CromaDiBrera Postato Settembre 13, 2012 Report Share Postato Settembre 13, 2012 Ho una curiosità, da un po' di tempo: nelle esecuzioni per due pianoforti (nel repertorio classico), si usano di regola due strumenti quanto più simili o, invece, dalle caratteristiche timbriche diverse fra loro? Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Lucas Postato Settembre 13, 2012 Report Share Postato Settembre 13, 2012 Caratteristiche timbriche in che senso...marche? Lo chiedo perchè secondo me comanda la disponibilità del teatro Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Silbermann Postato Settembre 13, 2012 Report Share Postato Settembre 13, 2012 Non mi ero mai posto il problema, facendo un parallelismo con l'ambito organistico, dove 2 organi della stessa chiesa era costruiti anche in modo speculare, quindi penso che la differenza possa essere ricercata nella costruzione del brano...anche se è vero che le registrazioni, a parità di organo, possono essere differenti. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
CromaDiBrera Postato Settembre 13, 2012 Autore Report Share Postato Settembre 13, 2012 Caratteristiche timbriche in che senso...marche? Anche; caratteristiche timbriche in genere. Lo chiedo perchè secondo me comanda la disponibilità del teatro Intendevo a prescindere da limitazioni contingenti, naturalmente. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Eagle Postato Settembre 14, 2012 Report Share Postato Settembre 14, 2012 a prescindere da limitazioni contingenti, naturalmente. Meglio che i due timbri siano distinguibili, sarebbe sicuramente un valore ... sempre se la composizione sia scritta bene, i difetti in questo caso si evidenzierebbero di più Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Guest Pianoaccordatore Postato Settembre 14, 2012 Report Share Postato Settembre 14, 2012 A causa della rigidità delle corde, un pianoforte con corde corte ha una discordanza differente rispetto ad un piano con corde più lunghe. Quando in un concerto vengono utilizzati insieme 2 pianoforti, essi dovrebbero avere la stessa scala di accordatura (stessa marca e modello), accordando ogni pianoforte separatamente. Poi con l'aiuto di un'assistente, è utile paragonare i 2 pianoforti una nota per volta, correggendo le diversità. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
CromaDiBrera Postato Settembre 14, 2012 Autore Report Share Postato Settembre 14, 2012 Poi con l'aiuto di un'assistente, è utile paragonare i 2 pianoforti una nota per volta, correggendo le diversità. Ti ringrazio, più o meno è quello che mi interessava: quindi, se ho capito bene, la regola vuole che si tenti di rendere omogeneo il suono tra i due strumenti (dal quale, evidentemente, consegue che sia auspicabile disporre di due modelli uguali). Peccato, perché mi sembrava interessante l'idea di poter sfruttare (mi riferisco alla composizione) differenze di registro... Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Valchiria Postato Settembre 14, 2012 Report Share Postato Settembre 14, 2012 Come da domanda, nel repertorio classico, concordo nella risposta di Pianoaccordatore, però Peccato, perché mi sembrava interessante l'idea di poter sfruttare (mi riferisco alla composizione) differenze di registro... questa tua frase esce dall'ambito classico, oggi puoi fare qullo che ti pare e mescolare pure temperamenti... per cui penso che anche Eagle abbia la sua parte di ragione Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Carlos Postato Settembre 15, 2012 Report Share Postato Settembre 15, 2012 Ho una curiosità, da un po' di tempo: nelle esecuzioni per due pianoforti (nel repertorio classico), si usano di regola due strumenti quanto più simili o, invece, dalle caratteristiche timbriche diverse fra loro? Normalmente si cerca di usare, ti è stato detto, strumenti molto simili a prescindere dal motivo per cui si usano due pianoforti. Ti faccio un paio di esempi per chiarire ciò che intendo. Brahms, prima di scriverle per orchestra, scrisse le Variazioni su tema di Haydn per due pianoforti. La ragione per cui ne usò due era solo pratica: un solo pianista non poteva fare tutto quello che lui aveva in mente in questo caso è quasi d'obbligo che ci sia non solo identità (o quasi) tra i due strumenti, ma anche quanto più possibile uniformità di tocco tra i due pianisti. Un altro esempio potrebbe essere il Concerto per due pianoforti K 365 in mi bemolle di Mozart (che io personalmente ritengo una delle vette di WAM). L'uso dei due strumenti, qui, ha logicamente un motivo diverso: sono due solisti, è un "doppio concerto", ma i due strumenti vengono fatti giocare letteralmente insieme e i giochi di imitazione tra di loro sono usati a volte per confondere le idee a chi ascolta. Credo che in entrambi i casi sia fondamentale che i pianoforti abbiano un risultato timbrico almeno molto simile, anche perché va detto che è difficilissimo che due pianoforti suoninino perfettamente assieme: la percussione del martelletto è talmente precisa che spesso e volentieri si avverte un leggero sfasamento tra i due strumenti. Se hanno anche un timbro differente è finita. Faccio l'ultimo esempio, visto che ci siamo, e vengo ai giorni nostri, o quasi. Steve Reich, Six Pianos (1973). Ve ne metto un estratto qui, se non lo conoscete. In questo pezzo è addirittura vitale che i pianoforti (sei, per l'appunto), suonino allo stesso modo, perché qui le idee devono essere confuse, parlando quantomeno di "da dove viene cosa?" Tra l'altro, pezzo strepitoso, spero che vi piaccia. http://www.youtube.com/watch?v=edKE10Yz_zs 1 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Gagaku Postato Settembre 15, 2012 Report Share Postato Settembre 15, 2012 Carlos, io ho gradito brano e intervento Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
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