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Piano Concerto - Forum pianoforte

pianoexpert

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Tutto postato da pianoexpert

  1. Siete inevitabilmente contagiati ed immersi nel discernimento profondo dell'immenso viaggio musicale!!!!!!!!
  2. Diteggiatura invariata. Nessuna tensione. Bisogna imparare da subito ad essere in equilibrio. Apparentemente sembra che lentamente, passare il pollice sotto sia l'unica modo per legare. Ma non credo sia così. Un piccolo movimento di abbassamento del polso aiuta ( come dice Sandor). Il pollice sotto, comunque, viene costretto alla "prigionia". Provare anche lentamente e "senza stacco". Provare.
  3. E' una domanda immensa come l'Africa!!!!!! Diciamo che essere in fabbrica e vedere mettere in forma una coda ( Io ho assistito a Casa Steinway) è emozionante. Successivamente la tavola armonica e poi il telaio..già crea l'identità dello strumento. Seguono, per graosse linne, il somiere forato, caviglie e corde. La meccanica viene preparata e montata in un reparto a parte. Anche la verniciatura e la lucidatura è quasi sempre "lisciata" a mano. Poi tutto ciò che riguarda il suono, specialmente l'impregnatura dei martelli e l'intonazione degli stessi, oltre all'accordatura stabile e la regolazione. Una scheda accompagna lo strumento nelle varie fasi. La firma finale è apposta dal tecnico revisore finale. Da qual momento il pianoforte può essere esposto. Entrare per esempio nella sala dell'esposizionedella fabbrica Steinway ad Amburgo provoca una scarica di adrenalina!!!!! In realtà i particolari sono tantissimi. Bisognerebbe visionare i video esistenti che raccontano la nascita di un pianoforte. Credo che Steinway lo abbia pubblicato.
  4. Assolutamente no!!!! Nulla di più naturale!!!!....Ma allora perche ci insegnano il contrario? (sento già questa domanda).........Risposta: non so! P.S. Tutto ciò che viene descritto, nella tecnica, come complicato e soprattutto come "non naturale" è falso. Gli strumenti musicali sono stati creati per l'uomo e per la nostra anatomia. Forse,col tempo, molte opinoni contrastanti sul comportamento corporeo hanno creato confusione. Non credi?
  5. Nella Musica tutti sappiamo distinguere L'Armonia dalla Melodia. Parlo di musica tonale. Quando uno compositore armonizza una melodia o crea un contrappunto, alcune note dell'"Impalcatura" tonale si incontrano, si baciano, si riconoscono e tutto ci sembra logico e piacevole. in una melodia sappiamo ben riconoscere le note appartenenti all'armonia che la governa, che l'accompagna. Sappiamo, sempre nella melodia, poi individuare quelle note vanno a riempire il passaggio tra due note tonali ( appunto quelle che si chiamano note di passaggio). Sappiamo anche riconoscere quelle note che si discostano dalle note tonali e che ritornano, dopo una piccola"passeggiatina", di nuovo sulla nota dell'accordo( sono appunto chiamate "note di volta"). Note dell'accordo tonale, note di passaggio e note di volta creano il "motivetto". Ora si pensi un po' che nel Jazz ( che non mi appartiene, che mi stupisce, che mi affascina, che mi impressiona) addirittura improvvisando tutto questo, si aggiungono, nella fantasia dell'Artista altre note estranee, consonanti e/o dissonanti che costituiscono il suo "sale", il suo "condimento" personale. Più questo modo "ironico" di esprimersi diviene riconoscibile, più, secondo me, si eleva lo stile di quel Jazzista o improvvisatore che dir si voglia. A volte non si riesce ad ascoltare il compimento di una idea, che subito se ne apre un'altra, non coincide quasi mai l'ortodosso "ordine del movimento"( definizione platonica del ritmo) al quale siamo abituati in natura ( tutto è quasi sempre in sincope e quindi contro natura). Tutto è diverso e sconvolgente e ci porta nel mondo dell "trasgressione musicale". La saporita pietanza non è per tutti. Ho grande rispetto per chi pratica il Jazz e credo che abbia una "marcia diversa" ( ....Vedete, non dico una marcia in più). Da un concerto jazz si esce smarriti. Non sappiamo, all'entrata, quello che troviamo e, all'uscita, ancora dobbiamo convincerci del tutto. Un procedimento e una "nutrizione" completamente diversa dal "Classico". Qui attendiamo di ascoltare una sonata di Beethoven e mettiamo in attività i nostri modelli di verifica, i nostri giudizi. Là siamo disarmati e il fascino ci pervade. Nel Jazz entriamo sempre in un mondo sconosciuto, che definirei l'Avventura della Musica. Buon ascolto Paolo
  6. Bene. Vorrei anche sottolineare l'efficacia dell'esecuzione per moto contrario. E' molto difficile controllare, nel moto parallelo, contemporaneamente, il "passaggio del pollice "dopo" le altre dita, mentre l'altra mano passa le dita "sopra" al pollice. Invece nel moto contrario si può esaminere, all'andata, il comportamento del primo di movimento e a ritorno il comportamento del secondo tipo.
