il mondo stesso.
  15. La musica "storicizzata" è solo un concetto intellettuale inesistente nella realtà. Sino a quando non la si suona, la musica non esiste. Se iniziassero a proporre solo musica contemporanea (quella che oggi è tale) eviterei d'acquistare supporti fonografici e di recarmi a teatro. Andarci per quale ragione? Per sentire cacofonie ad alto contenuto intellettuale, magari scritte dalla mano (anzi, scusate, dalla tastiera del PC) di un giovane compositore con barbetta e bomber da paninaro? Quali elevati concetti estetici, culturali e spirituali potrà enucleare la sua opera... La verità è che oggi la nostra società è costruita in modo che l'arte non possa prodursi come un tempo e sino a quando sarà così, ringrazio ogni giorno Beethoven, Bach, Mozart, Bruckner e tutti i vecchi compositori di un tempo per aver avuto idee tanto grandiose e chiare!
  16. Continuiamo a recitare sempre lo stesso Shakespeare...? Da dove viene questo chiaro risentimento per i classici? Per quel "secolo appena" di musica? Si tratta di Musica così significativa che non basta un grande interprete per rendervi giustizia, per sviscerare tutto quello che è racchiuso in ciascuna di quelle composizioni. Le interpretazioni e gli approfondimenti sono semplicemente infiniti. Dov'è il problema? Ognuno ha le sue passioni... Purtroppo talvolta, quando si fanno questi discorsi sulla "senilità della musica classica", o che "non se ne può più di Beethoven", non ci si è ancora messi giù seduti ad ascoltare (veramente) nemmeno una volta.
  17. E' la stessa identica cosa: linguaggio. Il problema è che spesso, in campo musicale, proprio chi è più vicino alla musica (studenti, maestri, accademici...) tende curiosamente e stranamente a sottovalutare, ridimensionare, per non dire, maltrattare la loro arte. In sé è un comportamento che non ha eguali negli altri ambiti delle arti.
  18. Lo studio è una cosa, diventare grandi interpreti è un'altra... Quando si va all'università (per esempio) tutti si studiano anatomia sugli stessi libri di un tempo. La stessa cosa accade nella musica... non ci si deve sentire disturbati se l'ennesimo studente suona (male) la patetica. Tuttavia, nell'arte (e non solo), aver studiato non significa riuscire a fare arte per diretta conseguenza.
  19. Questo principio dovrebbe essere sempre rispettato. Purtroppo devi considerare che oggi è molto difficile "fatturare" a prescindere. Siamo alle prese con un secolo oscuro e se chiamiamo un grande interprete (che significa spendere soldi tra lui e servizio strumenti), non possiamo chiedergli di fare solo repertorio moderno e contemporaneo, poiché gli effetti li conosciamo già... e il pubblico avrebbe anche ragione. E poi che senso ha dividere ancora in periodi... La musica va fatta, non discussa.
  20. Se intepretare i classici non avesse più nessun senso, non lo avrebbe neppure recitare Euripide e Shakespeare. Il lavoro è lo stesso... arte interpretativa. (Massì... Chiudiamo tutti i teatri che di quelle rotture infinite e noiose non ne possiamo più...)
  21. Non so più cosa dire... non comprendo la ragione né il significato del lavoro, dei martelli, della foratura... Non c'è una cosa che abbia senso nella prestazione offerta (profumatamente retribuita ovviamente...) E' successo per caso, in amicizia... Lei ormai aveva rinunciato a reclamare. Ha chiamato altri tecnici, ma niente da fare... "Ma Lei cosa pretende signorina? Il collega ha fatto un ottimo lavoro."
  22. Una fortunata... le avevano detto (i soliti luminari) che per fare il diploma avrebbe dovuto cambiare tutto "in previsione"... Il pianoforte, come al solito, poi non suonava più, la meccanica era inerte e lei non sapeva più cosa fare. Per fortuna ha tenuto gli originali nel ripostiglio di casa: erano praticamente in condizioni di nuovo. Ri-preparati, montati... tutto come appena uscito di fabbrica. O tempora, o mores...
  23. Come direbbero i giuristi anglosassoni, "Habeas Corpus"... Come vi sembra?
  24. La nobile arte della preparazione del pianoforte ha tra i suoi punti di massima espressione e difficoltà quello della rasatura della martelliera. Nessun martello professionale suona senza rasatura (talvolta multipla), la quale deve essere valutata singolarmente ad ogni pianoforte. Steinway & Sons docet.
  25. Il Maestro Ferrarelli ha ragione: andate con cautela e state attenti a non farvi del male. L'acciaio delle corde del pianoforte è molto resistente ed elastico... quando "parte", magari mentre lo si sta estraendo dalla matassa pensando che sia solo "del fil di ferro", taglia le mani come un bisturi senza neanche che ve n'accorgiate. In merito alle caviglie, mi sento d'aggiungere che è bene evitare anche il surriscaldamento del foro. Se proprio ci sono dei problemi con una nota e non si riesce a trovare l'accordo, è meglio fermarsi e tornarci sopra il giorno dopo..
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