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Piano Concerto - Forum pianoforte

Barocco - Mauro Lanza


Xenakis
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Inoltre - va da sé - Barocco è la poesia di Amelia Rosselli.

 

Barocco bello tutt’impigliato bianca ginestra con la solita Maria blu sul liquido cero nudo scandalosamente il Cristo attraente alle bambine. Cristo Jesù legno che non marcisci con lo cuore spinoso.

 

Qui si trovano notizie sul brano

http://mediatheque.ircam.fr/textes/notes2prog/LO38017-01.pdf

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Il documento è in Francese, oltre ad odiarlo non so neanche una parola in francese. Ho provato, faticosamente, a farlo fagocitare a Google Translate ma non si capisce una mazza di quello che ha tradotto. C'è qualche anima pia che tradurrebbe per i comuni mortali almeno la prima (Barocco) ?  :D

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[il mio francese è da terza media, quindi perdonate eventuali errori...]

 

Nel 1998, prima di venire a Parigi a seguire il corso di composizione e di informatica musicale dell’IRCAM, avevo composto un breve brano per voce e piccola orchestra di strumenti giocattolo. Questo ensemble stravagante di cinque musicisti ad accompagnamento della voce di soprano mescolava una vera viola smorzata da una sordina, degli strumenti ad ancia Bontempi (una piccola tromba, un sassofono e un clarinetto), delle tastiere (due piano-giocattolo e un piccolo metallofono), una chitarra di plastica e altri oggetti differenti (una scatola che muggisce, delle bambole che stridono). Barocco sarebbe stato la prima parte di un ciclo vocale fondato sulla selezione di brevi prose poetiche tratte dalla raccolta Prime prose italiane di Amelia Rosselli.

Questi testi che, come suggerisce il loro titolo, erano i primi saggi in lingua italiana di un’autrice vissuta a lungo in Francia e in Inghilterra, mi hanno spinto a cercare dei mezzi con i quali intrattenere una relazione simile a quella che l’autrice intratteneva con la “nuova” lingua, una attitudine allo stesso tempo vergine e innovatrice di ignoranza cosciente e libera dalle regole. Una attitudine sperimentale del materiale sonoro e degli “organi” che lo producono ha quindi orientato il mio lavoro: imparare a suonare dei nuovi strumenti ispirandosi alle limitazioni che ci vengono imposte dalla loro morfologia.

L’idea di utilizzare degli oggetti che sono il riflesso deformato dei “veri” strumenti musicali si è quindi imposta naturalmente. Riproduzioni a uso ludico di modelli più austeri, gli strumenti giocattolo differiscono completamente da essi per quanto riguarda il timbro e il modo di suonarli.

 

Barocco bello tutt’impigliato bianca ginestra con la solita Maria blu sul liquido cero nudo scandalosamente il Cristo attraente alle bambine. Cristo Jesù legno che non marcisci con lo cuore spinoso.

 

Amelia Rosselli

Da Prime prose italiane (1954)

 

Barocco (1998-2003)

Organico: voce, viola e strumenti giocattolo (tromba, sassofono, clarinetto Bontempi, clacson, due piano giocattolo, glockenspiel Bontempi, due crotali, tre piccole scatolette a forma di mucca, dieci pupazzi con fischietto)

Durata 7 minuti

Editore Ricordi – Milano

 

Barocco è stato eseguito per la prima volta alla Biennale di Venezia il 10 maggio 2000 da Silvana Torto e l’ensemble Laboratorio Novamusica diretto da Pietro Borgonovo. Il pezzo è poi stato completamente riscritto in occasione della sua ripresa del 21 marzo 2004 in occasione del festival Archipel di Ginevra. La nuova versione è dedicata a Donatienne Michel-Dansac.

 

Barocco è un brano scritto per una piccola orchestra organizzata in questo modo: strumenti a fiato – tromba, sassofono, clarinetto Bontempi e clacson –, metallofoni – due piano-giocattolo, un glockenspiel Bontempi e due crotali –, una sezione “melodica” – voce, viola, chitarra giocattolo Bontempi – e per finire tre piccole scatolette a forma di mucca (che muggiscono) e dieci bambole-squalo con fischietto (che stridono). Dalla scelta di questi strumenti derivano molteplici vincoli: la maggior parte di essi non producono che le sette note (più o meno stonate) della scala di Do maggiore, con possibilità molto ristrette di articolazione e di dinamica. Certi strumenti, come il sassofono e la tromba, presentano invece una scala limitata a quattro note. Una tale limitazione di mezzi mi ha spinto a concepire delle strategie compositive atte a compensare queste carenze. In particolare, la monotonia determinata dall’impiego di un numero di note così ridotto è evitata (almeno spero) non solamente tramite gli strumenti della “sezione melodica”, dotati di una scala più grande, ma soprattutto grazie all’utilizzazione “economica” delle note (la prima apparizione del Si non avviene che a metà del brano).

La natura non temperata degli strumenti giocattolo contrasta l’impressione di un Do maggiore permanente: all’inizio della partitura gli strumenti a fiato si manifestano con una fanfara di accordi; se nel caso di un dispiegamento “orizzontale” delle altezze un orecchio abituato al sistema temperato avrebbe percepito le note stonate come fastidiosi scarti rispetto all’usuale diatonismo, la loro presentazione verticale genera degli agglomerati di suoni tendenti alla fusione che si avvicinano, piuttosto che a un accordo classificato, al multifonico di uno strumento a fiato.

