camy86 Postato Ottobre 29, 2011 Report Share Postato Ottobre 29, 2011 Come affrontate i salti? Mi riferisco a quelli della sinistra per fare l'accompagnamento. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
Francesco Postato Ottobre 29, 2011 Report Share Postato Ottobre 29, 2011 Già Andrea, bella domanda... Anch'io specialmente negli ultimi tempi mi sono trovato a dover affrontare passaggi in cui la mano sinistra eseguiva "salti" un po' impegnativi... Almeno, impegnativi per me... Nella mia piccolissima esperienza, ho usato diversi metodi, ma solo uno per ora si è rivelato abbastanza efficace : studiare lentamente il passaggio, prima solo sinistra, poi solo destra, il tutto per un po' di volte... fino a quando non mi riesce unito. A quel punto ripeto lo ripeto tutto insieme fino a quando non mi viene alla velocità che dovrebbe venire... Credo che sia anche utile, dopo un paio di volte, provare a ripetere il passaggio fino a quando non riesce senza tenere gli occhi attaccati alla sinistra... Mi spiego: già non sono bravissimo con i salti della sinistra, poi se non guardo la mano... esce una schifezza ... Chiaramente la mia è solo un'opinione, oltretutto non ho troppa esperienza... però questo è come ho fatto io finora... ciao! Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
pianoexpert Postato Ottobre 31, 2011 Report Share Postato Ottobre 31, 2011 Mi sembra già di aver risposto a questa domanda. Forse è solo una sensazione. Una buona regola è trovarsi in tempo sulla posizione dei tasti da suonare. Il "salto" non è altro che uno spostamento tra due posizioni. Lo si pensi come il tempo necessario per raggiungere la nuova posizione. Una buona cosa è "abbandonare" di pensare alla nota o alle note suonate prima di spostarsi. Dobbiamo essere col nostro "pensiero" già alle note dopo il salto. Il tempo c'è. Solo in alcuni salti di tecnica trascndentale come nel Mefisto di Listz bisogna lanciare la mano. In genere lo spostamento può avvenire con "tranquilla rapidità" e far trovare le dita già sulla posizione prima di suonare. Esercizio: Suonare le note prima del salto e spostarsi rapidamente sulla nuova posizione senza suonare. In un solo rapido movimento, a tempo. ci si deve trovare sulla nuova posizione, perfettamente, senza suonare!!!!!. L'incertezza o la non sufficiente "anticipazione" sarà evidenziata dal fatto che la mano "cercherà," ancora smarrita, la nuova posizione. Ritardo mentale. Pensare subito, ancora prima di muoversi.....dove , decisamente, dobbiamo andare. Spero di essere stato chiaro....ma certo che dalle parole alla pratica..... Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
camy86 Postato Novembre 1, 2011 Autore Report Share Postato Novembre 1, 2011 Mi sembra già di aver risposto a questa domanda. Forse è solo una sensazione. Io non mi ricordo e mi scuso se sono stato smemorato: ho aperto questa discussione senza scrivere (mi è rimasto in testa) per avere anche dei consigli di chi si cimenta con il rag time e quindi indirettamente lo stride piano. Riguardo a quest'ultimo è proprio la metabolizzazione a pilota automatico mentre s'improvvisa (magari anche improvvisando con la sinistra). Un'altra cosa che mi chiedo sempre è che pur disponendo di una non buonissima lettura a prima vista quando leggo il notturno di Chopin op.9 n.2 mi accorgo che alla fine se studio un'attimo la sinistra e cerco di mandarla "a pilota automatico" e poi mi concentro a leggere la destra mettendole insieme, pur con qualche stecca, mi sembra di suonar meglio e più fluido non per il fatto di andare "a pilota automatico con la sinistra" ma proprio perché riesco a sentire meglio la melodia con tutto il corpo. Forse ho detto una miriade di banalità, ma sto ragionando bene? Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
lorbell Postato Novembre 1, 2011 Report Share Postato Novembre 1, 2011 Io non mi ricordo e mi scuso se sono stato smemorato: ho aperto questa discussione senza scrivere (mi è rimasto in testa) per avere anche dei consigli di chi si cimenta con il rag time e quindi indirettamente lo stride piano. Riguardo a quest'ultimo è proprio la metabolizzazione a pilota automatico mentre s'improvvisa (magari anche improvvisando con la sinistra). Un'altra cosa che mi chiedo sempre è che pur disponendo di una non buonissima lettura a prima vista quando leggo il notturno di Chopin op.9 n.2 mi accorgo che alla fine se studio un'attimo la sinistra e cerco di mandarla "a pilota automatico" e poi mi concentro a leggere la destra mettendole insieme, pur con qualche stecca, mi sembra di suonar meglio e più fluido non per il fatto di andare "a pilota automatico con la sinistra" ma proprio perché riesco a sentire meglio la melodia con tutto il corpo. Forse ho detto una miriade di banalità, ma sto ragionando bene? Bello il rag time! Stai studiando qualcosa di Scott Joplin ? Io pure! :) Inizialmente ho avuto anch'io la sensazione di non riuscire ma poi stai sicuro che col tempo (il brano va maturato) la sinistra va da sola senza avere il tempo di pensarci! L'improvvisazione richiede sicuramente piu' tempo ma credo che una volta appreso il meccanismo (studiando vari brani del genere) vedrai che senza accorgetene ci riuscirai! Spero di esserti stato d'aiuto! Lorenzo Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
