pianothor Postato Giugno 12, 2015 Report Share Postato Giugno 12, 2015 Ciao a tutti! Oggi mentre ascoltavo questo pezzo, il quale mi attrae parecchio, mi chiedevo... per suonarlo mi sembra sia essenziale una tecnica o una predisposizione suonare sedicesimi veloci e staccati, giusto? Io non ho mai provato perchè non ho mai trovato un pezzo che li richiedesse per 4-5 minuti, può essere questa la difficoltà primaria di questo pezzo secondo voi? Un'altra domanda che generalizza il tutto è, qual è la vera difficoltà di questa toccata? Ascoltiamo la Martha... 1 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Crisantemi Postato Giugno 13, 2015 Report Share Postato Giugno 13, 2015 Molto bella questa toccata, forse un filino lunga per i miei gusti... a dire la verità collego l'idea di toccata ad un tipo di fraseggio veloce e legato, frammenti di scale e arpeggi, con un carattere quasi improvvisativo, mentre questi ribattuti così ritmici mi ricordano più una danza slava. Tecnicamente, le difficoltà mi sembrano molte... Già fare le note giuste e a tempo... poi gli incroci tra le mani, e mantenere le articolazioni elastiche per tutto quel tempo senza irrigidire. Ma io non sono un gran pianista, aspetto di leggere l'opinione di qualcuno più accreditato Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
pianoexpert Postato Luglio 12, 2015 Report Share Postato Luglio 12, 2015 Proverò a dire la mia. A parte la bravura e la "sapienza" di Martha, la toccata, per definizione, è una composizione virtuosistica che viene scritta per dar prova delle qualità tecnico-interpretative del pianista. Questo nel significato moderno. All'origine il "toccare" apparteneva a tutti gli strumenti a tastiera. Si diceva "suonare il violino e toccare il clavicembalo...". Ora la "sapienza" nell'esecuzione di composizioni come questa, secondo me sta nel fatto di poter trovare dei momenti di riposo, al di là dei due veri momenti di interruzione del "moto perpetuo". Anche negli studi di Chopin, ad esempio, bisogna alternare momenti di rilassamento a momenti di pieno vigore. Questo non deve influire sul risultato sonoro e sulle sonorità "piene". Il tricipite deve essere sempre sotto controllo e più rilassato possibile. La spalla, sembra strano, partecipa molto perché, naturalmente, decide la compartecipazione dei muscoli forti in ausilio di quelli deboli. Polso sempre "disponibile", sia alla flessibilità e allo scarico delle tensioni, sia alla "fermezza" in sana contrapposizione ai muscoli grandi. In molti settori le dita sono anch'esse "ferme" e non rigide. Uso della rotazione quando possibile e sfruttamento dei piccoli crescendi come si si volesse andare sempre più verso il fondo della tastiera...per poi tornare in superficie. Naturalmente le mie parole non devono essere prese alla lettera. Vogliono essere solo una "figurazione" di ciò che potrebbe avvenire nella costruzione del "gesto pianistico". E poi...lo strumento. E' impensabile credere che si possa trovare una soluzione accettabile e di livello superiore, se non si ha a disposizione uno strumento di livello superiore e soprattutto ben regolato e intonato. La capacità dello stesso di dare una buona escursione tra il piano e il forte, favorisce il pianista a sfruttare quei momenti di riposo che oscillano tra il suonare "sullo scappamento" e "oltre lo scappamento". Le note ribattute non devono essere un problema e quindi lo strumento deve essere ben regolato e fluido, senza l'obbligo di caricare troppo la molla di ripetizione. La leva della tastiera è importante. Una leva più lunga, come nel grancoda, rende i ribattuti più facili e anche l'affondo dei tasti, non superiore ai 9,8mm, posò aiutare molto. E' praticamente difficile suonare questo pezzo su di un quarto di coda, magari con affondo10,35 e pesato 58-50!!! Ecco l'occasione per studiare la correlazione tra lo sviluppo della tecnica pianistica e il funzionamento del nostro caro strumento. Qui solo la sintesi del mio pensiero...ci sarebbe da sviluppare il discorso sia musicale che tecnologico davanti allo strumento 2 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
pianothor Postato Luglio 12, 2015 Autore Report Share Postato Luglio 12, 2015 Molto interessante Paolo, grazie mille della tua risposta.. era quello che cercavo, una sintesi a grandi linee delle difficoltà e requisiti di questo pezzo... Anch'io avevo ipotizzato che la difficoltà principale fosse essere incredibilmente agili e sciolti, pensavo ci fossero più ostacoli nascosti (come ad es. lo strumento, ovviamente) data la fama di questo pezzo.. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Frank Postato Luglio 13, 2015 Report Share Postato Luglio 13, 2015 La toccata, per definizione, è una composizione virtuosistica che viene scritta per dar prova delle qualità tecnico-interpretative del pianista. Questo nel significato moderno. All'origine il "toccare" apparteneva a tutti gli strumenti a tastiera. Si diceva "suonare il violino e toccare il clavicembalo... In effetti nella fase iniziale del 1500 la toccata è caratterizzata dall’aspetto preludiante, con andamento libero e fantasioso simile al primo ricercare che si otteneva tramite la tecnica del “toccare lo strumento”, forma prettamente svincolata dal modello vocale (vedi i brani per liuto, “tastar de corde”) Già alle origini gLi elementi tipici erano: - Rapidi passaggi - Ricchezza di figurazioni ornamentali - Libera struttura formale Un po' storia non guasta mai Nella seconda metà del ‘500 si sviluppa nell’area veneziana la pratica della toccata destinata all’organo. Le toccate di basano su passaggi veloci su base accordale ed una sezione mediana a semplice struttura imitativa, vedi G. e A. Gabrieli e C. Merulo. Da citare l’opera di C. Merulo: “Toccate in due volumi” con le innovazioni di carattere armonico strutturale passando dalla fase toccatistico improvvisativa ad una fase con sezioni scritte nello stile fugato del ricercare. Questa nuova modalità compositiva a più sezioni venne sviluppata in Germania da Froberger, Buxtehude e Bach. G. Gabrieli definisce la toccata anche intonazione d’organo, per esempio quella composta su 12 toni della musica. Adriano Banchieri dedica un testo dal titolo l’organo suonarino, dedicato alla tecnica di improvvisare le intonazioni. A Napoli si sviluppa la toccata virtuosistica con sezioni brevi a contrasto, destinate in modo particolare al clavicembalo. Quanto travate di tutto ciò ne brano di Prokofiev? Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Crisantemi Postato Luglio 20, 2015 Report Share Postato Luglio 20, 2015 Grazie Frank, il tuo post inquadra storicamente e stilisticamente la toccata... e tutto sommato conferma la mia impressione che il pezzo di Prokofiev della toccata abbia solo il nome. Non ritrovo lo stile libero e preludiante che tu citi, né veloci passaggi su base accordale o imitazioni... Potrebbe essere interessante dare un'occhiata al testo di Banchieri... mo' vado su imslp a vedere Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Frank Postato Luglio 21, 2015 Report Share Postato Luglio 21, 2015 C'è da dire però che nel tempo diversi ambiti si sono emancipati, decontestualizzati e defunzionalizzati... pensa solo alla suite. Eppoi, chi riuscirebbe mai a ballare su un Walzer di Chopin? Anche la toccata ha avuto la sua evoluzione. 1 Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Recommended Posts
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.