Al di là di questi dettagli, l’economia forzata dei mezzi mi ha costretto a concentrarmi sulle seguenti problematiche che, a mio parere, costituiscono la spina dorsale della composizione musicale: la gestione del tempo, la forma e il ritmo. Lavorare con così pochi mezzi riduce le possibilità combinatorie, e lo stretto legame esistente fra tutti i parametri del suono di questi strumenti (sugli strumenti ad ancia, ad esempio, suonare “forte” significa anche suonare “basso”) esclude la possibilità di utilizzarli indipendentemente. L’organizzazione procede dunque dalla gestione dei vuoti e dei pieni, delle accelerazioni e delle decelerazioni, oppure dal gioco delle ripetizioni.

Lungi dall’essere una semplice declinazione aneddotica, ciascuna trasformazione di una figura si inscrive in un processo dinamico, incarnando un momento preciso della sua storia.

Piuttosto di descrivere la totalità del processo formale del brano, preferisco fornire qualche chiave d’ascolto, vale a dire una breve descrizione di quelle che ho chiamato “figure musicali” (e che chiamerò ora, seguendo Gérard Grisey, “personaggi”) e le loro evoluzioni nel corso del brano (le loro “azioni”).

 

PERSONAGGI 1) Crepitare scintillante di accordi degli strumenti a fiato accompagnati da un clacson. Questo gesto si estingue (diminuendo e rallentando) e si rinnova periodicamente in un nuovo scintillio. Il ritmo rimane, in rallentando, molto regolare, come la parodia di una marcia.

AZIONI A ogni nuova occorrenza, questo personaggio si presenta in forme più dilatate, come perdendo la sua energia. La sua evoluzione globale sempre riprodurre su grande scala la sua Gestalt.

 

PERSONAGGI 2) Lucentezza granulare sulla nota Mi prodotta da tutti i metallofoni. Come se degli orchestrali indisciplinati tentassero a più riprese di suonare insieme senza mai riuscirci.

AZIONI Questo personaggio acquisisce importanza fino a perdere le sue caratteristiche puntuali trasformandosi gradualmente nell’ostinato di terzine che accompagna il terzo personaggio.

 

PERSONAGGI 3) Melodie ascendenti svolte dalla viola, dalla voce e dalla chitarra giocattolo accompagnate dall’ostinato di terzine dei metallofoni. Al punto culminante, le melodie rientrano in fase e l’ostinato si fonde in una piccola cascata di note discendenti.

AZIONI Il punto culminante è raggiunto sempre più frequentemente. La melodia ascendente che lo prepara si riduce fino a diventare un semplice levare di cinque note.

 

PERSONAGGI 4) Un ritmo giambico sul tritono Sib – Mi eseguito dalla tromba con degli effetti wah-wah e da una voce “stridula”; il tutto accompagnato dallo stridere sempre più invasivo dei pupazzi.

AZIONI Il comportamento dei pupazzi confina pericolosamente con un’anarchia la cui apoteosi concluderà impietosamente il brano.

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Grazie della traduzione Red. Nonostante non sia un grande amante di musica contemporanea, mi ritengo una persona molto curiosa e mi piace poter investigare sulle ragioni che hanno spinto un compositore a scrivere un certo tipo di musica. In questo caso l'autore affronta anche il discorso legato alle difficoltà imposte dalle ristrettezze tonali indotte dagli strumenti giocattolo ed è interessante osservare come si sia preposto per la loro risoluzione. Molto interessante anche la spiegazione del perché ricorrere a strumenti giocattolo. Credo che il modo giusto di ascoltare musica contemporanea sia quello di arrivarci preparati così da poter identificare nel contesto musicale alcune idee precedentemente lette nella prefazione dell'autore. 

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Senz’altro. Aggiungerei anche – per la cronaca – che quella degli strumenti giocattolo è una delle tante “mode” che periodicamente attraversano il mondo della composizione. C’è stata la “moda” dei megafoni, ed ecco decine di pezzi che usano i megafoni, c’è stata la moda di far pestare i piedi sul pavimento (foot-stomp), c’è stata la “moda” della saturazione (anche se in quest’ultimo caso parlare di “moda” è un po’ troppo riduttivo), ecc. ecc.

Per quattro o cinque anni spuntano decine di pezzi che utilizzano gli strumenti giocattolo. Spesso questo utilizzo si riduce a trovata episodica, facilmente sostituibile da qualsiasi altra trovata. Nei casi più riusciti – e il brano di Lanza rientra in questa categoria – l’impiego degli strumenti giocattolo trova invece un significato organico: la relazione fra l’autrice del testo e la “nuova” lingua, utilizzata come giocattolo; la relazione con il testo stesso (le bambine); tutto il discorso conseguente sulle limitazioni imposte da questi strumenti, intese quasi come le “regole del gioco”…

A prescindere dal nostro personale giudizio, si può insomma riconoscere in questo caso un pensiero articolato che corrisponde all’esito musicale.

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Significa che Lanza sa quello che fa e che naturalmente non utilizza degli strumenti per il puro gusto del momento ma appunto, sa adoperarli all'interno di un contesto coerente.

Per fortuna poi, la moda è passeggera! A proposito dei megafoni, personalmente parlando, il brano di Steen Andersen On and Off etc, li sa utlizzare piuttosto bene. Una di queste "trovate" (anche se non così recente) che non mi fa impazzire è il colpo di pistola, l'ho sentito in diverse composizioni e non mi ha colpito( la pallottola  :D ) positivamente. Ricordo che invece in At first light di Benjamin ci sono palline da ping pong e giornali da strappare...ma qui sto andando OT.

 

Salù

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