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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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Tutto postato da pianoexpert

  1. Condivido l'importanza di questo video e anche di altri che il Maestro ha registrato. Il mio Maestro,Armando Badolato, suo allievo, mi raccontava negli anni settanta molti aneddoti del Maestro Celibidache e di queste sue idee divulgative sulla Musica. Anche lui, l'illustre Allievo, aveva imparato a gestire il tempo e non solo tenendo conto della coscienza percettiva di chi ascolta. Nella sua veste di mio maestro di solfeggio e armonia, naturalmente, non poteva che esigere la "tenuta" del tempo base e il rigore nel mantenimento dello stesso. Però si spingeva spesso a sottolineare il contesto musicale con molti esempi al pianoforte. Lì, allora, sottolineava l'importanza della flessibilità del tempo stesso al di fuori dei "metronomi" obbligati che possono rendere l'idea musicale sterile ed inespressiva. Tutto naturalmente governato dal buon gusto e dal carattere del pezzo.A proposito delle condizioni acustiche che qui Celibidache sfiora, Lui, l'Allievo, mi trasmise da subito il concetto di "respiro musicale"sottolineandone spesso l'indispensabilità, sia in orchestra che nella produzione musicale di un solo strumento. Quei vuoti e quelle sovrapposizioni di cui parla Celibidache, sono l'eterna dannazione dei musicisti. In strumenti poi come il pianoforte che è dotato di pedale di risonanza, gli stessi assumono oggetto di grande attenzione. Quello che Celibidache chiama correlazione di energia tra i suoni origina il fraseggio e quindi la chiarezza e l'intelligibilità dell'idea musicale. Questo, come ben dice, fa i conti con l'ampiezza del luogo di ascolto e con il tempo di riverberazione acustica. Rallentare o accelerare il tempo significa qui essere consapevoli dei respiri senza alterare il tempo all'interno della frase. In concerto questo "respirare" è associato al gesto, al visivo, e accompagna la "coscienza " dell'ascoltatore a giustificare il piccolo vuoto "voluto" per creare chiarezza. In sala di incisione tali respiri è opportuno stringerli e/o pedalizzarli cosicché da conservare la chiara separazione delle frasi e delle dinamiche( ad esempio quando si passa da un f ad un p) senza interrompere all'ascolto la continuità del suono.
  2. Mi associo anche io a queste idee. Puoi leggere questo studio, ma senza fartene una dannazione. La tecnica degli studi chopiniani comportano un superamento di alcuni "lacci" e richiedono una grande mobilità della mano in tutta la tastiera. Subito dopo ul compimento medio, che ritengo molto impegnativo. Torna a leggerlo, tenendo conto come dice bene Simone del tempo tagliato. Studiare a "rallentatore" non vuol dire "studiare lentamente". Conservare anche nello studio lento i giusti accenti.
  3. Sono pienamente d'accordo con te Simone. Il fatto che tu la trovi giusta è molto buono. Io quando ero giovane ascoltavo le stesse cose dal pianista, Direttore e amico Kasimir Morsky che sosteneva molti di questi punti sugli studi di Chopin. Allora credevo che lui si "aggiustasse" per la sua mano piccola e non ero molto d'accordo sul fatto che si dovesse stravolgere l'essenza dello studio che Chopin appositamente avesse proposto. ….Se è scritto per le posizioni late …quella e solo quella è la scelta da adottare. Solo dopo ho capito, e il video lo conferma, che ognuno deve saper vedere questi difficili brani di grande musica sotto la propria prospettiva, per poterli realizzare e bene. Il risultato conferma le scelte. Mi piace il sottolineare, da parte di lei, della cantabilità di alcune dita e dei riferimenti che la mano deve avere per "ancorarsi" alle posizioni. E' evidente che le mani più piccole realizzeranno passaggi più stretti e quindi movimenti più rapidi, ma è questione di abitudine. Credo sia importante in questo studio e non solo in questo il riferimento di alcune "note chiave", come ben lei illustra. Segnalo anche il meraviglioso libro di Monique Deschuasses proprio sui 24 studi chopiniani.Video molto bello ,grazie
