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Piano Concerto - Forum pianoforte

Carlos

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Tutto postato da Carlos

  1. Questione interessante. I problemi che poni sono due, e due diversi. Vado con ordine. Il fatto che Beethoven in un'altra versione (precedente) indichi un'articolazione diversa non è vincolante, a mio parere. C'è un altro caso, ovvero le Variazioni su tema dell'«Eroica» (che in realtà sono precedenti alla Sinfonia) dove il tema è scritto in valori larghi, mentre nella sinfonia viene suonato pizzicato: questo non impone (né autorizza, secondo me) a suonare staccato il tema delle variazioni per pianoforte, ma sarebbe comunque una scelta con una qualche ragione, anche se io non la approvo. Beethoven nel Minuetto dell'op. 49 n. 2 non ha scritto articolazione staccata, ergo non è staccato. Ma non ha scritto nemmeno articolazione legata, ergo non è nemmeno legato. Io credo che debba essere suonato in modo naturale, ovvero separato ma non staccato, e fraseggiando come la parte suggerisce (cioè con passo di minuetto).
  2. http://www.youtube.com/watch?v=uSC4w-fvojA
  3. Nemmeno a farlo apposta. http://lariscossadellacivetta.com/2012/12/21/creativismo-cretinismo/
  4. Un paio di considerazioni: batt. 67, violino 1. hai notato la parte inferiore che nota è? Un re, quindi è corda vuota, ovvero non c'è bisogno di alcuna diteggiatura. La parte superiore è suonata sulla corda di la, quindi consecutiva a quella di re, senza alcuna difficoltà, se non quella di mantenere l'arco in posizione corretta perché le due corde suonino insieme. La differenza ritmica che tu vedi è, inoltre, irrilevante: prova a ragionare in termini di arcata: guarda come sono legate le terzine della parte superiore: 6+3; e guarda i due re della parte inferiore: 6/8+3/8, quindi esattamente la stessa arcata La stessa cosa vale, nella stessa battuta, per la viola. Il do e il sol della parte inferiore sono corde vuote.
  5. Corde doppie. Sugli strumenti ad arco è possibile suonare due corde consecutive contemporaneamente Ma, fidati, questo è niente rispetto a ciò che si può fare con uno strumento ad arco...
  6. Memorizzare non ti serve per seguire. Ciò che io ti ho suggerito di fare dovrebbe aiutarti a sviluppare il cosiddetto "colpo d'occhio". Ma, se fossi in te, visto che hai così tanta difficoltà, mi eserciterei con cose che tu possa tener sotto controllo con un'occhiata, come ad esempio quartetti per archi o musica da camera in generale (trii, quintetti...). Se si dovesse memorizzare per seguire, uno ci impiegherebbe sei mesi per ascoltare il primo atto del Tristano e Isotta! Ho letto l'altra domanda, quella relativa alla tonalità: ecco, mi pare che seguire una partitura sia un problema marginale, rispetto a quello, senz'altro più importante, di acquisire consapevolezza armonica, checché ne dica qualcuno... Però, come tu dici, c'è margine per migliorare!
  7. Hmm... e Bastien und Bastienne e Der Schauspieldirektor e Zaide...
  8. Io non so chi sia stato il primo, ma senz'altro Rameau ha scritto, prima di Mozart, opere non in italiano (anche perché credo che l'italiano proprio non l'abbia nemmeno adoperato...). Thallo ci verrà in aiuto. presto (spero...).
