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Piano Concerto - Forum pianoforte

danielescarpetti

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Tutto postato da danielescarpetti

  1. Contraccambio di cuore verso tutti Voi. Giovedì prossimo partirò per un viaggio musicale che ci porterà prima a Basilea, poi a Bonn, Lipsia, Dresda e Monaco, Viaggio all'insegna di Beethoven e Bach ovviamente, voluto fortemente da mio figlio Leonardo e ... anche un po' dal suo papà!
  2. La frase tradotta nel mio libro è in effetti: essa è il vino che dà l'estro a nuove creazioni, ed io sono il Bacco che spreme per gli uomini questo mirabile vino e li inebria nello spirito come ho riportato nel mio primo intervento. Spreme non pressa.
  3. Armando, francamente, speravo che per dimostrarmi che tutto quello che ha riportato Bettina Brentano circa i suoi incontri con Beethoven, è fasullo, tu mi dessi delle prove certe. Ma quello che tu pensi e scrivi è legato ad una presa di posizione - tua e sicuramente di gran parte del mondo degli studiosi beethoveniani, non ho alcun dubbio - che però non dimostra l'esatto contrario di quanto scritto da Bettina. Partiamo dunque da quello che secondo me è innanzi tutto il presupposto assolutamente banalissimo su cui si deve iniziare: noi,comunque siano andate le cose non eravamo lì. Detta e ricordata questa immensa ovvietà e banalità, parlare e scrivere della biografia di un personaggio come Beethoven, significa parlare e scrivere di una biografia di uno dei massimi geni della musica che operò in un periodo storico dove, al netto degli scritti personali: lettere, diario e quaderni di conversazione, tutto il resto è lasciato a testimonianze dirette - e spesso anche indirette - di chi c'era o ci sarà dopo di lui e che a loro volta riportavo testimonianze di chi c'era. Parlare di Beethoven vuol dire poi parlare di un mito che tale diviene e rimase a imperituro nei due secoli dopo la morte,per la sua genialità, per la sua vita e, non da ultimo dalla sua volontà e perché tutto coincise con l'inizio del Romanticismo e cioè di una fase storico-culturale che trasse la sua linfa vitale proprio anche e soprattutto da queste cose. Detto ciò io non sono qui assolutamente a dire che dobbiamo bere tutto il brodo d'oca che ci è stato propinato ma, altrettanto sbagliato sarebbe escludere in toto, le testimonianze che non coincidono con un certo modo nostro contemporaneo di vedere e intendere. Ora che Bettina Brentano abbia o possa aver trascritto in maniera assai fantasiosa le sue conversazioni con Beethoven - a cui nessun'altro avrebbe comunque potuto fare accenno visto che erano discorsi fatti esclusivamente fra loro due - non ci sono molti dubbi. Già nel 1965 un grandissimo musicologo come Luigi Rognoni non ne aveva su questo ma fu lui stesso a rilevare come < ...quanto la poetessa riferisce non appare certo in contraddizione con altre testimonianze e soprattutto con le testimonianze beethoveniane negli autografi dei taccuini e dei quaderni di conversazione nei quali ultimi si legge questa epigrammatica definizione del tema musicale "L'ìdea è una scintilla che vola verso l'infinito> Ebbene: quello che Beethoven avrebbe detto a Bettina non è che una continua riaffermazione di quest'ultima frase. Ma non solo! Nelle parole riportate da Bettina e in questa frase come non leggere quella < ...definizione "psicologica" della dialettica bitematica della forma-sonata che avrebbe finito con l'infrangere nell'inseguire "la scintilla che vola verso l'infinito">? Che Bettina Brentano abbia assai romanzato e abbia aggiunto fantasie è sicuramente certo e tuttavia questo non dimostra che quegli incontri non ci siano stati e che Beethoven non abbia parlato con lei di queste cose. E tuttavia voglio richiamare l'attenzione su questo: Bettina si ritrasse in seguito a matita come una Baccante ebbra che regge una fiaccola ardente, mentre un povero leone le succhia il seno, per trarne il vital nutrimento di cui il suo (presunto) genio ha bisogno. Mi domando: fu una sua fissa personale o forse fu proprio quella presunta frase di Beethoven a farle assoggettare il nettare del genio a Bacco? Ma infine poi mi dico: aldilà della veridicità nulla, parziale o totale di quanto Bettina ha scritto, resta il fatto che il "Carteggio di Goethe con una bambina" è una lettura veramente affascinate e ci regala un'immagine di Beethoven - forse non reale per te o per voi ma per me pertinente - di una personalità assai complessa e di enorme fascino. E comunque sia - abbia detto o no quelle cose - in quel contesto storico, quelle parole non sono affatto sciocchezze. Le sciocchezze sono ben altre e se ne sentono e leggono purtroppo a iosa ovunque e dovunque e soprattutto in quest'epoca.
