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Piano Concerto - Forum pianoforte

thallo

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Tutto postato da thallo

  1. Sarei felice se Tiger introducesse il video. No, perché questo video non ha anche fare con l'etica filosofica...
  2. Non so sel'ho detto esplicitamente nei commenti precedenti, ma a me Cavalleria non piace... La considero squilibrata... In questi giorni sto preparando Les Contes d'Hoffmann col coro e c'è una sapienza compositiva impressionante. Sarà sicuramente anche una questione di scelte estetiche, ma Mascagni, qualitativamente parlando, per me è un compositore di secondo piano...
  3. L'articolo è un po' macchinoso, con alcuni termini un po' tecnici che ci si poteva anche risparmiare, ma l'argomento rimane davvero affascinante. Questa "fonosfera", che io chiamerei Soundscape, è però, in realtà, condivisibile con molte altre culture musicali. Cioè, ok, se avessimo del materiale più specifico forse potremmo darne una descrizione più puntigliosa, ma se ci basiamo genericamente sulla differenza tra antico e moderno, il soundscape della Grecia Antica era simile al soundscape del medioevo o del rinascimento. Zone urbanizzate, zone non urbanizzate, luoghi in cui la musica aveva una presenza costante (in genere luoghi religiosi o luoghi molto frequentati) e un forte legame tra musica e didattica. Per quanto si parli di documenti solo descrittivi, infatti, non dobbiamo scordare che tutti i resoconti che abbiamo dicono che la musica faceva parte della formazione di tutti. Questo rendeva più presente la musica di quanto possiamo immaginare? Non lo so, ma penso ci siano alcune costanti antropologiche che a buon senso possano essere applicate anche alle epoche antiche. Credo sarebbe più che normale immaginare anche dei generi di consumo di massa, persone che canticchiavano melodie comuni
  4. L'anno accademico è complessivo, credo abbia ragione Zedef. E se hai un problema di questo tipo è meglio essere certi su cosa fare... Io ho avuto un problema simile che mi ha fatto rinviare la laurea di tre anni... ... ... Male che vada, la soluzione "casalinga" sarebbe sostenere gli esami incriminati in conservatorio ma farli verbalizzare alla sessione successiva. Questo a meno che non siano obbligatori per il passaggio all'anno successivo. E il tutto va ovviamente discusso con i docenti di riferimento e magari anche con la segreteria.
  5. Ok, ma un post con un link in RUMENO che parla di un festival di cui non sappiamo nulla, e che per quanto mi riguarda potrebbe essere organizzato da chiunque in qualsiasi posto, non diventa un post sensato solo perché il festival si chiama Celibidache... La mia ironia era essenzialmente rivolta al thread. Per quanto abbia sempre avuto perplessità sulla figura di Celibidache...
  6. Sono certo che senza quel festival il livello della musica nel mondo diminuirà drasticamente, potremmo perfino ritrovarci in una nuova era glaciale, chissà ...
  7. Luciano, a me sembra che Celletti parli benissimo della Callas e delle sue agilità... Dice anche quello che tutti i possessori di orecchie sono in grado di notare, la Callas non aveva uniformità di timbro, non aveva quello che da sempre viene considerato un timbro "piacevole" per i soprani (ovvero timbro cristallino, chiaro e femminile), e questo portava anche problemi nell'intellegibilitá delle parole. Ma per il resto, sempre come dice Celletti, la Callas aveva ampi meriti che giustificavano i demeriti
  8. Non ho mai condiviso alcune opinioni di Celletti, ma sarei curioso di contestualizzare meglio. Dove lo dice? Come mai ne stiamo parlando ora?
  9. Ecco, dillo subito al primo intervento :-) comunque, ahimè questi sono gli intellettuali di una volta...
  10. Ancora una volta, lamentarsi è uno degli sport preferiti da noi italiani...
  11. Ma come si fa adire "opera azzerata pronta stagione con più orchestre"??? L'articolo dice tutt'altro!! Davvero, finirà come i discorsi sulla musica contemporanea. Io non ne parlo più perché vi siete fissati sul complotto internazionale contro la cultura. Ottimo, credete quello che volete e pace. La mia opinione "qualificata", visto che fino a prova contraria sono l'unico nel forum a lavorare nei teatri d'opera, l'ho data.
