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Piano Concerto - Forum pianoforte

Bianca

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Tutto postato da Bianca

  1. Non so, ovviamente ciascuno ha i propri gusti. Per me è una delle più belle sinfonie in assoluto... nonché una delle più "mahleriane" (ovvero una delle più caratterizzanti il suo stile) a mio parere . Fantastica e sorprendente la strumentazione. Prova ad ascoltare più volte solo il secondo movimento: https://youtu.be/QdxvC7NNSLQ?t=1227 Se puoi, non guardare il video, ascolta tutto al buio (è musica notturna ) Più che una guida all'ascolto (sempre utilissima, per carità) forse dovresti scoprire quali sono (se ci sono) le tue affinità di spirito con il mondo che questa musica definisce. Altrimenti qualunque musica diventa difficile e pesante.
  2. interessante, a distanza di un po' di tempo, rispolverare questo topic: http://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/4619-%CE%A0%CE%B5%CF%81%E1%BD%B6-%E1%BC%99%CF%81%CE%BC%CE%B7%CE%BD%CE%B5%CE%AF%CE%B1%CF%82/
  3. Frank, quello che i signori di cui sopra intendono, è proprio che la noia è una delle condizioni "fondamentali" dell'esistenza. Ve ne sono altre, ma la rabbia non è tra esse. Possiamo essere d'accordo o meno, e io personalmente lo sono solo in parte. Però quello che spiegano non è così banale come l'accezione che il senso comune dà alla noia, e a mio parere varrebbe la pena approfondirlo (magari non qui, ma ognuno per se ). La noia esistenziale non è uno stato in cui ci si trova perché non si sa cosa fare, ma è una condizione originaria, così come lo è l'angoscia, che è la paura di qualcosa di indeterminato. Ho scelto, tra le tante, questa risposta alla domanda "a cosa serve la musica oggi" perché è una delle poche risposte fondate che si possono dare a una domanda così generale. Le obiezioni che si possono fare si basano solo su possibili fraintendimenti che si possono avere del concetto filosofico del termine noia. Certamente questo non vuol dire che se mi chiedi: perché hai scritto quella determinata musica? io ti risponderò: "boh? ero annoiata, non sapevomcheffare..." >Se non si verificano queste ed altre condizioni, qual'è il motore? ma, per rispondere a una domanda come questa a cosa dovresti ricorrere scusa ? Comunque, per la precisione, qui nessuno sta cercando di "descrivere" la musica, per la qual cosa dovresti ricorrere comunque ad un metalinguaggio (rispetto alla musica stessa) oppure presentare la totalità della musica possibile.
  4. non vorrei essere sarcastica come micamahler, però forse sarebbe utile capire meglio almeno cosa si intende per noia. Ne parlava già Lucrezio nel De rerum natura (se hai un po' di tempo è comunque sempre una buona lettura), ne hanno trattato poi anche molti altri, e non da ultimo un certo Heidegger. In breve la noia è uno stato fondamentale dell'animo, non è semplicemente un'emozione che prova il perdigiorno. Se ci pensi bene è un concetto (metafisico) che trova il suo corrispettivo in quello (fisico) dell'istinto di sopravvivenza. La noia è una forza propulsiva che spinge dal vuoto all'azione e alla creazione. Dire poi che qualcosa che "diverte" è cattivo... potrebbe far quasi paura
  5. già, ma anche la religione serve allo stesso scopo... come dicevo, tutto serve a quello, anche se è un approccio tipicamente esistenzialista. Certo è la risposta più generale che si possa dare, ma anche la domanda lo è abbastanza. Poi si può declinare quante volte vuoi, proprio perché lo scopo è di "allontanare la noia" e se ci si fermasse a questa semplice risposta sarebbe di per se un controsenso. Ma come vedi, anche se parli di "intrattenimento in senso nobile" sempre di là parti: ti intrattieni per non annoiarti. Poi si possono tirare in ballo anche altre emozioni basilari come la paura, oppure l'autoaffermazione ecc. Ma sempre lì intorno si gira. In qualche modo insomma per avere una risposta declinata, bisogna anche declinare la domanda, come per esempio fa Daniele. Ma allora ricadiamo sempre nei soliti discorsi triti e ritriti. La musica è una forma di comunicazione e serve quindi a comunicare. Si può comunicare in molti modi ed esistono molti linguaggi con cui farlo. La differenza tra essi sta nel fatto che ciascuno coglie parti della comunicazione che gli altri non colgono. E in questo senso i differenti modi di esprimere e comunicare non sono compenetrabili tra loro. Quindi, in questo senso, la musica serve a comunicare quello che con altri metodi non si può comunicare. Anche questa però è una risposta abbastanza generale, che non dipende dall'oggi o dal domani, anche se più circostanziata. Quello che però mi sembra un indizio, nella tua domanda, è proprio il riferimento all'oggi, il che mi fa ritornare alla supposizione di Daniele.
