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Piano Concerto - Forum pianoforte

camy86

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Tutto postato da camy86

  1. Mi potrebbe fare un esempio su Bach?
  2. Beh, Simone i Pink Floyd sarebbero da far studiare a scuola, altro che il piffero! Vi segnalo un medley live tratto dall'album "Octopus" di una band che a me piace veramente molto: i Gentle Giant. Per me sono veramente qualcosa d'indescrivibile. http://www.youtube.com/watch?v=OLPA7F7SRx8 Quando ascolto il rock progressivo ho la sensazione di ricongiungermi all'infinito.
  3. Purtroppo l'educazione all'ascolto è quella che manca. Si dovrebbe cambiare il metodo dell'educazione musicale nella scuola cominciando ad introdurre la Musica addirittura da neonati ,come parte integrante della cultura in ogni nazione del mondo. La Musica, aiuta anche nell'acquisizione nella tenera età (dove l'apprendimento è più naturale) di capacità logico/deduttive e mnemoniche che non possono che accrescere l'intelligenza e la cultura di qualsiasi individuo, risultando utili in qualsiasi materia di studio futuro. P.s. Ah Simò, te ddò raggione al 99%. Però a me le tette e i culi garbano! Hai ragione e concordo su tutto quello che hai detto, però voglio farti/vi una domanda. E' innegabile che la classe dirigente (o per meglio dire digerente, visto tutto quello che se magnano) attuale non sia all'altezza e abbia una grandissima colpa di rendere un paese asino e maleducato attraverso i media, ma le persone (non tutte), che sì magari non sono messe in condizione di farsi una cultura, sono poco disposte ad avere l'umiltà di ammettere d'aver bisogno di farsi una cultura per migliorarsi?
  4. Io ho la seconda edizione cartacea e seguendo alcuni consigli mi è stata molto utile. Mi sentirei di consigliarlo. Unica pecca, secondo me è che non ci sono figure esplicative (per esempio supinazione, rotazione. ecc.) che rendono la lettura "pesante". Tutto sommato, secondo me è buon libro da cui partire ed è pieno di riferimenti e spunti interessanti, con recensioni di alcuni libri.
  5. http://www.youtube.com/watch?v=wzBNJvcbrCY
  6. Purtroppo per me non è stato così. Forse ho scritto un po' di pancia! Grazie a tutti per avermi chiarito le idee.
  7. Forse sono stato troppo stringato. Provo a spiegarmi meglio. In realtà io invece la vedo come una costrizione: per suonare uno strumento (non inteso come orchestra) ci vogliono x chiavi, che uno può sapere leggere o meno. Io penso che l'essere musicista (seppur limitato nel campo della lettura) non implichi saper leggere la musica. E' chiaro che se uno ha un contesto di composizione e/o di arrangiamento e/o direzione d'orchestra e/o suonare con altri elementi che necessitino del setticlavio non può prescindere dal non sapere maneggiare il setticlavio, ma quello che non riesco a capire è perché ai bambini soprattutto e alle persone in genere che iniziano ad approcciarsi alla musica venga fatto imparare di default il solfeggio in tutte e sette le chiavi. Secondo me questa imposizione limita la creatività (prescindendo dal genere musicale) che si può esprimere nel proprio/propri strumenti: si dedica tempo alla mera lettura delle note solo per passare l'esame di teoria senza la contestualizzazione del perché venga fatto imparare. Bisognerebbe, aspettare che lo studente, supportato e consigliato anche da un insegnante, sia in grado di comprendere che effettivamente ha bisogno del setticlavio per poter proseguire e non che gli si dica: studia il setticlavio perché è così da programma ministeriale. Gli si dovrebbe dire che il setticlavio serve per un dialogo tra strumenti con registri diversi che necessitano di essere scritti nel setticlavio per il loro dialogo che va a formare il discorso musicale. In poche parole secondo me la lettura delle note deve essere separata il meno possibile da ciò che esse esprimono quando vengono suonate: se ci si predilige lo scopo di passare l'esame di teoria e solfeggio senza contestualizzare, secondo me è una decodifica utile solo ad imparare a leggere cose che potrebbero limitare la creatività. Spero di non aver detto stupidate, ma è il mio pensiero.