  7. La penso come te. Il pianoforte è stato costruito per esere a 440. Uno dei miei Maestri, il grande Righini, padre dell'Acustica per i musicisti, si è battuto tutta la vita per affermare la legge ( anche giuridica) del la 440. Tuttavia alcuni pianoforti possono sopportare trazioni maggiori. Si pensi che sul grancoda Steinway si possono cambiare le corde portando il diapason ( una sola volta per assestamento) mezzo tono sopra negli acuti e fino ad un tono nei medi e medio bassi. Circa un tono e mezzo nei bassi. E' tradizione per le orchestre arrivare fino a 442, a volte più alto. Sembra giovi agli archi. Un cantante si trova già in difficoltà. .....Si pensi alla famosa aria della "Regina della notte" che straordinariamente arriva al fa alto!!!!!!! Io sono per il 440. P.S. Siamo tutti Autorevoli e non, perché nessuna opinione può essere giusta fino in fondo.
  8. Caro Gennarino, Grazie per rendere onore a questo "immenso" pianista che era Dinu Lipatti
  9. Ho qualche dubbio sul modo di passare il pollice. Vedere il libro G. Sandor: come si suona il pianoforte. Sandor, grande pianista, è completamente contrario a far passare il pollice "sotto" le altre dita. Credo anche io che sia il caso di abituarsi a far suonare il pollice senza costringerlo ad un "impedimento". Inoltre con il "pollice sotto" non si arriverà mai alla velocità. Invece conviene spostare il gomito e leggermente l'avambraccio per permettere al pollice di raggiungere la posizione. Il discorso è un po' più complesso, ma l'uguaglianza della scala dipende in maggior parte da questa acquisizione. Alzare le dita....purchè non dia stanchezza e irrigidimento. Puntare sempre sul coordinamento dei movimenti piuttosto che sulla forza. Questa è la mia opinione e non solo la mia. Ma va bene discuterne.
  10. Ormai Vi state manifestando troppo ESPERT. Devo imparare da Voi!!!!!! P.S. ...Gennarì, il centesimo di semitono mi sa che lo senti pure tu!!! P.P.S. Grazie per le preziose risposte, utili anche a me!!!!!! P.P.P.S. ....Comunque grazie per i complimenti......fanno piacere a tutti!!!!!!!!
  11. pianoexpert

    Arpeggi

    Non vorrei azzardare troppo a parole. Ma hai mai pensato al legato "mentale". Voglio dire: Se abbiamo quel passaggio o quella frase "Legata in mente", cioè se la possediamo mentalmente, niente e nessuno può impedirci di realizzarla. Addirittura, il pedale più aiutare ( tutti adesso grideranno "allo scandalo"!!!!). Il pedale è eccessivo e non è di aiuto quando non abbiamo una chiara idea in mente. Quando diventa d'aiuto libera la mano e non deve essere accusato di "tradire" la capacità delle dita. Quando in nostri Maestri insistevano dicendo e ripetendo: "....cantatela...."...volevano dire proprio questo!!!!! Cioè "interiorizzate" la frase come se doveste cantarla...poi...troveremo, a tutti i costi, il modo di "cantarla" sullo strumento ( Pianoforte, violino, flauto o altro!)
