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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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Tutto postato da pianoexpert

  1. Grazie a nome di tutto lo staff per i complimenti. Del resto, regolare gli smorzato è lavoro difficile, scabroso e ingrato. Faticoso! Da strumento a strumento possono cambiare molte cose. Innanzi tutto verificare la giustezza del carico delle molle. Poi i feltri, che possono essersi induriti ( specie nei bassi) . Proprio i bassi possono rivelare qualche risonanza!! Quindi centratura perfetta!! I cucchiaini devono essere regolati in modo che lo smorzatoio lasci le corde circa a metà corsa del martello. Le asticelle, invece agiscono molto sullo stacco del pedale. Quindi devono essere torte a seconda dello stacco non simultaneo agendo sul pedale. ( attenzione a torcere il ferro in alto e in basso per conservare il parallelismo del feltro rispetto alle corde. Ad ogni errore minimo corrisponderà un "zirlo" che la corda produce quando il feltro non le corde simultaneamente per tutta la sua lunghezza). Altro ??? Direi lavorare con pazienza e sperimentare.
  2. Giustissimo rstrauss!!!Gilda, tienici informati. Siamo tutti con te!!!!
  3. Non mollare, Gilda…e non usare i verbi al passato!!!!E' presto per dire tutte queste cose. E' una grande prova davanti alla quale la vita ti pone. La supererai alla grande!!! Dipende in gran parte da te e dalla fiducia verso il tuo corpo. La Musica ti continua ad essere Amica e non la devi sentire lontana…semplicemente un po' a riposo, che ti osserva e ti fa compagnia, attendendo che tu sia di nuovo in forma. Nascerai a nuova vita! Niente sarà come prima, in senso buono…sarà tutto "di più"! Coraggio che ce la farai…lo sento e ti invio tantissima energia positiva…non sono parole…ti arriverà!!!!! Un salutone Paolo
  4. Vorrei comunque azzardare, dico azzardare a rispondere alle indicazioni richieste circa il 9 e il 17 di Clementi. Riguardo al 9 e quindi agli arpeggi, il passaggio del pollice "a fianco" deve intendersi, naturalmente come se la mano dovesse spostarsi sulla nuova posizione senza pensare di dover "scavalcare il pollice". E' naturale che per es. nell'arpeggio di La magg.il pollice si trova sul la e andare su do diesis comporta meno difficoltà dell'andare su la naturale ( se fosse arpeggio di la min). Del resto la scala e l'arpeggio di Do magg sono sicuramente i più difficili. Ricordo di aver scelto nella esecuzione della Wanderer di Schubert, opera molto chiara armonicamente, ma molto difficile tecnicamente, peraltro postata nella sezione audio, circa gli arpeggi finali per moto parallelo e, nel finale, in decima, dico di aver scelto di girare addirittura dopo il quinto dito, rispettando le posizioni dell'accordo di DO magg ed evitando il passaggio sotto del pollice! E' opportuno, compatibilmente da mano a mano, di abbassare, nel momento del passaggio, un pochino il polso per poi riacquistare la posizione. Lo consiglia anche Sandor nel suo utilissimo libro "come si suona il pianoforte" edito da BUR. Circa il "tirare e premere" non deve essere preso alla lettera, ma essere presenti alle piccole falangi che operino, in sede di articolazione o semplice gravitazione, o nella combinazione delle due, una sorta di "aggrappamento, di "presa" al tasto. Questo appunto per evitare che le dita subiscano soltanto l'aiuto dei grandi muscoli……senza fare la loro parte. Quando le dita si rifiutano di lavorare con le piccole falangi proprio come richiesto nello studio 16 e 17 del Gradus, visivamente, si può scorgere un continuo "rimbalzo" dell'avambraccio che "spinge" il tasto di ogni nota. Una sana, piccola, tranquilla articolazione, invece, mette fuori tensione tutto l'apparato dei grandi muscoli, che, pur partecipando, lascia protagonismo