  8. Io invece non sono totalmente d'accordo: forse è un ragionamento limitativo e molto grezzo, ma ad esempio per suonare il pianoforte occorrono solo due chiavi. Al fine della comprensione del proprio strumento, qualsiasi esso sia, secondo me imparare a leggere in sette chiavi si hanno informazioni ridondanti. E' chiaro che nella composizione orchestrale è una cosa importante ma non necessaria: penso che esistano software in grado di trasferire una melodia scritta in una chiave e convertirla in un altra.
  9. Concordo con quello che ha detto Simone. Non si possono tarpare le ali della cultura e della libertà: il problema è che si usano queste azioni solo per censurare! In realtà, i poteri forti si stanno accorgendo che internet è uno spazio libero e chiunque può dire quello che pensa. Sul fatto poi dei diritti d'autore sulle canzoni, quello che ha detto Simone si verifica questo: si paga una cosa con un prezzo esagerato, che sanno tutti che non ha quel prezzo. Bisognerebbe riflettere sul perché le case discografiche siano come delle macchine succhia-soldi, non che i ragazzini si scarichino quella canzone, piuttosto che un cd od un intera discografia. Se mettessero una promozione con dischi a 7 euro e mi dicono: investiresti 200 euro circa per gli album che mi piacciono di più di Zappa? Certo che lo farei, se avessi i soldi per farlo. Ma se non li avessi? Devo continuare ad ascoltarmi i modà?
  10. Il fraseggio jazz: complicato, semplice, dov'è lo swing, metto la sincope, no forse ci va lo staccato, aspetta qui scala veloce poi... Parlando dalla mia esperienza: per diventare un buon musicista jazz, si devono ascoltare molti dischi di tutti i generi musicali. Il colore della musica e tutte le sue sfaccettature ritmiche, si apprendono col tempo e con l'ascolto e anche provando a trascrivere qualche piano solo. Un modo per iniziare a dare un colore, potrebbe essere d'imparare le scale blues, magari le pentatoniche maggiori e/o minori e provare a suonare sopra degli accordi con un ritmo terzinato. Ma ci si accorgerà che poi si è limitati, e si vorrà sempre più allargarsi. Da qui parte, la ricerca. Musicista classico vs Musicista jazz vs Musicista rock vs Musicista popolare vs ..... Musicista metal vs .... Musicista dosknfdfnjgsjrk vs ... Per me esiste una sola cosa: la musica... che alla fine, se ci pensate, è solo una terzina.
  11. La mia esperienza personale: da piccolo l'ho sempre avuto. Per le note singole del pianoforte ricordo che le indovinavo, ma quando poi sono cresciuto e ho cominciato ad ascoltare la musica e volevo suonarla mi sono accorto che non riconoscevo le note con facilità (diversi intrecci di note e ritmi): bisogna sviluppare anche un orecchio armonico e riconoscere determinate strutture. Questo comporta, penso, lo sviluppo dell'orecchio relativo e adesso riconosco abbastanza velocemente le tonalità delle canzoni. Un consiglio per il dettato: memorizzare una nota. Ad esempio il La. Trovare una canzone che abbia come tonica il La. Col tempo ripetendola, entrerà in testa. Quando la nota sarà più o meno metabolizzata, confrontare le note che vengono suonate con il La. Un altro consiglio: imparare a riconoscere le tonalità maggiori e minori data una tonica che si dà per certo per essere conosciuta. Esempio: DO MI SOL ---> sensazione di "felicità", triade maggiore; DO MIb SOL ---> sensazione di "tristezza", triade minore. E' un esempio un po' grossolano e sempliciotto, ma a secondo me è molto utile per distinguere le scale maggiori da quelle minori: o è zuppa o è pan bagnato.