  12. Molte non sono neppure arie... Potremmo quasi fare un contro elenco noi, ma ammetto di non essere un appassionato di arie famose secondo me le perle sono sempre quelle poco conosciute
  13. Sei cascato anche tu nella bufala. La notizia risale a più di un anno fa, quando chiuse se non sbaglio la westrundfunk...
  14. Giustissimo, e se ci trovassimo a parlare in generale della musica potrei capirlo. Ma questa situazione è una situazione SPECIFICA che tutti stanno prendendo come scusa per parlare di altro, o di questioni generali: 1) il Teatro di Roma ha un buco di bilancio gigantesco; 2) Muti se n'è andato via per colpa dell'orchestra e con lui sono andati via una serie di sponsor; 3) il consiglio direttivo ha deciso di licenziare l'orchestra e il coro con l'ottica di esternalizzarne le prestazioni. Chi si riempie la bocca di frase fatte tipo che fare il musicista non significa lavorare, dovrebbe prendersela con l'ORCHESTRA che se ne è fregata di Muti e ha continuato a chiedere il rispetto pedissequo delle clausole contrattuali anche in tempi di crisi. Non hanno chiesto "arte", non hanno chiesto più ore di prova col Direttore, hanno chiesto indennità. Io lavoro in cori "esternalizzati" da anni e quando mi si parla così delle orchestre, come se fossero luoghi meravigliosi dove la gente si batte per i propri diritti, mi viene un po' da ridere e un po' da vomitare. Gli orchestrali agiscono né più né meno di come agirebbe qualsiasi categoria lavorativa al mondo. Tutelano quello che hanno già, chiedendo, possibilmente, di più. Non è arte, è lavoro. E ragioniamo secondo economia, allora. Se il Teatro non cambia i contratti, chiude. Lo facciamo chiudere? Questa è una domanda che ripeterò alcune volte, così vi obbligo a una risposta: il Teatro non ha i soldi per continuare a pagare IN QUEL MODO (cioè con quei contratti) tutto il coro e tutta l'orchestra. Cosa facciamo, lo facciamo chiudere? Non esistono scappatoie legislative, visto che la legge è stata fatta un anno fa e PREVEDE la liquidazione in caso non si possa chiudere il buco. Cosa facciamo, la chiudiamo sta benedetta Opera di Roma? Ma è successa una cosa strana, sono stati licenziati "solo" orchestrali e coristi. Perché? Ovviamente perché per i prossimi dieci anni il Teatro camperà solo di macchinisti, ovvio, per produrre spettacoli muti (...), senza musica, e nessuno se ne accorgerà.... Secondo me, no. Secondo me perché solo gli orchestrali hanno 27 ore settimanali di lavoro, 10 minuti di pausa obbligatori ogni ora di prova, una lunga serie di permessi artistici per integrare lo stipendio con scritture solistiche etc etc Nonostante questo, però, qualcosa mi dice che il Teatro dell'Opera di Roma non potrà fare una stagione senza orchestra e senza coro. E' strano arrivare a questa conclusione, no? Ora, visto che a Roma ci abitano già quelli che suonavano nell'Orchestra dell'Opera, e quelli che cantavano nel Coro dell'Opera, e visto che molto probabilmente avranno assicurato un diritto di prelazione ad essere assunti, considero molto probabile che continueranno a suonarci e cantarci proprio loro. Ma con contratti diversi. Questo, secondo voi, è un problema ARTISTICO? O è un problema CONTRATTUALE? Oddio, forse il nome dell'azienda sulla busta paga influisce sull'intonazione delle note del corno, chissà, dovrei andare a rileggere un po' di libri in merito... Però, che schifo, hanno licenziato l'orchestra, potevano licenziare i netturbini del comune di Roma per pagare le 27 ore lavorative settimanali del secondo fagotto, piuttosto che cambiare il contratto al secondo fagotto... Che volete, anch'io preferirei un mondo senza elettricisti e commesse e pieno di orchestrali stonati e nullafacenti.
