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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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  1. Vorrei comunque azzardare, dico azzardare a rispondere alle indicazioni richieste circa il 9 e il 17 di Clementi. Riguardo al 9 e quindi agli arpeggi, il passaggio del pollice "a fianco" deve intendersi, naturalmente come se la mano dovesse spostarsi sulla nuova posizione senza pensare di dover "scavalcare il pollice". E' naturale che per es. nell'arpeggio di La magg.il pollice si trova sul la e andare su do diesis comporta meno difficoltà dell'andare su la naturale ( se fosse arpeggio di la min). Del resto la scala e l'arpeggio di Do magg sono sicuramente i più difficili. Ricordo di aver scelto nella esecuzione della Wanderer di Schubert, opera molto chiara armonicamente, ma molto difficile tecnicamente, peraltro postata nella sezione audio, circa gli arpeggi finali per moto parallelo e, nel finale, in decima, dico di aver scelto di girare addirittura dopo il quinto dito, rispettando le posizioni dell'accordo di DO magg ed evitando il passaggio sotto del pollice! E' opportuno, compatibilmente da mano a mano, di abbassare, nel momento del passaggio, un pochino il polso per poi riacquistare la posizione. Lo consiglia anche Sandor nel suo utilissimo libro "come si suona il pianoforte" edito da BUR. Circa il "tirare e premere" non deve essere preso alla lettera, ma essere presenti alle piccole falangi che operino, in sede di articolazione o semplice gravitazione, o nella combinazione delle due, una sorta di "aggrappamento, di "presa" al tasto. Questo appunto per evitare che le dita subiscano soltanto l'aiuto dei grandi muscoli……senza fare la loro parte. Quando le dita si rifiutano di lavorare con le piccole falangi proprio come richiesto nello studio 16 e 17 del Gradus, visivamente, si può scorgere un continuo "rimbalzo" dell'avambraccio che "spinge" il tasto di ogni nota. Una sana, piccola, tranquilla articolazione, invece, mette fuori tensione tutto l'apparato dei grandi muscoli, che, pur partecipando, lascia protagonismo alle piccole falangi. Il forte deve ottenersi con maggiore gravitazione, aumentando appoggio dalla spalla. Si può, naturalmente iniziare a studiare a "rallentatore" e osservare la mano, sia nell'arpeggio che nella tecnica delle cinque dita. Cercare, però di proiettare il tutto nella velocità, perché, come sappiamo, nella velocità, tutto deve essere ben misurato nei precisi "micromovimenti". Ma allora,come fare? Se ancora il pezzo non è ben "maturo " per suonare "vivace" del n. 9 o e/o nel "veloce" del 16 e 17?. Si può usare la fermata sugli accenti( in questo caso ogni due quartine di semicrome). Prima con ripetizione della nota di arrivo e poi senza. Un'ultima cosa, per esempio l'indicazione "per eguagliare la forza delle dita" non deve significare "rinforzare" o "fare culturismo". L'uguaglianza, come più volte detto è mentale. La mano ha comunque dita più forti e dita più deboli, ma il comando cerebrale impara sempre di più ad inviare più forza alle deboli e viceversa per le forti, ottenendo l'uguaglianza. Quindi vale molto di più la concentrazione sul movimento giusto che il "ripetere per ore" il movimento "ginnico" ( già il tempo passato su questo studio sarà sufficiente a far acquisire dimestichezza e "scioltezza" con questo tipo di tecnica!). Questa è la mia convinzione…non me ne vogliano quegli illustri colleghi che suggeriscono percorsi diversi e/o opposti. Spero che queste mie brevi osservazioni e opinioni possano essere di utilità
  2. La maturazione dei gesti fondamentali è complessa e "l'emancipazione del movimento" varia a seconda dei livelli e della conformazione della mano. Ora parlando del Gradus, si parla di tecnica avanzata e quindi anche di micromovimenti accessori che subentrano nella velocità e nella difficoltà. Dopo aver "elementarmente" indicato il modo come realizzare scale e arpeggi col pollice sopra, deve essere applicato con un grano di sale sui pezzi in questione. Se fosse tutto così "schematico" ed "esaurientemente applicativo", non occorrerebbe la supervisione del Maestro, che, invece, sa ben individuare come "applicare" quelli che sono gesti fondamentali. Poi c'è da dire che,oltre alle correzioni che il Maestro può e deve fornire sulla base di ciò che vede e di ciò che ascolta, esiste una fase di interiorizzazione del giusto gesto e, soprattutto, l'ottimizzazione dei micromovimenti, da parte del pianista. Una sorta di "sentire" sul proprio corpo il giusto ed ottimale coordinamento, che renderà il buon risultato. E' difficile e pretenzioso suggerire tutte le soluzioni sulla base di enunciazioni teoriche. Fare l'esperienza significa "sperimentare" su di se in modo anche evoluto e raffinato, in relazione anche al livello raggiunto e alla difficoltà del pezzo. Spero a parole di aver suggerito pensieri utili
  3. Grazie e benvenuto. Stiamo proprio per registrare altri video Tutorials sulla tecnica interpretativa del secondo e terzo tempo della sonata K 330 di Mozart. Spariamo sia visibile tra qualche giorno. Usciranno a breve anche due video sulla manutenzione programmata e le regolazioni personalizzate del pianoforte.
  4. Non so dove sei? Non si può dire senza vedere ed ascoltare. Quella che chiamano "pettinatura" non fa altro che sollevare peluria sull'apice del martello e nasconde tutto. Non ha niente a che fare con l'intonazione. Bisogna essere attenti, perché a volte interventi di intonazione e/o in generale sui martelli possono essere irreversibili. Molti Tecnici pensano di "ammorbidire il suono….ma, secondo me non deve essere decompattato l'apice del martello! L'intonazione è un intervento complesso e si deve rispettare la struttura della martelliera. Anche la proporzione timbrica tra bassi e acuti deve essere rispettata….non ultimo il gusto del pianista.
  5. Lapushka, condivido in pieno.Bellissimo intervento.Evito di commentare ciò che potrebbe comunque essere una montatura mediatica. C'è anche gente che si diverte a mettere in giro questi montaggi per una sorta di "pornografia" gratuita che dà potere e forza psicologica a chi la mette in atto e gode della negativa attenzione di tutti. Sono d'accordo sul sentimento della compassione che ha significati più profondi, come capisco che ben sai, rispetto al significato letterale. La brutta parte della realtà non deve cancellare le parti migliori e il vestito dell'indignazione non deve essere un alibi per maledire il Mondo difficile in cui viviamo, scegliendo di isolarci. Ciao
  6. Grazie, Scala40…sono anche io un ammiratore del grande Arvo. Lo ritengo un importante Compositore del nostro tempo e il suo stile è unico e riconoscibile!!!! Editore? Ciao Paolo
  7. Non solo i gradi della scala hanno diverso sapore, ma anche le tonalità stesse. Comporre in sol minore non equivale a scegliere do minore. Purtroppo noi pianisti, con il temperamento equabile siamo abituati a sentire gli stessi rapporti. Ma pensiamo che la scala naturale è più ricca e tutta da esplorare. Più di me, un compositore può esemplificare tutto questo. Mi limiterò a dire che sappiamo bene quanto ricorre in Mozart la tonalità di sol minore e in Beethoven quella di do minore. E allora? Quanti sapori nella dispensa della Musica!!!!
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