  12. Non è solo una tua impressione, penso. Suonare comunque un tono sotto le note e quindi le frequenze associate, ci sarà un comportamento "simile" , ma non uguale: 1 - la fisica del suono ---> gli attriti interni di tutti i materiali sono non lineari e diversi (es: due pianoforti costruiti uguali, con lo stesso pianista e lo stesso brano suoneranno leggermente diversi) 2 - colore ---> anche suonando uno stesso brano, nello stesso pianoforte, trasposto di un tono, non dà le stesse sensazioni perché l'orecchio se non sbaglio percepisce le frequenze in modo logaritmico e quindi non c'è linearità tra trasposizioni. L'orecchio assoluto forse si accorge prima, ma anche chi non lo possiede se ne accorge in pochissimo tempo. Tu lo possiedi?
  13. Grazie Gennarino! P.s. E' fuori tema, ma io John Field l'ho conosciuto così: http://video.google.com/videoplay?docid=-201954196354740167
  14. Io uso l'editor texmaker e mi trovo benissimo: è freeware ed è veramente potente. Kyle è per linux, ma mi pare che ci sia una versione anche per windows: grazie del consiglio, lo proverò.
  15. Bellissimo!!! Condivido e rilancio, magari azzardando per chi "se la sente" con le sonatine in bianco e nero di Vinciguerra: ci sono spunti riguardanti l'indipendenza delle mani dovuta alle strutture usate nel jazz e nel blues dovute alla poliritmia. Secondo me, sono molto belle e contemporaneamente offrono spunti tecnici che magari si trovano un po' meno frequentemente nella musica classica.
  16. Da Andrea ad Andrè: sono d'accordo al 100%! Dirò di più: qualche volta è meglio saltare quelle lezioni! Si rischia di prendere gli appunti male e capire fischi per fiaschi! (Provato sulla mia pelle)
  17. Io, riguardo alla scrittura posso segnalare il latex, un linguaggio di programmazione che utilizza i pacchetti di miktex, non molto immediato, ma con il quale però si possono ottenere risultati paragonabili a quelli che ci sono sui libri di testo: se volete posso postare degli esempi, con articoli non inerenti però ad argomenti riguardanti alle cose che ho studiato.
  18. Forse perché è andato un po' fuori dal tema della discussione: bastavano due esempi, il concetto era chiaro. Pianoscholar ne ha fatti più di due, ma inerenti al tema ognuno con una sfaccettatura diversa sulla tecnica pianistica e quindi sull'indipendenza, coerenti col tema in questione: lei no, anche se ha dato nozioni che magari possono comunque tornare utili.
  19. Allora: @compositor Questo è quello mi aspettavo che mi dicesse, più o meno. Svincola completamente la tecnica dalla musica (che racchiude in sè la tecnica anche) e questo lo trovo "antico" e non lo condivido: tuttavia lo rispetto. Per quel che riguarda la riforma: secondo me, l'obbligo di frequenza è assurdo, in qualsiasi facoltà (tranne forse in medicina quando s'impara a fare il chirurgo nei cadaveri, o si studia il corpo umano guardandolo dal "vivo dentro un morto" ). Parlando da studente ancora frequentante la laurea magistrale d'ingegneria meccanica: se uno riesce a preparare gli esami da solo, con una preparazione idonea perché non permettergli di farlo? E' chiaro che da non frequentante si può far più fatica, ma non è sempre detto che la didattica sia sempre di buon livello. Nella mia carriera universitaria mi è capitato di fare esami da non frequentante e di passarli anche con buoni voti: avrei potuto seguire le lezioni, e in certi casi andavo a segurile anche di buona lena ma il professore addetto spiegava talmente male che ho capito che era meglio studiare per conto proprio. Questo prescindendo da ogni facoltà, che sia conservatorio o informatica, ecc ecc... @TheSimon Riesco forse solo a immaginare la rabbia che