  15. Sono in totale disaccordo con Tiger e Dino
  16. non andiamo off topic Mi sembra interessante, piuttosto, cercare di capire cosa implica questa esternalizzazione. Ci sono molti "a prescindere". Il primo è un a prescindere dal fatto che, secondo me, non si riuscirà a farla, perché ci sono ancora molti contratti a tempo indeterminato all'Opera di Roma e ciò vorrebbe dire o aspettare la loro conclusione o esternalizzare "parti" dell'orchestra e degli assunti, con conseguente lotta serrata sindacale, considerata la disparità di trattamento; un altro a prescindere e l'a prescindere il fatto che questa esternalizzazione esiste già in moltissime realtà, non solo per figure amministrative, per servizi di pulizia, promozione etc (che svolgono un lavoro tanto quanto gli orchestrali), ma anche per cori e orchestre: di fatto l'Aslico, l'associazione per cui lavoro come artista del coro, è un soggetto "altro" rispetto ai teatri per cui opera, e la stessa orchestra che suona durante la stagione del circuito lirico lombardo è una sorta di "costola" dei Pomeriggi Musicali, un'orchestra del tutto autonoma rispetto ad Aslico e rispetto, ancora, ai teatri del circuito. Da cui non vedo questo scandalo: sono forme contrattuali e artistiche presenti in Italia e altrove, che non hanno comportato la morte dell'arte. Messi da parte gli "a prescindere", ci sono, però, delle conseguenze. Goffredo parlava di quelle economico-contrattuali, che non sono così pesanti come diceva lui, visto che in Italia a prescindere (ancora) dall'azienda in cui lavori, vigono dei contratti nazionali piuttosto tutelanti. Lavorare per un teatro come quello dell'Opera di Roma, poi, permetterebbe una stabilità de facto. La prospettiva pessimistica della cooperativa di immigrati albanesi che di giorno mendicano in metropolitana e di sera suonano in teatro è folklore. La prima conseguenza artistica che mi viene in mente è quella della Direzione Artistica comune. Ogni Orchestra ha una Direzione Artistica, che decide assieme alla direzione amministrativa come gestire e programmare concerti, prove, spostamenti etc. Nonostante i soggetti amministrativi sarebbero diversi (tra orchestra e teatro), la direzione artistica nel caso di un'esternalizzazione dovrebbe essere di fatto comune, visto che un Teatro come quello dell'Opera di Roma ha un'intera stagione da programmare. L'idea alla base di questa scelta è quella di rendere più flessibili le libertà di contrattazione, di licenziamento, di assunzione etc, ed effettivamente in questo modo ci sarebbe la possibilità di licenziare con più facilità, di gestire il personale in modo più flessibile. Ma il personale rimane quello, e il Teatro ha bisogno di quel personale. E' possibile che il primo flauto possa organizzarsi una sua propria tournée senza chiedere permesso alla Direzione del Teatro, ma di certo il Teatro avrà bisogno per l'intera stagione di quel primo flauto. Diverso sarebbe se l'ipotetica "Associazione Orchestra Romana" fosse così grande da potersi occupare anche di altro, proprio come fanno i Pomeriggi Musicali a Milano. In quel caso il Teatro dell'Opera sarebbe solo uno dei clienti dell'Orchestra, e quindi non ci sarebbe un solo organico orchestrale ma più formazioni: una quella sera suona Traviata in teatro, l'altra è a Tivoli a fare un concertino in Auditorium. E, ovviamente, non posso tenere tutti a tempo indeterminato, li chiamerò rispetto alle mie esigenze, a quanti concerti ho in quel periodo. Ma nel momento in cui almeno uno dei clienti è il Teatro dell'Opera di Roma, che è una struttura mastodontica, che ha bisogno di PROGRAMMARE per tempo un numero alto di prove, che ha necessità di un organico stabile per tutto l'anno, allora non penso ci saranno grossi problemi di precarizzazione
  17. con le dovute differenze, ovviamente, qui è un trentenne fischiato alla Scala e messo al Petruzzelli per fargli un favore... ma tanto di questi tempi i Direttori, bravi e meno bravi, lavorano sempre e comunque
  18. di conseguenza val sempre ricordare che gran parte della polifonia vocale rinascimentale, e sicuramente Palestrina, non era scritta per voci femminili, quindi la differenza "di genere" tra i vari registri non esisteva. L'altus era un tenore acuto, o un castrato, o un bambino (maschio) con la voce da contralto