  9. Il Gloria della Messa in Sol minore è ritmicamente molto uniforme, quindi ti suggerisco di individuare, magari prima di ascoltarlo, il modello ritmico (soprattutto nella parte strumentale) osservandone solo poche battute (veramente tre o quattro, di più non ti è utile). Dopodiché, una volta chiarito nella mente il "pattern" ritmico dell'orchestra, osserva solo la parte vocale quando lo ascolti e concentrati solo su quella. Se la fase precedente all'ascolto è stata efficace, dovresti riuscire a "percepire" la parte strumentale insieme alla parte vocale, ma anche senza necessariamente doverla leggere sulla carta. Se non riesci a farlo, interrompi e riparti: non ti è utile arrivare fino in fondo se già dopo poche battute ti confondi. E, se devi ripartire, prova a ripetere la fase preliminare (ovvero l'osservazione di poche battute), ma questa volta osserva laparte vocale, prova a immaginartela, ma solo quella, nella mente e impegnati a ritrovarla quando ascolti la registrazione. È un lavoro che all'inizio richiede tempo, un po' come quando si scompongono i passaggi allo strumento. Non ti scoraggiare.
  10. "Seguire" in che senso? Devi dirigerla? Ascolti la musica con la partitura davanti? Di che partitura si tratta?
  11. Mah, forse dovresti provare a capire meglio di cosa si parla e chiarirti su cosa significhi "partitura"... poi ne riparliamo, ok? firmato: quello che "ha ancora molto da imparare"
  12. Dico solo che Elfo postula l'inutilità dello studio di cose che lui stesso ha studiato e che quindi non può sapere se veramente siano inutili. O meglio: si può sapere se una cosa è inutile - o fino a che punto sia più o meno utile - solo quando la si conosce, come sostengo da tempo... Che lui parli da musicologo o da compositore poco cambia: il compositore attinge alle conoscenze del musicologo anche quando sostiene che queste conoscenze non servono.
  13. A parte la schizofrenia di questo messaggio ("chi ti dice che è il compositore che parla?" è una domanda degna di finire sul lettino di Freud: sei la stessa persona, punt'e basta), ma, dicevo, a parte questo, ciò che mi sorprende sono i "quattro cenni introduttivi", ovvero mi sorprende che uno che pensi di poter scrivere qualcosa ritenga la storia della composizione, delle tecniche compositive o come la si voglia chiamare, riducibile a "quattro cenni introduttivi". È un periodo che nella più ristretta delle ipotesi può abbracciare più o meno gli ultimi 500 anni (Palestrina è nato nel 1524 o giù di lì...) e da che mondo è mondo i compositori veri hanno studiato con dedizione e rispetto i Maestri che li hanno preceduti. Fin dove dovrebbero arrivare questi "cenni"? Verdi aveva sul comodino i quartetti di Haydn, quelli di Mozart e quelli di Beethoven e sul leggio del pianoforte aveva il Clavicembalo ben temperato; Schönberg conosceva il contrappunto a menadito (e non avrebbe mai scritto ciò che ha scritto se non fosse stato così). E vogliamo parlare di Prokov'ev? Sostakovich? Mahler? Poulenc? Britten? Avessero fatto tutti il tuo discorso chissà se mai li avremmo considerati i compositori che sono diventati. Inoltre, tu dici quello che dici, ma tu quelle cose le hai studiate e le conosci, perciò le ritieni superflue DOPO averle studiate. Puoi affermare con assoluta certezza che nessuna di quelle cose influisce sul tuo stile compositivo? No. Perché dovresti avere un altro "te" che scriva senza averle studiate per fare il confronto. Quindi, ripeto, il tuo discorso mi pare francamente un discorso da dilettanti: siccome non uso più la tal cadenza, perché approfondirla...? Eh già già, ma è un po' come dire che uno scrittore contemporaneo non dovrebbe studiare Foscolo. Ci sono quelli che non lo hanno studiato... e si vede. Conoscere non vuol dire "ricostruire" proprio per niente (cosa c'entrano gli "strafalcioni stilistici"???). La ricostruzione avviene in sede scolastica per appropriarsi di conoscenze pratiche, e d'altra parte, musicisti come Keith Jarrett (per dirne uno...) vengon fuori da studi a largo raggio, ma ce ne sono pochi, perché forse sono in troppi a considerare legittimo un discorso come il tuo...