  6. Come ieri, come domani e come per ogni altra attività umana semplicemente... ad allontanare la noia.
  7. grazie a tutti innanzi tutto La partitura è scritta a note reali, cioè, se intenti che con le diciture 16'=ottava sotto ecc. danno adito a confusioni per un organista, essendo pleonastiche, queste sono assolutamente da rimuovere. Quello che mi chiedo è se, nel corso della partitura queste si possono mantenere, volendo indicare che in quei punti sono da usarsi registri di 16 piedi o 4 piedi, ecc. Per quanto riguarda l'orchestrazione, io ho indicato la mia (ma appunto non so se è comprensibile e in che termini), poi ovviamente c'è l'interpretazione e come dici l'invenzione propria dell'organista che oltretutto ha a che fare con un determinato strumento. ho indicato solo f (batt.1) p (23) i f (39) p (48) f (57) e ff (75), e nessun crescendo o diminuendo: però appunto, come dici, non tutti gli organi hanno questa possibilità. Dal mio punto di vista comunque l'utilizzo di certi registri piuttosto che altri influenza anche la dinamica. Tu cosa consiglieresti, mettere comunque i segni anche se poi l'organo non se li può permettere, oppure di lasciarlo all'interpretazione? Per quanto riguarda le dritte ora come ora non saprei a chi altro rivolgermi se non a questo forum Mi riguarderò Cesar Frank grazie della disponibilità, quello della mancanza di una prassi esecutiva è un discorso che vorrei affrontare con più calma e tempo. Mi interesserebbe molto comunque avere un esempio pratico di quanto dici: hai per caso qualche partitura dove siano segnate queste cose tanto per potermi fare un'idea? mi sarebbe davvero utile. Quello che dici sulla specificità dello strumento è sacrosanto e me ne sono ben resa conto anche senza averne sotto mano uno reale, ma semplicemente andando a guardare in rete le caratteristiche dei vari strumenti sparsi per il mondo... magari avessi la possibilità del concreto!! ) Per quanto riguarda il campionamento dei suoni... probabilmente tu intendi parlare del suono di ciascuno strumento da allegare allo spartito, ma mi chiedo se allora non possa anche contribuire, non solo per il suono, ma per l'interpretazione nel suo complesso, la realizzazione di un vero e proprio playback virtuale, da far ascoltare all'organista. quel dubbio ce l'ho anch'io e certamente l'organista da solo non ce la può fare (credo) se non inventandosi qualcosa.. ma non so con l'aiuto di un secondo... Per quanto riguarda il portato... questo è un discorso che va anche oltre la tecnica, nel senso che adesso come adesso (per quanto riguarda l'organo, non per altri strumenti in generale ovviamente) non sono molto propensa ad un'esecuzione che esalti troppo la legatura, anche se capisco che un portato eccessivo possa magari dare l'impressione di una certa "meccanicità". Di questo pezzo ho anche una partitura dove non sono indicate le legature ma sono segnate perentesi quadre per evidenziare l'inizio e la fine delle differenti frasi. All'inizio ho indicato un generico legato che comunque non ha effetto sul playback... ...e grazie per l'apprezzamento