  19. per me il problema è anche di principio. Se sei un morto di fame e passa il Papa dalla strada in cui chiedi l'elemosina, forse potrebbe non fregartene niente del Papa. Ma se sei uno che fa un lavoro bello, remunerato, ti batti per dei diritti (lecitamente) e però poi nella tua lotta di classe ti vieti una delle occasioni più bella della tua vita, ovvero nello specifico lavorare per anni con Muti, allora dovresti iniziare a capire cosa conta davvero. Inizio la mia filippica e dico che questa epoca del grillismo a me non piace. Tutto è monetizzato, Muti non è uno dei più grandi direttori d'orchestra viventi ma uno che prende tanti soldi, suonare nell'orchestra dell'Opera di Roma non è il sogno di una vita ma un posto di lavoro qualunque su cui fare le pulci ogni volta. Vogliamo dire le cose come stanno? L'Orchestra dell'Opera di Roma è un'orchestra di secondo piano, il coro dell'opera di Roma è un coro di secondo piano, tutta l'organizzazione artistica e tecnica non vale un'unghia di quanto vale, non so, quella del MET. E la conferma di questo è che vivono loro stessi non come artisti ma come lavoratori, vivono il loro Teatro non come un luogo di formazione ed espressione ma come un ufficio. Ripetiamo ancora che l'arrivo di Muti non ha costretto nessuno a rinunciare a niente, non ha portato nessuno a lavorare 8 ore al giorno, a caricare sacchi di calce o a (OMMIODDIO!) rifare audizioni o studiare di più. Le proteste in Teatro non le fanno i precari, le fanno gli assunti con contratto a tempo indeterminato, che sono gli unici ad essere rappresentati sindacalmente. E quella di Muti non è una fuga. Forse Ettore vuole provocare, ma io non so bene quanto si sia capito che Muti E' uno dei più grandi direttori d'orchestra viventi. Forse se lo ripeto abbastanza si capisce: Muti è uno dei più grandi direttori d'orchestra viventi, e lo era anche 10 anni fa e 20 anni fa, è uno che ha fatto la storia dell'interpretazione musicale, uno che se ti manda a *anculo forse è il caso che rifletti su quello che hai fatto, perché da persone così si può e si deve imparare.
  20. Personalmente sì, prendendomi la responsabilità della scelta e giustificandola in qualche modo, a meno che non sia "tradizione" farlo. Tutto questo discorso sta degenerando, nel senso che esistono così tanti esempi nella storia, recente e antica, di adattamenti, trascrizioni, riorchestrazioni, che ho davvero l'impressione che stiamo tutti facendo le verginelle al tempio. Mettiamo i discorsi sul piano pratico. Se arriva Pollini e ti dice che vuole suonare Scarlatti al pianoforte, cosa fai, gli dici di no? Se stai dirigendo un'opera lirica al Metropolitan di New York e ci sono i recitativi accompagnati al cembalo, ma il palcoscenico è così grande che i cantanti non sentono una cippa, cosa fai, mantieni il cembalo e mandi a p*ttane tutto il resto? Di ritorno da Pisa l'altra sera il maestro del mio coro ha tirato fuori un discorso dicendo che ci sono una ottantina di versioni diverse della Papae Marcelli, tutte più o meno coerenti con le pratiche esecutive delle varie chiese. Ora, mettendo da parte il fatto che nei secoli addietro i musicisti non avevano paura della propria ombra e se si trovavano nella necessità di ritrascrivere qualcosa lo facevano, come dice il mio maestro il punto non è capire quale versione è migliore, il punto è essere in grado di cantarle, o dirigerle, o suonarle tutte bene. Nel mio percorso da cantante ho spesso cantato per studio arie scritte per soprano, o per baritono, o per qualsiasi altro tipo vocale. Ci sono registrazioni della Callas che canta pezzi per baritono e sono stupende, anche solo per il valore tecnico che hanno. In sostanza, se un concerto scritto per clarinetto viene meglio suonato da un violino, io sarei lietissimo di prendermi ogni responsabilità del caso e farlo suonare a un violino. La "correttezza", come viene detto dopo, è ideologica. Il gusto personale no. Tu ci stai parlando del tuo gusto personale, ed è lecito, ma devi capire che è il TUO gusto personale, non è un criterio comune o giusto per tutto, e NON E' un criterio storico, perché è probabile che Haydn e Bach sarebbero stati in disaccordo con te. Dal mio punto di vista, poi, questo deriva dalla NOSTRA visione e considerazione del testo musicale. La partitura non è una legge non lo è quasi mai stata. Le cose cambiano giusto nel '900, ma parlare di come Bach non vada eseguito al pianoforte è una cosa che ha a che fare solo col gusto, non con la prassi dei tempi di Bach, né dei tempi successivi a Bach. La "correttezza" nel mondo della musica è un discorso veramente ricco di insidie... e alcune di queste insidie sono state portate avanti proprio dalla filologia musicale. Vorrei ricordare a tutti che la maggior parte delle partiture d'orchestra autografe sono zeppe di errori, che a volte venivano corretti dai copisti ma, in alcuni casi, sono stati tramandati senza correzione alcuna. So benissimo che questa è una questione diversa rispetto alla scelta di uno strumento solista per un concerto o di un organico per un ensemble, ma dovremmo valutare come spesso anche le scelte più capitali dipendano da contingenze. I compositori di una volta scrivevano per esecutori specifici, perché avevano a disposizione quelli. Molta musica veniva scritta "a secco", senza sapere quale sarebbe stato l'organico che l'avrebbe suonata, e solo dopo veniva orchestrata o strumentata. Che è un po' la ragione per cui alcuni concerti solistici barocchi hanno una lunga tradizione di riscritture autoriali: flauto, oboe e violino condividono molte pagine nella storia del concerto solistico... Ora, se neppure i compositori vivevano questo problema, perché dobbiamo viverlo noi?!