  12. Sono d'accordo con voi!!!! Queste ricerche e similitudini pertano in alto. Complimenti. Ne parleremo più dettagliatamente. E' proprio giusto l'esempio di Simone del passaggio del primo tempo della 110!!!! La mano, là, deve essere" senza peso"e le dita........come disse Cortot...."come le ali di un uccello".
  13. Il problema sta proprio nei parziali. Comunque strumenti sofisticati rilevano la disarmonicità di questo o quel pianoforte. Devo dire che i risultati sono soddisfacenti. Anche gli unisoni a volte non devono essere "perfetti". Su di un buon pianoforte (coda) si cala minimamente la corda di sinistra. Ciò rende lo strumento più cantabile. Questa leggere "scordatura", quasi "oscillazione" è accettabile proprio in virtù del fatto che prevalgono, su tre corde, le altre due all'unisono perfetto. Quando il piano suona con il pedale "UNA CORDA" si va ad escludere proprio quella corda e si suona solo sulle due all'unisono perfetto. MAI fare ciò sulla corda di destra ( come ho purtroppo sentito dire!!!!). Infatti, suonando con pedale "una corda" si escluderebbe proprio una delle corde all'unisono perfetto e il gioco avverrebbe alla pari: una contro una. Fastidiosissimo e contro logica. Con sofisticati strumenti digitali, anche le quinte, le quarte, le ottave funzionano. A volte, comunque, qualche pianista ha richiesto un intervento " a orecchio" ed è rimasto più soddisfatto. Forse per un mal uso dell'apparecchio o........Non so.
  14. Un buono strumento elettronico deve saper misurare, "rilevare" il grado di disarmonicità dello strumento, altrimenti l'accordatura non risulterà buona. I suoni "parziali" del pianoforte ( così chiamati perché parti del suono fondamentale) non sono "esatti" cioè non coincidino con i multpli esatti del suono fondamentale stesso. Questo a causa della "fiisicità" delle corde, che non producono "perfetti armonici". Diciamo che la tecnologia è andata molto in alto ( vedi VERITUNER e TUNELAB). Io preferisco l'orecchio. Forse è una mia "scelta" culturale. Comunque l'orecchio è un sapiente e severo giudice delle relazioni tra i suoni. E' invece, spesso, carente nel giudicare l'altezza dei suoni assoluti. Il discorso è più complesso e non me ne volere per averlo sintetizzato.
  15. Grazie. E sono contento che ti senti sulla giusta strada. P. S. Il lecca-sedere mi ha fatto ridere
  16. pianoexpert

    Arpeggi

    Caro Braket, condivido pienamente. Io sosterrei che è opportuno insegnare da subito l'idea della traslazione del gomito e del braccio sia nella scala che nell'arpeggio ( che può intendersi come "amplificazione delle distanze di una scala" opp. come accordo spezzato). Cioè far capire che il pollice SOTTO LE ALTRE DITA NON PUO' SUONARE LIBERAMENTE! ( Siamo invece sempre abituati a nominare: "il passaggio del pollice") Da caso a caso bisogna valutare, ma tu hai fatto una attentissima analisi. Direi che si può far vedere anche nel tempo lento come il police suona "sopra",alzandosi finalmente senza impedimenti. Un altro concetto: ci fanno vedere la "pedalizzazione" come il diavolo tentatore, dal quale bisogna fuggire per "legare sincero". Non credo che sia così, eccetto pochi casi particolari. Usare bene il pedale ci permette di lasciare la mano in assoluta tranquillità e favorisce le naturali traslazioni del braccio e del gomito, e non solo. Un esasperato "legato con le dita" può, a volte, anche alterare la naturalezza delle posizioni, l'uguaglianza le giuste partecipazioni dei muscoli del braccio e della spalla. Non prendiamo, poi, tutto per "oro colato". Bisognerebbe esaminare molti esempi.