  14. Una piccola osservazione, simil-polemica, ma simpatica. Non sei tu, Elfo, che sostieni che l'armonia classica non andrebbe nemmeno più affrontata? E come avresti potuto fare le (giuste) osservazioni sulla 10. di Beethoven e sulla sua somiglianza con il linguaggio mendelssohniano, se non l'avessi conosciuta?
  15. Mi sembra un discorso assurdo. Lasciando perdere altre valutazioni, ma un compositore che non conosca l'armonia classica non sarà in grado di studiare la musica almeno fino a Wagner (per star stretti...). Quindi? Altro che "fardello": sarebbe di un'ignoranza colossale!
  16. Il tuo discorso, portato al paradosso, equivarrebbe a dire che, visto che oggi usano tutti il computer per scrivere le email, non ha senso insegnare a scrivere con carta e penna... PS fermo restando che non è per nulla vero che sia superato pensare in termini armonici: non è mai superato PENSARE a qualcosa, semmai può essere superato un certo uso che si fa dell'armonia, ma vorrei ricordarti che la musica pop, almeno al 99%, è scritta "pensando in termini armonici". Quindi? Che facciamo?
  17. Onestamente ritengo che attribuire alla sordità di Beethoven il merito di "aver fatto correre la storia della musica" sia azzardato ed estremamente riduttivo. Azzardato per almeno due motivi. Il primo è che, a meno di riuscire a dimostrare che, fosse stato Beethoven "sano" avrebbe scritto musica diversa (il che è assolutamente impossibile, intendo dimostrarlo) questa affermazione vale da zero a... no: vale zero. Il secondo motivo per cui è azzardato risiede nel fatto che si considera la sordità di Beethoven come elemento che gli abbia impedito di sentire ciò che scriveva e, quindi, che se lo avesse sentito sarebbe inorridito e avrebbe lavorato di cancellino... mi pare francamente assurdo, sia perché ciò che ha scritto sono capolavori assoluti, sia perché si dovrebbe considerare che un musicista come lui non poteva non avere un orecchio interno tale da rendere, ad un certo punto, quasi superfluo il fatto di sentire "davvero". Il famoso aneddoto di Beethoven che dirige la Nona e non si accorge che è finita, significa che nella sua mente lui aveva la partitura completamente spiegata e la sentiva chiaramente e in ogni sua parte. Dicevo che è anche riduttivo, e lo è, perché dando ad un fattore fisico menomante meriti artistici li si toglie automaticamente a Beethoven stesso. Un po' come quelli che dicono che Gould suonava bene il pianoforte perché prendeva il Valium... Detto tutto questo, un paio di dati (e di date) per fare un minimo di chiarezza. Beethoven si accorge dei primi segnali della sua sordità nel 1796, a 26 anni, e a quell'epoca ha scritto il Secondo Concerto per pianoforte (op. 19), le prime sette Sonate, i Trii op. 1, per dire solo di alcune delle sue prime opere. Il Testamento di Heiligenstadt è datato ottobre 1802 e in quel testo egli si descrive come dilaniato dal tormento per la sordità che lo affligge e spiega a cosa sia dovuto il suo atteggiamento scostante. Dal 1802 al 1820 (anno in cui è definitivamente e totalmente sordo) egli scrive le Sinfonie dalla 2 alla 8, le Sonate dalla Patetica in poi fino all'op. 111, il Fidelio (in tre versioni, dal 1805 al 1814) e i Concerti per pianoforte 1 (successivo al 2), 3, 4 e 5, solo, anche in questo caso, per dire di alcune cose. Quello che intendo dire è che, se nel 1802 è già così afflitto dalla sordità da consegnare il suo tormento al Testamento di Heiligenstadt e se fosse vero che la sua evoluzione stupefacente e così "avanguardistica" è causata dalla sordità, non avrebbe scritto l'Ottava Sinfonia nel 1812, avrebbe scritto direttamente la Grande Fuga (che invece scriverà nel 1824/26). Inoltre, Beethoven era ben conscio del committente, se è vero, come è vero, che ha riservato ai Quartetti certe scelte al limite del consentito (armonicamente parlando) per l'epoca, ma nel frattempo scriveva la Missa Solemnis op. 123 (1818/22) e la Nona op. 125 (1824) che, pur essendo certo una sinfonia piena di novità (il coro certamente, ma anche la enorme dilatazione della forma), dal punto di vista armonico è, sì, spinta, ma non tanto da non essere capita (cosa che successe invece agli ultimi quartetti). Allora si sta parlando di un compositore che, tutto fuorché confuso dalla sordità, cui evidentemente sarà costretto ad abituarsi poco a poco, facendovi fronte con risorse fuori dal comune, sa bene che deve scrivere per il "suo" pubblico pezzi che siano ricevuti, capiti, apprezzati, ma, nel frattempo, osa nei quartetti, che sono i brani cui riserva (come alle sonate) la sua spinta innovativa e futuristica.