  8. In realtà non volevo intendere il cambio di registro tramite la pedaliera, ma il cambio di dinamica (il pedale del crescendo per intenderci, che nemmeno tutti gli organi hanno). Per i cambi di registro manuali presumo anche l'impiego di un "cambia registri" accanto all'organista. Quello che mi preoccupa è la risposta meccanica al comando, che se non è rapida rischia di non essere efficace. Però in proposito mi piacerebbe anche sentire qualcuno del mestiere, ma per ora latitano.... Per quanto riguarda il brano in sé, delle due progressioni centrali una potrebbe anche risultare "ridondante", ma non credo che la "ridondanza" debba essere in assoluto da evitare. Ho anche soluzioni differenti, meno "convenzionali" direi, ma quello che ho messo era più che altro funzionale alla tecnica. Per quanto riguarda la coda.... bhé non si può sempre finire sul precipizio, a volte è anche bello tornare nel rifugio, e poi anche così ti ho sorpreso
  9. Da un po’ di tempo mi sto dedicando all’organo. È uno strumento che devo ammettere di aver troppo trascurato, disconoscendone valore, bellezza e potenzialità. Ora sto cercando di recuperare, dedicandoci quel poco tempo che ho e studiandolo a mio modo, ovvero scrivendo qualche pezzo. L’ostacolo principale che ho trovato è l’accesso a partiture “istruttive”, nel senso che quello che riesco a trovare sono principalmente brani del repertorio passato, dove le notazioni sono scarne se non totalmente assenti. Quindi regolarmente faccio naufragio quando devo stabilire qualità e cambi di registro, un po’ perché non so se ha senso il tipo di notazione che uso, un po’ perché non so se quello che indico è tecnicamente praticabile. Ci sono poi la questione delle dinamiche e dei cambi di manuale. Le prime mi preoccupano in molti modi, per esempio, ammesso e non concesso che l’organo che dovrà eseguire il brano abbia la possibilità di una variazione con pedaliera, non vedo modo di combinare questa con l’esecuzione del pedale vero e proprio. A coronamento del tutto arrivo ad un punto dove, volendo codificare ogni aspetto dell’esecuzione, la grafia rischia di diventare un’accozzaglia indecifrabile. Vi proporrei un brano dove sono indicate notazioni di massima. Si tratta di una fuga a 4 voci che fa uso del pedale. Vi chiederei suggerimenti appunto in merito alle questioni indicate o su quello che magari mi sfugge. Spero ovviamente che troviate gradevole il risultato, ma questo è secondario AcidFugue.pdf AcidFugue.mp3
  10. ovviamente è sfuggito a me un "eccedente", ma la vita da spiaggia non aiuta... la sensibile della dominante è il IV eccedente della tonica (dato C, la sensibile della dominante G è F#, che è il IV eccedente di C) ovvero se sei in C, la sua dominante è G, quindi da qui operi come se fossi provvisoriamente sulla tonalità di G che diventa la nuova tonica temporanea (tonicizzazione). Questo avviene spesso con le dominanti secondarie, ma può avvenire anche con le sensibili secondarie e relative dim7. per cui la dim7 di G è F#dim7 (Gbdim7) che è equivalente enarmonicamente a D#dim7 (Ebdim7), che è appunto la sensibile di E (con questo passaggio non si tratta di più di una tonicizzazione ma di una vera e propria modulazione). Anche Fdim7 è equivalente a Bdim7 in secondo rivolto. Spero di essermi spiegata... dimenticavo... un altro modo usato in repertorio per modulare con le dim7 consiste nel trasformarle in settima di dominante...