  17. Caro Saverio, ti ho risposto sintticamente in privato. Qui mi dai occasione di risponderti più dettagliatamente. Sicuramente il presidente Del Rio, persona simpaticissima e autorevole, vorrebbe suggerire una maggior espansione del suono. D'accordo. Dobbiamo esaminare due aspetti. Il pianoforte verticale viene inventato e commercializzato per occupare meno spazio del coda e perché venga addossato ad una parete. Diciamo subito che la parete deve essere possibilmente non esterna e perfettamente asciutta. E' comunque opportuno discostare di poco il piano dalla parete per permettere una corretta circolazione d'aria. In passato, il retro del verticale veniva ricoperto di una sottile tela, che, pur non impedendo al suono di espandersi, proteggeva la tavola armonica e rifiniva lo strumento. (Volendo, anche sui moderni verticali si puo montare detta tela). Il secondo aspetto riguarda il suono. Certo è che, discostando il pianoforte dalla parete, il suono si espande maggiormente, ma credo che chiunque entri in un appartamento e veda un pianoforte verticale discostato dal muro trenta di centimetri, chieda il perché. Metterlo d'angolo potrebbe avere un senso e lì...il suono migliora tantissimo. Una persona che conosco lo ha collocato in mezzo ad un ambiente come per separare due zone. Carino ( ottino suono), purché lo si foderi dietro. Insomma...cum grano salis.......l'importante è essere soddisfatti delle prestazioni sonore dello strumento e valorizzare la sua "presenza"
  18. Grande Gennarino.....sei il nostro "Musicologo" di fiducia!!!!!!
  19. Carissimi, Ho già anticipato quasi una risposta nella discossione "quante ore al giorno" La frase di Gieseking è sapiente. Allora, come ho detto già, bisogna conoscere alcune strutture tecniche di base. Le scale sono una di queste. E' vero, come dice il grande pianista, che basta far bene scale e arpeggi...ma come? Innanzi tuttu bisogna conoscere le scale come "tonalita". Bisogna conoscere come "il pater nostro" quati diesis o quanti bemolli ha quella scala e immaginarla sulla tastiera. Capire la diteggiatura che,attenzione, non è rigorosa! ( infatti in alcune sonate conviene cambiarla per trovarsi ..magari alla fine con un determinato dito...vedi la K545 di Mozart o il terzo tempo della k 521 a 4 mani) ...vedete ancora non stiamo parlando di suonarle!!!!! Mettersi al pianoforte ....pensare a tutto quello che sappiamo su quella scala..... quando decidiamo .. iniziamo con il moto contrario per una ottava. Senza interromperci. Valuteremo solo alla fine i nostri errori. Difficoltà unica e .."controversa"..( anche "perversa"): la posizione del pollice!!!!!!!! Domanda: il pollice deve passare sotto le altre dita??Sì? No? E perché Domanda: Quanto il pollice determina l'uguaglianza di una scala????? (Continua dopo eventuali risposte) A presto
  20. Caro Camy 86, Non è facile comunicare con poche parole quali opinioni e convinzioni io abbia sullo studio della tecnica pianistica. Ti anticipo che usciranno in Autunno alcuni Tutorials sull'argomento e in particolare sul nostro" approccio corporeo" allo strumento. Ti anticipo che sono contrario ad ogni forma di "culturismo" che tenda, come si dice, a sviluppare "L'indipendenza delle dita"o "irrobustustimento degli arti e/o dei muscoli". Tutto ciò che si ostina a rendere le dita "indipendenti" e "apparentemente forti" ,mollto spesso sacrifica "l'interdipendenza". La partecipazione del polso, dell'avambraccio, del braccio, della spalla seno essenziali allo sviluppo di tutta, dico tutta, la tecnica pianistica. La "fissità" di uno di queste nosre parti corporee e la non partecipazione interdipendente, non permette mai di raggiungere obiettivi definitivi e soprattutto "chiari" nella nostra mente. Anche l'uguaglianza e l'indipendenza, parte di questi obiettivi, non si possono raggiungere senza comprendere che le dita sono solo la parte terminale dei muscoli dell'avambraccio. A volte ci ostiniamo, e molte scuole pianistiche lo impongono, ad "addestrare" e ad "esercitare" con fatica e costrizione i piccoli muscoli, senza