  4. Non sono banali per niente!La competenza del Tecnico e l'esperienza contano molto. Si intonano dei campioni su diverse regioni della tastiera e si ascolta il suono. Il gesso è il miglior aiuto. Su ciascun tasto si indica la parte del martello più o meno dura. Ognuno ha un modo per segnare e rammentare attraverso il segno. Dopo una prima "passata" si ascolta, si cancellano i segni e si inizia di nuovo. Quando si è soddisfatti della proporzione di tono tra baresi, medi e acuti, si passa a lavorare ciascun martello ascoltando una corda per volta (rendendo mute a turno le altre) e si interviene vicino al segno di quella corda che sovrasta le altre. Il fatto che tu non riesca a fare il pianissimo è perché i martelli "strillano troppo" o perché abbassando dolcemente il tasto il martello scatta troppo lontano dalla corda? Può dipendere anche dalla regolazione. Fammi sapere
  5. L'intonazione può essere una operazione complessa quando si prepara una martelliera nuova. Nel tuo caso, il Tecnico deve limitarsi a NON modificare l'intonazione generale, ma a compiere quella che chiamerei una piccola intonazione. Tale asprezza è originata dal fatto che la martelliera si è solcata e va ammorbidita di nuovo. L'intonazione è un intervento delicato ed irreversibile ed è meglio non modificare troppo l'impostazione che ha dato la Casa Costruttrice. E' noto che Yamaha usa martelliere molto dure ed impregnate ed è impensabile di ottenere buoni risultati modificando radicalmente questa impostazione. Il Tecnico, secondo me, deve limitarsi ad intervenire vicinissimo al punto di battuta e non troppo a fondo. Anche sul punto di battuta si può intervenire minimamente creando il cosiddetto "cuscinetto del piano e del pianissimo". Quindi un intervento leggero. Tuttavia si può raggiungere il suono da te desiderato In genere questa correzione si compie in sede di accordatura. Questo è importante: prima il pianoforte deve essere ben accordato e regolato…poi intonato. Il fatto di suonare col pedale "una corda" modifica la timbrica generale del suono. Le corde sono 3-2-1-proprio perché la tavola di risonanza ha bisogno di una certa energia per vincere la sua "impedenza a muoversi". Quando usiamo il pedale di sinistra, l'energia sonora è minore e viene a modificarsi un poco anche la timbrica.
  6. Sono d'accordo perché anche isolando la fonte di maggiore umidità. Bisogna constatare che magari la percentuale di umidità relativa nell'aria è alta. Allora un dispositivo di deumidificazione all'interno dello strumento protegge lo stesso dall'assorbimento di eccesso di umidità che è, come detto, comunque nell'aria
  7. Rimbombo o riverberazione? Cioè tu senti un suono molto gonfio e confuso su alcune zone pop. rimane una coda del suono. In quest'ultimo caso potrebbe essere uno o più smorzatoi, probabilmente dei bassi, che si sono spostati o mal regolati ( magari nel punto vendita non si notava). Allora fallo presente all'accordatore in sede di prima accordatura. Il suono metallico, dopo l'accordatura, può essere ammorbidito mediante una intonazione dei martelli. per valutare il prezzo, bisogna osservare l'usura della martelliera e delle altri parti meccaniche. Anche l'eta dello strumento influisce. Controllare la tavola di risonanza che non abbia fenditure. Controllare lo stato delle corde. Attenzione all'umidità. Può danneggiarlo. Possibilmente installare un deumidificatore in ambiente o rivolgiti a Pianoaccordatore ( James Lazzeroni) che può consigliarti un deumidificatore speciale all'interno dello strumento. In questo caso lo consiglio obbligatoriamente
  8. In genere lo sfregamento avviene ,sì, per l'allentamento delle guarnizioni dei tasti che fanno oscillare gli stessi a destra e sinistra con troppo gioco…ma dopo molto tempo influisce anche l'ossidazione del piombo che rigonfia e quindi fa toccare i "tondini" fra loro al minimo spostamento. O limatura o sostituzione.
  9. Benvenuto Gianf….suppongo Gianfranco. Benvenuto tra noi
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