  4. ... e da dove ti proviene questa assoluta sicurezza che tutto ciò sia falso?
  5. La frase è estratta dal copioso e affascinate carteggio che ci fu fra la poetessa: Elisabeth (Bettina) Brentano ed il massimo poeta tedesco Göethe con cui fu in rapporti di grande amicizia. Nel mese di maggio 1810, Bettina provenendo da Francoforte sul Meno dove viveva, venne a Vienna a trovare il fratello Clemens e la cognata Antoine - colei cioè che Maynard Salomon, nella sua biografia beethoveniana, indica come l' "Amata Immortale" - e quivi, s’intrattenne, fino a metà di giugno. Ovviamente conobbe Beethoven e la cronaca dei loro incontri fu legata esclusivamente ai suoi scritti e, dunque, non c’è da escludere che possa peccare di eccesso di fantasia ma, certamente, e anche per questo, è piena di gran fascino. Fu lei ad entrare in un giorno di maggio nella casa di Beethoven e, arrivandogli in silenzio alle spalle mentre suonava al pianoforte, gli mise con dolcezza le mani sulle spalle e gli sussurrò alle orecchie: «Mi chiamo Bettina Brentano». Il compositore si trovò davanti ad una ragazza di 25 anni, minuta e graziosa e suonò per lei. La ragazza lo convinse ad uscire e a fare una lunga passeggiata. La conversazione cadde inevitabilmente sull’arte e sulla musica. Alla fine della passeggiata approdarono alla casa dei Brentano dove era in corso una cena «(…) Furono stupiti di vedermi fare ingresso, tenendo per mano il poco socievole Beethoven, ad un ricevimento con più di 40 persone sedute a tavola: egli prese posto senza cerimonie, parlò poco, perché era sordo: levò di tasca due volte la tavoletta su cui scrivere e vi segnò un paio di cifre. Dopo il banchetto tutti salirono in cima alla torre della casa per ammirare dall’alto il paesaggio; (…) lui ed io eravamo rimasti soli, egli tirò fuori la tavoletta, la guardò, scrisse qualcosa, cancellò qualcosa, poi disse «La mia canzone è finita». Si mise nel vano della finestra e cantò nell’aria tutta la canzone. Poi disse: «Suona bene eh? La canzone è per voi, se vi piace, l’ho fatta per voi, voi mi avete dato lo spunto, l’ho letta nel vostro sguardo come se vi fosse scritta (…)». Una dama altolocata, una delle migliori pianiste, eseguì una sonata di Beethoven. Dopo aver ascoltato per un po’, Beethoven disse: «Così è poca cosa!» Si sedette lui stesso al pianoforte ed eseguì la stessa sonata che va definita sovrumana.(…)» Nelle settimane che intercorsero prima della partenza di Bettina, i due continuarono a frequentarsi pressoché tutti i giorni, intrattenendosi in lunghe conversazioni nelle quali il compositore dette libero sfogo a tutto il suo pensiero sulla propria arte e su cosa volesse dire essere un artista che crea. Bettina rimase profondamente affascinata da tutto quel suo parlare e, in una scrittura integrale, riportò quei dialoghi a Göethe. La frase in questione fu pronunciata la prima volta che si incontrarono: «Quando apro gli occhi, son costretto a sospirare, perché ciò che vedo contrasta colla mia religione, e son forzato a sprezzare il mondo che non avverte come la musica sia una rivelazione superiore ad ogni sapienza e filosofia: essa è il vino che dà l'estro a nuove creazioni, ed io sono il Bacco che spreme per gli uomini questo mirabile vino e li inebria nello spirito. Che se in seguito tornano in sé, vuol dire che essi hanno fatto di tutto per afferrare quanto li aiuti al regime secco. Io non ho amici, debbo vivere solo con me; ma so con certezza che Dio nella mia arte è più vicino a me che non agli altri uomini; io lo pratico senza paura, ché l'ho sempre riconosciuto e compreso. Né mi preoccupo della mia musica, che non può avere una brutta sorte. Chi la comprende, deve necessariamente liberarsi da tutte le miserie che gli altri trascinano con sé»
  6. ... e comunque mi sembra veramente ottima nell'interpretare l'Opus 106. Il futuro della musica colta Occidentale è nelle mani dell'Oriente e ne ho avuto la dimostrazione anche in queste due settimane a Imola dove in occasione dell'Imola Summer Festival organizzato dall'Accademia pianistica di Imola i cinesi e i giapponesi hanno completamente dominato la sena. A vincere è stato un ragazzino cinese di soli 13 anni Wen Ruogu. Teniamo presente questo nome .... ne risentiremo certamente parlare di lui.