  11. Come dicevamo nell'altro post, poiché ciascun accordo di dim7, appartiene a 4 tonalità diverse, i passaggi da una all'altra sono immediati (modulazione per accordi comuni). Semplificando, nel repertorio troverai che sulla tonalità di arrivo, la settima diminuita, se sul sta VII grado, risolve direttamente sulla tonica, se sta sul IV grado (intesa come sensibile della dominante) permette di passare a tonalità non appartenenti al gruppo di partenza. Supponi per es. di voler modulare da Cmaj a Gbmaj, avrai: Cmaj Dmin Gmaj Bdim7 - Fdim7 Gbmaj Dbmaj Gbmaj ovvero I-ii^-V^-vii-vii'^^-I'-V'^-I' (' indica che è il grado della nuova tonalità, i rivolti sono solo per evitare le quinte e con ^ il indico il primo (36), con ^^ indico il secondo (46) ) infatti Bdim7 con doppio rivolto è enarmonicamente uguale a Fdim7 che sta sul VII di Gbmaj (il resto della zuppa serve a confermare le tonalità di partenza e di arrivo). Supponi invece di fare il seguente giro: Cmaj Dmin Fmaj Gbdim7=Ebdim7 Emaj^^ Bmaj Emaj Come vedi Gbdim7 non è sul VII di C nè di Eb né di Gb né di A, ma è sul VII della V di C per cui ti permette di arrivare a Emaj, anche senon ha una dim7 enarmonicamente equivalente a Cmaj
  12. dipende dall'uso che ne fai.... Ha comunque un grosso vantaggio nelle modulazioni... se lo analizzi vedi che enarmonicamente esistono solo 3 accordi di settima diminuita!
  13. e non solo... per esempio lo trovi anche sul VII della "maggiore armonica", oppure sul I della "ultralocria", sul III della "frigia dominante", sul V della "ionia aumentata" ecc. ecc.... Vai a rivedere lo schema che ti avevo suggerito nell'altro post e il resto lo puoi trovare da te Invece se ti interessa come sia comparso e come sia stato usato questo tipo di accordo nel passato... questa è un'altra storia.... Le confusioni e le contraddizioni che indichi derivano come sempre proprio da questa commistione.....
  14. mi fai un esempio, non sono certa di aver capito grazie, mi fa piacere!
  15. grazie, anche se non sembra abbia avuto molta audience intendi quelli che formano quinte o in genere il fatto che li metto tutti su una parte sola?
  16. Tanto per non spiegarsi sempre solo a parole e visto che il caldo può dare alla testa... @Frank se non deve stare qui, sposta pure il post dove lo ritieni più opportuno. I gradi delle scale.pdf I gradi delle scale.mp3
  17. Thallo, ma su quello che dici riguardo allo sviluppo storico sono d'accordo, e se leggi l'ho già detto (tra parentesi, studiare l'aritmetica come una materia "sincronica" porta a non capire bene l'aritmetica). L'armonizzazione per triadi di una scala, che trovi a destra e a manca, non ti dice molto riguardo all'armonia, eppure la si usa dappertutto (e non solo nella musica "leggera"). E il modo con cui è costruita è quello (e non è certo naif), nel senso che anche se non sai un tubo di storia, le scale le farai comunque seguendo quello schema. Non è una legge universale ovviamente, ma uno schema pratico che usano i musicisti, non i musicologi. Poi uno può polemizzare finché vuole, ma di fatto quello è, a prescindere se l'armonia si sia sviluppata così o cosà. Per uno che si approccia all'argomento (che so, un chitarrista? uno che studia improvvisazione? mi pare più che lecito chiedersi come si fa in pratica ad armonizzare una scala, senza partire dai Veda). Altra cosa è chiedersi del perché di una cadenza o di una sequenza, discorso filologicamente molto più interessante, e altra cosa e studiare l'armonia. Fox sembra interessato a tutti e due gli aspetti, per il primo a già una risposta (anche e dovrà fare molta pratica ed esercizio), per il secondo gli occorrerà un po' più di tempo.