alle piccole falangi. Il forte deve ottenersi con maggiore gravitazione, aumentando appoggio dalla spalla. Si può, naturalmente iniziare a studiare a "rallentatore" e osservare la mano, sia nell'arpeggio che nella tecnica delle cinque dita. Cercare, però di proiettare il tutto nella velocità, perché, come sappiamo, nella velocità, tutto deve essere ben misurato nei precisi "micromovimenti". Ma allora,come fare? Se ancora il pezzo non è ben "maturo " per suonare "vivace" del n. 9 o e/o nel "veloce" del 16 e 17?. Si può usare la fermata sugli accenti( in questo caso ogni due quartine di semicrome). Prima con ripetizione della nota di arrivo e poi senza. Un'ultima cosa, per esempio l'indicazione "per eguagliare la forza delle dita" non deve significare "rinforzare" o "fare culturismo". L'uguaglianza, come più volte detto è mentale. La mano ha comunque dita più forti e dita più deboli, ma il comando cerebrale impara sempre di più ad inviare più forza alle deboli e viceversa per le forti, ottenendo l'uguaglianza. Quindi vale molto di più la concentrazione sul movimento giusto che il "ripetere per ore" il movimento "ginnico" ( già il tempo passato su questo studio sarà sufficiente a far acquisire dimestichezza e "scioltezza" con questo tipo di tecnica!). Questa è la mia convinzione…non me ne vogliano quegli illustri colleghi che suggeriscono percorsi diversi e/o opposti. Spero che queste mie brevi osservazioni e opinioni possano essere di utilità
  5. La maturazione dei gesti fondamentali è complessa e "l'emancipazione del movimento" varia a seconda dei livelli e della conformazione della mano. Ora parlando del Gradus, si parla di tecnica avanzata e quindi anche di micromovimenti accessori che subentrano nella velocità e nella difficoltà. Dopo aver "elementarmente" indicato il modo come realizzare scale e arpeggi col pollice sopra, deve essere applicato con un grano di sale sui pezzi in questione. Se fosse tutto così "schematico" ed "esaurientemente applicativo", non occorrerebbe la supervisione del Maestro, che, invece, sa ben individuare come "applicare" quelli che sono gesti fondamentali. Poi c'è da dire che,oltre alle correzioni che il Maestro può e deve fornire sulla base di ciò che vede e di ciò che ascolta, esiste una fase di interiorizzazione del giusto gesto e, soprattutto, l'ottimizzazione dei micromovimenti, da parte del pianista. Una sorta di "sentire" sul proprio corpo il giusto ed ottimale coordinamento, che renderà il buon risultato. E' difficile e pretenzioso suggerire tutte le soluzioni sulla base di enunciazioni teoriche. Fare l'esperienza significa "sperimentare" su di se in modo anche evoluto e raffinato, in relazione anche al livello raggiunto e alla difficoltà del pezzo. Spero a parole di aver suggerito pensieri utili
  6. Grazie e benvenuto. Stiamo proprio per registrare altri video Tutorials sulla tecnica interpretativa del secondo e terzo tempo della sonata K 330 di Mozart. Spariamo sia visibile tra qualche giorno. Usciranno a breve anche due video sulla manutenzione programmata e le regolazioni personalizzate del pianoforte.
  7. Non so dove sei? Non si può dire senza vedere ed ascoltare. Quella che chiamano "pettinatura" non fa altro che sollevare peluria sull'apice del martello e nasconde tutto. Non ha niente a che fare con l'intonazione. Bisogna essere attenti, perché a volte interventi di intonazione e/o in generale sui martelli possono essere irreversibili. Molti Tecnici pensano di "ammorbidire il suono….ma, secondo me non deve essere decompattato l'apice del martello! L'intonazione è un intervento complesso e si deve rispettare la struttura della martelliera. Anche la proporzione timbrica tra bassi e acuti deve essere rispettata….non ultimo il gusto del pianista.
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