  7. E' più probabile che sia il mondo umano ad esserlo strambo nella sua generalità!
  8. Cara Viola da quando un anno fa scrissi queste cose sto lentamente comprendendo di come il (mio) dritto punto di vista è per (mio figlio) un punto di vista Strambo e... viceversa!
  9. A proposito di quello di cui si parla in altra parte del forum circa i brani al pianoforte adatti per rimorchiare da tutto ciò si può dedurre che è assai più probabile che sia una donna che rimorchi un uomo suonando che ... viceversa.
  10. ... eppure è vero che tante persone si innamorano senza essere prima amiche. E tantissime - purtroppo -si disinamorano diventando nemiche.
  11. Bellissima! Io non sono un compositore ma se lo fossi stato avrei voluto comporre Fiori, farfalle libertà perché così l'avrei chiamata.
  12. ... gli altri 6.000.000.000 di persone Frank le trovi: qui e poi qui anche qui pure qui qui e .............................................................................qui! ora, chiedo venia per i milioni di posti dove ogni giorno si fa, si esegue, si ascolta, si canta, ci si diverte, ci si commuove e tantissime altre cose con la musica che non posso mettere in evidenza, ma è ovvio che per tutta quest'immensa moltitudine la musica non è un accessorio ma un aspetto essenziale e vitale del loro essere bipedi con una mente pensante,
  13. ahahahahahah, Va là che siete troppo belli tutti quanti e, in questo caso soprattutto gli ultimi quattro che sono intervenuti. Viola, conosco Claudio (Thallo) virtualmente da tanti anni e personalmente da due e posso assicurarti che è una persona magnifica. Io frequento forum dal 2004 e so bene che possono esserci persone all'interno che ci stanno più simpatiche e altre un po' meno. Dopo tutto i forum sono uno spaccato virtuale del mondo reale no?. Claudio è una persona da cui si può sempre imparare molto e se a volte è sarcastico - perché: è vero, lo è !!!! -, molto spesso lo è a ragion veduta e, comunque, il suo punto di vista non è mai impertinente e banale -anzi!!!! -. e, come ben tu sai, non è affatto scontato nei forum e tanto più nella vita. E tutto questo è verso di Voi tutti, un abbraccio virtuale ma anche reale da parte mia.
  14. Solo da ascoltatore non posso che confermare. Se così non fosse non potrei spiegarmi il perché, nell'ambito della musica e dopo averne ascoltata, amata tantissima, di ogni epoca e di ogni genere, la colonna sonora principale, rimanga sempre: Beethoven e Bach. Certo anche perché sono due immensi compositori. Ma c'è un qualcosa di più intimo, di più personale che fa sì che loro siano sempre stati nella mia mente e nel mio corpo: Beethoven e Bach riescono a conciliare il mio dualismo, a riassumerlo: insomma quel movimento che rende il dualismo, monismo. Ecco la musica attraverso Bach e Beethoven serve a me a conciliare filosofia occidentale e filosofia orientale.
  15. Ovviamente non posso avere la minima idea di cosa, penserà, dirà e, soprattutto, in quale fede crederà o non crederà un eventuale umano del 3150 e, questo ammesso e non concesso, che ci sarà un umano del 3150. Direi di essere certo invece che l'arte come la scienza morirà solo quando l'ultimo essere umano sparirà dalla faccia terrestre. Scienza e arte sono necessarie all'uomo almeno quanto l'aria e l'acqua e questo lo è sempre stato fin dalla sua alba. Fin dal momento cioè che la sua mente ha maturato il pensiero. Arte e pensiero sono il risultato di una continua evoluzione che si accompagna parallelamente all'evoluzione umana in toto. Forse l'uomo del 3150 non si soffermerà più ad ammirare la Cappella Sistina e ad ascoltare le note di Bach/Beethoven e a leggere la "Divina Commedia di Dante. Sicuramente la scienza del 3150 avrà completamente surclassato molte delle nostre conoscenze e convinzioni odierne, ma è indubbio che la scienza e l'arte del 3150, qualunque esse siano, affonderanno le loro radici sempre - come fu , è e sarà - nell'alba dell'umanità.