  18. non è errato, proprio perché funziona . se guardi qualunque scala armonizzata di oggi, ne hai la prova e non è nemmeno complicato, è solo espresso in una forma sintetica e generalizzabile, per non dire metti un dito sulla prima nota, poi ne salti una ecc. il fatto che storicamente si sia sviluppato in un modo diverso, è certo, ma non è quello che chiedeva fox. Semplicemente mi sembra che lui volesse capire come mai le scale armonizzate che vede sono fatte così e non altrimenti. Le funzioni armoniche o la modalità antica non gli servono per rispondere alla sua domanda, tant'è che chiede ma allora com'è la scala armonizzata di La... Così come è ovvio che l'armonizzazione per seconde ecc, non serve per studiare l'armonia tonale, ma solo a capire che anche quella è una convenzione...
  19. Vale per tutte le scale di tutti i modi. Fai attenzione solo che se prendi per esempio la scala melodica minore, devi distinguere la parte ascendente da quella discendente e quindi ci saranno due armonizzazioni differenti (nota che la scala melodica minore ascendente è un modo fondamentale -nella teoria modale attuale-, mentre la minore naturale (eolica) è il sesto modo della maggiore (ionica), il che però non c'entra con l'armonizzazione). Prova a fare tu stesso una verifica veloce armonizzando qualche modo (in rete trovi un mucchio di materiale). Inoltre nota che è anche possibile armonizzare le scale non solo con il principio delle terze, ma anche con il principio delle seconde o delle quarte (sempre utilizzando triadi, settime, ecc...), ancora seguendo la stessa logica, ma non era questa la tua domanda iniziale,così come non lo era la possibilità di inserire in una sequenza accordi che non appartengono alla scala armonizzata da cui sei partito, il che mi sembra ovvio. Le tecniche con cui scegliere gli accordi fuori dalla scala sono svariate, ma alla fine sta sempre alla tua fantasia e alla tua abilità scegliere quali.
  20. L'armonizzazione di una qualunque scala per triadi avviene sempre allo stesso modo. Se parti dalla scala diatonica maggiore (modo ionico) avrai i 7 gradi con relativi intervalli: I (tono) II (tono) III (semitono) IV (tono) V (tono) VI (tono) VII (tono) I .... ciascuno dei quali viene armonizzato da una triade secondo una formula tipo: Agx=gx+g3x+g5x con x che va da 1 a 7 dove Agx è la triade costruita sul grado x (per esempio se x=1 allora Agx è la triade del primo grado),3x è il grado successivo del successivo del grado x, 5x è il grado successivo del successivo del grado 3x (se per esempio x è il grado V, allora 3x è il grado VII, 5x il grado II). Ora prendiamo per esempio la scala ionica di Do (quella da te indicata): la triade costruita sul grado VII sarà secondo la formula precedente AVII= VII+II+IV ossia Si+Re+Fa=Accordo di Sidim La definizione per cui una triade si dica maggiore o minore o diminuito o aumentato, presumo che tu la sappia già, comunque: le triadi sono accordi formati dalla sovrapposizione di due intervalli armonici di terza e si dicono: maggiori se l'intervallo più basso è una terza maggiore e l'intervallo più alto è una terza minore (0,4,7) minori se l'intervallo più basso è una terza minore e l'intervallo più alto è una terza maggiore (0,3,7) diminuiti se entrambi gli intervalli sono una terza minore (0,3,6) aumentati se entrambi gli intervalli sono una terza maggiore (0,4,8) Forse detta così sembrerà un po' complicata, ma ti serve a capire che in questa maniera non viene solo armonizzata la scala maggiore, ma qualunque scala di qualunque modo conosciuto. E non solo per le triadi, ma anche per le settime ecc... Per esempio anche la scala eolica (ossia la scala minore naturale), che altro non è che il sesto modo della scala ionica. Conosciuto e sconosciuto, aggiungerei: se ti vuoi creare una tua propria scala , per armonizzarla potrai seguire questo schema. PS: per quanto riguarda l'altro tuo post, fai attenzione che gli anglosassoni chiamano I IV V comunque una "chord progression", mentre da noi in genere si intende con progressione (armonica) una trasposizione ascendente o discendente di una sequenza (armonica)... ma come al solito è questione di definizioni.