provi, perché non sono mai andato al conservatorio e non l'ho provato sulla mia pelle. M'incazzerei anche io penso, visto che l'essere Maestro ti è costato molta fatica: la distinzione tra la preparazione secondo me dovrebbe prescindere dal percorso di studi che uno fa, ma effettivamente dal grado di essa. Inizialmente non ho fatto caso più di tanto a questo, ma effettivamente potrebbe trasparire il messaggio che il conservatorio prepara meglio del privato, e questo secondo me non è vero! Forse Compositor l'ha detto in buona fede, sentendo che i privati e anche gli studenti interni erano dei lettori, e non dei pianisti, ma se l'ha fatto sostenendo che i maestri del conservatorio sono stretti di voti e sono più severi verso i privatisti questo è sbagliato. Il giudizio deve essere imparziale: a parità di note, c'è qualcuno che suona bene, e qualcuno che suona male. L'imparzialità dovrebbe essere garantita dalla qualità dell'esecuzione, cosa che magari non è garantita visto e sentito di certe esperienze che ho sentito anche da altre persone. @tgdigit Condordo al 100% @Francesco Concordo al 100%
  20. Sono venuto a conoscenza di Righini, nell'anniversario dei 30 anni di Fazioli: ho visto parlare per un'ora l'ingegner Fazioli e ha detto che anche lui si appoggiò per le sue richieste e dubbi a Righini, che se non mi sbaglio (oltre a essere un fisico) è stato primo corno con Toscanini. Paolo, spero di non abusare della sua memoria: il libro ha carattere prettamente scientifico (voglio dire se ha trattazioni matematiche rigorose) o più un carattere divulgativo? Lo chiedo perché da ingegnere (meccanico), mi affascinano poco le formule, che sono sì importanti, ma mai quanto i concetti che stanno dietro (sempre secondo il mio modesto parere). Consiglierebbe anche altri libri? O meglio: quali libri alla sua mente la hanno colpita per chiarezza e limpidità?
  21. Sì, sono d'accordo con lei e forse effettivamente non me li hanno insegnati nel modo giusto: allora le chiedo. Qual è il modo giusto per affrontarli? Cosa consiglierebbe ad un suo allievo? Spero di non essere troppo "curioso", ma ho maturato dalla mia esperienza, che suonare quelle cose non mi ha mai portato da nessuna parte. Ricordo che lasciavo volutamente a casa lo "Czerny" quando andavo a lezione, per non suonarlo!
  22. Premetto che parlo per esperienza personale, e che gli esercizi tecnici tipo Hanon, Czerny mi hanno sempre disgustato e quindi anche se mi venivano assegnati non riuscivo a suonarli anche con "buona lena" perché mi annoiavano e pensavo che anche se ero intento a suonare mi sentivo un dattilografo. Io sono convinto del contrario: secondo me è molto più difficile trovare la tecnica come mezzo per ottenere musicalità in altri pezzi negli esercizi Hanon, Czerny, ecc.,piuttosto che magari suonando un' invenzione a 2 voci di Bach, prima "meccanicamente" (ovvero superando gli ostacoli che si trovano per eseguire le note giuste, cercando rilassatezza) e poi cercare di metterci l'interpretazione. Alla fine la tecnica per me, deve essere sempre acquisita per ottenere come risultato finale la musicalità: non vedo come esercizi così possano essere utili. Indipendenza delle dita, perfetta uguaglianza delle dita, agilità,interdipendenza si devono applicare in qualsiasi brano e allora: perché non utilizzare direttamente una sonata, un preludio, o quel che sia? Con questo non voglio dire che tutti gli studi siano noiosi per me: Cramer e Pozzoli, (per non parlare di quelli di Chopin) hanno contenuti tecnici secondo me rilevanti, ma portano con loro anche la musicalità che non ho ritrovato negli esercizi di Hanon e di Czerny.
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