  21. e non mi sembra una notizia così marginale, almeno in un'ottica di cronaca italiana. Muti è uno dei più grandi direttori d'orchestra viventi, e i sindacati di un Teatro in cui quello pagato meno prende 2000 euro al mese hanno creato una situazione mafiosa che sarebbe inaccettabile in moltissimi altri paesi.
  22. ma allora metto in campo una provocazione più drastica: dovete far suonare questo concerto di Haydn (che in realtà non conosco)a un ensemble specifico e scoprite che il trombettista ha a disposizione sia una tromba moderna a pistoni che una antica a chiavi. Contentissimi, iniziate la prova e vi accorgete che il trombettista di cui sopra fa schifo a suonare la tromba a chiavi e suona, invece, molto bene quella a pistoni. Dilemma: fate suonare lo strumento antico, rendendovi conniventi con la preparazione di un concerto brutto e suonato male (ma storicamente coerente) o prendete la decisione di fargli suonare la tromba moderna, perché così almeno il concerto è bello? P.S. ricordo come anche le peggiori dissonanze, anche in tempi di contrappunto stretto, possano essere giustificate per "causa pulchritudinis", ovvero perché suonavano bene...
  23. latino e fullscore, ovvero parte coro e organo queste instabili successioni sono semplicemente brutte, e messe a capocchia... non so se ci sia esplicita richiesta di non far uso di questi effetti ma di fatto preferiscono di no... il nulla. Ha sbagliato accenti e divisioni di sillabe, non ha messo in evidenza un bel niente, il testo è lunghino ma lui non lo ha sezionato da un punto di vista formale "narrativo", ha giustapposto una serie di sezioni che solo di rado hanno legami. Spesso torna una specie di stile melismatico pseudo gregoriano, in cui però lui indica un tempo troppo veloce che rende tutto ridicolo (tara ta ta ta ta tara ta tarataratara ta, sostenuto e con una marea di testo). L'organo fa abbellimenti e raccordi, ma nulla di interessante da quello che ho sentito (non sembra una scrittura organistica ricca)
  24. Pur non facendo parte in alcun modo dell'organizzazione, nel coro sapevamo e sappiamo che il vincolo principale del concorso è quello della supposta eseguibilità da parte di un coro non professionista e, idealmente, da parte dell'assemblea (almeno alcune parti...). In realtà sono vincoli inattuabili, almeno se presi in modo stretto, che dovrebbero, secondo me, diventare spunti creativi. Più o meno lo diventano, ma il problema è il modo in cui vengono risolti i problemi. Sono kitsch. Se non avessi avuto queste piccole esperienze di prime esecuzioni, direi che i problemi maggiori per un compositore in erba sono 1) essere troppo classico o 2) essere troppo sperimentale. In realtà in questo concorso c'è un problema a metà strada, l'essere né carne né pesce, avere paura della melodia, poco senso della forma e una voglia di far vedere quanti accordi strani sei in grado di mettere... la composizione non è precisamente difficile, anzi, ma è insulsa, non si arriva neppure a dire che è brutta. Probabilmente le altre erano peggio, non so... vabbé, mi consolerò col Cantique de Jean Racine...
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