  18. A parte la meraviglia della Nona, devo dire che né "dolce" né "adorabile" sono aggettivi che avrei speso per Ludwi(n)g. Non che non lo fosse, ma certo non sono quelli i primi che mi vengono in mente pensando alla sua musica. Quanto allo "sfigato", se ti riferisci alla sordità, decisamente sì...
  19. Io ho pubblicato una recensione, per altro senza alcun commento. Potevi rispondere nel merito ed evitare di fare anche tu la figura che dici faccia lui. Avresti reso un servizio più utile a tutti coloro che, magari avendo visto e ascoltato il Lohengrin, potevano apprezzare un parere diverso e, senza dubbio, competente, ovvero il tuo. Io il Lohengrin non l'ho né visto né sentito, ma onestamente non ho bisogno né di Stinchelli né di te per decidere se Kaufmann canti bene o meno. Così come per valutare gli altri componenti del cast, la regia, i costumi e la direzione di Barenboim: posso fare da solo. Ma magari ad altri qui attorno faceva piacere sentir parlare di cose diverse e in altro modo, rispetto a quello che ha scritto Stinchelli, da parte di chi ha seguito l'opera. Occasione persa. Peccato. PS: non ho mai detto di conoscere Stinchelli, quindi non capisco di che "conferme" avessi bisogno. Io, in ogni caso, tendo a valutare volta per volta le cose che una persona dice o scrive, e non rifiuto né accetto nulla per partito preso. Posso essere in disaccordo 99 volte su 100 con una persona, ma se quella centesima volta sono d'accordo lo dico. Così come posso essere d'accordo 99 volte su 100 con un'altra e se quella centesima volta sono in disaccordo, allo stesso modo, lo dico. Come sto facendo adesso con te. PPS: eventualmente qualcuno ne avesse voglia sarebbe anche il caso di parlare di Wagner e della Scala. Io non posso farlo fintanto che non avrò ascoltato il Lohengrin e questa discussione sta diventando assai tediosa...
  20. Concordo, ma almeno normalmente finiscono nel mucchio insieme ad argomentazioni pertinenti. Se il tuo commento a una recensione è "odio tizio e se lo conoscessi anche tu lo odieresti" credo che nessuno possa dirsi gratificato. Men che meno dal fatto di sapere come si definisce in fatto di preferenze sessuali (vedi tuo post in "Tecnica Vocale"). Sono commenti che mi aspetto onestamente da un altro tipo di persona, non certo da te. Ma liberissimo di raccontarci la vita sessuale di chi vuoi, naturalmente.
  21. E un bel "chissenefrega" non ce lo mettiamo? Ma stiamo scherzando?
  22. Che tu lo odi non importa ai fini della discussione. Che io lo conosca tantomeno.
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