ricorrere ai grandi. Il risparmio dell'energia e la coordinazione sono a noi necessarie. Nessuno sviluppo di "forza" deve essere perseguito. il "far muscoli" non è necessario, anzi, potrebbe "uccidere" la sensibilità propriocettiva delle nostre dita, ultime parti "terminali" dei nostri impulsi nervosi, vigili e sensibili "guardiane" del suono, attente e istantanee "messaggere" del cervello, nostro "quartier generale"delle sensazioni. Scopriremo che la grande energia proviene dal mettere "fuori tensione" alcuni nostri muscoli....all'inizio della "comprensione" anche eccessivamente, per poi recuperare la partecipazione di quelli che ci fano comodo e che non ci affaticano assolutamente. Quandi vediamo suonare un pianista con grande energia e ci sembra che non faccio nessuno sforzo, allora quell'artista ha sicuramente una buona comprensione dei come utilizzare le parti del proprio corpo.( Non uso la parola "Tecnica"...che penso sia un termine molto più ampio e "musicale") Sembra un discorso strano e lontano da libri di tecnica come Hanon o Rossomandi e lontanissimo dall'impostazione di alcune "eminenti" Scuole pianistiche. Ma penso sia così . Meno male che non sia solo io a pensarlo. Ho constatato negli anni che si sono formate Scuole di pensiero alquanto contraddittorie in merito allo sviluppo della tecnica pianistica. Bisogna scegliere e bisogna, però, verificare gli effetti dei principi enunciati. Cercherò a breve di rendere con alcuni video più esplicite queste mie convinzioni. Intanto ,se posso proporre un invito: analizzare sempre il testo, anche poche battute e da lì ricavare le formule "tecniche" necessarie alla realizzazione. Questo presuppone la conoscenza di alcune "strutture" di cui parleremo, prima di esemplificare questo percorso. Grazie e un caro saluto Paolo
  21. Lorenzo, benvenuto sul nostro Forum. Scambieremo molte opinioni sugli strumenti musicali, sulla Musica e in particolare sul pianoforte, del quale sei "fedele amico". A presto Paolo
  22. Benvenuto al 100° iscritto!!!!!!!!!! Caro Andrea, parleremo, se vorrai, insieme a noi e agli altri amici, di molte problematiche che riguardano il pianoforte e la Musica in genere. A presto Paolo
  23. Grazie a tutti per i complimenti. Emanuele, mi viene spontaneo chiedere l'età dello strumento e se sono state fatte opere di restauro o di sostituzione di parti. Grazie Ciao Paolo
  24. il C7 è uno strumento prestigioso e deve suonare al meglio. Qualsiasi pianoforte, ma maggiormente uno strumento di questa "portata", cambia totalmente quando è fuori regolazione e intonazione. Deve essere inoltre ben accordato. Se il pianoforte è ben preparato, alla fine dell'intervento, a volte, si sente pronunciare la frase.."..Ma... è un altro pianoforte!!!" Ora il pianoforte in questione andrebbe "visitato" e bisognerebbe verificare i coefficienti di attrito dei perni dei cavalletti, dei martelli e dei montanti di scappamento. Allora si deve procedere ad una buona regolazione. Poi una fine accordatura e infine una intonazione dei martelli. In questo modo viene ripristinata l'efficienza originaria. Bisogna anche verificare l'usura dei martelli e dei rullini degli stiletti, come pure lo "scavo" dei talloni dei cavalletti. Grafitaggi vari ecc... Ora, dopo questo, il piano potrebbe risultare, come suono, ancora esuberante rispetto all'ambiente d'ascolto. Credo, che un piano così voglia spazio intorno a sé per espandere il suo potente attacco e il suono tutto. Si possono fare altre piccole correzioni sull'intonazione e sulla partenza degli smorzatoi. L'ambito di questi interventi è ampio, nel senso che cambiano di molto le prestazioni e soprattutto le sensazioni provate dal pianista. Sono correlati tra loro. Qualche domanda precisa e vedere come il pianista suona, deve aiutare il tecnico a capire la raffinata parte finale dell'intervento. Con un piano così tutto deve essere risultare "facile".......ammesso che si sia studiato bene il pezzo!!! Spero di essere stato utile. Buona musica e grazie dei complimenti
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