  21. Quelle della VSL le avevo viste, ma dalla demo non mi hanno entusiasmato (a parte il prezzo, anche se è vero che è per tutte la voci) e poi non capisco come gestire (e se sono gestibili o meno) i vari fonemi non vocali. Per altre non sono andata a fondo perché ho visto che sono Giga e ormai sono da tempo orientata su Kontakt. Comunque il mercato è in continua evoluzione e spero che presto tirino fuori qualcosa di apprezzabile a prezzi abbordabili....
  22. Grazie a tutti per l'apprezzamento. @Dante è vero, la voce lì è al limite del registro, ho indicato un crescendo, senza mettere il ff, per intendere che il soprano deve mettercela tutta per sovrastare il resto delle voci. Ovviamente farà quello che può. Vi sono anche altri punti in cui le voci potrebbero faticare un po' ma questo è il più delicato, anche perché è uno dei passaggi più importanti. @Abate Grazie per la citazione nell'elenco, io a quel tempo non ero ancora del forum @Piccinesco Il playback del soprano l'ho realizzato con questa: http://www.bestservice.de/en/shevannai.html. Ho anche l'altus, con cui ho realizzato altri lavori e che trovo ancora più realistico. L'unico problema è che è un registro maschile oggi non molto utilizzato. Magari ci fosse qualcosa di analogo anche per tenore, baritono e basso...
  23. Anche se è stata ieri ... Il tempo del playback dovrebbe essere un po' più veloce, ma per qualche arcano motivo compaiono degli strani e fastidiosi battimenti, per cui per ora propongo questo. ARM.pdf ARM.mp3
  24. Dipende tutto dalle definizioni da cui partiamo, per cui è su quelle che bisogna mettersi d’accordo prima di iniziare un ragionamento. Quello che conviene fare è seguire una prassi, quando ce n’è una, altrimenti mutuare da altri campi. Dare delle definizioni è importante e fondamentale per evitare confusioni e fraintendimenti, però tieni presente che alla fine, per quanti sforzi si possano fare, può sempre capitare che le conseguenze tratte arrivino ad un punto in cui si rende necessaria la revisione delle definizioni stesse. Nello studio della musica, non esiste un capitolo che ti dice: fino a qui si tratta di linguaggio, da qui in poi si tratta di stile. Anche perché c’è disaccordo sulla stessa possibilità di definire la musica come linguaggio. Questo perché dietro ci sta tutta una secolare diatriba su cosa la musica possa esprimere o meno. Esplorare questa strada, come ti puoi ben rendere conto, è cosa ardua e tortuosa. Ma questo accenno la dice lunga sulla difficoltà che l’intelletto umano trova nel superare certi tipi di ostacoli. Così quando si chiede una definizione, si compie sempre un atto sociale potenzialmente pericoloso e destabilizzante. Per contro, quando si fornisce una definizione, non si dovrebbe fare altro, appunto, che proporre un accordo, una tregua che consenta di esplorare collaborativamente un campo di conseguenze. Tengo perciò a precisare che avendo definito il linguaggio come un insieme di regole che si applicano ad un insieme di elementi, non si è stabilito che la musica sia un linguaggio, né che non lo sia. Al più, specificando di che regole e di che elementi si tratta quando si parla di musica, si può asserire che la musica ha un linguaggio, anzi, anche più di uno. Il linguaggio così inteso serve “semplicemente” a determinare se una certa sentenza appartiene o no a quello stesso linguaggio. Dunque potremmo dire che esiste un linguaggio tonale, un linguaggio seriale, enne linguaggi modali, e così via… A questo punto però capita che la sola definizione di linguaggio sia in un certo senso troppo debole per gestire tutti gli aspetti della questione. Cosa accadrebbe infatti quando più di uno di questi “linguaggi” fossero utilizzati all’interno di una stessa