pianoexpert Postato Novembre 1, 2011 Report Share Postato Novembre 1, 2011 Ogni pianista ha una visione figurata diversa di quello che sta suonando. Una cosa vorrei sottolineare. Gli "automatismi" non danno mai sicurezza. Tutto lo studio e l'assimilazione deve essere cosciente. E' evidente che in alcuni complicati e rapidi passaggi, il cervello fisserà dei "capisaldi" di riferimento, non avendo il tempo di filtrare tutti i movimenti e tutte le note. Qualcosa di automatico sì, ma qualcosa. Il linea di massima, mai abbandonare la coscienza e la conoscenza. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
lorbell Postato Novembre 1, 2011 Report Share Postato Novembre 1, 2011 Ogni pianista ha una visione figurata diversa di quello che sta suonando. Una cosa vorrei sottolineare. Gli "automatismi" non danno mai sicurezza. Tutto lo studio e l'assimilazione deve essere cosciente. E' evidente che in alcuni complicati e rapidi passaggi, il cervello fisserà dei "capisaldi" di riferimento, non avendo il tempo di filtrare tutti i movimenti e tutte le note. Qualcosa di automatico sì, ma qualcosa. Il linea di massima, mai abbandonare la coscienza e la conoscenza. Ecco perche' sono insicuro! Pensavo dipendesse da altro... tipo la difficoltà a memorizzare o a concentrarmi! Ma avvolte se penso a quello che devo fare mi blocco! Com'è possibile? :) Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
camy86 Postato Novembre 2, 2011 Autore Report Share Postato Novembre 2, 2011 Ecco perche' sono insicuro! Pensavo dipendesse da altro... tipo la difficoltà a memorizzare o a concentrarmi! Ma avvolte se penso a quello che devo fare mi blocco! Com'è possibile? :) Io faccio così: ad esempio nei pezzi di Joplin imparo lentamente con movimenti ampi della mano e poi quando mi sento sicuro aumento gradualmente la velocità: ogni tanto provo a velocità "folle" per vedere se effettivamente ho fatto progressi. Non bisogna avere paura: io ho imparato a buttarmi e devo dire che facendo così ho sicuramente fatto meno errori di quando ero preoccupato per ogni singola nota. E' chiaro che lo studio rigoroso ci deve essere per eseguire le note giuste, ma quando si sta andando nel brano e si fa qualche stecca è meglio andar avanti, segnarsi un appunto mentale e non fermarsi. Questo secondo me può aiutare nell'esecuzione in pubblico che magari può sempre riservare brutte sorprese, come una piccola stecca o anche una mosca che ti ronza vicino alle orecchie! Sto anche io studiando rag-time e col tempo voglio anche metter su Pianofortissimo di Carosone. Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
lorbell Postato Novembre 2, 2011 Report Share Postato Novembre 2, 2011 Io faccio così: ad esempio nei pezzi di Joplin imparo lentamente con movimenti ampi della mano e poi quando mi sento sicuro aumento gradualmente la velocità: ogni tanto provo a velocità "folle" per vedere se effettivamente ho fatto progressi. Non bisogna avere paura: io ho imparato a buttarmi e devo dire che facendo così ho sicuramente fatto meno errori di quando ero preoccupato per ogni singola nota. E' chiaro che lo studio rigoroso ci deve essere per eseguire le note giuste, ma quando si sta andando nel brano e si fa qualche stecca è meglio andar avanti, segnarsi un appunto mentale e non fermarsi. Questo secondo me può aiutare nell'esecuzione in pubblico che magari può sempre riservare brutte sorprese, come una piccola stecca o anche una mosca che ti ronza vicino alle orecchie! Sto anche io studiando rag-time e col tempo voglio anche metter su Pianofortissimo di Carosone. Grazie a Paolo e ad Andrea... come diceva il grande Totò " io il coraggio ce l'ho! ... è la paura che mi frega" E' capitato in quei pochi saggi che ho fatto, che nonostante il brano lo conoscessi a menadito, quando arrivavo a suonare un passaggio un po' complesso ove ci mettevo piu' attenzione (forse troppa) incappavo matematicamente in un blocco totale (mai mi sono fermato). Una volta dovevo eseguire un'invenzione a due voci di Bach ed arrivato ad un certo punto mi sono bloccato e per non fermare l'esecuzione, pena una bella figuraccia, ho ripetuto non so quante volte la battuta prima dell'inghippo mentre pensavo a quello che dovevo suonare ;poi sono riuscito a proseguire :D Credo sia anche una sorta di timidezza . Dovrei suonare di piu' in pubblico !! :) Lorenzo Quota Link to comment Condividi su altri siti More sharing options...
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