  16. Cosa è la noia? Cosa è il divertimento? Cosa è la buona e la cattiva musica? Cari amici, aldilà, dei trattati scientifici e filosofici che, senza ombra alcuna , sarebbe sempre meglio non dimenticare, io penso che tutto sia assolutamente e soprattutto molto legato a quello che è la singola - la nostra - soggettività. Ne consegue che ciò che è noia per me, ciò che è divertimento per me, ciò che è buona musica per me, non è assolutamente altrettanto per il mio prossimo più o meno vicino o distante. Ieri sera ero a Imola dove ho assistito e ascoltato un concerto dei Filarmonici dell'orchestra del Comunale di Bologna con Giorgio Zagnoni flauto solista. Le musiche erano di Vivaldi e, posso dire, che l'atmosfera che si percepiva, sia fra noi del pubblico, sia fra gli esecutori era di massimo divertimento. Sono però sicurissimo che quel divertimento era una prerogativa di persone che condividono, quel tipo di musica e quel tipo di ambiente. In altre parole non sarebbe stato tale - ma sarebbe stata noia o insofferenza - per chi prova divertimento ascoltando musica di tutt'altro genere. Ma il discorso sarebbe esattamente uguale al contrario. La musica è divertimento nella misura in cui è tutto ciò che vorremmo e desidereremmo ascoltare nel nostro soggettivo personale. Il piacere, il diletto, il divertimento che io provo ascoltando musica di questo tipo è uguale - o comunque simile - allo stesso che ogni altra persona prova ascoltano altra musica o altri generi musicali. Ma anche nella erronea - almeno tale la ritengo - ipotesi che si volesse imporre - qualsiasi imposizione è sempre sbagliata - un concetto di supremazia nella musica, è bene tenere presente che anche fra gli ascoltatori -e anche tra gli stessi "addetti ai lavori" o quelli che Adorno mette nella sua prima categoria e su cui ci sarebbe molto da disquisire - di musica antica- classico- contemporanea colta, il diletto, le preferenze, il piacere e il divertimento è ben lungi dall'essere unanime e uguale, verso generi, epoche e compositori che - anche qui erroneamente - ci si ostina a volere tenere uniti sotto un unico tetto.
  17. ... e dunque la domanda reale che forse volevi fare Frank: è: serve ancora fare musica "colta" oggi? E se la domanda fosse veramente questa - sempre nell'ambito dei pensieri e delle domande in libertà - non sarebbe opportuno, innanzi tutto, domandarsi se il perseverare da parte della maggioranza dei compositori contemporanei in ambiti esclusivamente atonali, non sia da mettere in discussone per cercare di recuperare il rapporto con quel pubblico che si riconosce nella tradizione classico - colta ? E se si decidesse che questa è l'unica possibile strada: quale tipo di tonalità "colta" si potrebbe proporre nel XXi° secolo?
  18. Sì, sì Claudio! In realtà sono completamente d'accordo con te. Anzi, più esattamente, io penso che tutta la musica abbia un significato. In effetti nel mio discorso non ho voluto fare distinzioni fra musica che solitamente chiamiamo "colta" e musica che consideriamo puro divertimento e intrattenimento e, - sempre perché voglio essere assolutamente chiaro nel mio pensiero - tantomeno ho voluto fare distinzioni fra la musica occidentale e quella proveniente da altre culture o etnie. Io penso - e mi domando: in realtà da quando la penso così? - che tutta la musica va compresa : e quel comprendere lo intendo nel senso più totale del termine. In altre parole, penso che tutta la musica sia legata alla cultura, alla civiltà, alla storia dei popoli e che nell'ascoltarla e affrontarla sia sempre interessante non dimenticarlo e ... dunque approfondirlo.
  19. Tutta l'intera umanità ha sentito fin dalla sua alba l'esigenza di manipolare i suoni e di dare ad essi un contenuto di carattere emotivo e, per questo, io credo, sia nata la musica che è servita e servirà finché gli umani popoleranno la Terra. Per la stra-grandissima maggioranza la musica è innanzi tutto, ricerca di divertimento, di rilassamento, di spensieratezza, di godimento. Per una parte, assai minoritaria, la musica è tutto ciò ma è anche - e soprattutto - ricerca di comprensione e di significato. Le due cose - piacere e comprensione - non sono affatto contrapposte come alcuni credono o vorrebbero ma complementari e anzi, sempre dal mio punto di vista, la comprensione ha come fine primario quello di aumentare il piacere di fare, eseguire e ascoltare musica.