opera? Perché in musica, ovviamente, può succedere. Come si stabilisce, senza troppa confusione, la correttezza o meno di una certa sentenza? È pur vero che commistioni troppo spinte possono essere anche giudicate come “scorrette”, un po’ come potrebbe esserlo un testo scritto in modo sgrammaticato, con tutti i distinguo del caso. Ad ogni modo secondo me è più conveniente introdurre un altro concetto, ovvero quello di struttura, con la relativa definizione: la struttura è un insieme di relazioni tra elementi o insiemi di elementi. Pensa ad esempio alla “condotta delle parti”, più che come linguaggio questa si presta ad essere considerata come struttura. Infatti nella condotta delle parti, quello che è fondamentale tenere sotto controllo sono appunto le relazioni tra le parti e le regole che bisogna rispettare sono prevalentemente regole di relazione. Ecco allora che diventa più vantaggioso considerare anche la modalità, la serialità, ecc. non come semplici linguaggi, ma piuttosto come strutture. In quest’ottica anche aspetti come l’orchestrazione fanno parte della struttura piuttosto che dello stile. Se ci pensi bene, uno stile può essere riconoscibile anche a prescindere dall’orchestrazione con cui viene proposto. Certamente si può anche dire che esiste uno stile nell’orchestrare in un modo piuttosto che in un altro, se non altro quando le caratteristiche sono talmente particolari da essere riconoscibili e riconducibili ad un certo autore piuttosto che ad un altro. Tra parentesi finora abbiamo parlato di stile come caratteristica di un’opera, ma il termine può anche riferirsi ad un periodo, per esempio si parla di stile baracco o di stile neoclassico. Detto questo possiamo (ancora provvisoriamente) riformulare la definizione di stile data precedentemente: lo stile è ciò che distingue e rende riconoscibile il modo con cui un autore/periodo "sceglie" e "usa" le strutture di un certo linguaggio. Ora però, per non divagare in questioni troppo edificanti, sarebbe bello pensare a qualche esempio di stile. In un forum come questo non sarebbe cosa malvagia se alcuni contribuissero a mettere su una sorta di raccolta di stilemi organizzata per autore, diciamo i principali o quelli con cui si ha più dimestichezza. A prescindere da tutte le speculazioni a riguardo, potrebbe anche essere un'utile iniziativa per chi si occupa di musica in pratica .
  25. Prova a farti questa semplice domanda: esiste lo stile di un linguaggio o il linguaggio di uno stile? In parole povere, io direi: lo stile è il modo in cui un autore usa il linguaggio. In genere la definizione di linguaggio è determinata e "universalmente" condivisa. Nel modo più astratto e formale potremmo dire che il linguaggio è un insieme di regole che si applicano (sintassi) ad un insieme di elementi primitivi e semplici (alfabeto). Lo stile non è così immediato da definire. Per lo più è individuato dal ripresentarsi nelle opere di un autore di quelli che vengono chiamati "stilemi": per esempio potrebbe essere la predilezione per una certa cadenza, oppure la predilezione per un certo tipo di modulazione... Per cui si potrebbe dire che la modalità è un linguaggio, e diversi autori ne fanno uso con diversi stili. Tuttavia considera che la modalità può anche contribuire alla definizione di un tratto stilistico ( vedi per esempio cosa succede in Mikrokosmos - addirittura il 4° modo della scala minore melodica ascendente viene anche chiamato modo di Bartòk ).... per cui si potrebbe estendere la definizione che ti ho dato sopra a: lo stile è il modo con cui un autore "sceglie" e "usa" un certo linguaggio ... anche se la storia non finisce qui, spero di aver cominciato a darti un'idea
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