  20. Premesso che sono assolutamente d'accordo con l'ultima parte del tuo scritto, mi permetto di dissentire invece da questa parte. Questo, non perché voglia essere il paladino, l'avvocato, delle istituzioni, ma perché penso sia sempre giusto fare dei distinguo e, soprattutto, quando si fanno delle valutazioni che vanno a intaccare le istituzioni e le loro eventuali responsabilità. Ho l'impressione che il vecchio detto "piove, governo ladro" sia ormai - purtroppo - diventato una convinzione e un luogo comune a quasi tutti e, questo, non giova certamente perché da un lato si fa di tutta un'erba un fascio -creando sfiducia verso tutto e tutti - e dall'altro non serve a risolvere i problema alla loro reale radice. Io non penso che nella creazione di un fenomeno - in questo caso musicale - il problema sia di carattere istituzionale. Noi viviamo in un sistema fondato sul guadagno ad ogni costo e, un personaggio come Allevi, si presta - casca a fagiolo - per costruire una macchina che fa incassare tanti quattrini a lui - in primis - ma anche ai tanti che attorno lui fanno affari e, naturalmente tutto ciò, a completo discapito della reale meritocrazia e della reale cultura. Questo è dunque il primo anello di quel circolo vizioso e non le istituzioni. Istituzioni che per altro, possono diventare, in buona fede o in cattiva fede, complici di questo fenomeno. Non sta me ora decidere se sia stata buona o cattiva fede - non ho i mezzi e le conoscenze per esprimermi in un senso o nell'altro - e mi limito dunque a registrare quanto avvenne nel 2013, durante il concerto natalizio. In presenza del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, del presidente della camera, Gianfranco Fini, di Silvio Berlusconi - non più primo ministro -, di ministri e parlamentari, il presidente del Senato, Renato Schifani - e cioè colui che data la sua carica aveva preso quella decisione - giustificò questa scelta con queste parole: “Il maestro Allevi è autore di una nuova musica che coniuga il linguaggio antico e tradizionale della classica con elementi ritmici e melodici dei nostri giorni, dando vita ad un’armonia originale e accessibile a tutti”. Ora, io non conosco il rapporto di Schifani con il repertorio "antico e tradizionale della classica" ma è per me evidente che - se in buona fede - è assolutamente ignorante in materia ed è stato consigliato da persone che sicuramente avevano l'interesse che ciò avvenisse. Se in malafede, potrebbe egli stesso essersi reso complice e promotore di questa pubblicità. Ma, ripeto, non ci sono gli estremi per poter dire quale fu la verità!
  21. Io non ho problemi a sottoscrivere tutto quello che hai scritto - anche in argomento di "amici" - e, per questo ho detto che mai e poi mai bisogna abbassare la guardia. E' importante guardare i fatti perché a parole siamo tutti bravi: destra, centro, sinistra e chi non vuole essere inquadrato in questi schieramenti ma si definisce trasversale. Il problema nostro - uno almeno di essi - è che abbiamo scarsa memoria e spesso ci facciamo influenzare dal giorno per giorno, dimenticando il passato - o come si dice a Napoli; scurdammuce il passato - mentre invece la memoria storica è basilare nel valutare l'oggi e il futuro. Dunque, la lotta continua e continuerà sempre per domandare, un mondo più giusto e migliore perché questo lo dobbiamo a chi verrà dopo di noi. Sconti non se ne fanno nessuno, ma altrettanto l'onestà intellettuale non deve mai venire a meno ed essere messa in secondo piano da pregiudizi di parte.
  22. Mio caro Simone , innanzitutto ciao! Io ho apprezzato molto questo tuo intervento, accorato e appassionato, come spesso accade nei tuoi interventi simili. Ho dato un like perché penso che quello che scrivi sia sostanzialmente vero e, soprattutto, sia la battaglia - o una delle battaglie - che noi - e per noi intendo la "migliore Italia" - dobbiamo continuare instancabilmente a sostenere. Epperò io penso che sia giusto non cadere mai in un errore - e questo a prescindere dalle nostre idee, politiche o non politiche che siano - e cioè quello di non voler - o saper - riconoscere quello che di buono ci può essere o c'è, nella classe politica che ci dirige. Proprio oggi 1 maggio, - festa dei Lavoratori - il governo ha stanziato 1 miliardo per la cultura e 2,5 miliardi per la ricerca. Penso di non essere in errore dicendo che dal 1945 ad oggi, nessuno degli innumerevoli governi che si sono succeduti, abbai mai stanziato così tanto per questi argomenti. Ora - ripeto: a prescindere e senza nulla voler togliere dalle nostre idee o convinzioni politiche - penso sia onesto dare atto a chi ci governa di avere questo merito che crea, quanto meno, le radici di una svolta di atteggiamento nei confronti della cultura e della ricerca. Questo, ovviamente e senza alcun dubbio, non vuol dire che ora dobbiamo abbassare la guardia e non dobbiamo continuare a pretendere sempre maggiore attenzione verso tutto ciò: anzi al contrario: dobbiamo continuare ad incalzare chi ci governa e governerà su questi argomenti ma -scusami se mi ripeto - ingiusto e non onesto, sarebbe il non riconoscere a chi di dovere, una volontà, un atteggiamento e un atto pratico diversi verso il passato.
  23. La storia di Beethoven che sembra «agitare il pugno contro il cielo» in un ultimo gesto di sfida prima dell'oblio è stata respinta come una finzione romantica dalla maggior parte dei biografi di Beethoven. Però è pur vero - se si dà per buona che questa sia stata la causa della morte - che chi muore di insufficienza epatica spesso risponde in maniera esagerata a stimoli improvvisi come una luce brillante. Questo è dovuto all'accumulazione di sostanze tossiche di rifiuto normalmente eliminate dal fegato. Il gesto di Beethoven può essere considerato come un riflesso meccanico dell'irritazione cerebrale che accompagna l'insufficienza epatica, non come un atto cosciente. Beethoven morì circa alle 17.15 del 26 marzo, attorno al suo letto c'erano solo la governante Sali e il compositore Anselm Hüttenbrenner : è ad una sua testimonianza confidata il 20 agosto 1860 a Tayer in una lettere che si deve questa storia ma, Beethoven, era entrato in coma fin dalle 17 del 24 marzo. Pare dunque un po' improbabile che sul filo del trapasso verso la morte abbia potuto vedere il lampo del fulmine e alzare il pugno verso il cielo in maniera così esplicita. Propenderei dunque a pensare che fu probabilmente solo un piccolo gesto fatto in quell’ultimo momento di vita e che la mentalità romantica del compositore presente alla sua morte abbia voluto enfatizzare.
  24. Penso che sia uno dei soliti documentari assai romanzati che hanno come fine principe quello di rinnovare e perpetrare il mito beethoveniano. Ci sono informazioni errate: Neefe arrivò a Vienna nel 1779 e dunque, due anni dopo che avvenne l'esibizione del fanciullo. Divenne maestro di corte nel 1782 e fu solo in quell'anno che diventò maestro di Beethoven. Non ci sono prove che sia veramente avvenuto l'incontro fra Mozart e Beethoven e la frase attribuitagli circa le capacità del ragazzo sono, quasi certamente, fasulle. Non è vero che la Guicciardi fu la prima donna a cui Beethoven si interessò: prima di lei ce ne furono parecchie altre Molto confusionaria è la parte che va dall'affidamento del nipote alla morte. Molte cose non sono nell'esatto corso cronologico degli eventi. La composizione della Missa Solemnis iniziò fin dal 1819 - e non nel 1823 che è l'anno della fine dell'opera - e non fu dovuta ad un avvicinamento di Beethoven alla chiesa, ma fu dettata da una richiesta dell'Arciduca Rodolfo, suo amico, allievo e mecenate, per festeggiare la sua nomina ad Arcivescovo di Olmutz il 9 marzo 1820. Beethoven si accinse a comporre la Messa con entusiasmo ma, ben presto, come si evince dai Quaderni di Conversazione di quegli anni, ci furono in lui grandi segni di sofferenza nel portare a termine questo impegno che, non per nulla, fu terminato, solo nel 1823, con un ritardo di ben 3 anni ma con i risultati che ben sappiamo. Altre piccole cose poi su cui non mi soffermo. Sulla morte di Beethoven e sui suoi funerali mi permetto di suggerire a Fenice di procurasi questo libro. Su una ciocca dei capelli di Beethoven e sulla loro storia postuma fino ai giorni nostri: questo.
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